È la vigilia di Natale, le montagne del Südtirol sono spolverate di bianco e i piccoli chalet sono tutti illuminati in attesa di ospitare le famiglie riunite. Aurora, una scrittrice di thriller in erba, sta dando gli ultimi ritocchi al suo albero e si prepara a passare la serata di festa in solitudine, dopo il naufragio della sua ultima storia d’amore. All’improvviso, qualcuno bussa alla porta e Aurora si trova davanti Stefano, l’uomo per cui aveva una cotta al liceo e che poi aveva sposato la sua ex migliore amica. Guida alpina e insegnante di educazione fisica da schianto, Stefano è ubriaco nonché fresco di divorzio. Aurora dapprima non sa come comportarsi, poi, però, lo fa accomodare in casa sua. Tra confessioni, ricordi e rivelazioni, nel corso della notte più lunga dell’anno, Aurora e Stefano si raccontano e aprono il cuore l’una all’altro. E trascorrono insieme momenti di passione indimenticabili. Una volta passata la magia del Natale, Aurora e Stefano continueranno a frequentarsi o si diranno addio per sempre?
Di solito non amo le novelle, Amici Magnetici, ma sono felice di aver fatto un’eccezione. Questo piccolo gioiello è un toccasana adattissimo all’atmosfera festiva, lo possiamo intuire già dal titolo, ma in realtà ideale in qualsiasi periodo dell’anno. Sarà che io non faccio testo, la mia cronologia dei canali streaming denota la passione per i film natalizi anche ad Agosto, ma è giusto essere obiettivi quando hai tra le mani una finestra sulla pura evasione che, seppur breve, è molto accurata nella forma e nel contenuto. Innanzitutto la protagonista, Aurora, è un coacervo di insicurezze e idiosincrasie che te la fanno amare fin da subito. Vive in un piccolo cottage che ricorda tantissimo quello di Kate Winslet nel famoso film “L’Amore non va in vacanza” insieme a un gatto con evidenti turbe psichiche di nome Donato, in onore dell’omonimo e famosissimo Carrisi. Esce raramente di casa perché ha un lavoro che le permette di farlo, e gli sporadici momenti in cui si interfaccia con le altre persone convergono per lo più negli incontri col fidato corriere che le consegna i pacchi. Eppure, durante una tempesta di neve come da tempo non se ne vedevano in Alto Adige, la sera della Vigilia qualcuno bussa, entrando di prepotenza, metaforica e non, nel suo soggiorno.
Non aspettavo mai nessuno. Adoravo la solitudine in cui vivevo da undici mesi a quella parte. L’unica visita che ricevevo regolarmente era quella del corriere, quindi mi chiesi se quella povera anima sfruttata lavorasse pure alla Vigilia di Natale. Convinta di trovare Luigi, che arrivava sempre nei momenti meno opportuni, andai alla porta mentre riflettevo su quale fosse l’ordine in questione. Forse l’orologio a cucù trovato in un mercatino dell’usato online? Oppure quel delizioso scrigno porta rossetti in stile vintage?
