Diciannove anni fa sono stata strappata a un sanguinoso massacro a cui nessun altro è sopravvissuto. Piccola. Fragile. Un enigma. Ora sono la pupilla di un potente signore che sa troppo e dice troppo poco, e conduco una vita semplice, senza mai oltrepassare la linea immaginaria che io stessa ho tracciato intorno al castello dove sono rinchiusa. Perché là fuori ci sono i mostri. Dentro, invece, sono al sicuro, ma le gocce di sangue che ogni giorno devo versare in un calice di cristallo non bastano, il prezzo da pagare è molto più alto: un amore tossico e non corrisposto per un uomo che non posso avere. Il mio salvatore. Il mio protettore. L’uomo che stava per uccidermi. Quando i mostri arriveranno e minacceranno di mandare in frantumi la mia tranquilla esistenza, i petali della realtà si sgretoleranno per rivelare un’orribile verità. Perché anche in un castello intessuto di segreti, non ce n’è uno più grande di quello che io ho custodito gelosamente. Non c’è torre abbastanza alta da proteggermi dall’orrore che ha fatto a brandelli la mia vita... Sconvolgente e pieno di mistero, "To bleed a Crystal Bloom. Fiore di cristallo" è un dark romance ispirato alla celebre favola di Rapunzel, costellato di angoscianti segreti, oscuri personaggi e passioni proibite.
Oltre al riflesso delle fiamme danzanti e della mia stessa espressione accigliata, vedo una bambina che non può avere più di due anni, ricoperta di fango, cenere e brandelli di lino bruciato. Stringe gli occhi, si tiene le mani sulle orecchie e dondola avanti e indietro, il faccino contorto in un grido silenzioso.
I suoi grandi occhi brillano di mille sfaccettature, come se mi guardasse da un cielo pieno di stelle sbocciate nella sua anima.
Alcune storie hanno bisogno di essere raccontate.
Altre hanno solo bisogno di essere riscritte.
E poi, affascinata da un titolo promettente e del tutto ignara si trattasse del retelling di “Rapunzel”, ti ritrovi a leggere il seguito in lingua originale, nonostante la speranza che Harper Collins faccia un miracolo e pubblichi la serie alla velocità della luce.
E qui, permettetemi, faccio subito una digressione sull’edizione; curatissima a partire dalla cover e col pregio di una totale assenza di refusi, cosa che di per sé, ammettiamolo, fa già gridare al miracolo. Rilevante ai fini del risultato, la magnifica traduzione a cura di Isabella Polli, cui vanno i miei più sinceri ringraziamenti per averci donato quasi cinquecento pagine di pura poesia. Credo che già dal preambolo possiate intuire, amici Magnetici, che questa sia stata un’altra scelta molto, molto fortunata. A tanti lettori che approcciano il fantasy piace fare paragoni: le regine indiscusse come la Armentrout e la Maas hanno aperto la strada a voci nuove, che non si spaventano di fronte ai mostri sacri e creano romanzi complessi, con protagonisti in stato di grazia e world building che ci trascinano in modo totale. Se vi dicessi che sentirete ogni eco nella stanza di Orlaith, che le vostre labbra avranno il sapore del mare dopo aver trascorso un pomeriggio con Kai, e i vostri muscoli saranno davvero doloranti dopo un intenso allenamento sulla tavola, voi mi credereste? Vi invito a farlo, ad aprire le porte del castello e percorrere migliaia di scale in cerca di cunicoli segreti, ma state attenti e portate una torcia con voi, perché la luce del sole non entra, non c’è niente a mitigare l’oscurità dentro Castle Noir.
