Ingredienti
Prendete un uomo che sia arrogante, maschilista e pieno di sé. Meglio se è un avvocato divorzista.
Sminuzzatelo e tenetelo da parte.
Unite una donna che sia istintiva, romantica e sboccata. Meglio se è una terapista di coppia.
Sminuzzate anche lei.
Mescolateli insieme con vigore. Non preoccupatevi se all'inizio i due si respingeranno, è normale.
Annaffiateli pian piano con del vino, fino a quando non vi sembrerà che lo abbiano assorbito per bene. Poi aggiungetene ancora, giusto per essere sicuri.
Non usate pepe o sale, i due ne rilasciano già in abbondanza allo stato naturale.
Bagnateli di lacrime, ma solo di tanto in tanto.
Cuoceteli a fuoco lento, tenteranno ancora di slegarsi, però voi non perdete la speranza.
In forno a temperatura massima, fino a che non diventano una cosa sola. Devono essere cotti e inseparabili.
Infine, tirateli fuori dal forno e con cautela capovolgete la teglia.
Il risultato? Dipende dal destino. Perché nessuno conosce la ricetta del vero amore. Trovarlo è sempre una sfida. E Markus e Kara dovranno scoprire da soli se sono in grado di vincerla.
Cosa succede quando due persone, con personalità, carattere e convinzioni completamente opposte collidono? Succede che si scontrano respingendosi, oppure, come nella deriva dei continenti i due pezzi finiscono per adattarsi e combaciare formando un nuovo continente colmo di nuove possibilità.
Kara Spencer e Markus Holstein lavorano sui lati opposti della barricata, lei le coppie cerca di farle restare insieme, lui invece di separarle per sempre. Terapista di coppia lei e avvocato divorzista lui praticamente due binari paralleli destinati a non incontrarsi mai, se non fosse che il fato trama contro di loro. In realtà il destino assomiglia molto agli ultimi loro assistiti che complici una (o molte) bottiglie di vino li sfidano a provare sulla loro pelle la vera vita matrimoniale. Davvero è inoppugnabile la loro filosofia del: prima prova poi consiglia, tanto che i due finiscono sposati prima che la notte volga al termine.
C’è qualcosa nella sua sfacciataggine che m’impedisce di voltarmi dall’altro lato e farmi scivolare addosso le sue accuse. Possiede un che di irritante, che mi fa venire voglia di grattare, grattare e grattare ancora. Provocarlo di più, per capire dov’è in grado di arrivare e poi, magari, alla prima occasione, sbam! Schiacciarlo come un insetto. Batterlo, vincerlo, sopraffarlo. Soprattutto vorrei togliergli quel fastidioso, subdolo sorrisetto dalla faccia.
Obbligati loro malgrado a restare insieme per un anno e a vivere una vera vita matrimoniale, avranno modo di scoprire molto l’uno sull’altra e quella che inizialmente sembrava una distanza incolmabile ogni giorno si riduce. Ognuno di loro si rende conto che nel nascente rapporto con l’altro, per quanto forzato, trova un modo nuovo di considerare i rapporti. Kara che ha da sempre vissuto in un mondo dove la famiglia e gli affetti rivestono un ruolo essenziale è in grado di trasmettere a Markus un senso di appartenenza e famiglia che lui non ha mai provato, anche in considerazione dell’algida e distaccata madre che si ritrova. Dal canto suo Markus invece è in grado di dare a Kara il coraggio e l’appoggio che le occorre per perseverare nelle sue scelte private e professionali che l’hanno portata tanto lontano da casa e dalle sue certezze.
“Quando il diavolo ti accarezza, vuole l’anima…” mormoro, sospettosa. “Forse. O forse il diavolo è contento di avere al suo fianco una persona diretta, che ride quando ne ha voglia, mangia quanto le pare e, anche quando sbaglia, non si nasconde dietro patetiche scuse. È rinfrancante.”
Dopo due anni di assenza è un piacere per me ritrovare questa autrice, quello che ci ha riservato è un libro veramente interessante che ci proietta nel classico trope dell’enemy to lover, ma con elementi del tutto innovativi. Innanzi tutto, i due protagonisti: Kara cresciuta con principi e modi di una lady vittoriana con un solido concetto di famiglia come luogo di protezione e cura da cui però scappa per crearsi una vita indipendente. Il cordone ombelicale che mantiene con il suo passato lo si denota dalla sua casa arredata con mobili provenienti dritti dalla magione di famiglia, dal suo modo di vestire a tratti bizzarro e dai suoi modi eleganti e affabili. È anacronistica e moderna allo stesso tempo.
Markus è stato cresciuto da una madre anaffettiva e ambiziosa che ha trasformato il figlio nel suo personale progetto di successo, spingendolo a primeggiare nel lavoro e nella vita, quasi una compensazione della vita da lei vissuta e che tiene tenacemente nascosta.
Il figlio non è legame, non è attaccamento, è solo un burattino da manovrare a suo piacimento, che la gratifica e la compiace, tanto che, quando Markus dirotta le sue attenzioni altrove, quando scopre attraverso Kara il vero significato di famiglia, non esita a tradirlo e a colpirlo in maniera feroce.
Emblematica la conclusione della storia di questa donna, triste quasi come la vita che ha scelto di vivere. La differenza tra Markus e la madre sta nella capacità di comprensione, lui sceglie diversamente, sceglie di dare priorità a quei sentimenti che la madre gli ha sempre insegnato solo a condannare e combattere.
Com’era la mia vita, prima di Kara? Piena, certo. Soddisfacente, sotto molti punti di vista. Ma era la vita che volevo? Non faccio che chiedermelo. Ogni mia convinzione si sta dimostrando apparente, superficiale, quando non proprio errata. Più sto con lei, più voglio stare con lei. Voglio che mi prenda in giro, che mi sgridi, che mi tenti. Voglio che continui a stupirmi come fa da quando la conosco. Voglio che mi voglia, come poco fa, fino a farsi mancare il fiato e farlo mancare a me.
L’idea di calare la famiglia di Kara in un’altra epoca mi è piaciuta molto, vivere la loro quotidianità è stato come partecipare a un vero weekend regency fatto di carrozze e corsetti, di abiti vaporosi e nobiltà in un’epoca in cui ancora i legami tra parenti avevano una valenza, più della ricchezza (anche se quella non manca di certo) e più dell’arrivismo e della smania di successo e carriera.
È comunque stimolante l’idea di spogliarsi letteralmente degli abiti e delle abitudini moderne calandosi in un contesto dove davvero si dà importanza alle cose che contano e alle persone che si amano. Un mondo al di fuori del mondo che molti vorrebbero sperimentare almeno una volta.
Cari Magnetici, se ancora non avete fatto la conoscenza di questa autrice vi consiglio di rimediare al più presto magari iniziando proprio da questo libro.
“Sei sicuro di volerlo?” insisto, spinta dalle mie ultime insicurezze. “ I do.” Lo voglio, dice. E lo fa con una tale convinzione, una tale gioia nella voce, che ogni nostro problema, ogni incomprensione finisce nel dimenticatoio. Perché finalmente possiamo riconoscere di non essere perfetti. E ci sta bene comunque. Anzi, molto più che bene.
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