Il disegno, i videogiochi e la pianificazione della fuga da mia madre sono le mie priorità. O almeno lo erano, finché dei giganteschi maschi alieni sono venuti a rapirmi per portarmi sul loro pianeta. Ma non si limitano a sottopormi a qualche test, per poi riportarmi sulla Terra. Quelle che ci mostrano nei film sono solo fandonie. I tre alieni mi trattengono. E all’improvviso mi ritrovo a frequentare l’Omega Academy, per imparare a servire la Flotta Gretar. Nulla di tutto ciò ha un senso, tanto meno i tre alieni che non riesco a evitare. Dicono che abbiamo una connessione e che formiamo un cerchio, qualsiasi cosa significhi. Il mio corpo sembra essere d’accordo, perché ogni volta che sono nei paraggi non riesco a pensare ad altro che alle corna di Kyte, al sorriso tenebroso di Jeren e alla lunga e dura… spada di Ceredes. Concentrarsi sulle lezioni è quasi impossibile. Inoltre, l’Omega Academy non è adatta ai deboli di cuore. Devo imparare a riconoscere i nemici, a trovare degli amici e scoprire cosa mi lega ai tre alieni a cui non riesco a smettere di pensare. Semplice, no? E invece non lo è. Affatto. Soprattutto quando scopro che la flotta ha altri piani per me. Il legame coi miei tre alieni potrebbe essere l’unica cosa in grado di tenermi al sicuro, ma ciò significa che dobbiamo consumare il nostro cerchio. Sì, avete letto bene, consumare. Fate un respiro profondo.
Disegnare e giocare ai videogiochi sono le mie uniche vie di fuga da questa noiosa scuola, dalla mia casa–che è persino peggiore–e dalla continua bastardaggine di tipi come Van.
Poi ci sono le giornate incredibilmente storte, quando a scuola sei costretta in punizione e il professore di turno ti sequestra il cellulare con cui stai organizzando l’incontro per la serata col tuo clan di gamer. Ancora peggio quando quel cellulare, che nessuno ti ha fatto presente di dover silenziare, risuona con un messaggio e una notifica e-mail, entrambi incomprensibili. Il testo, scritto in varie lingue e tradotto nell’ultima parte, sembra uno scherzo di cattivo gusto, che più o meno suona così.
Cara Omega, la tua presenza è richiesta sul sistema Gentari, presso l’Omega Academy. Il tuo addestramento inizierà appena possibile. Il mezzo di trasporto è già in viaggio. Assicurati di aver preso i tuoi farmaci inibitori, in quanto ci sono degli Alfa, sia come studenti nella vicina Alfa Academy, sia come istruttori.
Lana sta tornando verso casa quando la sua vita prende una svolta inaspettata. Cercando di ritardare il più possibile l’incontro con la madre, con cui da anni ha un rapporto logorato che le fa desiderare solo di mettere più chilometri possibili tra loro, si ferma in un parco, perdendo la nozione del tempo. La violenza del bullo di turno, Van, si scatena quando la trova da sola. Quasi ridotta a implorare di aver salva la vita, ed evitare uno stupro che pare essere l’unico interesse del ragazzo, Lana viene salvata da tre giovani uomini. Belli, affascinanti e con caratteristiche non proprio umane, Kyte, Ceredes e Jeren sono appena giunti sulla Terra in una missione non proprio autorizzata per tutti e tre. Seppur non abbiano mai davvero fraternizzato, insieme hanno deciso di disubbidire agli ordini e prendere lo shuttle destinato al recupero di un’Omega: è soprattutto Ceredes, di grado più alto, a rischiare per questa avventura fuori programma.
Gli Alfa sono nati per governare le galassie, non per svolazzare da un pianeta all’altro su uno shuttle rubato alle Omega. La mia impulsività mi strappa un lamento. Che cosa mi è venuto in mente?
