giovedì 21 novembre 2024

Recensione a "King of pride" di Ana Huang

 


Genere: Romance
Editore: Mondadori
Data d'uscita: 12 Novembre 2024
Pagine: 336
Prezzo: eBook 7,99 - cartaceo 14,25

 
 
 
 
 
 Lei è il suo opposto in ogni senso... ed è la tentazione più grande che abbia mai conosciuto.
 
 
 
 
 

«Credi di essere un fallimento, ma vorrei potessi vedere te stessa nel modo in cui ti vedo io. Intelligente. Forte. Bellissima. Imperfetta secondo i tuoi standard, ma così meravigliosamente perfetta per me».

 

Ho conosciuto Ana Huang con King of Wrath, che precede questo romanzo, e ho amato talmente tanto il suo stile e la storia di Dante e Vivian da aver recuperato in meno di una settimana la Twisted Serie. Chi l’ha letta sa che è una quadrilogia che conta circa duemila pagine, e il fatto di averla divorata in tempi assurdi dà un’idea del modo in cui sia riuscita ad appassionarmi. Aspettavo quindi con ansia questa uscita, dove i protagonisti sono Kai Young, lo sparring partner di Dante, e Isabella Valencia, la migliore amica di Vivian. Immaginate di tornare al Valhalla, l’esclusivo club di cui New York, e vedete davanti ai vostri occhi questa scena. Nella penombra del locale c’è una cameriera bellissima, dalla pelle dorata e i capelli con riflessi viola, che ha una risata contagiosa e fa magie con i cocktail; poco più in , al bancone, è seduto uno degli uomini più ricchi del mondo, candidato CEO della compagnia che porta il suo nome, intento a tradurre Hemingway in latino. Sono esattamente quello che sembrano, due poli opposti e inconciliabili, ma riuscite a vedere la magia? C’è un filo sottile che li lega, anche se quasi non si conoscono, e l’elettricità crea un campo magnetico attorno a loro. Ci sono parole gentili, battute e sguardi rubati, niente di più perché nessuna relazione è permessa tra dipendenti e soci, ma poi c’è una sala. Al piano superiore. E in quella sala maestosa c’è un pianoforte a coda Steinway che pare un miracolo dove veloci scorrono note impetuose e poi tristi, di una delle opere più difficili mai scritte, la sonata Hammerklavier di Beethoven, che Isa suona in modo eccellente e che è impossibile ignorare. Il silenzio e la metodica precisione di Kai sono travolti dalle note e da lei, che dismessi i panni da barista può quasi prendersi gioco di lui, che la guarda come se avesse davanti a sé un animale raro e di dubbia provenienza.

 

«Fammi indovinare. Anche voi avete preso lezioni di pianoforte da piccoli, come pure di violino, francese, tennis e cinese mandarino.» Le labbra di Kai si incurvarono in un sorriso. «Siamo così prevedibili?» 

«La maggior parte dei ricchi lo è.» Alzai le spalle. «Senza offesa.» 

«Nessuna offesa» disse sardonico. «Non c’è niente di più lusinghiero di essere chiamato prevedibile.»

 

