Ho fatto un patto: scegliere il mio compagno piuttosto che la mia libertà.
Ma ho sottovalutato il principe ereditario che mi ha portato con sé.
Il suo tocco era come un veleno. La sua vendetta letale.
Desidera un potere che non possiedo più e sacrificherà ogni parte di me finché non lo otterrà.
Ma io non appartengo a lui. Appartengo a suo fratello. Suo fratello che verrà a cercarmi, al diavolo le conseguenze.
Il mio destino è legato a due principi, uno che brama il mio potere, l’altro che brama me, e ho da perdere più di quanto abbia mai immaginato.
La guerra infuria in un gioco tra regine, e io sono diventata la loro pedina. Ma combatterò per la mia vita, per il mio compagno, e lui raderà al suolo regni per riavermi.
Mi aveva dato la sua magia, me l’aveva imposta senza darmi la possibilità di scegliere, e ora quell’energia mi serpeggiava sotto la pelle alla ricerca della padrona, con la stessa frenesia che provavo io. Si avviluppava intorno a me come un viticcio invisibile. Era prorompente, si agitava come un animale in gabbia che gridava per essere liberato.
Questo è l’ultimo dono di Adara a Evren, prima di lanciarsi con Gavril nel nulla, verso il mondo dei Fae da cui era riuscita a fuggire. Benedetta dalle Stelle e ormai legata al Regno del Sangue che ha imparato a comprendere e ad amare, rinuncia al proprio potere per salvare l’uomo che ama e quel luogo magico, infrangendo così la promessa di rimanere accanto a lui. È infatti con un cliffhanger di tutto rispetto che si chiude il secondo volume, mentre questo terzo ci accoglie con un prologo inaspettato. Per la prima volta è Gavril a parlare; delle apparenze cortesi del falso principe non è rimasto nulla, ma durante la discesa verso le segrete sotterranee dove è imprigionata la sua compagna Leda, scorgiamo una scintilla di umanità in lui, sebbene questo non gli impedisca di perseguire i suoi piani e nutrirsi di lei rendendola quasi in fin di vita. Il potere si accumula a ogni sorso di sangue ingerito e scopriamo che la leggendaria Magia della Morte esiste davvero, anche se nessuno l’ha mai vista in azione prima che Gavril si mostrasse capace di attraversare i mondi e comparire direttamente nella Sala del Trono del Sangue. Dinanzi a un potere così smisurato, Adara compie l’ennesimo sacrificio; decide di tornare volontariamente prigioniera del principe cui era stata promessa e della Regina Keida, lasciando però a Evren tutta la propria magia, mettendola dunque al riparo dalle brame di Gavril e connettendola al tempo stesso a quella del suo vero compagno. Adara è forte di due convinzioni, nonostante la prigionia. La prima è data dalla consapevolezza che Evren non la abbandonerà mai; il legame che si è consolidato tra loro, nonostante gli inganni iniziali, è troppo forte per essere spezzato. Sa benissimo che lui è pronto a mettere a ferro e fuoco il mondo per riaverla e non certo per ottenere il potere che lei possiede e che tutti sembrano voler intrappolare per i propri scopi. La seconda è basata sul fatto di aver conosciuto davvero il Regno dei vampiri che tutti fin da piccola le avevano insegnato a temere; vi ha scorto gioia e pace governare sovrane, a differenza del mondo fae di cui ha subìto fin dalla nascita l’influenza, a causa del destino che l’ha marchiata con la luce stellare che brilla sul suo volto e lungo la schiena come una maledizione. E per questo popolo, per questo regno che ha imparato ad amare e che la ama nonostante non la conosca, lei è pronta a tutto; quando torna da prigioniera, sono emblematiche le parole che rivolge alla vecchia dama di compagnia, Eletta, che non crede che Gavril e tutta la famiglia reale siano in realtà votati al potere e privi di scrupoli.
«Il Regno del Sangue è la mia casa,» chiarii, premendo le dita contro lo stipite di legno della porta. «E il principe del Sangue è il mio compagno. Se devi aver paura di qualcosa, quel qualcosa dovrei essere io. Dovresti temere ciò che sono disposta a fare per riavere tutto.»