Lui, così ligio al dovere, non comprende il motivo che lo ha spinto a imbarcarsi con i compagni, e questa sensazione lo accompagna per buona parte del romanzo. Quando si trovano davanti Lana, oltre a salvarle la vita, sono costretti a fare i conti col fatto che proprio lei sia la persona che stanno cercando. Ma a differenza di tutte le Omega reclutate nell’Universo, quella ragazzina non ha assolutamente idea di quello di cui stanno parlando; Lana è impreparata, sconvolta, umana. Non comprende la metà di quello che dicono, ma è costretta a salire sulla navicella che la condurrà verso un destino ignoto. Inutile tentare di risvegliarsi dal sogno, e lo sa bene visto che la sua vita è già un incubo a tutti gli effetti, perché quei tre giovani non svaniscono, così come non svanisce la sensazione latente di aver trovato un senso a quello che le sta accadendo, pur contro la propria volontà. Tralasciando gli avvenimenti abbastanza rilevanti durante il viaggio, che vi rovinerebbero il piacere di scoprire quali siano le dinamiche effettive tra gli Alfa e le Omega, Lana si trova ben presto catapultata in un mondo sconosciuto. Come una matricola inserita forzatamente al terzo anno di college, è spaventata da quello che la circonda; le indicazioni sommarie che riceve, l’elenco delle lezioni incomprensibili che è tenuta a frequentare, la necessità di imparare a combattere e sopravvivere alla minaccia di un nemico storicamente crudele che rischia di sovvertire l’Ordine dell’Universo intero… tutto è nuovo e misterioso. Eppure, nonostante l’apparente svantaggio, c’è qualcosa di speciale in lei. Non solo è stata prelevata da un pianeta mai preso in considerazione dall’Armata, ha anche scansato tutte le formalità che di solito coinvolgono l’arruolamento di un’Omega; Lana è unica nel suo genere e nessuno riesce a comprenderne il motivo.
“Il suo trasferimento è stato richiesto dall’Alto Comandante in persona.” “Il comandante Bartanz?” Ceredes fischia. “Non sembra normale.” “Non lo è.” Kyte strofina la fascia dorata sul bicipite sinistro. “Di solito, la flotta manda dei droni da ricognizione a localizzare gli Alfa e le Omega. Che l’Alto Comandante abbia mandato a prendere direttamente un’ Omega – da un sistema stellare al di fuori del controllo della Flotta Gretar – è insolito.”
Mentre affronta lo shock di dover ripensare completamente la propria esistenza, e a poco a poco fa pace col fatto che non ritornerà mai più a quella di prima, ci sono anche i problemi quotidiani di un’adolescente alle prese con le invidie e i rancori di una nuova scuola. Lei è diversa, più debole, senza alcun potere apparente. Ha un’abilità innata col volo, certo, e un aspetto particolare che contribuisce non poco a far sì che tutti la guardino con meraviglia e sospetto. I tre uomini che sono andati a prelevarla non riescono a staccarsi da lei, la cercano, la includono nelle loro conversazioni e la proteggono; ben presto tre identità opposte convergono intorno a un unico nucleo, accentratore di interesse e attenzione. Quest’ultimo aspetto, e il modo in cui Lana ben presto comprende di potersi fidare di loro, genera malumori e sussurri, anche se lei ignora il motivo di tanto astio. Dalla bieca gelosia delle compagne alla rabbia di alcuni allievi che vogliono sia possederla che vederla fallire, Lana deve riconoscere e affrontare i propri limiti. A causa dei maltrattamenti della madre è abituata alla violenza, ma adesso deve abituarsi anche agli uomini che hanno fatto squadra per proteggerla; loro stessi si stupiscono di questo bisogno viscerale di starle accanto, ma se ne fanno una ragione pragmatica abbastanza in fretta, come fa lei.
Un’ombra Larenoana, un nobile Calariano e un comandante Alfa Bellatiano amici invece che rivali? Non si è mai sentito. Capisco perché ci fissano tutti.
Il romanzo è molto breve, e col cliffhanger finale apre lo spiraglio a uno svolgimento più complesso che metterà in gioco nuovi protagonisti e antagonisti. Avendo letto altro appartenente a questo genere, non posso dire di aver trovato chissà quali spunti originali, ma, ripeto, lo considero un’introduzione a una storia che spero si allarghi e a poco a poco sveli una costruzione più articolata e sapiente. Lana è un personaggio forte, come ci aspettiamo da un’eroina per caso, catapultata su un altro pianeta per frequentare una scuola speciale. È una combattente che nasconde un passato doloroso e un presente da dimenticare, ma il suo adattamento alla nuova situazione è repentino. Se da una parte questo è comprensibile, perché sottolinea il bisogno di fuga, dall’altro avrei preferito una maggiore introspezione psicologica che desse ulteriore spessore al personaggio. Lana è per certi versi duale, umana e non, anche se all’apparenza resta aggrappata alla se stessa che conosce. E in accordo con questo, le diversità dei tre protagonisti maschili