Un dialogo tra padre e figlio; un dialogo che ci racconta come nella vita passiamo attraverso sogni, idee, speranze, illusioni e delusioni.
Un viaggio, quello della vita, che fin dai tempi leopardiani ci è stato raccontato in modo diverso, con diversi accenti e che in questo libro Niccolò Agliardi ci ripropone attraverso un dialogo immaginario padre-figlio, a cui assiste Roberto Vecchioni.
«Forse è lo stesso uomo che, consapevole dell’indipendenza del figlio diventato ormai adulto – ma che nel suo cuore di padre resterà sempre “un piccolo ragazzo” – lo lascia andare per la sua strada, libero anche di sbagliare. Eppure anche se a distanza continuerà a vegliare su di lui, silenzioso e presente. Per sempre.»
In un dialogo che ci prende e ci cattura fino alla fine, Agliardi ci racconta di come un genitore si metta in discussione, perché quello è “un mestiere” che non si studia, e di come anche essere figli si diventi poco alla volta.
Una lettura molto attuale, che rispecchia anche la crisi di due generazioni, una, che ormai cinquantenne vede i suoi fallimenti e l’altra, alle soglie di una vita virtuale che domina il reale.
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