Vienna Stratton sa di dover incolpare soltanto se stessa per come sono andate le cose. Nessuno, anche se disperato, dovrebbe farsi aiutare da un uomo come Dane Davenport, perché prima o poi lui gli presenterà il conto.
Come sua assistente personale, è sempre stata ben consapevole che il successo di Dane è dovuto alla spietatezza e all’inflessibilità con cui conduce i suoi affari.
Se Vienna avesse saputo quale sarebbe stato il prezzo da pagare, forse non si sarebbe rivolta a lui per farsi dare una mano, perché da Dane ha imparato una cosa: il diavolo in realtà è infinitamente seducente e accattivante, non mostruoso e terrificante. E quel demonio le sussurra di arrendersi alla tentazione e peccare, di lasciarsi marchiare e possedere, risvegliando ogni sua più intima fantasia.
Il problema è che le fa anche credere di poterlo amare...
Dane era un genio degli affari e un uomo di incredibile successo, ma aveva la reputazione del tipo da non infastidire e da non sottovalutare. Era determinato, implacabile, risoluto e inflessibile. Era anche spaventosamente intelligente e ricco sfondato. Nonché sposato al suo lavoro, almeno fino a qualche mese prima. Ora, infatti, era sposato con me. Ed era anche il mio capo.
Se qualcuno avesse detto a Vienna che la sua vita avrebbe subìto la tanto agognata svolta, e che lo avrebbe fatto quando il suo inavvicinabile capo le chiede di sposarlo, di certo non lo avrebbe ritenuto possibile. Da quattro anni convivono in un rapporto solido e improntato sulla fiducia reciproca, sul rispetto e sui valori che entrambi riconoscono al proprio lavoro. Dane Davenport è un uomo che ha tutto e che ha saputo costruire un impero grazie al proprio acume e a un’incrollabile forza di volontà. Lo ripete per tutto il romanzo, ogni volta che un dubbio sfiora la mente di Vienna: non è tipo da non prendersi quello che vuole e fare di tutto per tenerselo. Riconosce di essere spietato e manipolatore, ma è anche profondamente onesto quando si presenta alla sua porta una sera e le propone un accordo. Per entrare in possesso di un terzo del fondo fiduciario che lo zio Hugh ha destinato a lui e ai suoi fratelli Travis e Kent, una sola clausola deve essere rispettata: Dane deve sposarsi entro i trentotto anni. Non ha bisogno del denaro, a differenza degli altri due che, in un modo o nell’altro, se ne sono serviti, ma nel lascito vi è il legame con colui che li ha salvati da una situazione difficile, e per questo motivo non ha alcuna intenzione di rinunciarvi. Allergico ai rapporti sentimentali, l’unica donna di cui si fida è la sua assistente; Vienna è molto più giovane di lui, ma ha dimostrato di essere fedele sia al proprio capo che alla O-Verve Pro Technologies. Ama il proprio lavoro nonostante la pressione continua cui è sottoposta ed è l’inestimabile braccio destro che gli gestisce l’agenda e le relazioni con gli altri dipendenti e gli esterni. Il fatto che ne sia segretamente attratta non la spaventa; sa che non potrà mai esservi niente tra loro ma alla fine accetta l’inaspettata proposta, messa davanti all’evidenza che Dane sta solo riscuotendo il favore con cui anni prima ha impedito che la sua vita, per un futile scherzo del destino, andasse a rotoli. Vienna è consapevole che in tempi adeguati potranno divorziare, che non avranno una relazione fisica, e che alla fine le loro vite saranno molto simili a quelle che sono state fino a quel momento. Se non consideriamo il trasferimento in una villa di lusso e un matrimonio lampo a Las Vegas che è uno dei momenti più esilaranti dell’intero libro, entrambi sono assolutamente certi di riuscire a tenere in piedi una farsa senza incidenti di percorso o pericolosi scivoloni. Alla fine si tratterà solo di spostare il lavoro anche oltre il normale orario di ufficio mentre quella cotta rimarrà un segreto da raccontare a ipotetici nipotini un giorno molto lontano.
