Il brivido della vita in Giappone è non sapere mai del tutto quale altra sorpresa il Paese avrà in serbo per te. E se dieci anni qui mi hanno insegnato qualcosa, è che c’è sempre un’altra folle scoperta che ti attende, giusto dietro l’angolo, nella terra del Sol Levante.
Questo libro è fatto di prime volte. Innanzitutto per me, che non ho mai recensito una guida turistica per quanto sui generis, e ho iniziato citando l’ultimo paragrafo del libro, scardinando un ordine cronologico che non ho avuto intenzione di rispettare. È fatto di tutte le prime volte di Chris, quando poco più che ventenne vince il concorso del JET e si ritrova a insegnare nel Nord del Giappone come assistente nei corsi di inglese, in quello che sarà il viaggio della vita per poi diventare vita stessa. Lasciare Londra, attraversare otto fasce orarie, iniziare un nuovo lavoro con una conoscenza pressoché nulla della lingua, sono le sfide che il giovane intraprende, lasciandosi alle spalle la zona di confort e la famiglia. Viene a conoscenza del JET per puro caso e già il modo in cui affronta la selezione imposta il tono di tutto il romanzo.
C’era un’ultima questione che mi tormentava. Nella mia domanda di ammissione avevo millantato la lettura di vari libri sul Giappone, citandone uno in particolare, sul wabi-sabi, una filosofia ed estetica buddista notoriamente difficile da definire. «Chris- san, qui sostiene di avere letto un libro sul wabi-sabi. Sarebbe in grado di spiegarci in cosa consiste?». Il modo migliore per descrivere il concetto di wabi-sabi è dire che insegna ad abbracciare le imperfezioni e ad apprezzare la bellezza delle cose incomplete o imperfette. In Giappone le ceramiche artigianali più richieste sono spesso quelle che appaiono asimmetriche, semplici o modeste. È una filosofia al cuore dello spirito giapponese.
Ovvio che lo sa, solo che nel momento cruciale non sa spiegarlo. Eppure la lettera di ammissione arriva e Chris è ben presto in volo insieme ai candidati che da tutte le parti del mondo hanno deciso di affrontare un percorso straordinario all’interno di una cultura distante anni luce da quello cui sono abituati. Perché vi possono essere molte verità sul Giappone, ma lo spirito isolazionistico che lo contraddistingue, nonostante l’apertura verso il turismo necessaria per stabilizzare un’economia controversa, resta un caposaldo della nazione, in tutto e per tutto legata a secoli di storia e con una mentalità tipica di coloro che nascono e vivono su un’isola. L’arrivo a Tokyo è uno chock, ma ben presto la capitale diventa un ricordo lontano perché l’assegnazione di Chris è a Nord, nella cittadina di Yamagata, capoluogo dell’omonima prefettura.
Una ricerca su Wikipedia in merito alla regione e ai suoi cinquecentomila abitanti aveva fornito un solo risultato: “Yamagata è famosa per la sua elevata produzione di ciliegie”.
In una scuola che ospita migliaia di studenti, con classi di quaranta allievi che Chris impara a conoscere nonostante le enormi difficoltà dovute alla lingua, avviene il primo vero incontro con la realtà giapponese, quella lontana da Tokyo, Osaka, Nara e Kyoto, rinomate mete turistiche e soprattutto coacervo di tutto quello che il Giappone esporta della propria visione nei confronti dell’Occidente. Le zone rurali e in generale il Giappone Settentrionale, cui le guide riservano di solito non più di cinque pagine, diventano il luogo dell’incontro con il diverso, la sfida continua dell’abituarsi a straordinarie nevicate, agli appartamenti minuscoli, al freddo e alla costante sensazione di non essere abbastanza per l’enorme scommessa fatta con se stessi. I rapporti con gli insegnanti, l’apprezzamento per il cibo, la spinta a migliorare nell’apprendimento di una lingua difficilissima, sono tutti elementi che concorrono a farci conoscere un ragazzo ansioso, talvolta timoroso di fronte alle reazioni degli altri, consapevolmente sradicato, ma non per questo meno tenace nel perseguire il suo obiettivo. Il trasferimento a Sendai segna un punto di svolta, e con esso il decisivo intento di non abbandonare il Nord per più miti consigli, e cioè città più interessanti come quelle dell’elenco sopracitato.
Scoprii in fretta che in Giappone, a prescindere da ciò che vuoi bere, devi iniziare sempre, senza eccezione, con una namabīru: una birra alla spina. È una regola non scritta dell’etichetta giapponese. Non importa la marca, l’importante è che sia alla spina.
