Viola Brunello ne ha abbastanza degli uomini. Soprattutto di quelli che pensano di poter sfruttare la sua brillante intelligenza per i propri scopi. Avvocato d’affari e con uno studio avviato da poco, Viola non vuole perdere tempo a inseguire sogni romantici che in fondo al cuore ritiene del tutto irrealizzabili. Preferisce concentrarsi sulle sfide lavorative e sulla sua famosa “lista”, quella che ha compilato in una serata dall’elevato tasso alcolico. Sebbene l’idea sia nata per caso, ben presto Viola si lascia entusiasmare dall’idea di eliminare tutti i punti della sua “bucket list”: è così che decide di buttarsi in avventure che non pensava potessero proprio fare per lei… Una cosa è certa: le sfide filerebbero più lisce se Lorenzo Vailati, uno dei partner di una società che le ha da poco affidato un incarico, non avesse scoperto a sua volta il contenuto della lista e non ne fosse rimasto intrigato. Perché Viola ne ha abbastanza degli uomini. Di tutti, ma soprattutto di quelli come Lorenzo.
Se c’è qualcosa che si impara con gli anni–ed essendo io pericolosamente vicina ai quaranta, dovrei aver ormai compreso la lezione–è a non esagerare con le ammissioni. Anzi, a evitarle, se possibile. Specialmente nei momenti in cui ci si sente sospettosamente soddisfatti.
Viola Brunello è la nostra Beatrice, cari amici Magnetici, e voi direte, ma è impazzita?
No, non lo sono, perché se avete una minima conoscenza di Shakespeare, quel “Molto Rumore per Nulla” vi risuonerà straordinariamente familiare, non solo per il modo in cui il titolo del romanzo ci gioca, ma per come si intersecano situazioni ed eventi. Chi ha letto la commedia inglese sa che le dinamiche tra i due protagonisti, Beatrice e Benedetto, sono divertenti, caustiche e assolutamente fuori luogo in un contesto “più alto”; le loro schermaglie rappresentano la struttura portante del libro ed ecco che qui, allo stesso modo, Viola e Lorenzo diventano i pilastri del racconto, nonostante siano circondati da comprimari all’altezza delle loro straordinarie personalità. Così distanti da essere agli antipodi, si ritrovano a collaborare per un progetto ambizioso di espansione dello studio di Lorenzo; cosa può esserci di più saggio che portare un’avvocatessa come Viola in visita presso una cantina di cui potrebbe essere un ottimo affare acquistare delle quote? Non è forse quello che serve per allargare il proprio portafoglio azionario e diversificare, parola d’ordine nel campo degli affari? Poco importa se i due non si sopportano, perché come accade tra le vigne shakespeariane, adesso entrambi si mettono in gioco, addirittura trovando un escamotage per passare del tempo insieme. E forse è proprio quel paesaggio morbido e colorato dagli sprazzi del tramonto a spostare l’asse su cui si poggiano tutte le certezze, forse è proprio quello che ci vuole per stilare un’improbabile lista di desideri che potrebbe davvero essere quanto di più lontano esista dalla donna pragmatica che si è ridotta a comprare tutto in serie per mancanza di tempo e di interesse. E se quella lista finisse nelle mani sbagliate? Che cosa accade se chi è destinato a essere solo un collega diventa l’unica opzione in una possibile amicizia?
