Lei era il legno. Lui era la fiamma. Dopo questo, sarebbero stati cenere.
Un crudele scherzo del destino lascia Jasmine Hennessy bloccata in una baita remota con il suo peggior incubo: il suo ex marito, James Roth, che non vedeva da cinque anni. Lui non si comporta come l’uomo che Jasmine aveva sposato, ma lei lo ha mai conosciuto veramente?
Una notte insieme dà il via a una serie di eventi che minacciano la libertà di Jasmine, mentre Roth cerca di vendicarsi di coloro che lo avevano rovinato sette anni prima. È determinato a riportarla nel mondo che si era lasciata alle spalle, dove il denaro regna sovrano, la reputazione è tutto e la gente è disposta a uccidere pur di mantenere i propri segreti.
Nota dell’autrice: Questo è un romanzo d’amore dark, con contenuti sensibili e temi maturi che potrebbero mettere a disagio alcuni lettori.
“Stai ancora scappando da me, Jasmine?” Quella voce fin troppo familiare le risuonò nelle orecchie. Dio era maledettamente crudele. In tutti i diversi scenari in cui avrebbero potuto trovarsi l’uno di fronte all’altra, un corridoio d’ospedale deserto non le era mai passato per la testa. Nel migliore degli scenari, lei sarebbe stata a una festa, avrebbe avuto un aspetto favoloso e sarebbe stata al braccio di un uomo che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Invece, era vestita con una vecchia maglietta del college e dei jeans, non aveva un filo di trucco e non si era spazzolata i capelli prima di portare Kaia all’ospedale. “Fingere che io non esista non funzionerà.”
Sono trascorsi sette anni dal matrimonio di Jasmine e James Roth e cinque dall’ultima volta in cui si sono visti. La figlia di un magnate newyorkese e il titano che ha fatto fortuna per il globo, il cui nome e volto campeggiano sulle più famose riviste, sono adesso uno di fronte all’altra, in un Colorado sperduto dove lei è andata a trovare l’ex suocera. Jasmine lo guarda e sente ancora quel legame, indissolubile, scivolarle sulla pelle come un bisogno maledetto e impuro che si fa strada nelle vene e poi nel sangue. Corrotta fino al midollo da un sentimento che ha dovuto lasciar andare, non riesce a credere di trovarsi intrappolata nello chalet di Kaia a causa di una tempesta di neve. Roth, mai James perché nessuno lo chiama così, è una statua immobile eppure è presente a tutto, mentre sonda con gli occhi d’onice la donna, ricordando quella ventitreenne ingenua che per lui ha rotto un fidanzamento ed è stata allontanata dalla famiglia. L’incontro fortuito è solo l’inizio di una nuova travolgente cavalcata verso l’inferno per Jasmine, che ha ricostruito con dolore e fatica la propria vita. È riuscita dopo anni a recuperare il rapporto col padre, mantenendo comunque un distacco dalle sorellastre, e si è creata una carriera scrivendo sotto pseudonimo. I continui richiami ai suoi sogni, soprattutto nei flashback che costellano il romanzo, ce la mostrano come una ragazza prima e una donna poi, fermamente attaccata al mondo delle parole in cui ha scelto di immergersi, in contrasto con le aspettative di chi l’avrebbe voluta relegata a un ruolo marginale nella Hennessy & Co, oltre che moglie consenziente di un rampollo dell’alta società. Il romanzo inizia da qui, da questo rinnovato mescolarsi voluto dal destino e dal malore di Kaia, restituendoci lentamente il loro passato mentre scivola sul presente in cui entrambi sono antagonisti su una scacchiera lucida di rancore e odio. Poi c’è la paura, almeno da parte di Jasmine, che conosce perfettamente il ruolo che quell’uomo ha sempre rivestito e che ha plasmato il suo modo di essere, oltre che quello di vivere i propri sogni. Jasmine è in un momento molto delicato; ha da poco perso il padre a fatica ritrovato ed è ancora sconvolta da quello che lui le ha lasciato: la tutela e un’eredità incommensurabile, che lei non si sarebbe mai aspettata. In questo turbine di emozioni, la fuga in Colorado avrebbe dovuto essere una scappatoia per ritrovare una parvenza di pace, ma l’infarto di Kaia ha causato il ritorno di quel figlio che lei per prima non avrebbe pensato di rivedere. Lo scontro tra Roth e Jasmine è intenso, perché enorme è la portata del controllo psicologico che esercita ancora su di lei, nonostante non si siano più visti dal divorzio.