Per quanto possa sembrare assurdo, trattandosi comunque di una guida romanzata, uno degli aspetti su cui Chris si focalizza è il cibo e conseguentemente le bevande, con tutti gli usi e i costumi annessi; mangiare diventa un’esperienza sensoriale, ma non vi è filosofia in questo, quanto piuttosto un divertente assembramento di tentativi più o meno riusciti di non diventare grasso nel paese col tasso di obesità più basso al mondo. Il rapporto che Chris ha con il cibo è quasi mistico, come se fosse un rifugio economico dove annebbiare i pensieri che spesso lo tormentano; poiché ogni città ha il proprio piatto rappresentativo, ecco che le esperienze gastronomiche spesso bizzarre diventano ben presto oggetto dei video che inizia a pubblicare sul proprio canale. Quest’ultimo, che oggi conta più di tre milioni di iscritti e che dà il titolo alla versione originale della Guida “Abroad in Japan”, nasce come diario per poi divenire virale, in primis grazie a un post sulle patatine fritte di un famoso brand, servite in esclusiva con una salsa al cioccolato. A prescindere dagli esperimenti con cui Chris sfida le proprie papille gustative, oltre che il modo in cui deve cercare di non prendere peso e abbandonarsi in modo deleterio al vizio del fumo (ammesso anche al chiuso quando il resto del mondo ha già decretato la lotta al tabagismo persino nei luoghi aperti), sono i sapori legati alla terra, l’immensità delle montagne e delle foreste a scatenare un continuo senso di meraviglia. Non si tratta dell’eccitazione romantica che lascia senza fiato, non dimentichiamoci infatti che il nostro eroe è un nerd poco allenato che rischia di svenire durante la scalata del monte Fuji, ma della piena consapevolezza di trovarsi nel posto giusto, anche se a volte non sembra così. Ogni persona che incontra è un maestro che a suo modo gli apre una porta su quel paese dai mille segreti e sconcertanti bellezze; ogni esperienza è un insegnamento. Se la macchina è troppo piccola, è comunque facile da guidare perché in Giappone si guida come nel Regno Unito, e pazienza se la trovi seppellita sotto due metri di neve tutte le mattine. Se i primi anni a Yamagata sono contraddistinti dai corsi a scuola, dagli eikawa dove Chris fa volontariato agli adulti che vogliono imparare l’inglese, dagli studi matti e disperati per imparare nuovi kanji, dopo il trasferimento le cose cambiano, e continuano a farlo ogni volta in cui intraprende un nuovo percorso. Considerate che l’autore ci parla della sua esperienza decennale in Giappone, dal 2012 al 2022; in questo arco di tempo diventa famoso per alcuni video trasmessi sulla ben nota piattaforma di cui tutti abbiamo l’app sul cellulare, e riesce persino a mantenersi creando contenuti. Conosce e documenta per una settimana la vita della rockstar mondiale Hyde e finisce per mangiare una pizza a metà con uno dei volti più rappresentativi del Sol Levante, quel Ken Watanabe indimenticabile protagonista de “L’ultimo Samurai”. A prescindere dai premi vinti, l’attore è un orgoglio nazionale, soprattutto perché in prima persona si è dedicato alla rinascita della zona colpita dallo Tsunami dopo il terribile terremoto dell’11 Marzo 2011. Molte pagine sono dedicate a questo, anche perché Chris si avventura con l’amico Ryotaro proprio nella regione di Myagi per testimoniare i cambiamenti avvenuti dopo la tragedia; uno degli incontri più toccanti è con Ichiyo Kanno, proprietaria di un minshunku, un bed and breakfast per intenderci, lo Tsunakan Inn. La donna è uno degli esempi più incisivi della capacità giapponese di ricomporre i frammenti di quanto è stato distrutto e, per stessa ammissione di Chris, averla conosciuta rimarrà come un ricordo indelebile che lo accompagnerà per tutta la vita. Sopravvissuta col marito allo Tsunami, è diventata un pilastro nella società che ha contribuito a far risorgere, per vedersi strappare marito, figlia e genero pochi anni dopo a causa di un incidente in mare durante una battuta di pesca. Chris la conosce nel 2018 e la ricorda con la gentilezza pacata che contraddistingue le persone che si sono ricostruite, intessute d’oro come nel Kintsugi, l’arte delle preziose cicatrici.