La lista di Viola
• Liberarsi una volta per tutte dei fondi di bottiglia che gli altri chiamano occhiali
• Andare al cinema da sola senza vergogna
• Imparare a guidare una moto
• Saltare da un aereo con il paracadute
• Indossare un vestito corto e rosso (molto corto e molto rosso)
• Baciare uno sconosciuto incontrato in un bar
• Stare fuori tutta una notte e veder sorgere l’alba
• Ballare sui tavoli
• Visitare Petra
• Volare in mongolfiera
• Dire a qualcuno «Ti amo»
• Mandare messaggi sexy a un uomo
• Fare la differenza nella vita di qualcuno
È una lista bellissima, non siete d’accordo? Sembra semplice, ma non lo è, soprattutto per chi ha vissuto tutta la vita impostando il pilota automatico. Viola è disillusa, profondamente autocritica, ma in grado di prendersi in giro come pochi, certa di non essere niente d’interessante se non in ambito lavorativo, dove tutti gli sforzi si concentrano per portare avanti il progetto di essere l’unico capo di se stessa. Delusa dal passato e da una relazione tossica finita male, Viola rappresenta la fragilità e al contempo la durezza che è necessario mostrare al mondo esterno per sopravvivere in una vasca piena di squali. In fin dei conti non ha bisogno d’inutili zuccheri aggiunti, perché il caffè è una sorta di metafora della vita: l’amaro si sente solo finché non ci si fa l’abitudine. In fin dei conti l’esperienza ha quasi sempre quel retrogusto amaro, ma fortifica. Concentrata su questo, Lorenzo non può che rappresentare tutto quello da cui sa di doversi tenere lontana. È bellissimo, affascinante, bravo nel proprio lavoro ed è gentile; la sfida con la propria presenza e l’elegante insistenza con cui, complice un fortuito sbirciare a quel foglio imbarazzante e segreto, si propone come aiutante perfetto per la realizzazione del maggior numero possibile dei punti della sopracitata lista. È lui che, nemmeno in modo troppo consapevole, la spinge a vedersi con occhi nuovi, mettendosi in gioco con una connessione unica, dove i sentimenti iniziano a fare capolino, ma ancora sono troppo timidi per uscire allo scoperto. E c’è sempre quel muro dietro cui nascondersi, che Viola trova rassicurante anche se inizia a scricchiolare; «Vailati, io sono una zitella sfigata. Che razza di amica posso mai essere per te?» «E io sono un vanesio buono a nulla, no? Che razza di amico vuoi che sia per una donna intelligente come te?».
Perfette antitesi in un’altrettanto perfetta danza, tra battute dissacranti e momenti di inspiegabile dolcezza, l’autrice ci regala un piccolo gioiello ricco di emozioni, divertimento e introspezione. Tutti i personaggi che si muovono nell’universo dei protagonisti entrano in scena con tempi perfetti, non hanno mai un cedimento, rendendo la lettura piacevole e portandoti a desiderare di averne sempre di più. Se Viola si fa amare a prescindere, Lorenzo non è da meno; i loro messaggi e il loro avvicinamento è un caldo abbraccio che ci fa compagnia mentre le pagine scorrono imperterrite. Se da un lato apprezziamo lo studio degli argomenti trattati, siano essi legati all’attività della vigna di cui si occupano, o gli aspetti legali e commerciali su cui discutono, dall’altro non vi è pesantezza, e le scene si susseguono come una rappresentazione teatrale di tutto rispetto. Non me ne voglia Shakespeare, ma il titolo azzeccatissimo non può non farci pensare a quella coppia così bella e vivace che da secoli ci rallegra, in un crescendo di imprevisti e battute mordaci, con una protagonista in stato di grazia che trova nel suo antagonista lo stimolo perfetto per crescere e uscire dal proprio guscio. Quindi leggetelo, amici Magnetici, e sarà come ricevere una carezza in un momento di sconforto; allevierà il grigio del quotidiano per spingervi a tentare quel salto da un aereo e vedere il mondo nella vastità che fa paura ed eccita al tempo stesso. Vi terrà la mano mentre contemplerete meraviglie sconosciute dall’alto di una mongolfiera che, adesso, è solo un trampolino di lancio verso nuove, innumerevoli ed esaltanti sfide.
«Poche cose sono meno attraenti di una persona che non sa cosa desidera…». Il problema non sta tanto nel saperlo, ma nell’ammetterlo. Lo so io, e lo sa anche la vecchietta che mi siede di fronte. «Lo sa perché tentenno, vero? Perché con le altre donne è sempre stato tutto facile. Con Viola, invece, non c’è una sola cosa che sia facile. Nulla. Con lei è difficile persino prendere un caffè». La signora sorseggia con maestria il suo drink.
«Uomini… Dovete decidere una buona volta se volete le cose semplici, oppure quelle stimolanti».
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