Ma più si insinuava sotto la pelle, più era difficile allontanarla. Finché ho smesso di combattere contro la tentazione. Un bacio e poi un altro ancora, e più la sentivo mia, più diventava impossibile lasciarla andare.
Poi mi ha scagliato addosso una bomba che non avevo previsto.
Ho il cancro.
Il mondo mi è crollato addosso in un secondo. Ho già perso qualcuno per lo stesso motivo, non posso affrontarlo di nuovo.
Ma non posso nemmeno abbandonarla.
Perché Jade e io siamo come magneti. Non importa quanto provino a separarci, noi troveremo il modo di avvicinarci di nuovo, a prescindere dalla distruzione che ci lasceremo alle spalle.
La drammatica conclusione del primo volume di questo duetto ci ha lasciti tutti in sospeso di capire cosa succederà a Jade.
C’è stato davvero un momento in cui sia lei che Prescott hanno creduto che tutto potesse andare bene, lei, pure consapevole della malattia e purtroppo ereditaria, di avere finalmente quella vita che voleva; lui, convinto di poter gestire la sua dipendenza, e di essere intoccabile nei sentimenti.
«Piango. Per lui. Per me. Per tutto ciò che avrebbe potuto essere ma che non sarà mai. È stato soltanto del tempo prezioso, rubato all’inevitabile.»
Jade si conferma una donna che fa delle scelte ben ponderate, che deve rinunciare anche a se stessa, al suo futuro, consapevole di avere dei momenti quasi strappati all’inevitabile: e nella sua malattia troviamo la sua forza disperata, la sua volontà di aggrapparsi anche a quell’amore non cercato, non voluto e che più volte la lascerà sola.
Lei è l’unica a conoscere il passato di Prescott, come sarà l’unica a scoprire la sua dipendenza, l’unica a mettere un freno a quel suo esserci e non esserci con lei: distrutti, feriti, capiranno però che nella vita non ci sono garanzie, e che questa è la vita, che, sola, resta da vivere e da affrontare giorno per giorno.
«Tutti pensiamo sempre di avere tempo. Tempo per vedere le persone che amiamo. Tempo per visitare quel posto che abbiamo sempre sognato. Tempo per passare il Natale con i nostri cari. Ma la triste verità è che non possiamo saperlo, perché non ci sono garanzie. Il momento che vivi adesso potrebbe essere l’ultimo, quindi devi assaporarlo, afferrarlo con entrambe le mani e aggrapparti a esso come se fosse così.»
Ma chi più di tutti sicuramente colpisce in questa storia è Nixon, che diventa finalmente quell’uomo solido, incrollabile, il fratello, l’amico vero su cui contare: quello che c’è sempre, quello che rinuncia, che corre e che, onestamente, supera lo stesso protagonista Prescott come spessore e presenza narrativa.
Un libro dalle tematiche anche difficili, perché raccontare la malattia e, soprattutto, di come chi ci ama l’affronti, è sempre delicato e complesso al tempo stesso; in più qui i protagonisti sono giovani e quindi molto consapevoli dell’incognita tempo.
L’autrice ci ha abituato da tempo al suo “occhio” attento e profondo, senza mai scendere nella compassione o pietismo gratuito, e che qui ritroviamo, in una lettura che conclude perfettamente il duetto.
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