Non mi struggevo per lui, però. Per due motivi. Primo, ero realista. Sapevo che non ci sarebbe mai stato nulla tra di noi, e quella certezza mi rendeva capace di chiudere tutta la faccenda nel mio “cassetto delle fantasie”. Secondo, anche se non fosse stato un maniaco del lavoro e avesse avuto del tempo da dedicare a una relazione, sarebbe stato un partner troppo difficile. Negli affari, niente andava mai abbastanza bene per Dane. Spostava di continuo l’asticella, tendeva ogni volta a volere di più, trovava sempre delle imperfezioni.
Il romanzo scivola che è una meraviglia soprattutto per la complessità dell’intreccio, tutt’altro che banale. Non è una commedia romantica fine a se stessa, soprattutto per il passato difficile che accomuna i protagonisti. Entrambi hanno avuto un’infanzia molto tormentata e al principio, nonostante il patto siglato, non sentono la necessità di condividere spiegazioni in merito a questo. Lentamente però, anche a causa delle frequenti e sgradite attenzioni da parte del mondo esterno, si avvicinano e iniziano a essere una squadra. Affiatati come sul lavoro, trovano nelle reciproche crepe un nuovo punto di incontro; più simili di quanto all’apparenza potrebbe sembrare, hanno costruito le loro personalità e la loro tenacia sulle macerie di ciò che le loro famiglie hanno fatto. Vienna ha la fortuna di avere due genitori affidatari, Wyatt e Melinda, che stravedono per lei e non le fanno mai mancare affetto e sostegno. Accanto a loro uno dei personaggi più complessi e affascinanti del libro, il suo vero padre Simon, che non si è mai allontanato e cela un segreto che l’autrice ha saputo districare con una penna talmente delicata da risultare incantevole, senza mai scemare nell’ovvietà e nell’autocompiacimento. Le interazioni con loro tre sono la forza con cui Vienna si sostiene e riesce a sopportare, ancora a distanza di anni, i soprusi che la sorellastra Heather non smette di mettere in atto, mossa dall’eterna invidia nei confronti di quell’estranea che, a suo avviso, l’ha privata dell’affetto dei genitori. Accanto a lei, una rosa di personaggi discutibili si schiera all’unico scopo di veder fallire la coppia, anche dopo sposata. Travis e la moglie Hope, ma soprattutto l’altra cognata di Dane, Jen, rappresentano la macchia scura di un passato di cui quell’uomo così potente non riesce del tutto a liberarsi. Nonostante il modo possessivo e autoritario in cui, come in ogni aspetto della sua vita, Dane decide di gestire le situazioni che possano ferire Vienna, i continui tentativi di attentare al loro rapporto tengono alto il ritmo della lettura.
«Non credere mai che io sia un uomo che si accontenta di qualcosa di meno di quello che vuole. Non l’ho mai fatto. Non lo farò mai. So come ottenere quello che voglio, e so come tenermelo.»
