Non sono a scuola. Non sono nemmeno sulla Terra. Sono stata fatta prigioniera dal comandante Warverian, dei Senzienti. Non solo da lui, anzi. Lui la chiama ‘Reggente’. Ma io la conosco come Nox. Valnox, l’Omega al centro del cerchio formatosi oltre trecento anni fa per sconfiggere i Senzienti durante la Grande Calamità.
Dopo il tradimento di Onin, che l’ha rapita durante i festeggiamenti a Latrides, il volume conclusivo di questa serie sci-fi inizia con Lana rinchiusa in un’astronave, alle prese con il comandante Warverian e soprattutto con la temibile Nox. Cosa è rimasto della Omega appartenente all’ultimo Cerchio, quella che con i suoi Alfa è stata a lungo celebrata in tutti gli universi conosciuti? Poco e niente, se non una donna per metà macchina, con uno sguardo capace di raggelare e un potere oscuro immenso che può distruggere i mondi in un battito di ciglia. L’azione si svolge su più piani fisici distinti, soprattutto nella seconda parte del romanzo, ma la scelta di offrire un incipit claustrofobico come le pareti che sembrano stringersi addosso alla protagonista è assolutamente azzeccata. Difficilissimo non fare spoiler, ma farò del mio meglio per darvi un’idea di questo romanzo, senza togliervi il gusto di leggerlo. Rispetto ai precedenti ha un punto di forza: è più articolato e dettagliato nella narrazione relativa alla storia dei protagonisti maschili, con un occhio di riguardo a Jeren. Quando si reca con Ceredes e Kyte sul suo pianeta natale, affronta non pochi demoni del passato, consapevole di essere pronto a tutto pur di trovare un modo per rintracciare Lana. I sistemi di comunicazione standard non funzionano e non riescono a percepirla neanche attraverso il Legame; è avvenuto l’impossibile, il Cerchio pare essersi spezzato e non vi è più tempo da perdere. L’unica opzione è cercare aiuto in un luogo che fino a ora è rimasto ai margini di tutto, la Flottiglia.
Io sono abituato ai pinnacoli creati dai rottami galleggianti, dai pezzi di astronave e metallo contorto fusi insieme per creare forme che diano una parvenza d’ordine. Ma la Flottiglia non è così. È il caos. Nata come rifugio per i Larenoani che cercavano la loro vera casa, adesso è molto di più. Moltissime razze si sono incontrate qui, insieme a emarginati in cerca di un nuovo inizio, criminali di guerra, piccoli delinquenti e bersagli di valore a cui la flotta sta dando la caccia.
Ancora una volta scopriamo i lati oscuri dei pianeti, dove il benessere di pochi è assicurato dalle condizioni di quasi schiavitù dei molti, senza contare che persino Latrides, nella sua magnificenza, probabilmente non è scevra da questo tipo di organizzazione sociale. Questo, e alcune scene cui assiste la protagonista, porterebbe a delle riflessioni sui governi e sulla politica intergalattica, ma l’argomento, seppur rilevante, non viene approfondito, per lasciare invece spazio agli avvenimenti che si succedono in modo abbastanza frenetico. La prima breve parte si chiude col ritorno di Lana all’Accademia; niente è uguale a prima perché, nonostante siano passati pochi giorni, lei non è più la stessa. Quello che Nox le ha svelato e quello cui ha assistito, sommato al risveglio di un potere sconosciuto in sé, la distaccano dal mondo che la circonda, anche se trova negli Alfa, in Tilda e Uaxin tutto il supporto e la comprensione di cui ha bisogno. Quello che fino ad allora pensava di conoscere è stato stravolto e la consapevolezza che si radica a poco a poco dentro di lei deve fare i conti con un passato centenario di cui non avrebbe mai potuto indovinare l’esistenza. Nox l’ha scelta come sua avversaria, riconoscendo in lei quella forza che anima l’universo, creatrice di stelle e distruttiva al tempo stesso, cercando al tempo stesso di convincerla a cambiare visione, ad abbandonare il Cerchio che è solo una limitazione al potere personale. Ma perché? Cosa ha di tanto speciale da attirare l’odio di una donna potente come una divinità?
“Noi conteniamo quel potere. Siamo le ultime della nostra razza. Siamo Palatiane, e proveniamo da un pianeta oltre le Fosse Tettoniche. Il nostro potere non ci è conferito da un cerchio, né dalle Colonne. È nostro. E possiamo attingervi e usarlo come meglio crediamo.”
