martedì 5 settembre 2023

Recensione a "Per sempre nel tuo cuore" di B. Celeste

 


Genere: Romance
Editore: Newton Compton Editori
Data d'uscita: 5 Settembre 2023
Pagine: 382
Prezzo: eBook 5,99 - cartaceo 9,40

 
 
 
 

Emery Matterson non è un’adolescente come tutte le altre. Da quando ha perso la sorella gemella per colpa di una malattia, è come se il suo cuore fosse spezzato a metà. Lo stesso dolore ha devastato l’animo dei suoi genitori e distrutto la famiglia. Il padre se n’è andato, e per dieci anni Emery si è tenuta lontana da lui, fino a quando non ha scoperto di avere la stessa malattia di sua sorella. Nel tentativo di proteggere la madre, sceglie di trasferirsi nella casa della nuova famiglia di suo padre. Emery è decisa a rimanere chiusa in sé stessa, sola con i suoi amati libri. Ma non ha fatto i conti con Kaiden Monroe. Per la prima volta, stando vicina a quel ragazzo, riesce a sentirsi normale. Continuamente punzecchiata, messa alla prova, desiderata, protetta... amata. Insomma, viva. Emery ha imparato che tutte le cose belle finiscono. Ma gli occhi profondi di Kaiden potrebbero convincerla che è arrivato il momento di dare ancora un’occasione alla vita e lasciarsi sorprendere.
 
 
 
 
 
 
 

Ci sono libri, Amici Magnetici, che hanno bisogno di essere scritti e che noi dobbiamo leggere, perché nel farlo scopriamo un pezzo di noi stessi, quello che tendiamo a nascondere, che a volte ha troppa paura di porsi delle domande. Questo avrebbe potuto essere “solo” un romanzo su una malattia cronica, il lupus in una forma debilitante e devastante, ma si rivela un percorso di forza, accettazione, coraggio e soprattutto curiosità nei confronti della vita.

Quando a Lo fu diagnosticato il lupus, era troppo tardi per salvarla. La malattia l’aveva divorata in ogni sua parte: corpo, pelle e organi. Nonostante tutti gli sforzi della mamma per cercare di tenerla sotto controllo, non c’era più nulla da fare. Logan è morta nel sonno.
Succede lo stesso quando guarda me, perché Logan Olivia Matterson era la mia gemella. Ogni tratto dei nostri bei visi era identico, perfino il nasino alla francese e le labbra a forma di cuore. Avevamo gli stessi capelli biondo cenere e gli occhi verdi della mamma, anche se ho sempre pensato che quelli di Lo fossero più belli.

 
La protagonista è Emery, giovane adolescente che decide di lasciare la casa dove ha vissuto con la madre e la nonna per trasferirsi dal padre. Non si frequentano da anni, da quando lui ha lasciato la famiglia un anno prima che Logan morisse, eppure è una decisione necessaria, dettata dalla consapevolezza che quella mamma distrutta non riesce a guardarla senza vedere il volto della gemella. Emery auspica un nuovo inizio per entrambe, perché non vuole più vedere quegli occhi verdi farsi dorati di lacrime, non vuole più sentirsi chiamare col nome sbagliato. Come un fantasma di dolore, cerca di abituarsi alla nuova vita che si è scelta: una casa tutta da scoprire dove non vi è un altro letto vuoto che la guarda, una scuola dove non conosce nessuno se non il fratellastro Kaiden appena acquisito, e poi Cam, la nuova moglie del padre, che tutto è fuorché la matrigna cattiva delle fiabe. È lei che, con dolcezza e premura, affronta la caduta dei capelli sul cuscino che annienta Emery più del dolore cronico, più della consapevolezza di non poter fare tutto quello che le ragazze della sua età dovrebbero poter fare. E se a scuola sceglie di passare il più possibile inosservata Kaiden, all’ultimo anno, ne è il re assoluto e incontrastato. Campione di lacrosse e desiderio nemmeno troppo inespresso della maggior parte della popolazione femminile, è un muro superbo contro cui si scontra la timidezza della protagonista, che desidera solo poter studiare in pace e continuare a prendere buoni voti, nonostante quello dell’università sia un sogno lontano e inafferrabile. Il rapporto con Kaiden è il punto nevralgico del romanzo, sia per come si evolve sia per come la relazione tra loro prende forma e si consolida, anche se fin dall’inizio lo scontro è quasi aperto, se solo Emery ne avesse le forze.
 
