sabato 13 luglio 2024

Recensione a "Una corte di ghiaccio e cenere" di LJ Andrews

 


Genere: Fantasy
Serie: The Broken Kingdoms #2
Editore: Triskell Edizioni
Data d'uscita: 8 Luglio 2024
Pagine: 322
Prezzo: eBook 4,99 - cartaceo 15,10

 
 
 
 
 
 Lei l’ha scelto. Lui ha preferito la vendetta.

Alcune strade, una volta intraprese, hanno conseguenze letali. 

 

Elise ha liberato Legion, l’uomo a cui ha scelto di donare il cuore, da una terribile maledizione. Ciò che non immaginava era che l’uomo che ha liberato fosse in realtà Valen, il perduto principe fae. Ora lui intende vendicare il massacro della sua intera famiglia e sceglie di farlo senza l’aiuto di Elise. I loro cammini si separano, ma la sorte ha in serbo un destino diverso. 

 

Quando una piaga infetta il regno e un segreto devastante viene alla luce, il crudele gioco per la corona ha inizio. 

 

Elise e Valen riusciranno a salvare loro stessi e il regno dalla magia oscura che minaccia di distruggere tutto ciò che amano?
 
 
 
 
 

Hjärta era una parola romantica, davvero importante per i Notturni, molto tempo prima. Le leggende parlavano di un’antica Furia che poteva legare due innamorati in modo che le loro anime diventassero un tutt’uno, che risuonassero come l’armonia di una canzone, indistruttibile. Era ridicolo. E faceva male.

 

All’indomani della separazione da Elise, al termine del primo volume, Legion Grey sa che le parole dei suoi compagni Tor e Halvar sono come pugnalate all’altezza del costato. Elise lo ha liberato dalla maledizione, ha visto oltre la maschera dello Spettro di Sangue, accettato le menzogne e l’inganno, ma adesso non appartiene più a lui né alla Gilda, così come il destino ha deciso che avvenisse. Lontani i tempi della corte e dei pretendenti che doveva proporle come suo negoziatore, Legion sa che il ruolo cui è destinato è un fardello che non è pronto a portare. Dai diari della regina Lilianna sua madre, letti attraverso gli occhi di Elise, scopriamo sempre di più dell’antico e glorioso mondo antico, dove Ettan e Timoran vivevano in pace, contribuendo alla costruzione di un regno solido e prosperoso. Eppure tutte le lacrime e il sangue versato, non ultimo quello della casa reale, hanno ammorbato il suolo e l’aria, creando una catacomba spezzata in cui refoli di Furia e magia sembrano cercare uno spiraglio per uscire. Elise non si rassegna, ma, catturata da uno squadrone di Agitatori, comprende ben presto che è possibile far parte della battaglia anche se in uno schieramento che non conosce. Condotta a Ruskig incontra l’aspirante re ribelle Ari e tutta la sua improvvisata corte; egli ben presto diventa bersaglio della sua sagacia fino a quando le schermaglie non li scoprono alleati. Ari è capace, serio, dedito alla causa di rovesciare la dinastia dei Lysander, ma non è un reale, non è quel principe di cui i reietti attendono il ritorno, ultima speranza prima che tutto sia ridotto in cenere. 

Eppure sappiamo che l’erede esiste, moderno Aragorn che guarda al trono come a quanto di più lontano possibile cui aspirare, perché umile servitore del popolo senza che per questo sia necessario indossare una corona. Il Principe della Notte, ultimo della stirpe Ferus, libero dopo infiniti cicli di prigionia, è consapevole che la sua rivelazione potrebbe scardinare l’apparente ordine costituito, ma non vuole che questo avvenga, continuando a celarsi dietro una maschera che gli permetta di sovvertire le folle senza dover per forza assumerne il comando. Legion, Valen, lo Spettro, tutti e tre partecipano a modo loro alla costruzione di un mito nel cuore dei Notturni e di coloro che aspirano a veder risorgere Etta, ma l’uomo tentenna, dinanzi a un lascito che non ha mai sentito come suo. 

 

Non potevo essere il loro principe, o perlomeno non il principe che volevano. Ma potevo indossare i panni del cattivo al posto loro. Potevo essere il bandito che avrebbe messo in ginocchio Ravenspire. E poi me ne sarei andato da quel posto dimenticato dagli dèi.