Orlaith da diciannove anni vive nel Castello del Signore del Nord. Dopo essere stata salvata da morte certa, conduce la propria esistenza all’interno di confini ben definiti oltre i quali non si spinge mai. Come Rapunzel vive in una torre, ma prigioniera per propria scelta; non tollera i rumori forti e lo sfrigolare del metallo, è un’artista che dipinge sassi meravigliosi con cui compone un misterioso murale nella Stanza dei Sussurri, si allena a combattere e, soprattutto, fa un’offerta. Tutte le notti una goccia del suo sangue mescolata ad acqua riempie un calice che, posto nel Tabernacolo della sua stanza, misteriosamente sparisce per ricomparire vuoto il mattino successivo. È l’attimo della giornata che preferisce, quella finestra di tempo che aspetto con impazienza, e mi intristisco quando il momento si conclude. Mi perdo davvero troppo spesso in fantasie in cui lo guardo mentre mi beve da quel calice di cristallo, senza mai staccare gli occhi dai suoi. Fantasie in cui non è tutto nascosto, come se avessimo qualcosa di cui vergognarci. Perché se il Signore del castello, Rhordyn, fa di tutto per ignorarla, al tempo stesso non manca mai di riscuotere il tributo, un legame che non si dissolve grazie a due essenze che si mescolano. Di lui non sappiamo nulla, mentre di Orlaith intuiamo un segreto lacerante che, se lasciato libero, potrebbe sovvertire il mondo fino allora conosciuto. Le dinamiche del loro rapporto sono rotte da una storia ancestrale che spinge per essere narrata, ma che non trova la propria voce perché l’unico che potrebbe parlare ha deciso di tacere. Quieto e cupo come le pietre nere del castello che sembra nascere dalla roccia stessa, Rhordyn detta i tempi dell’attesa e dell’abbandono, all’apparenza indifferente a quello che succede alla sua protetta, ma in realtà concentrato su di lei al limite dell’ossessione. Rappresenta in tutto e per tutto il deus ex machina crudele da interrogare per trovare il senso a una vita priva di risposte.
Condannata a usare droghe come il caspun per limitare gli incubi e l’exothryl per combatterne gli effetti il mattino dopo, la protagonista spinge per uscire dalla propria pelle come un fiore che vuole sbocciare, ma, non sapendo come farlo, prova un dolore atroce. E mentre il castello con i suoi echi e i suoi doni offre un riparo a un’anima inquieta, le pedine sulla scacchiera del regno si muovono veloci; guerre intestine e la minaccia dei Vruk pendono come spade di Damocle su tutte le province e nemmeno Castle Noir è al sicuro.
Gli occhi di Orlaith non riescono a non guardare ciò che desiderano eppure è ancora così presto per vedere davvero. Quanto è alta la posta in gioco se vuoi stringere un’alleanza che possa offrire anche solo una possibilità di vittoria? Quanto si è disposti a sacrificare sull’altare di quell’Equilibrio che pare vacillare ogni giorno che passa? Le pietre che segnano il confine da non attraversare sono una prigione quando l’agonia di uno spazio ristretto rende impossibile respirare; Orlaith sta cambiando e lo scudo degli abiti maschili è solo l’ennesimo rifiuto nei confronti di una femminilità che vuole esplodere nella sua soluzione distruttiva e vivificatrice al tempo stesso. Cosa è scritto nelle stringhe di potere del profeta Maars che trascrisse il futuro in enigmi intagliati nella pietra? Quanto di quella profezia è inciso nei rami nascosti che le abbelliscono il corpo? I giardini non offrono più alcun riparo e persino la terra non attenua la sofferenza; le onde del mare e il conforto di Kai non concedono più spiragli a un processo che è iniziato e non può essere interrotto.
Non mi piace sentire di non avere il controllo sul mio corpo. E senza le incombenze quotidiane ho troppo tempo per pensare. Questo non fa che risvegliare la creatura ansiosa che mi grava sul petto, quella che aumenta e diminuisce a suo piacimento e che mi spinge dall’interno. Vorrei potermi spezzare le costole per liberarla, ma non ci riesco… Ogni volta attira la mia mente sull’orlo di quel baratro oscuro. Mi obbliga a guardare nel buio e mi tiene gli occhi aperti quando cerco di chiuderli. Mi urla di saltare. Nonostante la mia costante curiosità, non riesco a fare quel salto… sono certa che mi risputerebbe a pezzi.