Non è possibile alcuna relazione tra loro, troppo inconciliabili appaiono le loro divergenze, eppure il doppio punto di vista a poco a poco ci svela che nessuno dei due vuol rinunciare a quella strana opportunità. Kai è impegnato in una lotta intestina al vertice della propria azienda, dove c’è una votazione per l’elezione a CEO che si presenta prima di quanto si fosse aspettato, e una pressione familiare da parte di sua madre che lo spinge a trovare rifugio nella dolcezza di Isabella, quando anche le scazzottate violente con Dante non riescono più a svuotargli la mente. Metodico, preciso, noioso. Bellissimo, attento, gentile e con un fuoco dentro che dalla nascita si è allenato a tenere sopito, sotto strati di buone maniere e gelida imperturbabilità. Isabella è un uragano che travolge, non ha uno scopo, ma una famiglia ingombrante per fortuna lontana migliaia di chilometri. A quasi trent’anni è vittima della propria insicurezza e della spada di Damocle che suo fratello maggiore Gabriel le lascia penzolare sulla testa. È insicura, ormai adattata a una vita che vede scorrere davanti agli occhi mentre coltiva la speranza di diventare scrittrice di thriller. Ha un sogno, ma le manca un progetto, una data di scadenza che le viene imposta e che segna la sua relazione con Kai che però, a dispetto di quello che lei pensa, la vuole per quella che è. Proprio durante uno scambio con Gabriel, giunto a sorpresa per incontrarlo a ridosso di alcune foto della coppia uscite su un tabloid, Kai chiarisce il suo sentire, quel leitmotiv che si ripete per tutta la durata del romanzo.  

 

«Vuoi spiegarmi perché tu, l’erede dei Young, te ne vai in giro per New York proprio con mia sorella quando potresti avere qualunque donna tu voglia?»

“Perché è bella, intelligente e divertente. Perché vederla sorridere è come vedere il sorgere del sole, e quando sto con lei è l’unico momento in cui mi sento vivo. Nessun’altra donna regge il confronto.“ 

«Il fatto che tu debba chiederlo» dissi piano «dimostra quanto poco la apprezzi.»

 

Kai non è di molte parole ed è il perfetto contrapposto alla vivacità di Isa; descrivere quest’ultima in realtà è tutt’altro che facile, viste le miriadi di sfumature che la caratterizzano, le esperienze brucianti che solo Sloane e Vivian conoscono, l’immenso bagaglio familiare. Isa è spezzata nei punti giusti, quelli che in un certo senso sono diventati più forti, ma non riesce a vedere oltre la propria consapevolezza di essere sempre mancante in qualcosa. Ed è questo il punto focale del libro. Perché la storia è ovviamente avvincente come tutte quelle che la Huang ci ha abituato a leggere, ricca di personaggi che fanno capolino dalla Twisted Serie, (grazie Ana per averci donato Christian Harper tra parentesi), ma soprattutto ha un modo tutto suo di affrontare un tema delicatissimo, attuale e per questo profondamente apprezzato dalla sottoscritta. Se Kai ha una strada scritta davanti a sé che ha intenzione di percorrere in modo consapevole, Isa è in balia di sentimenti contrastanti. Non nei confronti di quell’uomo che crede in lei e che la fa sentire desiderata dopo anni di astinenza, ma verso se stessa. Per la famiglia, soprattutto per Gabriel e la madre, è troppo indecisa, troppo irrealizzata, decisamente senza scopo. Reggere il confronto con quattro fratelli maschi che adora, ma che sono distanti da lei anni luce con le loro variegate, ma avviate carriere, è motivo di fuga e tristezza. Non è un caso che abbia scelto di vivere sulla costa opposta degli Stati Uniti, in una città fagocitante come New York, e abbia un pitone domestico come compagno di appartamento. Amare i rettili va bene, ma sapere che mangiano una volta ogni due settimane e non hanno bisogno di cure continue che potrebbe scordare è ancora meglio. In poche parole, e non me ne voglia il povero Monty, è la prima sabotatrice di se stessa, cecchino infallibile nel trovarsi difetti che la maggior parte delle persone nemmeno vede. È afflitta da una sorta di dismorfismo psicologico, adattata in una spirale di consapevole limitazione. Eppure è brillante e dolcissima, sarcastica al punto giusto e non si fa irretire dai miliardi di quel ragazzo che da un anno osserva di sottecchi, ma che mai, nemmeno per un momento, è visto come il riccone da spellare in una moderna versione di Cenerentola col Principe Azzurro. Il modo in cui si relazionano i protagonisti principali, e le incursioni felici dei comprimari, all’interno di un contesto difficile sotto molti punti di vista e soprattutto sotto gli occhi del mondo intero, è delicato, ma fermo, così come fermo è lo sguardo di Kai quando la guarda cercando di insegnarle a vedersi come la vede lui. Non pensate che Isa sia una bambolina fragile e impaurita, le farei davvero un grande torto se vi facessi intendere questo, perché è comunque forte e determinata, grande nelle sue fragilità e insicurezze, e pronta al sacrificio quando si rende conto di essere un ostacolo terribile per il benessere di chi ha iniziato ad amare. Kai è solo la benzina gettata su ceneri stanche, la folata di vento che alimenta le fiamme e le fa riverberare alte. 