Mentre filmavamo il documentario, fu straziante intervistare la donna più gentile che avessi mai incontrato su un periodo della vita che l’aveva fatta soffrire così tanto. «Il segreto per superare il dolore è non guardarsi indietro», mi disse. «Se mai ripenserò a quanto è successo, lo farò a settanta o ottant’anni. Non voglio rimuginare sul passato, e non mi aspetto molto dal futuro. Se riesco a vivere nel momento, posso tirare avanti». In maniera struggente, Ichiyo cercò di fare pace con il mare che aveva donato alla sua famiglia una fiorente attività di pesca ma anche distrutto la sua casa e stroncato le vite dei suoi cari. «Il mare ci ha dato moltissimo, ma è sbagliato prendere e basta. A volte devo anche restituire. È un ragionamento tortuoso, lo so. Ma devo credere che se ci sono cose positive, ci saranno anche cose negative. Devo credere che il mondo sia retto da questo equilibrio, altrimenti è difficile andare avanti».
Il Giappone è fatica, resilienza, forza e coraggio di fronte a un contesto internazionale affascinato e spesso diffidente, ma il resoconto che ne fa uno straniero che lo ha vissuto, amato, talvolta odiato e spesso non compreso, è quanto di più onesto possiamo ritrovarci tra le mani. Chris non ci regala la fiaba, ma ci apre gli occhi su un mondo diverso, altro, xenofobo per certi versi e con un’attenzione molto particolare rivolta al resto del mondo, timorosa e al tempo stesso necessaria. Il termine gaijin, (straniero/outsider) che Chris sente rivolgersi spesso, deve essere bypassato, cercando di non leggervi quel retaggio isolazionista dei 265 anni di politica Edo, che ha portato a individuare un “noi contro di loro” difficile da sradicare. Chris è in Giappone quando esplode il Covid, e la chiusura delle frontiere per più di due anni ha fatto in modo che il paese subisse un impatto ridotto rispetto al resto del mondo. Con buona pace dell’economia che conta sulla presenza dei turisti affascinati da manga e arti marziali, il paese si è chiuso su se stesso, dando nuovamente un segnale fortissimo del principio fondante alla base della sua interpretazione del mondo. Di conseguenza non è difficile immaginare che le difficoltà che uno straniero incontra siano tutt’altro che di poco conto, e Chris non ci fornisce alcuna versione edulcorata della realtà. Dalla cacciata da un love hotel all’impossibilità di prendere casa in affitto, fino a quando non diventa una vera personalità di spicco anche lui subisce le discriminazioni riservate al diverso. È questo uno degli aspetti forse più belli e trascinanti del libro, Amici Magnetici; l’autore ci restituisce un’immagine non dorata e nascosta dallo sfavillio dei maxischermi di Tokyo, ma un insieme di esperienze vissute, con i loro aspetti positivi e negativi, filtrati dal senso dell’umorismo inglese del protagonista afflitto oltretutto da una costante ansia di non essere mai all’altezza di ciò che deve affrontare. È un’opera che, ben lontano dall’essere una semplice guida, diventa un percorso nel sentire di uno straniero nel Paese che forse è il più lontano dall’Occidente, geograficamente e metaforicamente, e che per questo offre punti di vista preziosi sul modo di intendere il viaggio della vita. Per me, che sogno di visitarlo da sempre, potete immaginare che immenso dono sia stato poter sprofondare tra queste pagine, ma voglio essere onesta e non farmi trascinare dal mio gusto personale. Chiunque abbia una minima curiosità sul Giappone dovrebbe leggerlo, ma credo che sia raccomandabile anche per chi non ha alcuna intenzione di mettervi piede; il motivo è molto semplice e risiede nell’attrattiva per il genere dei diari di viaggio che, purtroppo, oggi abbiamo perso. Chi viaggia documenta le proprie esperienze attraverso i social, con foto ad hoc e selfie ritoccati, solo per il gusto di far vedere che si è stati in un determinato posto. Nessuno più scrive come si faceva una volta, prendendo appunti sugli stralci delle esistenze incontrate per fissarli come solo la parola scritta sa fare, contro i tortuosi labirinti della memoria che spesso gioca brutti scherzi. Nonostante sia una star indiscussa proprio grazie ai social network, e riconosca dunque il potere fagocitante di internet, Chris ci restituisce tutto fissandolo sulla carta, senza inutili fronzoli o romantiche divagazioni. È un taccuino ricco di dettagli storici, di kanji con relativa traduzione, di storie interessanti che da turisti non avremmo mai la possibilità di conoscere. È un viaggio nel viaggio che ognuno deve intraprendere col bagaglio che si porta appresso, senza pretese, ma con la lucida consapevolezza che, vada come vada, colui che tornerà indietro non sarà mai la stessa persona che è partita.
Il segreto che rende indimenticabile un bel viaggio sono gli incontri che fai strada facendo. È facile passeggiare per una città e restare per conto tuo, ma sono gli incontri con gli sconosciuti, imbarazzanti o meno, che ricorderai per sempre. Rendermene conto ebbe un impatto duraturo su di me e mi rese più disponibile nelle mie successive avventure in giro per il Giappone.
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