 

I ricordi che riaffiorano quando la maledizione è spezzata sono dolci e amari al tempo stesso per tutti e tre i cavalieri. Valen, come anche Tor, consorte del principe ereditario Sol, e Harvar, primo cavaliere, sono investiti dal dolore del loro passato ritrovato, dalla mancanza di chi hanno amato e che da cicli non esiste più. La vendetta è il motore principale che spinge la Gilda a stringere un patto con Ari e la sua combriccola, ma ben presto altri elementi entreranno in gioco. Elise si trova all’accampamento lontana dalla famiglia che ha tentato di ucciderla, soprattutto da Runa e Calder, ormai prossimi al matrimonio e alla conseguente ascesa al trono. Secondogenita scomoda da sempre, ha scelto di combattere contro l’oppressione, e la sua strada si incrocia di nuovo in modo inevitabile con quella dello Spettro, adesso recalcitrante alleato di Ari. La visione dei due uomini sul modo di gestire la rivolta pare opposta, perché entrambi hanno ragioni sconosciute all’altro: Legion non rivela la sua identità mentre Ari sembra solo interessato ad assurgere a nuovo re, nonostante nasconda un animo gentile e votato al sacrificio. Proprio lui, insieme a Calista, è il personaggio che ho preferito in questo romanzo. Senza niente togliere alla Gilda, a Siv, Mattis e ovviamente alla coppia principale, Ari rappresenta la giusta misura, l’intelletto contro la passione sfrenata, il freddo calcolatore innanzi al bruciante bisogno di spargere sangue di LegionÈ dunque la controparte necessaria, oltretutto dotata di un’ironia pungente di cui spesso Legion e Elise sono i bersagli, e si eleva come un paladino severo, ma giusto davanti a un’orda di feroci, ma talvolta impreparati compagni. Calista, che abbiamo conosciuto alla corte nel primo romanzo, trova una nuova voce e, anche se la sua apparizione è piuttosto breve, lascia un segno e un monito per il futuro, che dovremo ricordare quando leggeremo il seguito. Perché sì, Amici Magnetici, il libro non è autoconclusivo e il trono è tutt’altro che al sicuro. Il romanzo si conclude con alcuni avvenimenti che ribaltano completamente i temporanei assi del potere, mettendo in crisi un intero sistema, ma soprattutto colui che deve scegliere in modo definitivo da che parte stare. Se il senso di comunità con la gente di Ruskig e il rapporto con Ari contribuiscono a mettere in crisi le certezze dello Spettro, il ruolo dominante spetta però a Elise, che non cede mai davanti alla sfida e soprattutto è pronta a rinunciare a qualsiasi cosa, anche a Legion, affinché possa esservi una reale possibilità di ristabilire un regno di pace.

 

Non avrei mai immaginato che una creatura così irritante, testarda e bellissima avrebbe dettato ogni mia azione. Cercavo di mantenermi a distanza, di restare impassibile, eppure andavo in pezzi alla sola idea che potesse accaderle qualcosa di brutto. Non possedeva Furia, ma era come se la avesse. Elise Lysander mi aveva incantato con una magia che non riuscivo a spezzare.

 

Con l’eccezione di alcune spedizioni verso la costa e a Ravenspire, quasi tutto il romanzo si svolge a Ruskig, nella comunità protetta dalla Furia che Ari ha costruito come centro di comando. Le interazioni con la gente del posto, con i bambini soprattutto, sono i momenti in cui Elise, ma anche Legion, trova nuova forza per combattere. Mai stanca davanti all’odio che la sua stessa famiglia le ha scatenato contro, trova nelle armi e nell’abbandono quella linfa vitale che le permette di andare avanti in un mondo magico, nonostante sia priva di magia. Da sempre considerata inutile, ecco che davanti a lei non uno ma ben due uomini, oltretutto in grado di proclamarsi ognuno a suo modo re, la vogliono come consorte, come sorella combattente davanti all’incombente disastro che rappresenta Ravenspire. Sia Legion che Ari, anche se con intenti diversi, riconoscono il valore di colei che è sempre stata l’ultima, la non prescelta, secondogenita per nascita, ma anche nel cuore degli stessi genitori. Smesso l’asservimento al ricatto, e lacerata dal dolore per la perdita di Legion alla fine del primo libro, Elise persevera nel proprio scopo, esempio di fulgida resilienza e determinata ferocia. Sa che Legion non si svelerà come Valen, nonostante il mondo antico sogni il ritorno del legittimo erede, ed è pronta a sostenerlo nella scelta anche se non la comprende fino in fondo. 

