sabato 9 settembre 2023

Recensione a "Matrimonio di convenienza" di Felicia Kingsley


 

Genere: Commedia Romantica
Editore: Newton Compton Editori
Data d'uscita: 13 Aprile 2017
Pagine: 414
Prezzo: eBook 2,99 - cartaceo 3,70

 
 
 
 

Jemma fa la truccatrice teatrale, vive in un seminterrato a Londra e colleziona insuccessi in amore. Un giorno però riceve una telefonata dal suo avvocato che potrebbe cambiarle la vita: la nonna Catriona, la stessa che ha diseredato sua madre per aver sposato un uomo qualunque e senza titolo nobiliare, ha lasciato a lei un’enorme ricchezza. Ma a una condizione: che sposi un uomo di nobili natali. Il caso vuole che l’avvocato di Jemma segua un cliente che non naviga proprio in acque tranquille: Ashford, il dodicesimo duca di Burlingham, è infatti al verde e rischia di perdere, insieme ai beni di famiglia, anche il titolo. Ashford è un duca, Jemma ha molti soldi. Ashford ha bisogno di liquidi, Jemma di un blasone… Ma cosa può avere in comune la figlia di una simpatica coppia hippy, che ama girare per casa nuda, con un compassato lord inglese? Apparentemente nulla… Il loro non sarà altro che un matrimonio di convenienza, un’unione di facciata per permettere a entrambi di ottenere ciò che vogliono. Ma Jemma non immagina cosa l’aspetta, una volta arrivata nella lussuosa residenza dei Burlingham: galateo, formalità, inviti, ricevimenti e un’odiosa suocera aristocratica. E a quel punto sarà guerra aperta…
 
 
 
 
 
 
 

Io voglio al mio fianco un uomo che mi adori, voglio essere la luce dei suoi occhi, non il dito nel suo occhio. Sì, perché Ashford mi ha fatto sentire così: inutile, indesiderata, superflua e fastidiosa. Sogno un uomo per il quale essere indispensabile, come l’aria che respira. Io voglio Reth che salva Rossella O’Hara in pericolo; voglio Jack che annega per Rose; voglio Romeo che si avvelena per Giulietta. Io voglio la favola. L’ho sempre voluta e so che se non smetto di crederci, alla fine la avrò.

 

Peccato che tutto non vada proprio come previsto, quando invece di un ennesimo ballerino fedifrago la strada di Jemma incrocia quella di Ashford Parker, duca di Burlingham, membro della Camera dei Lord e molto,  molto vicino alla famiglia reale come rango nobiliare. Non fosse per il piccolo particolare dei debiti che affossano Denby Hall e un avvocato in comune, probabilmente questi due pianeti appartenenti a galassie inconciliabili non si sarebbero mai sfiorati, ma si sa, il destino si diverte a modo suo e l’inferno è lastricato di strampalate proposte che un intrepido legale può trovare per risolvere due problemi in un colpo solo. Jemma ha ereditato, alla morte della nonna Catriona, un ingente quanto incalcolabile patrimonio; conditio sine qua non per entrarne in possesso è il matrimonio con un rampollo di nobili origini. La nonna non ha mai perdonato alla figlia Carly di aver scelto una vita da hippie allontanandosi dai propri doveri, dunque ha saltato una generazione nominando unica beneficiaria la nipote, con cui i rapporti erano scarsi e tutt’altro che affettuosi. Controparte recalcitrante è un duca bellissimo e oltremodo sprezzante; single convinto e già con una Duchessa di troppo nella vita, la madre Delphina, non può accettare che la soluzione al tracollo finanziario della tenuta dipenda da quella ragazza che, durante il primo incontro, scambia addirittura per la cameriera. Il modo in cui i due protagonisti si relazionano fin da subito promette le scintille che coloreranno poi tutto il romanzo.

E se Denby Hall, con la sua magnificenza, è un posto ameno rispetto alla Londra confusionaria, ma calda che Jemma conosce, sarà proprio lì che nuovi personaggi arricchiranno la sua vita, senza contare che quella porta divisoria tra gli appartamenti dei coniugi sempre più spesso non sarà chiusa a chiave. Il percorso che Jemma decide di intraprendere ci ricorda i romanzi ottocenteschi, ma qui abbiamo una marcia in più, data dalla contestualizzazione moderna di questa fiaba contemporanea. La protagonista ha tutte le qualità per autodeterminarsi, nonostante le circostanze sfavorevoli, e decide di metterle in gioco per raggiungere un obiettivo; dopo aver compreso le regole del gioco in cui si è ritrovata, inizia a reinventarsi, non allo scopo di assomigliare alle sedicenti fanciulle dell’alta borghesia o della nobiltà, ma per togliere il velo di polvere dal prezioso gioiello che sa di essere, nonostante talvolta lo dimentichi.

Come nella migliore tradizione, anche qui troviamo le fate madrine, seppur in incognito nei loro ruoli ufficiali. Innanzitutto Lance, il maggiordomo di Denby Hall,  che prende sotto la sua ala protettiva una sfegatata tifosa dell’Arsenal e finisce per considerarla al pari di un miracolo; poi Cécile Loxley, marchesa di Hungeford,  giovane potente che disdegna le falsità di cui il loro ambiente è intriso e riconosce fin da subito la purezza d’animo di Jemma. Poco importa che questa improbabile accoppiata non sia fornita di una reale bacchetta magica, perché entrambi rappresentano l’aiuto di cui lei ha bisogno per far funzionare la messinscena. Ma poi, è davvero tutto così finto?  Quel recalcitrante marito che finora l’ha a malapena tollerata nascondendosi al Club o in Parlamento inizierà a vedere oltre la ragazza che l’ha salvato da tutti i suoi debiti? Se le apparenze vogliono che i due fingano un matrimonio lampo causato da un colpo di fulmine, sanno benissimo che quello che hanno firmato è un vero e proprio contratto, da cui entrambe le parti traggono benefici. Tutto quello che Jemma sopporta,  come in un certo senso anche Ash, è l’anticamera dello svolgimento vero e proprio, condito dall’incredulità del moderno Ton per una scelta tanto plebea da parte di un duca. E se Cécile diviene l’alleata che l’aiuta a scrollarsi le ali dalle insicurezze, Lance è quasi paterno quando in segreto le fornisce gli strumenti per poter sopravvivere in una vasca piena di squali.

