Ho poche certezze nella mia vita: la prima è l’hockey, la seconda è la mia squadra, la terza è che Brooke Delgado mi odia.
È un bel problema, perché io sono pazzo di lei fin dal liceo, e non ho la minima idea delle ragioni del suo astio nei miei confronti.
Il mio nome è John Whitman e sono il portiere dei Denver Pioneers, i campioni nazionali di hockey universitario. Non amo i drammi, ma le questioni in sospeso mi infastidiscono ancora di più e Brooke è un’enorme questione in sospeso. Un ritardo nel gioco che mi tiene bloccato in una partita senza fine, togliendomi la possibilità di andare avanti.
E io ho tutta l’intenzione di fare a pezzi questa impasse.
Non ho mai gradito gli sportivi, soprattutto i giocatori di hockey. Sono degli idioti gradassi e io ho cose più importanti di dischetti e classifiche a cui pensare. Tipo il mio futuro, quello che traballa sin dal giorno in cui mia madre si è ammalata.
John Whitman è il re dei gradassi e non me ne fregherebbe niente di lui se solo non sapessi ciò che ha fatto. Ho promesso di tenere la bocca chiusa, ma non posso tollerare la sua presenza, né intendo farlo. Peccato che mi capiti sempre tra i piedi e che non abbia alcuna intenzione di lasciarmi perdere.
Se è lo scontro che cerca, allora lo avrà. Perché, se c’è una cosa che odio più dei bugiardi, sono i codardi.
ROMANZO AUTOCONCLUSIVO
«Tu mi incasini il cervello, John Whitman.» Accennò una risata. «Benvenuta nel mio mondo, Brooke.»
John Whitman è il portiere, il goalie, della squadra dei Pioneers e odia perdere, sia in campo che nella vita.
Abituato ai successi sportivi così come quelli in campo femminile non riesce a incassare elegantemente il rifiuto di Brooke Delgado di diventare una delle sue tante conquiste. Da quattro anni Brooke è il suo chiodo fisso, e scoprire il perché lei continui a disprezzarlo e a tenerlo a distanza è diventata una sua priorità.
Non era una questione di orgoglio ferito, io volevo Brooke. La volevo da una vita. Farle del male non era nei miei piani, anche se ancora non sapevo con precisione che cosa sarebbe successo una volta che fossi riuscito a guadagnare la sua fiducia. Mi ero così tanto concentrato sull’obiettivo di conquistarla, che non avevo pensato al dopo. Forse perché non avevo mai creduto fino in fondo alla possibilità che ci fosse «un dopo». Mi piaceva rincorrerla? Magari sì, era stimolante, certo, La frustrazione che seguiva a ogni suo rifiuto, invece, faceva schifo.
Brooke ha fondati motivi per volerlo tenere assolutamente fuori dalla sua vita, la sua opinione su di lui è pessima fin dai tempi del liceo, inoltre la sua vita al momento è troppo complicata per gravarla ulteriormente.
Il destino però pare non sia d’accordo con lei visto che attualmente la sua migliore amica Laney, è fidanzata con il capitano della squadra di lui, Dominic (trovate la loro storia nel primo libro della serie) e quindi la frequentazione è inevitabile.
Non avevo la più pallida idea di che cosa provassi in quel momento per John; avevo passato anni a disprezzarlo e quando quel sentimento era sparito, spazzato via dalla verità, non ero stata in grado di rimpiazzarlo con altro. Ero disorientata, ignara di come mi sarei sentita quando lo avessi avuto di nuovo davanti. Odiavo quella sensazione. Da brava persona pratica, non avere certezze mi mandava nel panico. Avevo sempre un piano d’azione, uno schema a cui attenermi per poter tenere tutto sotto controllo. In quel momento, ne ero sprovvista e stavo impazzendo.
La chimica tra questi due personaggi era evidente fin dal primo libro, anche se non erano chiari i motivi del disprezzo di Brooke che vengono poi qui ampiamente argomentati. Il John che abbiamo intravisto nel primo capitolo della serie dà l’impressione di essere un ragazzo superficiale, interessato alla sfida di conquistare una ragazza, salvo abbandonarla subito dopo. Il John che troviamo descritto in questo libro riscrive completamente la nostra prima impressione:
nel rapporto con Brooke, nell’essere presente come amico per i suoi compagni di squadra, nel suo amore per la famiglia e in particolare per il fratellino, ma anche nella maturità con cui affronta la grande rivelazione sul suo passato, ritroviamo una persona matura, forse anche più di quello che si aspetterebbe per la sua età.
John Whitman si era insinuato in modo subdolo dentro di me e non riuscivo più a togliermelo di dosso. Non volevo farlo, perché Janet aveva ragione: ero diversa da quando c’era lui. Ero viva. Non più ingabbiata nei miei problemi, nella convinzione che non ci fosse altro a parte i doveri che mi impegnavo a compiere ogni giorno. C’erano tutta una serie di cose, di emozioni, da provare e John mi aveva aiutata a ricordarlo.
Rispetto al primo libro trovo in questo una maggiore profondità, si affrontano argomenti pesanti ed importanti come il tema della malattia e della disabilità e l’impatto che questo ha sulle famiglie dei malati.
Brooke ha riscritto la sua vita per essere utile alla madre, mettendo da parte i suoi sogni e le aspirazioni, lavorando per sostenere la famiglia che ne aveva bisogno. John ha dovuto assistere alle difficoltà del fratello dopo l’incidente e prendere coscienza del fatto che niente sarebbe più stato come prima, questo forse lo rende più empatico alla situazione di Brooke. È infatti lui che la sprona, la incoraggia a perseguire i suoi sogni e che le fa comprendere come questa non sia una mancanza verso la sua famiglia, ma anzi un arricchimento nel loro rapporto.
Anche in questo libro viene dato ampio spazio alla parte sportiva, cosa non scontata quando, in molti, troppi sport romance, lo sport è solo uno sfondo sfuocato a discapito della parte romantica della storia.
Qui troviamo ampie parti descritte con dovizia di particolari che ho trovato piacevoli e istruttive, ma soprattutto intervallano momenti anche pesanti della storia. Lo sport viene visto come un modo di sfogare le emozioni, un momento di aggregazione con persone che hanno la stessa passione e condividono le difficoltà sia in pista che nella vita. È un bel messaggio di amicizia e vicinanza che di libro in libro viene rimarcato e acquista forza, i Pioneers sono una squadra, ma anche una famiglia che nel tempo si arricchisce di nuovi membri, in particolare quote rosa, che mancavano loro.
Quindi cari Magnetici non ci resta che proseguire la lettura del terzo capitolo, che viste le premesse, si preannuncia molto interessante.
Nessun commento:
Posta un commento