Il flusso di coscienza di Orlaith si intreccia con gli avvenimenti esterni in modo elegante e al tempo stesso efficace; riusciamo a percepire sotto la sua pelle tutto il disagio e l’incessante desiderio di lasciarsi andare, mentre al tempo stesso stringiamo i denti e affondiamo le unghie nel terreno per non darci la possibilità di spiegare le ali. In una lotta continua con se stessa, dove sia Rhordyn che il maestro d’armi Baze hanno un ruolo determinante, Orlaith comprende che tutto quello che l’ha costruita fino a quel momento è avvolto nel mistero, un segreto che non deve essere svelato. Poco importa la sofferenza, quando la sua controparte maschile la conosce talmente bene da essersene rivestito, immerso nel desiderio e al tempo stesso nella consapevolezza che un minimo passo falso potrebbe distruggere quanto è stato così faticosamente ricostruito. Non ci sono mezze misure di fronte alla scelta tra vivere in un’eterna condanna o sfidare le onde per andare incontro a un vuoto enorme, non ci sono alternative a quanto richiesto dall’amore per quello che è diventato il suo popolo e per un uomo che non le apparterrà mai. Orlaith vive sospesa sull’orlo di un precipizio che non è solo sogno, ma anche baratro realmente spalancato dinanzi a lei: nonostante la fragilità apparente si muove con decisione, come un fantasma rassegnato, ma forte del proprio limite.
I sentimenti per Castle Noir e per il suo Signore sono come lame nel petto di chi ha potuto vedere la bellezza oltre l’orrore, oltre quell’offerta maledetta e necessaria, oltre il palpito di una vita che corre con un’ombra accanto a sé che non la abbandona mai. È una danza continua con la Morte che chiede i suoi tributi a chi non ha piena consapevolezza del proprio potere, un movimento imprescindibile che neppure le droghe e una seconda pelle inadatta riescono a distrarre.
Parlare di quest’opera è difficilissimo, amici Magnetici, perché molte sono le chiavi di lettura che si offrono a chi decide di intraprendere il viaggio. L’escamotage del retelling si esaurisce in un battito di ciglia, perché tra le mani abbiamo innanzitutto la storia di un viaggio che chiede di essere compiuto. Orlaith, in bilico tra sapere e non sapere, con la curiosità e le cinghie che si è stretta attorno ai polsi, è un’anima in divenire che cerca disperatamente di comprendere se il posto assegnatole, metaforicamente in una torre, sia davvero l’unico in cui poter svelare la propria esistenza. Può strappare i pesi che la tengono legata, scavare la terra e spostare i macigni del perimetro delle proprie paure, ma nel farlo sa che perderà in modo definitivo la parvenza di sicurezza con cui è cresciuta. Il precipizio dell’adolescenza è raccontato in modo etereo e sublime, con tutti i drammi che ne conseguono, in primis quello di trovare una ragione che motivi l’inadeguatezza che le scorre nelle vene. Orlaith e Rhordyn sono le due facce di una guerra che vuole risolversi e non sa come fare; da un lato gli obblighi verso un popolo che sta morendo e dall’altro il legame imperituro e contro natura che si è creato e non vuole spezzarsi. È una storia di coraggio, passione, amicizia e accettazione nei confronti del diverso che incute timore e affascina al tempo stesso, dove le maglie del desiderio e del rancore si intrecciano creando un meraviglioso gioco degli opposti che seminano distruzione mentre sperano nella redenzione. C’è la vita, in tutte le sue straordinarie sfaccettature, che combatte contro l’inevitabile orrore quando la verità si rivela nella sua prepotenza lucida e implacabile.
Forse era quello che si aspettava (…).Che il dolore mi facesse appassire. Ma la morte pianta un seme dentro di te e io sono già piena di germogli ai quali non posso sfuggire.
Cosa dirvi di più per cercare di trasmettervi quello che ho provato? Non saprei davvero, quindi leggetelo e fatevi un immenso regalo. Perdetevi nello spettacolare panorama che si apre da quella torre altissima, soffrite per ogni dolore che vi attraversa i muscoli e lasciate che il vostro cuore riceva una storia tutta nuova, oscura e lacerante, che vi porterà il più lontano possibile dai luoghi sicuri che credete di amare. Un mondo spaventoso vi mostrerà le sue meraviglie, scintillante come un cristallo che sanguina, e voi rimarrete lì, esangui, a chiedervi come sia possibile tornare a essere esattamente come prima, una volta che l’essenza dell’anima ha deciso di abbandonare percorsi sicuri per trovare la propria strada.
Per quanto mi riguarda, io non mi nascondo da nessuno, tranne che da me stessa. Il mio guscio fasullo è stretto e scomodo, ma ciò che c’è sotto la superficie è molto peggiore… Un bellissimo, crudele disastro.
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