Niente di più sbagliato, purtroppo per lei, perché il Natale ha lo strano vizio di portare con sé doni inaspettati e in questo caso anche abbastanza maldestri e alticci. Sull’uscio di casa, nel suo glorioso e oltre metro e ottanta di altezza, bagnato fradicio e mezzo assiderato, non vi è altri che Stefano Sanfilippo, professore di educazione fisica, suo ex compagno di scuola più grande di tre anni e, soprattutto, indimenticato primo e unico amore. Se Aurora ha programmato nei minimi dettagli una Vigilia in solitaria, ma arricchita di un’ottima cena e abbigliamento vintage adatto, Stefano è letteralmente scappato dal minuscolo appartamento dove vive da quando la moglie Cinzia se ne è andata. Ora c’è da dire che la signora in questione, per i motivi che a poco a poco si svelano nel libro, è certo qualcuno di cui fare volentieri a meno, ma il periodo specifico, i social impietosi che rimandano le di lei foto con la nuova fiamma, e il fatto di aver scelto di passare le feste da solo, non hanno di certo aiutato l’umore di quell’inatteso visitatore. Complice un momento di rabbia e un po’ d’alcool, dopo aver lanciato il cellulare nella neve, Stefano si è avventurato per una passeggiata, senza rendersi conto che la bufera sta aumentando di intensità mentre il gelo e il senso dell’orientamento confuso la fanno da padroni. La luce di un cottage in fondo a una strada è un barlume di salvezza anche se, dal momento in cui quasi sviene sull’ingresso davanti a una ragazza piccola come un hobbit, vestita elegante non fosse per i calzettoni di lana, il tempo pare fermarsi insieme allo stomaco quando si rimette in sesto. Aurora è diffidente per svariati motivi. Innanzitutto ha davanti a sé colui che, da adolescente, in un modo o nell’altro ha contribuito a indurirle il cuore. Complici la fine della sua relazione con l’insipido Fulvio e la mania del controllo che deve esercitare a ogni costo, vuole solo che quell’uomo se ne vada lasciandola al suo splendidamente organizzato programma per la serata.
Odiavo il contatto con gli esseri umani in generale, figuriamoci in occasione delle feste!
Moderna Sheldon Cooper declinata al femminile, Aurora ha abitudini maniacali da seguire per trovare il proprio angolo di paradiso. La casa perfettamente curata, i dettagli delicati e talvolta un po’ infantili, fanno però a pugni con i suoi gusti letterari. Quale sorpresa per Stefano scoprire che quella personcina che lo segue con lo sguardo severo, oltretutto in piena crisi da puntale storto dell’albero che troneggia nel soggiorno, come lui è appassionata di gialli e ha tutti i libri del suo scrittore preferito!
Non ero un gran lettore, ma era una mia fissa: mi piaceva conoscere i libri che leggevano le altre persone e scoprire i loro gusti.
Di ritorno da un necessario tour in bagno, dove scopre che è possibile ordinare i profumi in ordine di altezza e decorare con nastri i rotoli di carta igienica, la libreria lo chiama come un faro nella notte.
Tra gli italiani riconobbi Donato Carrisi e Giorgio Faletti, e poi Jo Nesbø, Stieg Larsson e Camilla Lackberg. Ancora John Grisham e Ken Follet. C’erano persino Tom Clancy, tutti i titoli di Stephen King e un intero piano della libreria dedicato ai gialli di Agatha Christie. Aveva anche una collezione di libri di Paul Dibettany: le indagini di Anna Foster mi appassionavano come nessun altro al mondo. Chissà perché li teneva nascosti dietro ad altri volumi? Aurora li possedeva tutti, persino l’introvabile primo volume in copertina rigida.
Il punto di vista alternato è lo strumento ideale per trasmettere le emozioni di entrambi; da un lato abbiamo Stefano, ospite indesiderato per motivi vari ed eventuali, oltre che invasore di spazio privato e distruttore di programmi. Dall’altro abbiamo Aurora, che lo guarda e non riesce a non vederello splendido ragazzino di cui si era perdutamente innamorata prima che la sua migliore amica, Cinzia, glielo portasse via. In tutto questo i continui flashback ci riportano agli anni delle superiori, alle scelte fatte e subìte, alle porte scorrevoli che impietose hanno decretato la mancata nascita di un amore. Aurora è realista e testarda, amante della propria solitudine e del ritmo calmo che ha assunto la sua vita, nonostante la ferita infertale dall’ex compagno col quale intuiamo avesse un rapporto molto tiepido. Stefano è invece esuberante, amante dei cani, della compagnia e della vita all’aria aperta, quanto di più lontano si possa immaginare da un ipotetico fidanzato. Ma cosa succede se, a un certo punto della serata, complice una bufera che non ne vuol sapere di smettere, una cena sopraffina e un po’ di alcool, un segreto molto speciale viene alla luce? Se quella voce a lungo inascoltata finalmente trova un interlocutore attento, sensibile, interessato a quello che ha da dire? Mentre fuori la neve continua a cadere, con buona pace del nasino di Donato che continua imperterrito a dimenticarsi dei vetri, le Yankee Candles spargono il loro profumo e le luci dell’albero ammantano tutto di polvere dorata, un problema è svelato e risolto, come in un lento corteggiamento che poco ha a che fare con le battute e molto con post it e blocchi per appunti dove riversare parole su parole.