Emise un lamento assonnato quando lui la tirò contro il proprio petto e la abbracciò da dietro. “Tu alimenti i miei demoni” rantolò.
“Tu hai creato i miei.”
Tutto quello che riusciamo a intuire del protagonista lo vediamo attraverso gli occhi di Jasmine, lo sentiamo attraverso la sua reazione dolorosa innanzi all’impassibile freddezza di lui. Eppure, le poche volte in cui parla, le sue parole sono macigni che scivolano velocemente verso un dirupo senza curarsi di quanto distruggano al loro passaggio. Adesso entrambi si trovano a giocare una partita che di certo lei non si sarebbe mai immaginata di dover affrontare; Roth calcola tutto, sempre mille passi avanti, e ha trascorso gli ultimi anni a costruire un impero lontano dagli Stati Uniti dopo essere stato bandito dal suocero. Se Jasmine alla fine è riuscita a riavvicinarsi a Maximus, condividendo con lui alcuni mesi a Tuxedo Park nella residenza in cui è cresciuta dopo essere stata abbandonata dalla madre, Roth è sempre stato considerato il diavolo che l’ha irretita giovanissima, meritevole solo di veder fallire i propri successi grazie alle trame intessute da chi deteneva un enorme potere di persuasione politico e finanziario. Cosa cerca dunque il suo ex marito, una vendetta forse? Questa domanda è latente per tutto il romanzo, in cui il saliscendi emotivo diventa parossismo, soprattutto quando altri attori entrano in gioco. La Hennessy & Co non è stabile come sembra, perché alcune scelte sbagliate di Colette l’hanno condotta a vendere azioni che avrebbe dovuto tenere strettamente in pugno. L’altra sorella, Ariana, adesso pare volersi riavvicinare a Jasmine, dopo che entrambe hanno da sempre sminuito quell’intrusa così diversa da loro per stile, aspetto ed educazione. Senza considerare che non le hanno mai perdonato di aver gettato discredito sulla famiglia quando, sette anni prima, ha interrotto il fidanzamento perfetto con Ford scegliendo Roth. Nel primo volume non conosciamo le origini del loro rapporto, ma sappiamo solo che, a un certo punto, si sono conosciuti e Jasmine ha rivoluzionato la propria vita, trovando quell’ulteriore spinta per fuggire da un’implacabile gabbia dorata. Immaginiamo che a loro modo fossero felici, pur vivendo distanti, e sappiamo per certo che la parola “Amore” lui non l’ha mai pronunciata; siamo certi, perché è lei stessa ad ammetterlo, che lui la conoscesse meglio di chiunque altro e che, in un modo contorto, è suo il merito se Jas ha avuto il coraggio di perseguire i propri sogni.
Guardò le fiamme divorare i ceppi di legno. Lei era il legno. Lui era la fiamma. Dopo questo, sarebbero stati cenere.