Accanto a lui Vienna, che pure ha imparato presto dalla vita l’arte della sopravvivenza, trova una nuova dimensione; è più forte, sa di avere accanto un alleato, non trema davanti agli attacchi che giungono da molteplici direzioni, non ultimo un ex fidanzato molto insistente che ha ben pensato di ripresentarsi dopo averla lasciata anni prima a pochi mesi dal trasferimento al college. Se lei ha saputo costruire una corazza solida dove comunque hanno spazio sentimenti ed empatia, Dane è immobile e maniacale nell’esercizio del distacco, in cui è maestro sia come CEO della propria azienda che come difensore delle persone cui tiene; non conosce mezze misure e pretende, ad ogni costo, totale onestà e trasparenza. Eppure accanto a episodi di tensione altri ne arrivano a rischiarare con un’allegra pennellata le loro vite stravolte da una nuova routine. L’immensa villa dove Vienna si trasferisce offre misteriosi giardini e un’immensa biblioteca; a poco a poco le colazioni diventano momenti in cui confrontarsi, mentre Dane passa sempre più tempo a casa. Cucinano, parlano, viaggiano per lavoro come hanno sempre fatto e, soprattutto, iniziano a vedersi come un qualcosa di tangibile, non solo come il frutto di una menzogna ben congegnata. L’attrazione che li avvolge e che li spinge inevitabile l’uno verso l’altra pare non attaccare l’imperturbabile Dane, mentre incrina le certezze adamantine con cui la protagonista si è imbarcata in questa storia. Non sta sognando ad occhi aperti, non sta fantasticando su ciò che non esiste; Vienna prende coscienza che alcuni atteggiamenti del marito sono molto discordanti da ciò che si sarebbe aspettata con quell’accordo. E poi ci sono momenti divertenti, uno su tutti la visita allo zoo, dove come ragazzini qualunque si perdono a osservare affascinati gli animali e finiscono per fare un picnic sull’erba, rincorrendo quella normalità che soprattutto per Dane è sempre stata irraggiungibile persino da bambino.
Dopo quello, girovagammo per il rettilario. Mi chiedevo se i serpenti avrebbero reagito alla presenza del loro malefico sovrano, ma non lo fecero.
In questi casi il punto di vista di Vienna, univoco per tutto il romanzo, si alleggerisce e ci mostra squarci della vita di suo marito, per cui non sempre è stato tutto semplice, anzi. E se lei per certi versi gli fa perdere il controllo che deve esercitare su tutto, le liti e le incomprensioni diventano solo benzina ideale per alimentare quella fiamma che li consuma, reduci da una guerra persa in partenza in cui gli avversari sono troppo simili per non rimanere in piedi l’uno davanti all’altra fino alla fine senza maschere. Se il cliché del matrimonio di convenienza è di certo abbastanza abusato, non troverete però nulla di scontato in questo libro; innanzitutto è scorrevole, curato e tradotto in modo eccellente. Il ritmo è vivo e la musica è un crescendo, insieme alle sorprese più o meno piacevoli che i due protagonisti devono affrontare. La trama è complessa e arricchita da uno stuolo di comprimari di tutto rispetto; persino quelli odiosi, e sono la maggior parte, hanno la loro ragion d’essere ai fini della credibilità della storia. Su tutto, amici Magnetici, ho davvero apprezzato, e scusate se mi ripeto, la figura di Simon, magistralmente caratterizzato in tutte le sue quattro sfumature; solo una volta mi è capitato di leggere un libro dove la stessa tematica è stata trattata, e in entrambi i casi mi sono stupita di come possa essere poetico il modo di descrivere quella che, a tutti gli effetti, è una situazione davvero complessa. Il plauso all’autrice è dovuto, anche per aver saputo creare due figure che interagiscono tra loro come protagonisti assoluti di un film che hanno scelto, non mere vittime di un passato di dolore. Sia Dane che Vienna si completano e come un team perfettamente collaudato intraprendono una strada di sfide che li arricchiscono e li mettono alla prova con se stessi e con l’esterno; se tutte le raccomandazioni non la fanno crollare, un motivo ci sarà. Quegli occhi scuri che la guardano come un tesoro prezioso, fragile ma al contempo tenace, sanno che nessuna promessa verrà infranta e non solo a causa di un accordo superficiale siglato davanti a un Elvis ubriaco come officiante. No, quegli occhi scrutano e sanno, nel profondo, di aver trovato la giusta metà di quel tutto che era niente, prima che diventasse qualcosa di meraviglioso solo perché condiviso; a lei adesso la scelta di poterci credere e lasciarsi andare, di fronte a quel miracolo che non avrebbe neppure lontanamente potuto immaginare.
«Quando hai cominciato a lavorare per Dane ti saresti mai immaginata che un giorno lo avresti sposato? »
Nemmeno in un universo alternativo dove gli unicorni sono reali, gli animali possono parlare e io sto da Dio in tutù.
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