venerdì 22 marzo 2024

Recensione a "Il pennino" di Elin Wägner

 


Genere: Narrativa
Editore: HarperCollins Italia
Data d'uscita: 6 Febbraio 2024
Pagine: 244
Prezzo: eBook 6,99 - cartaceo 14,25

 
 
 
 
 

Il pennino, scritto nel 1910, è un libro che si è meritato il soprannome di “Bibbia delle suffragette”.


La protagonista, la giovane Barbro Magnus, è una giovane forte, ottimista e ribelle. “Era vestita con un lungo cappotto da giornalista blu scuro, dritto e stretto come un astuccio.” Sulla testa un cappello rosso fuoco, un cosiddetto “corvo della sera, da cui si affacciavano un paio di occhi molto maliziosi”. La sua vita si divide fra il lavoro di giornalista e la sua lotta per il suffragio femminile, una battaglia che condivide con Cecilia, che di professione è insegnante. Tuttavia, c’è spazio anche per l’amore. Barbro viene corteggiata dal giovane architetto Dick, con cui inizia una relazione di fatto.

 
 
 
 
 
 

A distanza di qualche anno, esce una nuova opera tradotta di Elin Wägner, che ci racconta ancora una volta un mondo molto diverso non tanto dal nostro, quanto da quello dell’Europa continentale di inizio Novecento.

Abbiamo un’unica protagonista, Barbro Magnus detta anche “Pennino”, di cui subito percepiamo l’attenzione, l’impegno, la velocità di vita già da quel cappotto lungo e stretto che indossa: giornalista impegnata (da qui il soprannome), fa parte di quelle Nuove Donne della società svedese, e vive la sua vita anche sfidando le convenzioni, dai ritardi a cena a quell’amore vero vissuto fuori dal matrimonio.

La sua amicizia con Cecilia rappresenta un punto fermo fino alla fine, perché è proprio Cecilia che le lascia una sorta di eredità spirituale, così come il suo impegno politico e sociale le farà capire il peso della scelta.

L’amicizia, che lega poi anche altri personaggi del romanzo, è trattata anche a seconda delle differenze di età e classi sociali, riuscendo a descrivere la complessità del mondo femminile e delle sue sensazioni.

Più che autobiografico, Pennino è una finestra sulla condizione femminile non solo svedese, ma in generale sulla presa di coscienza delle donne, che aspiravano al voto anche come realizzazione di quell’indipendenza tanto agognata, che non erano più disposte ad essere delle madri-mogli passive, ma libere anche nella scelta di conciliarlo con il lavoro.

La Wägner riesce a raccontarci il senso di ridicolo provato dalle prime suffragette senza usare pietismi, ma evidenziando il disinteresse e l’opposizione sociale.

 

«Per molte di noi il sacrificio più grande che si possa offrire al diritto di voto è dedicargli tutte quelle forze che dovremmo in realtà investire nel nostro lavoro e nella vita privata. Ma cosa si può fare? Non appena si inizia a lavorare per un interesse speciale e si osserva e si riflette un po' sulla condizione della società, si arriva inevitabilmente al diritto di voto. È lì che ci siamo incontrate, tutte noi che lavoriamo, che veniamo da ambienti così diversi e abbiamo tutte qualcosa che ci sta a cuore e che ci aspetta.»

 

Una storia più che mai attuale quest’anno, e lasciatemi dire, anche in questo secolo, perché nonostante il voto e altri diritti le donne sono ancora e spesso sottoposte al giudizio altrui. 

 

 


 
 
 
 
 
 
Grazie alla CE per averci fornito l'eBook
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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