Non ci sono mezze misure nel loro modo di stare insieme, come non ve ne sono negli intenti di un uomo che pare volersi vendicare di un torto, ma che in realtà osserva in modo attento per scardinare e ricostruire a proprio piacimento. Controllare tutti gli affetti di Jasmine significa riprendere il controllo su di lei; la donna sa che è inutile fingere di non sentire quella connessione così travolgente, che l’ha plagiata e modellata, spezzandola per darle una nuova forma che non ha il coraggio di riconoscere. Se il rapporto tra i due deve comunque far suonare campanelli d’allarme, è altresì vero che si tratta di un romanzo adatto a un lettore adulto o quantomeno consapevole. La relazione tra Jas e Roth è solo in parte improntata su una sorta di dipendenza, che comunque è reciproca, sul possesso e la rabbia; non ci sono dubbi che entrambi farebbero, come direbbe lei, la fortuna di molti psicologi, ma al tempo stesso Roth è complesso, ricco di sfumature tali che quando si rivelano la lasciano tramortita. Perché quei momenti di dolcezza inaspettati, che cadono come miele a lambire ferite mai rimarginate? Perché quella volontà ferrea di proteggerla a tutti i costi, dalla sua famiglia, da lui, da se stessa? Cosa prova davvero Roth? Non riusciamo a leggerlo, mentre con lei è più semplice nonostante la narrazione in terza persona; Jas è il punto focale delle relazioni e tutti si muovono intorno a lei, che è filtro di quanti la circondano e che si interroga incessantemente sui propri sentimenti e sul ruolo di Roth nella sua vita. Ma cosa nasconde l’ex marito? Perché è così deciso a riprendere il proprio posto accanto a lei, dopo anni di silenzio, e a salvare quel retaggio familiare che pare irrimediabilmente compromesso? E poi ci sono i dubbi, che si incastrano tra un silenzio e le urla, che scalpitano e al tempo stesso si ha timore di portare alla luce. Le sue sorelle adesso appoggiano il ritorno di quell’uomo che non avevano avuto alcun timore a distruggere e che ha più potere di chiunque altro; perché Jas ha la sensazione di essere una semplice pedina in un gioco al massacro molto più grande di lei? Cerca rifugio nella scrittura, per acquietare la propria anima, ma anche lo schermo vuoto del computer sembra deriderla in attesa delle prossime mosse. Bellissimi sono i passaggi in cui riflette sul proprio lavoro, strettamente interconnesso con la sua vita e la sua storia; impossibile non essere d’accordo quando ammette di non riuscire a incanalare il dolore nelle pagine, che da sempre sono state il suo modo di analizzare e vivere tutte le alternative possibili. E se poi c’è chi ottenebra la sua mente, nella vita reale, come può spingersi ancora più a fondo in quel sentimento senza uscirne distrutta? In bilico tra un’eroina involontaria e una vittima consapevole, compie le sue scelte e tenta di disconnettersi, di diventare quello che hanno sempre voluto da lei. Braccata, è un cerbiatto che affronta il lupo, senza comprendere che lei quel lupo l’ha voluto fin dall’inizio, esattamente come era, e che lui non ha mai mostrato niente se non il proprio vero volto, per quanto avvolto da segreti.
“Tu sei una Hennessy, erede di uno dei più grandi imperi del paese. Eri fidanzata con un Baldwin, un ragazzo d’oro cresciuto come te. All’esterno, la tua vita era perfetta, ma stavi cercando qualcosa. L’hai trovato in me.” Lui sollevò la testa e la guardò. “Mi hai dato quello che nessun altro mi ha mai dato.” “Cosa?” La mano di Roth le circondò la gola. “Mi hai accettato per quello che sono. Mi hai scelto quando nessun altro lo faceva.” Quando Jasmine cercò di ritrarsi, la presa sulla sua gola si strinse. “Mi hai dato tutto. Nessuno può competere con questo.” “Smettila, Roth.” Lui stava riaprendo vecchie cicatrici che non erano mai guarite del tutto. “Se ti fossi risposata, avrei distrutto tuo marito.”
Concepito come libro non autoconclusivo, il romanzo ci lascia con mille domande e i pensieri in tumulto. Scritto benissimo, in modo accattivante e con personaggi assolutamente multistrato che si alimentano l’un l’altro come benzina col fuoco, si lascia divorare con piacere, lasciando aperto il finale e piazzando sul palcoscenico molteplici figure secondarie più o meno rilevanti. Ve lo consiglio, Amici Magnetici? Assolutamente sì, e spero che ne apprezzerete gli aspetti più oscuri oltre a quelli luminosi, interconnessi in modo imprescindibile proprio come i protagonisti. Se la storia sotto alcuni aspetti può risuonare familiare, è innegabile che sia raccontata con maestria, coraggio, e con uno stile fluido che si fa a poco a poco sincopato, in accordo col battito nel petto di una donna in trappola, ma abbastanza onesta con se stessa da chiedersi se vi sia altro posto nel mondo in cui vorrebbe stare.
“Sei con me?” le chiese lui con voce roca.
“Sono sempre con te, anche quando non voglio” disse Jasmine fissando il volto di Roth, per metà immerso nell’oscurità.
“Questo è il tuo posto.”
Nessun commento:
Posta un commento