domenica 29 ottobre 2017

Intervista a C.K. Harp





Ciao a tutti, oggi siamo tutte elettrizzate, con noi per l’intervista ci sarà una ragazza fantastica, spumeggiante e con una vitalità inesauribile. Abbiamo avuto la fortuna di incontrarla in fiera a Milano, e santo cielo era una carica di adrenalina per tutte le persone che si fermavano a parlare con lei, cordiale con tutti e sempre sorridente. Amata da tantissimi lettori e lettrici, i suoi libri sono scritti molto bene, spazia tra diversi generi, ma sappiamo che ogni suo libro è un successo, come il suo ultimo M/M. Che dire ancora di questa scrittrice? Be chi non ha ancora letto niente di lei deve assolutamente farlo e se innamorerà perdutamente.
Allora bando alle ciance salutiamo con un fragoroso applauso Federica, in arte C.K.Harp e cerchiamo di conoscerla meglio con le domande di Irene e Anna.




Quando hai iniziato a capire che ti piaceva scrivere?
Ah, bella domanda. Non lo so di preciso, ma credo intorno ai 7/8 anni. Se non sbaglio in quel periodo scrissi il mio primo racconto che parlava di gelatine aliene. Prendeva spunto da un incubo pazzesco che, per assurdo, ancora ricordo!




Sei critica con te stessa?
Da morire. E me la prendo in maniera a volte eccessiva se qualcuno scopre un refuso o un errore sui miei testi. Non perché sia permalosa, attenzione, ma proprio per il mio istinto di “perfezione”. Temo sempre di passare per la “scorretta” della situazione, come se mi professassi qualcosa che non sono. Insomma, mi vergogno dei miei errori e lavoro come una matta, al limite della psicopatia, per fare in modo che ci siano meno difetti possibili. Un giorno imparerò che nessuno è perfetto.




Un libro che avresti voluto scrivere.
Sempre e solo IT. Per me è lì, sulla vetta irraggiungibile di una genialità che non mi appartiene.




Fatti una domanda che ti piacerebbe ti ponessero.
Non bastano queste?! Non ne ho idea!





Quando scrivi un libro, lo fai di getto, oppure lo pianifichi?
Una volta mi mettevo davanti alla pagina bianca e aspettavo che le parole uscissero da sole, adesso no. Ho un metodo, scarto dieci trame prima di arrivare a quella “giusta” e se non ho almeno l’80% della storia e il 60% dei dialoghi che mi vorticano in testa non mi siedo al pc.




Il primo aggettivo che ti viene in mente per descrivere questa serie?
Adrenalinica.




A quale personaggio sei più affezionata?
A Jax. Lui è il cupo, il forte, quello che sembra non lo pieghi nulla e che invece soffre terribilmente senza che nessuno se ne renda conto.




Come è nata questa storia? (Serie Davis & Green)
Come una novella per San Valentino. Dovevo scrivere una storiellina per la festa degli innamorati, aggirarmi sulle 200.000 battute.  Uscita una trilogia. Dopo il primo capitolo ho capito dove sarei andata a parare e mi sono messa l’anima in pace! 




La prima cosa che hai pensato subito dopo aver scritto la parola fine.
Finalmente! 




C'è stato un momento in cui hai avuto un blocco mentre scrivevi la storia di Jaxon e Landon?
Sul secondo. Più che un blocco un sovraccarico di informazioni. Per un solo sospetto è diverso dagli altri, molto più macchinoso e poliziesco… giallo, per così dire. Non ero abituata e temevo mi esplodesse tutto fra le mani!



   Come è nata la tua passione per la letteratura LGBT?
Credo di averla sempre avuta pur non sapendolo. Il primo romanzo che ho scritto, breve, per You Feel parlava di una storia bisessuale al femminile. Non avevo mai letto un mm eppure il secondo ha raccontato di una coppia gay. Insomma, ce lo avevo inside!



    Quanta influenza hanno i libri che leggi sull'autrice che sei?
Molta, e infatti di solito, a seconda di quello che sto scrivendo, mi tengo sul “mood” del momento. Scrivo uno young? Vai di Armentrout. Scrivo un thriller? Vai di Time Crime. Insomma, ho bisogno di immedesimarmi. Un po’ come fanno gli attori. Diverso è il discorso dei fumetti che non riesco a leggere come vorrei per mancanza di tempo.