Spogliata delle vesti nere che simboleggiano la sua appartenenza per rivestire gli eleganti abiti bianchi che richiamano il matrimonio imminente con Gavril, Adara fa i conti con lo strazio della separazione da Evren e con l’essersi strappata di dosso una parte della propria anima, adesso legata a doppia mandata a quella del Principe di Sangue. Non posso fare spoiler, ma, come possiamo immaginare anche perché altrimenti il libro terminerebbe dopo pochi capitoli, Adara riesce a tornare a casa, non senza pagare però un prezzo altissimo. Questo innescherà una serie di accadimenti che porteranno alle battute finali, a una guerra inevitabile quando due forze pari e contrarie si scontrano in nome di credenze che possono apparire folli ai più. Se vogliamo scavare in un livello di lettura più profondo, vi è una critica che l’autrice fa alle favole che ci vengono raccontate e tramandate come oro colato. Così come oggi avviene grazie al potere occulto che ha talvolta l’informazione, dobbiamo immaginare che la stessa cosa accada con le leggende, che ricoprono ancora una volta un ruolo primario; Gavril, la madre Keida, il re suo padre, tutti si muovono su una scacchiera costruita sulla convinzione che, grazie a determinati soggetti ignari, nati senza alcun retaggio famigliare alle spalle, si possa acquisire un potere infinito. Questo li porta a imprigionarne il più possibile, a nutrirsi di loro, finendo per ucciderli una volta assolto il loro compito. Eppure non sono vampiri, quelli che le leggende descrivono come succhiasangue a tradimento, bensì nobili fae, distinti esponenti delle classi elevate, che non dimostrano compassione per niente e nessuno, interessati solo a posizionarsi su un gradino sempre più alto nella scala alimentare. Nemmeno i fedelissimi di Gavril si lasciano sfuggire l’occasione di nutrirsi della sua promessa sposa; vi ricordate quando Adara viene aggredita in giardino? Ebbene, nel regno dei Fae non vi è alcun onore, ma solo una sterminata convinzione di base che quel sangue benedetto sia l’unica via per ottenere qualcosa che forse sarebbe bene rimanesse sopito per sempre. Ma come in tutte le storie che si rispettano, a grandi poteri corrispondono anche grandi responsabilità. Ed è proprio qui che risiede la notevole differenza tra i due fratellastri; mentre Gavril è accecato dalla brama, Evren agisce solo in base a quello che ritiene meglio per il proprio popolo. Dopo anni costretto alla corte del patrigno, dopo essere divenuto una spia per una madre che comunque non l’ha mai abbandonato nonostante dovesse essere regina solitaria in un mondo difficile, Evren è pronto a mettere tutto in gioco per la propria compagna. Più volte lo dice e stabilisce con chiarezza; se potesse scegliere fuggirebbe con lei, col rischio di vedere il mondo intero bruciare a causa del proprio egoismo. Eppure non lo fa e insieme scelgono di combattere contro quelle leggende, che sono comunque vere, e contro quell’avidità che ha snaturato completamente ogni aspetto di Gavril, Ombra di Morte pronta a scendere implacabile su di loro.
Bellissimi i legami che si stringono in questo volume, al di là di quello tra i protagonisti. Conosciamo meglio Thalia, Starblessed salvata dal pugno di ferro di Gavril e che Evren tiene sotto la propria protezione. Guerriera implacabile, è lei che addestra Adara nel combattimento e nel controllo di quel talento così simile, in tutte le sue manifestazioni, a quello di Evren. Sorine Jorah, compagni d’arme del principe, sono due elementi imprescindibili del gruppo di amici che adesso include anche lei, pronti a sacrificarsi per la futura regina così come hanno sempre fatto per il loro principe e per il regno in cui vivono. I momenti che loro cinque trascorrono insieme, le scommesse mentre giocano come persone normali e non in procinto di finire in una guerra ingiusta, il modo in cui sono umani, tutto questo ci restituisce il valore di quello che conta davvero. Perché è proprio questo ciò per cui vale la pena combattere; le serate tranquille, la laboriosità di un popolo operoso e sereno che vive in un luogo dove si sente protetto, le risate dei bambini durante la notte sacra, dove ogni cosa viene benedetta perché l’anno successivo sia migliore e più fortunato per tutti. Adara, che non ha mai avuto davvero una famiglia, adesso si trova ad averne una, allargata e chiassosa, eppure al tempo stesso spietata e silenziosa, pronta a mettere in gioco la vita per il bene comune. Non ha mai conosciuto niente di simile, eppure riesce a incastrarsi alla perfezione in questo meccanismo come se vi appartenesse da sempre, senza dimenticare l’enorme peso che le grava sulle spalle. Le parole della Ninfa dei Boschi sono state chiare; lei è la chiave affinché la famiglia reale possa soccombere, l’arma con cui la Magia della Morte può essere contrastata e sconfitta.