«Per come la vedo io, siamo costretti a stare insieme. Non ho intenzione di non dire ciò che penso per evitare di urtare i tuoi sentimenti». 
 
Annebbiato dalla rabbia per il suo passato e soprattutto per quanto successo con il padre, Kaiden è il primo a essere sfuggente in questa nuova soluzione familiare, non tanto perché adesso vi è un’intrusa in più, quanto perché non ha alcun interesse a prendere parte alle dinamiche della casa, soprattutto se coinvolgono Cam, che chiama per nome e con cui non ha in concreto alcun rapporto. Emery è solo un’ospite cui ha ceduto la propria stanza, ma per il resto si guarda bene dall’intrattenersi con tutti loro più del dovuto. È una barca allo sbando, preda dei venti della propria insofferenza, ma a poco a poco, pur non sapendo nulla della malattia, inizia a guardare la sorellastra in modo diverso. Certo è bellissima, nonostante faccia di tutto per non apparire, ed è anche molto distaccata e distante; eppure quello che cela lo attrae e lo spinge a fare terra bruciata intorno a sé delle ragazze che fino ad allora hanno fatto parte della sua infinita sfilza di conquiste. Non solo, minaccia tutta la scuola di non darle il tormento in alcun modo, perché solo lui è autorizzato a farlo. E lo fa davvero, almeno all’inizio, con i suoi modi rudi mescolati ad incomprensibili gesti di tenerezza. Non sa, ma sente che quella ragazza ha qualcosa di diverso, adesso che oltretutto cerca di riavvicinarsi ad un padre da cui si è sentita abbandonata.
 
«È proprio questo il punto, Topolino. Non ho mai voluto una sorella. Tanto meno una persona a pezzi come te».
 
E per quanto tentino entrambi di rimanere ai lati opposti della barricata, alla fine Emery deve aprire a quell’amico che sembra percepire tutti i suoi cambiamenti di umore, che le tiene la testa mentre vomita e che involontariamente le lascia segni addosso quando a malapena la sfiora. Lui merita di conoscere il suo dolore.
 
La malattia cronica lascia poco spazio alla tranquillità. Avere dei giorni “buoni” non significa che il dolore sia sparito, ma solo che non è così evidente, come un arto mezzo addormentato che comunque continua a funzionare. I giorni in cui ho energia possono finire di punto in bianco senza nessuna ragione, se non per i capricci del destino.
 
Il modo lucido in cui Emery parla della propria condizione arriva dritto al cuore senza deviazioni: non vi è un cedimento, un attimo di debolezza nella scrittura, nessun accenno di compassione. Non vi sono nemmeno inutili e forzati tentativi di auto convincimento: Emery sa che deve combattere e lo fa con tutte le forze che ha a disposizione, ma non può creare quello che non possiede. Definisce il proprio corpo in modo talmente crudele da fare male, promemoria per coloro che non sanno cosa significhi convivere con un mostro spesso invisibile e dunque difficile da stanare.
 
Sono la mia stessa arma, un incubo che vive nella realtà. Non è una cosa che posso controllare, e lui non ne ha idea. Non credo che avvicinarsi a lui serva a qualcosa, che sia per amicizia o meno. Se sta ancora combattendo con la morte di suo padre, cosa gli provocherebbe la mia? Non sono sicura di volerlo scoprire. Per una volta vorrei vedere gli occhi dorati e tristi della mamma invece di quelli di Kaiden Monroe. Vorrei ascoltare la risata cristallina di Lo invece delle parole roche di Kaiden. I desideri però non si avverano, perché questa non è una favola. È la realtà. E la realtà è una ....... senza cuore.
 