contribuiscono a creare un magma di sentimenti e reazioni. Kyte, Ceredes e Jeren hanno nazionalità diverse, caratteristiche peculiari e caratteri antitetici. Non si sono mai frequentati oltre le lezioni, non sono nemmeno mai stati amici. Forse, al massimo, si sono tollerati. Eppure adesso hanno tutti un unico scopo, che è quello di fare fronte comune per stare con lei. Non si scontrano come Alfa che combattono per un’Omega, ma condividono. Ovvio che la scusa delle abitudini lontane dalla normalità terrestre sia ottima per giustificare un reverse harem, ma il significato su cui mi voglio soffermare è un altro. Il romanzo non ha chissà quali aspirazioni, sia per la struttura che per la brevità, ma nel suo voler essere piacevole evasione ancora una volta porta il lettore a riflettere sul fatto che tutto sia possibile laddove risiede un interesse comune. Tre mondi agli antipodi convergono e lottano insieme per uno scopo preciso, quello di comprendere il motivo per cui Lana sia stata reclutata e farla sentire al contempo al sicuro, all’interno di un Cerchio che rischia di diventare una nuova famiglia. Nei tempi che stiamo vivendo, soprattutto il fantasy e lo sci-fi romance sono l’escamotage più facile per scrivere di inclusività e accettazione del diverso; saprà di già visto, e ne abbiamo esempi famosi, ma è fondamentale che, almeno attraverso i romanzi, si parli di argomenti così delicati e importanti per la nostra storia e geopolitica e lo si faccia senza il pericolo di incorrere in censure da quattro soldi. Tutto ciò che può aiutare a riflettere su valori del genere è benvenuto, soprattutto come strumento di divulgazione di massa. E quindi, Amici Magnetici, se da un lato non stiamo certo parlando di alta letteratura, dall’altro è chiaro che niente deve svalutare questo messaggio. Il fatto del “purché se ne parli” in casi come questi funziona, perché ciò che è incomprensibile o addirittura inaccettabile per il pensiero comune diventa straordinariamente lecito quando si tratta di fantascienza.
Hanno sempre agito in solitaria. Si sono sempre uniti a un’Omega scelta dalla flotta. Avevo pianificato la stessa vita per me, ero certo che avrei seguito lo stesso percorso dei miei antenati, che sarei diventato un guerriero come loro, che avrei dovuto seguire il loro esempio per conto mio. Non sono uno che si fa amici. Non creo relazioni con gli altri. Almeno, era così… finché sono salito su quello shuttle. È stato un capriccio. Oppure no? Magari era il destino che mi chiamava, affinché formassimo il cerchio… Non so che cos’altro possa essere. Perché prima di quel giorno camminavo per la mia strada da solo, mentre adesso ci sono altre tre persone al mio fianco.
Mentre le domande si fanno più pressanti e ognuno di loro cerca di comprendere quello cui è destinato, alle lotte intestine all’Accademia si somma la crescente preoccupazione per la Guerra con i Senzienti. Umani senza corpo, ma praticamente imprigionati in Cyborg, loro sono il motivo per cui le reclute si addestrano, mentre al contempo cercano di fondare una nuova colonia grazie al ruolo degli Alfa e delle Omega. I piani paralleli di interesse e di azione si animano, mentre Lana stringe amicizie e inizia a capire che forse non è del tutto fuori posto in quel luogo così lontano da ciò che conosce e da cui comunque sarebbe fuggita nel giro di poco tempo. I punti di vista dei quattro protagonisti danno vitalità al romanzo, permettendoci di entrare nella mente di tutti loro e viverne sia i tormenti che i dubbi, in una prosa che scivola veloce e senza pretese verso un finale aperto. Cosa dirvi di più, Amici Magnetici? Aspettiamo i prossimi volumi, con la speranza che ci riservino colpi di scena a non finire e molte più pagine da leggere, per addentrarci in uno Spazio che adesso, davvero, ci chiama con incognite terrificanti e sensuali promesse.
“Dannazione.” Scuote la testa. “Anche qui accadono le cose malvagie di Guerre Stellari.” “Come?” “Per Anakin andava tutto bene finché gli è venuto in mente che poteva essere molto più potente. E poi cos’è successo? Si è trasformato in Dart Fener.” Fa scorrere le dita lungo la superficie della fontana. “Mi sono perso.” Con un grande sforzo, rimetto le mani sulle caviglie, anche se l’orlo della gonna sembra farmi l’occhiolino. “Si tratta di una storia. Non una vera, come le vostre, ma i temi sono simili. O almeno credo. Sete di potere, desiderio di controllare coloro a cui tieni, amore che si trasforma in ossessione e infine in odio.” Emette un lieve suono, come se fosse giunta a una conclusione. “Suppongo che certe cose siano universali.” La guardo, vedendo tutto il potenziale che si cela dentro di lei e conoscendo le ombre che perseguitano i suoi passi. È mia, e io sono suo. Lo sento fin nel midollo. “Suppongo che alcune cose lo siano.”
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