Nonostante paia vacillare, e sia combattuta davanti a quella figura che per lei rappresenta la risposta a domande che non aveva mai nemmeno supposto di doversi porre, Lana è sicura dei propri sentimenti e soprattutto ha sentito fisicamente, non solo a livello di connessione celebrale, il dolore seguito all’incrinatura del Cerchio, fino al punto di rottura. Eppure in lei, così giovane e così inesperta, quasi una recluta nell’Accademia, è forte il senso di appartenenza, non tanto alla Flotta su cui si interroga incessantemente, ma agli Alfa che disperati hanno messo in moto forze potenti per riportarla da loro. Quando sono divisi, come in un ingranaggio che ha necessità di tutti i suoi componenti per funzionare, tutti sono manchevoli di qualcosa. Ceredes, Jeren e Kyte, potenti nelle loro abilità così diverse, ne sentono la mancanza come di un arto fantasma, che continua a dolere anche se amputato. Nessuno è pronto a lasciarla andare, anche se tutti sono infine consapevoli che il compito di guidare la Resistenza sia principalmente di Lana, che deve per forza compiere dei passi da sola. Quello che lei riesce a trasmettere, oltre alla scelta caparbia di sacrificarsi perché possa esserci una possibilità di sopravvivenza contro un nemico troppo forte sia numericamente che tatticamente, è un topos ormai ampiamente utilizzato in moltissimi romanzi, fantasy in primis. Eppure non ci stanca mai, in tutte le accezioni in cui ci troviamo ad affrontarlo, perché in esso riconosciamo quello spirito altruistico e coraggioso di cui vorremmo così disperatamente più segni in questo mondo vuoto ed egoista. Certo, non troviamo grandi momenti di introspezione, alla fine è un romanzo leggero perfettamente allineato con quelli che lo hanno preceduto, ma c’è del valore nel messaggio che porta, e sarebbe ingiusto non riconoscerlo. Se l’azione si svolge, come ho detto, in modo comunque abbastanza sincopato tra battaglie, salti in cunicoli spazio temporali e combattimenti corpo a corpo, è anche vero che vi sono alcuni momenti decisamente rilevanti e più quieti. Le riflessioni sulla storia dei pianeti, sull’atteggiamento della Flotta e sulle scelte fatte da alcuni personaggi ai vertici, le schermaglie con gli Alfa e soprattutto le conversazioni con Nox, tutto contribuisce a svelare lentamente il mistero che avvolge la fine del precedente Cerchio, di cui Nox era il centro, insieme a Eo, Krenallus e Byran. Nonostante la spietatezza fredda che la caratterizza, come Lana non possiamo non provare anche compassione per lei, vittima di uno schema più grande, di una sete di potere che l’ha tradita e distrutta. Mentre Lana si interroga sulla possibilità che il passato possa ripetersi, ci sono decisioni da prendere e vite da salvare, oppure morire nel tentativo di farlo. Quando affronta l’Accademia riunita in assemblea, per la prima volta ha consapevolezza di cosa significhi portare il peso della scelta sulle proprie spalle. Accanto a lei ci sono i suoi Alfa; l’ombra silenziosa di Jeren, la forza indubbia di Ceredes e le barriere protettive di Kyte non possono però prendere decisioni al posto suo. Anche se tutti loro contribuiscono a radicarla, Lana non può non permettere ai sentimenti, e ai dubbi, di infiltrarsi sotto pelle, rischiando di farle commettere l’errore più grande di tutti. Scegliere di combattere non è un’opzione ma il modo in cui lo fa, ingenuo in alcuni momenti, ce la fa apprezzare adesso più che nei libri precedenti. Ed è qui che entrano in gioco i legami veri, quell’amicizia finalmente scoperta e apprezzata in tutte le sue sfumature, anche quelle più gioiose davanti al terrore incombente.
“Non so cosa significhi, ma posso immaginarlo. Dico sul serio. Tu sei una leggenda. L’Omega al centro del cerchio che ha il potere delle stelle dentro di sé. Ma non ricordi nemmeno che giorno è, e non hai idea di come funzioni un motore virudiviano.” Alza gli occhi al cielo. “Resta umile, okay?” “Non sarà un problema, potendo contare su dei veri amici.” L’afferro e la stringo in un abbraccio. I suoi capelli ricci mi solleticano il naso.
Tilda, al pari di Jeren, ha la capacità di abbassare i toni e farci sorridere, aprendo uno spiraglio di luce in mezzo a un mare oscuro di pericolo e morte. A lei Lana si aggrappa per risollevare lo spirito, riconoscendole l’enorme merito di averla sempre sostenuta e cercato di comprenderla a prescindere, senza mai cercare di cambiarla o approfittarsi delle sue capacità. È in assoluto uno dei personaggi più iconici di tutta la trilogia, senza dimenticare che è l’unica che fin dal principio l’ha accolta non giudicandola.
Ma i momenti lieti hanno breve durata; il senso di perdita, il dolore della sconfitta, il sangue che a fiumi scorre, tutto questo spinge Lana a correre verso risposte e altra sofferenza, pronta a compiere la scelta più difficile di tutte. Mi fermo qui, Amici Magnetici, perché altrimenti va a finire che vi dico troppo. Dei tre è di certo il volume che ho apprezzato di più; approfondisce i legami tra i protagonisti, svela molto del Cerchio precedente e della sua fine, senza considerare la figura predominante di Nox, che è presente come un’ombra anche quando non compare, memoria latente che non può essere cancellata. Non è un caso, a mio avviso, la scelta intelligente che l’autrice compie per il finale, non aperto, ma che di certo dà credito al personaggio forse meglio riuscito dell’intera saga. Che dire di più? Se avete iniziato il viaggio, certo non potete non finirlo, quindi prendetevi qualche ora e gettatevi nella mischia. Il Cerchio vi attende, con le sue schermaglie divertenti e i suoi momenti di passione, senza tralasciare l’enorme lavoro da svolgere per ricostruire tutto quello che i Senzienti, e la Flotta, hanno distrutto. Perché alla fine come spesso accade non vi sono né bianco né nero, e la linea che separa il Bene dal Male è ben lungi dall’essere netta e pulita come una ferita che si rimargina nel modo corretto. Spesso le labbra sono frastagliate, come avviene con un taglio sporco, e i due colori di cui sopra vengono sopraffatti da un blu profondo punteggiato d’oro, un manto pietoso di stelle che ha scelto il suo canale e adesso aspetta di attraversare i mondi, deciso e compassionevole al tempo stesso.
“Non so perché ti preoccupi tanto. In fondo, il destino delle galassie non pesa certo sulle tue spalle, no?” Sorride, mostrando i suoi denti affilati. Adesso che mi sono abituata, sono quasi confortanti. Al di fuori del cerchio è la mia migliore amica. “Hai ragione. É solo un giovedì come un altro.”
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