    Per “Quando nessuno ascolta” hai scritto delle canzoni bellissime che accompagnano il testo. Come ti è venuta l'idea?
Grazie per il complimento! Diciamo che con questo ultimo romanzo ho unito le mie varie passioni. Nel tempo mi sono sempre dilettata a scrivere testi, una volta cantavo anche, ma mi sono sempre vergognata come una ladra. Temevo di fare davvero brutta figura e di credere in qualcosa che invece era mediocre. Stavolta ho deciso di rischiare e tentare. Finora sembra sia andata bene. 




      Perché ambientare un romanzo nel panorama musicale country?
Perché l’universo country è spettacolare! Voglio dire, musica fantastica, voci melodiose e armoniche, accessori che odorano di cuoio e sbrilluccicano al sole: un paradiso!




   Se le tue canzoni venissero incise, quale cantante vorresti per interpretarle?
Be’, Jake Owen lo vedrei benissimo. Ha una voce che incanta. E lui non è da meno!



    Quale personaggio dei tuoi libri hai faticato a render reale?
Bene o male mi sono trovata bene con tutti, devo essere sincera. Di solito se un personaggio non gira lo cambio.



 Quale, invece, hai amato?
Ty di Sono solo un ricordo ha una valenza particolare per il mio cuore, ma Dre rimane il mio alter ego e non posso non amarlo!




  Perché ambienti i tuoi romanzi all'estero?
Perché mi trovo meglio a parlare di Jack piuttosto che di Giacomo. E perché C.K.Harp è dichiaratamente esterofilo. Forse con la mia vera identità… ma è da un po’ che non la spolvero.




    Prossimo progetto futuro?
Per quanto riguarda gli mm ho in mente una trama bella tosta, con elementi scifi e tragicità a mille (as usual) mentre come Federica attendo notizie per un romanzo per bambini e sto scrivendo uno young fm. Un sacco di cose!



  In “Sono solo un ricordo” affronti il tema del parkinson. Perché proprio quella malattia specifica?
Il Parkinson è stata la malattia che ho, mio malgrado, conosciuto quando mio nonno ha iniziato a cedere. Vedevo nei suoi occhi la disperazione di non poter più stare al fianco di mia nonna, con la quale era stato sposato per 50 anni. Volevo testimoniare quell’amore che andava oltre il tempo e la morte. Con C.K. ho potuto farlo.




    Da dove nasce il nome CK.Harp?
Da nulla in particolare. Mi piaceva l’idea della doppia iniziale, un nome ambiguo che non dovesse essere per forza associato a una donna. Ma neanche a un uomo. Di solito tendo a prediligere concetti di amore universale, di sessualità senza etichette, quindi era l’identità giusta da “vestire”.




 Quale genere letterario non scriveresti mai?
Il dark.


     Cosa ami fare quando non scrivi?
Non ho molta scelta. Scrivo quando il piccolo pargolo me ne lascia il tempo, e leggo solo di sera, a letto. Ma appena rimango sola il mio quarto d’ora di musica a palla di cannone con annesso balletto in mezzo alla sala non me lo leva nessuno!
















Purtroppo è giunto il momento di salutarci, sei stata fantastica come sempre, non vediamo l’ora di leggere ancora qualcosa di tuo e di aver ancora la possibilità di farti qualche domanda, perciò preparati!!!
Grazie da tutto lo Staff e grazie anche a Anna M. e Irene per le loro domande.
Grazie Federica e a presto!




4 commenti:

  1. Grazie a voi per le splendide parole che spero sul serio di meritare. Di Milano ricordo solo che non ho praticamente mangiato nulla e tanta bellissima gente, tra cui molte del vostro staff. Ricambio ogni complimento, siete persone meraviglioserrime! Grazie di tutto, sul serio <3

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  2. Ti aspettiamo a Milano con un mega panino alla mortadella l'anno prossimo :*

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  3. Meriti assolutamente tutte le parole che ti abbiamo detto. Io di Milano ricordo la tua simpatia, gentilezza e schiettezza che ti rendono una persona unica. Spero di rincontrarti presto!!!

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  4. Eh, ma l'unica che,per adesso, non l'ha incontrata, sono io?? Mi accontenterò delle dirette😂💖

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