 

Era il Principe della Notte, l’erede al trono di Etta. Era stato maledetto, usato, percosso, affamato. Mi aveva mentito. Ma avrebbe sempre avuto quella sua lingua tagliente, arrogante e insopportabile che mi faceva sorridere nonostante tutto.

 

Nonostante il sentimento che nasce tra i due, entrambi non perdono di vista il fine ultimo, nella speranza che il crollo di Ravenspire sia solo il primo dei passi per restituire la vita a una terra che ogni giorno è sempre più avvelenata. Ma come può un Principe della Notte, comunque in catene, liberare quella Furia e sperare di non distruggere tutto nel farlo? Quali motivi spingono i soldati a combattere e le donne e i bambini a seguire il loro esempio, con i cuori gonfi di speranza che volgono lo sguardo verso una nuova alba? Perché Calder è così sicuro della propria legittimità e con Runa vuole rendere innocua la cognata Elise, che non ha mai avuto alcun potere e dunque potrebbe essere considerata alla stregua di una ribelle qualsiasi? Cosa cantano le pareti dei sotterranei di Ravenspire, quando le ombre si annidano intorno a una sagoma immobile che pare dormire da lunghi cicli? Questo e molto altro sarà narrato prima della fine, aprendo così uno spiraglio a molteplici domande e incursioni nel passato che ci svelano i retroscena dell’antica famiglia reale e l’amore tra i fratelli, oltre che lo spirito di squadra che lega la Gilda. I ricordi, così come le parole di Lilianna, scivolano tra le pagine di un momento presente come amaro conforto e monito a fare il possibile affinché i soprusi cessino, in un gioco prepotente che è sempre il centro di qualsiasi romanzo fantasy che si rispetti. Il Male ha molti occhi e molti volti, ma spesso si annida nel posto in cui non avresti mai voluto guardare, come una replica infinita di un ordine che non avresti mai voluto ricevere. Elise, Legion, Ari e tutti coloro che si sono uniti contro il falso re sono l’ultimo baluardo prima della fine dei tempi e sono pronti, ognuno a proprio modo, a radere a terra il vecchio per far spazio al nuovo, sacrificando se stessi e chi amano nell’ottica di un bene più grande.

Ed  è quindi un romanzo di formazione se vogliamo, dove gli eroi sono spesso semplici umani che si trovano ad avere a che fare con esseri straordinari che, per assurdo, grazie alla normalità dei primi scoprono un modo per essere ancora più temibili. Legion ha un potere immenso, che vincola da solo nonostante l’imposizione, ma Elise in qualche modo lo libera così come lui l’ha liberata da piccola, quando l’ha ferita attraverso la paura dello Spettro. Entrambi sono spaventosi e si completano come due consorti dovrebbero fare, soprattutto dinanzi alle minacce non troppo velate di una catastrofe annunciata. Il volume in sé è perfettamente allineato con il primo anche se il cambio di scenario è così eclatante, dalla corte reale passiamo infatti alla vita ruvida dei boschi e alle scorribande, da rendere incredibile una tale continuità narrativa. I protagonisti evolvono, i comprimari brillano e il ritmo è sostenuto, senza momenti morti o cadute di tono. Una lettura gradevolissima che spero troverà un seguito all’altezza delle aspettative, dove mi auguro che Legion possa scatenare tutto il potere che lo attraversa, Ari acquisti sempre più spazio, ed Elise diventi una combattente ancora più sanguinaria, magari sotto la guida attenda di Halvar. Mi aspetto dunque un finale degno di questo nome, con una vera guerra e molto sangue che scorre, perché la terra bagnata possa tornare a risorgere. Ma soprattutto, Amici Magnetici, spero che il terzo volume sia pubblicato il prima possibile, così da sciogliere gli interrogativi  crudeli che questo ci lascia, insieme alla paura che ormai sia troppo tardi per recuperare l’impossibile, mentre  un legame di sangue urla attraverso il veleno e la cenere.

 

Mi mancava. «Perché rimani al suo fianco quando lui ti guarda a malapena?» Feci una smorfia. Quelle parole, così rapide e sferzanti, mi ferirono. «Quando qualcuno si fida di te così tanto da mettere a nudo tutte le sue fragilità e i punti in cui è andato in pezzi, non si può dimenticare. Lo si aiuta a tornare intero, e si condividono le proprie.»

 
 


 
 
 
 
 
 
Grazie alla CE per averci fornito l'eBook
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Nessun commento:

Posta un commento