Hope
Ritrovarsi a pochi giorni dall’inizio del college senza un alloggio può essere considerato come l’ottavo girone dell’Inferno, soprattutto se l’unica scelta possibile è chiedere aiuto all’uomo che hai giurato di odiare in eterno: Bruce, la belva, Esposito, il quarterback che incendia gli stadi a ogni partita. Dividere l’appartamento con lui è come camminare su un campo minato… bendata. È solo per poco tempo, poi sarò libera. È solo un inconveniente, presto sarà tutto finito. Vivere con Bruce, però, mi mette davanti alle mie emozioni più profonde. È scorbutico, di poche parole e schivo, ma ha il potere di incendiarmi le vene e non so se riuscirò a smorzare l’attrazione che provo per lui.
Bruce
Allontanarmi da Hope è stata l’unica scelta possibile e lo rifarei altre mille volte se servisse a proteggerla da me. Quindi non mi sarei mai aspettato la sua telefonata. Non importa quanto ardentemente la desideri e la respinga allo stesso tempo, una cosa è certa: non posso tirarmi indietro, non quando ha bisogno del mio aiuto. Accoglierla in casa, però, mi mette in una situazione difficile e pericolosa perché Hope rappresenta tutto quello che voglio ma che non posso avere. Sono più grande di lei quindi, in teoria, dovrei essere anche più saggio, ma non è così. Vivere sotto lo stesso tetto e non poterla toccare sarà la sfida più difficile della mia vita. La voglio. La desidero più di ogni altra cosa al mondo. Più della vittoria al Super Bowl. Non mi resta che giocare la partita col destino, sperando di non distruggerci a vicenda.
«Hope Alberty è una mosca bianca e la sua diversità è quello che, più di tutto, mi piace di lei.»
Eh sì, lo sa bene Bruce Esposito, che con lei è cresciuto, anche se più grande di circa dieci anni. In quella grande famiglia allargata, composta dai suoi genitori e dagli ex compagni di squadra di suo padre, infatti lui ha ritrovato se stesso: introverso, ferito e reduce da anni traumatici nella sua famiglia adottiva, Bruce è cresciuto circondato dall’affetto di quelle persone unite non da legami di sangue, in cui Hope ha rappresentato sempre quello sguardo, quella consapevolezza in più.
La loro è stata un’amicizia che nel tempo lei ha capito essere molto di più, e per questo, quando si ritrovano sotto lo stesso tetto, le cose si complicano non poco.
«È la mia ossessione. Ossessione, sì, perché da quando ci siamo baciati mesi fa non sono riuscito a togliermela dalla testa.»
Testarda e determinata, Hope riesce poco alla volta ad avvicinarsi a lui, condividendo i suoi incubi, le sue ferite dopopartita, offrendogli quella premura dettata da un amore diverso, pieno e forte.
Sconfitto nelle sue convinzioni, Bruce accetterà quell’iniziale attrazione attraverso la fisicità del corpo, per poi capire che le sue difese con lei non servono.
La differenza tra i due protagonisti è evidente nella lettura, dovuta alla differenza di età, ma anche alle scelte fatte, e la Catocci, sempre attenta e rispettosa dei suoi personaggi di carta, riesce anche stavolta a darne una quadro completo e interessante.
«Lei è il salvagente in un mare di tempeste. Non mi lascia annegare.»
Si intravedono i probabili protagonisti del prossimo volume, ma un posto d’onore spetta sicuramente a Zane, il miglior amico di Bruce, che riesce a essere un coprotagonista davvero interessante.
Questo volume, come il precedente, può essere letto del tutto indipendentemente; abbiamo, inoltre, due epiloghi avanti nel tempo, segno caratterizzante di questa serie.
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