Quando mi voltai di nuovo verso il palazzo, vidi Adara e Thalia camminare verso di noi. Mia moglie aveva una mano sollevata davanti agli occhi per schermarsi dal sole e io smisi di respirare. Erano entrambe vestite di nero. I pantaloni che Adara indossava le aderivano perfettamente, ma erano le strisce di cuoio che ora portava sul petto a farmi battere il cuore. Erano coordinate a quelle che avevo sui miei abiti da battaglia, e sulla divisa dei soldati della mia guardia. Era agghindata come un guerriero e, anche se non desideravo altro che tenerla al riparo da tutto, sapevo che lo era. Era stata una guerriera fin dal momento in cui l’avevo conosciuta.
Che dirvi di più, Amici Magnetici? Ho letto opinioni contrastanti su questo terzo volume, ma sinceramente a me non è affatto dispiaciuto. Anzi, mi sono goduta la lettura nelle sue molteplici sfumature, soprattutto perché non ho dovuto aspettare tra una pubblicazione e l’altra e in due giorni ho potuto gustare l’evoluzione della narrazione senza attendere mesi. Se i primi due volumi vedono molta azione e colpi di scena, questo terzo ha momenti di riflessione più lunghi e offre pause necessarie che spezzano il ritmo della storia. Quelle che Evren e Adara ritagliano per loro stessi sono una boccata d’aria fresca, ma mi unisco a quelle voci che avrebbero voluto un finale più complesso e articolato. L’ultima battaglia, che mette finalmente di fronte gli antagonisti principali, avrebbe potuto essere gestita a mio avviso con maggior potenza narrativa e descrittiva. Per assurdo i momenti più evocativi riguardano due personaggi secondari come Thalia e Leda, con quest’ultima che strazia il cuore pur essendo presente in una manciata di pagine nell’intera trilogia. Forse proprio per il simbolismo che racchiudono non è un caso che queste due donne, insieme alla protagonista, a modo loro si prendano tutta la scena, accomunate da un destino che non è solo una spruzzata di lentiggini luminose sul corpo, testimonianza della benedizione delle stelle; la forza di tutte è la carica esplosiva di ognuna e, messe insieme, coordinano l’attacco definitivo, quello da cui non c’è scampo. Ancora una volta abbiamo tra le mani dunque un fantasy romance con protagoniste forti, che scelgono di riconoscere come meritevoli uomini altrettanto forti e problematici, grazie anche ai quali però trovano un senso, una funzione più ampia di quella che avrebbero mai potuto ritenere al principio. Evren e Adara sono compagni prima che partner, e la scelta di questo termine è fondamentale; quel “mate” inglese ha livelli di profondità diversi, legati all’imprescindibilità del destino più che a un mero vincolo matrimoniale, e ci viene ribadito più volte durante l’intera narrazione.
Se amate il genere di certo troverete tutti e tre i libri molto piacevoli, una lettura adatta a essere consumata velocemente e con alcuni protagonisti che vi rimarranno nel cuore. E quindi, Amici Magnetici, lanciatevi e lasciatevi trascinare in questo viaggio senza timore. Vi troverete a vagare tra la luce delle Stelle e i fili neri di una nebbia oscura che, all’apparenza opposti, ci dimostrano invece quanto il buio e la luce siano inscindibili per la loro stessa sopravvivenza, come sa bene Adara quando guarda l’uomo che ha imparato, nonostante tutto, ad amare.
Era lui che avrebbe cambiato il nostro mondo. Lui che avrebbe forgiato regni e unito i suoi popoli. Era lui la guida che le stelle avevano promesso a un mondo diviso a metà. E quelle stelle appartenevano a me.
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