 

Kai aveva sempre detto di avere fiducia in me, ma sapere che aveva agito di conseguenza era diverso dal sentirmelo dire e basta. Avevo trascorso così tanti anni a interiorizzare i miei fallimenti che non mi fidavo di nessuno che non confermasse le mie insicurezze. Preferivo non rischiare per paura dell’insuccesso, anche se mi trovavo puntualmente delusa dai risultati. Sentirmi piccola era più facile rispetto a rendermi vulnerabile al giudizio altrui.

 

Questo è forse il motivo più valido per cui davvero vale la pena leggere questo libro. Innanzitutto ritroverete, anche se solo di sfuggita, alcuni dei personaggi che avete conosciuto nella serie madre e questo, lasciatemelo dire, è tutt’altro che irrilevante. Dante e Christian sono i comprimari più presenti, ma sarebbe ingiusto togliere spazio a Sloane, Vivian e Alessandra, quest’ultima in particolare davvero degna di nota e designata protagonista del romanzo successivo in attesa di pubblicazione nel nostro paese. Tutte e quattro le ragazze, con le loro differenze e fragilità, ci ricordano il quartetto  femminile della Twisted regalandoci uno splendido ed eterogeneo gruppo di protagoniste. Vivian ha già vissuto le luci della ribalta nel primo romanzo della Kings of Sin Serie che ha segnato il suo incontro con Dante, da Sloane e Alessandra non mi aspetto niente di meno. Sono la rete di sostegno e incoraggiamento al momento del bisogno, ma anche la giusta spalla per una serata in discoteca o per una reunion a base di film natalizi di Hallmark che Sloane può divertirsi a recensire negativamente online. Tutti prendono vita dalle pagine, muovendosi in una Manhattan di spietati grattacieli e angoli nascosti, dove milioni di persone vivono e respirano il cuore pulsante di una metropoli che non dorme mai e quando lo fa non sogna perché anche quella sarebbe una perdita di tempo. E quindi lanciatevi, Amici Magnetici, e se non conoscete questa autrice affrettatevi a recuperarla. Lo stile di scrittura è pulito, talvolta graffiante, appassionato quando serve e di certo affilato quando il sarcasmo la fa da padrone. Eppure c’è la dolcezza straziante degli incontri, quelli dove servono poche parole, che rimangono sospesi nel momento, fuori dal tempo, come i protagonisti che li stanno vivendo e che cercano una scappatoia da un rumore di fondo talvolta troppo assordante. Che siano piume di pavone o fiori essiccati, ogni oggetto ha un ruolo preciso e un simbolismo latente, pronto a svelarsi per chi avrà la voglia di gettarsi in un’avventura da cui è difficile prendere le distanze, dove i protagonisti risaltano vividi e definiti su uno sfondo di tiepidi potenziali sfidanti.

 

«Abbiamo attraversato periodi bui, ma tu sei sempre stata la parte più luminosa della mia vita. Persino quando ci siamo lasciati. Persino quando me ne sono andato. Il solo sapere che esistevi da qualche parte in questo mondo era abbastanza. (…) Non ho mai vissuto prima di te» dissi. «E non voglio immaginare di vivere dopo di te.»




 
 
 
 
 
 
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