«Sei pronta a giocare Cooper?», mi sussurra una voce roca e suadente all’orecchio. Matthew Leblanc è fin troppo vicino, il suo corpo muscoloso è premuto contro il mio. Vuole sapere se sono pronta a giocare? Sono nata pronta.
Kelsey Cooper si è appena trasferita nel freddo Canada dalla assolata California, con sé porta il padre, nuovo rettore del college in cui anche lei si è iscritta e la consapevolezza che tempo e distanza non saranno sufficienti a placare i molti fantasmi del suo passato. Fortunatamente o sfortunatamente per lei, nel nuovo college trova subito il modo di tenersi impegnata… e questa distrazione o intoppo sulla sua strada porta il nome di Matthew Leblanc, giovane promessa dell’hockey canadese nonché terrore di tutti i presidi del Montreal college poiché il suo spadroneggiare non si limita alla pista ghiacciata, ma si estende a ogni aspetto della vita accademica.
«Che la partita abbia inizio allora, ma ti avverto: come nell’hockey, soltanto uno di noi verrà proclamato vincitore. Soltanto uno e, dannazione, sarò io», urla a squarciagola. «Questi non sono gli Hunger Games, Leblanc, fatti una vita!», grido di rimando per poi svoltare a destra e dirigermi verso casa. La partita è cominciata e non so se avrò il coraggio e la determinazione per vincerla, soprattutto se a uscirne ferito sarà mio padre. Ma una cosa è certa: ci proverò.
Matthew ha parecchie certezze nella vita, tra le tante, il fatto di non sopportare la nuova arrivata californiana è una di queste, in fondo si è costruito una solida reputazione sul campo e fuori, è uno studente modello e un giocatore eccezionale, ha una ragazza che lo adora pronta a compiacerlo quando più gli aggrada e allora perché, si domanda, i suoi pensieri sono perennemente rivolti a quella ragazzina rompiscatole che pare comparire dal nulla ogni volta, e che, con la sua voce angelica è entrata di prepotenza nei suoi pensieri e nella sua vita e che non perde occasione di dichiarargli guerra?
«Sapete cosa vuol dire?», indico la scritta sul plexiglass, fumante di rabbia. «Che ha fegato?», tenta Axel, ammirato. Sbagliato. Gli lancio un’occhiataccia. «No, che questa è una dichiarazione di guerra in piena regola», affermo, con un ghigno. Se quella ragazzina vuole giocare con il fuoco, si accomodi pure. Io sono un incendio e Kelsey Cooper lo capirà ben presto. Ho provato a essere gentile ma a quanto pare dovrò usare le maniere forti.
Ho già, in più di una occasione espresso la mia irrilevante opinione su quelli che sono i romanzi che vengono trasposti da alcune piattaforme alla carta stampata e cioè che, sebbene abbiano la stessa finalità, e cioè intrattenere il lettore, ci arrivino utilizzando metodi diversi. Nel primo caso si deve catturare l’attenzione di chi legge e mantenerla per un periodo di tempo lungo al fine di far crescere la visibilità della storia e il numero di lettori, nel secondo caso la vicenda deve iniziare e concludersi nei tempi stabiliti in modo da catturare l’attenzione del lettore senza annoiarlo.
Trovo, e ripeto che è una mia personale opinione, che spesso le situazioni diventino ripetitive e che il mantenimento della tensione tra i due personaggi paia, a tratti, un po’ forzato, questo penalizza la storia in quanto il lettore tende a perdere concentrazione nella lettura.
Detto questo l’idea alla base del romanzo è comunque interessante e si nota lo sforzo di non lasciare indietro la parte sportiva, che spesso negli sport romance è solo un mero sfondo, ma non parte integrante del racconto. In questo libro l’azione sportiva viene costruita fornendo dettagli e particolari tecnici che denotano alla base una conoscenza sulla materia, ho apprezzato anche il modo in cui viene contrapposta la parte agonistica a quella fatta delle relazioni tra compagni di squadra, con il giusto mix di cameratismo e competitività.
I due protagonisti danno una grossa mano al racconto, al momento ho preferito più studiare Kelsey, che a mio giudizio ha più sfaccettature e storia da raccontare e quindi mi ha ispirato più empatia e affinità.
Matthew è il classico bello con anima nascosta che deve ancora ben capire come direzionare la sua vita fuori dalle aspettative paterne, anche per quello che riguarda le relazioni ha ancora parecchia strada da fare, ma questo è giustificabile vista l’età e per questo non lo giudicheremo, ma aspetteremo pazientemente che ammetta, anche a sé stesso, i sentimenti che prova.
Cari Magnetici, siate avvisati, il libro non è autoconclusivo quindi, non resta che aspettare fiduciosi il prosieguo della storia.
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