È questa la forza di Emery, che si mescola a quella di Kaiden che diviene il suo complementare, la parte essenziale di tutto quello che fino ad allora non ha mai provato e vissuto. Come può essere sbagliato perseguire la vita quando questa sembra volerti sfuggire dalle mani in modo atroce? Emery non è insensibile, anzi, è stravolta dai dolori e dalle medicine che è costretta ad assumere. Non si tratta tanto di quello che è visibile quanto di quello che la divora, nel corpo e nell’anima, spettatrice di un evento che sa di inevitabilità. Eppure la consapevolezza di un percorso che sembra già scritto non le preclude il desiderio di assaporare l’emozione di riconciliare quello che sembrava perso per sempre, di fare il tifo alle partite di Kaiden, di provare a ricucire rapporti ormai destinati al silenzio. E questo è uno degli insegnamenti più belli che ci lascia questo romanzo. Vi consiglio di leggerlo? Assolutamente sì, per vari motivi. Innanzitutto è scritto benissimo e il ritmo non perde mai un colpo; nonostante le condizioni altalenanti di Emery, la sua ferma pazienza e incrollabile volontà dettano le regole per la partitura. Non vi sono silenzi se non quelli, mai vuoti, che si regala quando riflette su quanto accade intorno e dentro di sé. I personaggi secondari s’incastrano in modo ineccepibile, sferzando la tela del racconto con i loro colori unici: su tutti, una menzione particolare spetta a Cam e alla nonna di Emery, due donne fortissime che segnano in modo diverso la vita della giovane. È Cam, in particolar modo, a regalarci quelle parole che hanno continuato a risuonarmi in testa come una poesia triste; a lei, madre non riconosciuta, appartiene quel calore che ha saputo trasmettere a questa figlia tutta nuova e spezzata.
 
«Le perdite non si superano mai del tutto», mi dice Cam mentre ci avviciniamo all’entrata del salone. Le vetrine sono alte dal pavimento al soffitto, con due ampie porte al centro su cui sono stampati in bianco gli orari del negozio. «Le assorbiamo finché non ci trasformano in qualcuno di nuovo. Come ogni creazione, ci vuole tempo».
«Che creazione?»
«Un capolavoro».

 
Non a caso le ho scelte, perché a mio avviso in esse è racchiusa l’anima stessa del romanzo. Chi dice che i libri non hanno un’anima non sa cosa significhi sentirseli sulla pelle o scorrere nelle vene, rampicanti silenziosi che ci donano un immenso potere di evasione e comprensione. Ebbene questo romanzo ne ha una grandissima, luminosa, e credo che un ringraziamento speciale all’autrice sia dovuto. Grazie, per averci donato un viaggio meraviglioso, dove sorrisi e lacrime si mescolano in un arcobaleno molto speciale. Hai dato voce a chi non ne ha e a chi combatte per veder riconosciuto quello che spesso viene travisato, sottostimato o persino ignorato. Emery ha combattuto come molte ragazze ancora oggi continuano a fare, quando il malessere che sentono sembra vero solo per loro e viene liquidato come un problema legato all’età, allo stress, ai disturbi alimentari, a una disperata richiesta di attenzione. Tutto lecito, sia chiaro, ma lei incarna alla perfezione chi rivendica il diritto a un dolore reale, lacerante e senza mezzi termini. A tutte le Emery là fuori, un abbraccio speciale. Non siete sole: la vostra storia, magari diversa, è proprio qui, in queste pagine, per ricordarvi che l’amore in tutte le sue forme non deve esservi negato, mai, per nessun motivo.
 
La forza non ha una definizione. Ce l’abbiamo tutti. Magari non pensiamo di averla perché è sepolta sotto strati di dolore, depressione e ansia. La verità è che non si sa mai quanto si è forti finché essere forti non diventa l’unica scelta possibile.
 


 

 
 
 
 
 
 
Grazie alla CE per averci fornito l'eBook
 
 
 
 
 
 

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