«Perché hai iniziato a scrivere?». Prima di rispondere prese un sorso di vino, come se dovesse darsi coraggio. «Per la voce». «La voce?» «Non so se è colpa del mio timbro un po’ stridulo, o forse perché non sono molto alta, ma fin da quando ero bambina mi sono accorta che la gente tende a non ascoltarmi. Nelle discussioni mi basta che ci sia un’altra persona oltre al mio interlocutore, ed ecco che magicamente sembro sparire. Le mie domande cadono come foglie secche, anche se alzo la voce, anche se cerco di impormi. Nessuno sembra volermi ascoltare o seguire i miei consigli. Mi sono sempre sentita un elemento di arredo senza alcuna utilità». «Scrivendo, invece, sei riuscita a farti ascoltare».
Il motivo principale per cui ho divorato questa novella, a parte i personaggi splendidamente raccontati e l’atmosfera magica, è nel fatto di averla riconosciuta per quello che penso fosse nell’intenzione dell’autrice: uno splendido ringraziamento all’arte della scrittura, oltre che finestra aperta sull’universo difficile e meraviglioso di chi è in grado di creare mondi e storie che possano trascinarti, anche solo per poche ore, lontano dalla quotidianità. È un esercizio delizioso di meta scrittura dove le parole, siano esse stralci poetici scritti di getto per il ragazzo per cui hai una cotta, o una trama complessa da autore di bestseller, rivendicano il proprio posto nel cuore di chi le scrive e di chi le legge, senza sconti e con lo scopo ben preciso di rimanere impresse per sempre, come un amore che non muore (Come poteva un sentimento perdurare intatto negli anni, superando ostacoli, distanze e relazioni?), o un pezzo di carta dentro a un portafoglio. La bellezza genuina di Aurora sta tutta qui, nel suo essere speciale e consapevole, calma e al tempo stesso appassionata, sola eppure completa, anche se qualcosa si incrina davanti alla possibilità di toccare con mano quello che ormai non si è nemmeno più permessa di sfiorare. Sanno infatti di amaro le sue parole quando, lasciando intravedere quella crepa, riversa fuori l’amara constatazione di non essersi mai sentita abbastanza.
«Penso ai miei ventotto anni, alla mia vita chiusa in questa casa e al fatto che ormai è tardi per aspettarmi una seconda possibilità». «Io ne ho trenta e non penso proprio di essere da buttare». «Per gli uomini è diverso. Voi siete come il vino e migliorate più gli anni passano. Noi donne, invece, siamo come il basilico». «Il basilico?» «Se cogli le foglie di basilico per fare il pesto alla genovese, devi usarle in giornata, altrimenti diventano scure e amarognole e sono da buttare. E io mi sento da buttare, ormai».
Non voglio davvero dirvi altro, Amici Magnetici, perché rischierei di svelare troppo e né Aurora né Stefano meritano che io tolga loro la scena, oscurando i loro scambi sagaci e puntuali, le loro manie e imperfezioni. È una novella romantica, ma attuale, che ci parla su piani temporali sfalsati di dieci anni di tutto quello che accade alle vite di due persone che, in un modo o nell’altro, sono legate anche se non stanno insieme, anche se hanno perso molto tempo e molte occasioni. Scritta benissimo, con uno stile fluido e accattivante, è una carezza da regalarsi al sapore di Natale, che dà il meglio di sé letta a lume di candela o davanti al camino, vicino a un abete decorato e col profumo dell’inverno in sottofondo.
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