 

«Lady Jemma si è rivolta a me perché le impartissi lezioni di cultura generale e di tutte quelle nozioni che ci si aspetta una duchessa padroneggi». «Cosa di cui si stava occupando mia madre, se non avevo capito male». «Se mi permette, lady Delphina non ha trovato la chiave giusta per affrontare gli argomenti con lady Jemma». «E Orgoglio e pregiudizio?», lo sollecito. «In particolare, per rispondere al suo quesito, abbiamo di recente affrontato il tema delle conoscenze in materia di letteratura contemporanea, moderna e antica che per un frequentatore dell’alta società è opportuno avere. Si tratta di un bagaglio culturale assai ricco e, una volta dato uno sguardo alla biblioteca di Denby Hall, non ci è voluto molto a entrambi per capire che non avrebbe mai potuto leggere tutti i libri da me suggeriti in un tempo ragionevole. Lady Jemma ha bisogno di nozioni spendibili nel tempo breve e di assimilazione immediata. Così le ho consigliato le versioni cinematografiche di tutti i classici della letteratura».

 

Chi lo avrebbe mai immaginato che questo fosse il motivo della sua auto segregazione in camera da letto! Ashford deve farsi un esame di coscienza, comprendendo anche che il ruolo della madre è fondamentale per il disagio della moglie. I battibecchi tra lui e Delphina sono sferzanti e intrisi di ironia e rappresentano per me uno dei momenti più alti del libro. Anche se passiamo metà del tempo a mal tollerarla, vale la pena conoscerla solo per la reazione alle torte allucinogene cucinate dalla consuocera, grazie alle quali apre non uno spiraglio, ma un intero portone sulle sue esperienze giovanili, ben lontane dal perbenismo di cui si ammanta adesso. In tutto questo muro di gelo che la circonda, rinfrancata dal supporto dei domestici e dall’affetto dei genitori, Jemma riesce a fiorire, seppur senza l’aiuto che quel marito così ligio al protocollo avrebbe dovuto fornirle. Splende perché è brillante, aperta, generosa, lontana dall’affettata accondiscendenza dell’alta società: si è ripromessa di imparare ciò che non conosce, cercando di colmare almeno in parte lacune apparentemente inconciliabili con la vita che adesso conduce e, a modo suo, ci riesce. Ashford non è relegabile a mero comprimario, ma come per Delphina gli ho riservato una buona dose di improperi durante la lettura, a riprova del fatto che tutti i personaggi sono talmente vivi che sembrano uscire dalle pagine, compresi quelli che all’apparenza avrebbero poco da dire. 

 

E, cosa ancora più grave, io, che come marito dovrei prendermi cura dei suoi interessi e aiutarla a inserirsi in una realtà che non le appartiene, non solo ho delegato il compito a mia madre – alla quale non affiderei il mio peggior nemico – ma l’ho spinta a cercare aiuto in Lance. E, ciliegina sulla torta, se pensavo che finché Jemma fosse rimasta ferma sulle sue posizioni, anch’io sarei potuto stare sulle mie, ora le carte in tavola sono del tutto sparigliate. Lei ha preso l’iniziativa di venire incontro alle mie esigenze, quindi, cortesia ed educazione vorrebbero che anch’io facessi un passo verso le sue.

 

Oltre al Visconte Harring, migliore amico e pilota, e a Cécile che da sola vale la lettura dell’intero libro, altri protagonisti premono sulla scena per farsi conoscere: i genitori di Jemma, il personale della tenuta, persino Portia, Delphina e Derek, tutti hanno i loro momenti lucidi, più o meno divertenti, ma comunque incisivi. Posso dirlo senza ombra di dubbio, amici Magnetici: ancora una volta quest’autrice ci regala la favola. È quella di una ragazza che lotta per ciò in cui crede e non si arrende davanti all’inevitabile di una scelta all’apparenza sbagliata; ha imparato a volare e lo ha fatto solo con le proprie forze, non è rilevante che lei e il marito abbiano fatto le cose nell’ordine inverso. Le strade del sud Tamigi che i londinesi veri disprezzano un po’ hanno ancora presa su quella giovane semplice che adesso potrebbe camminare non troppo lontano dalla famiglia reale, ma che si rifugia dove sa di potersi sentire amata soprattutto quando le insicurezze bussano alla porta del fragile rapporto appena costruito. Ancora una volta quest’autrice non si smentisce, lasciandoci con la sensazione di essere stati partecipi di un’avventura magica, scritta magistralmente e, grazie ai punti di vista alternati, intrinsecamente connessa con i personaggi che ci tengono per mano invitandoci a ridere con loro, davanti ad una tazza di tè in un accogliente salotto o con una Guinnes in mano durante una partita.

 

Se dovessi definirla, userei una sola parola, anzi due: Big Bang. Un caos meraviglioso e perfetto. Un’esplosione devastante ma che mette tutto al posto giusto. Con Jemma accanto, tutto torna.


 



 
 
 
 
 
 
 
Letto con KU
 
 

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