mercoledì 26 giugno 2024

Recensione a "Il re della caccia immortale" di Ben Alderson

 



Genere: Fantasy
Editore: Queen Edizioni
Data d'uscita: 21 Giugno 2024
Pagine: 374
Prezzo: eBook 5,99 - cartaceo 17,72

 
 
 
 
 
Arlo Gray farebbe di tutto per mantenere la promessa fatta ai suoi genitori: restare in vita e proteggere la sorella dal mondo e dai suoi pericoli. Soprattutto se i pericoli arrivano da un altro regno, quello degli elfi.

Faenir Evelina è disprezzato per l'omicidio della sua famiglia. Costretto dalla sua regina a prendere parte alla Scelta, scopre che soltanto una persona riesce a resistere alla grazia mortale del suo tocco. E lui ne ha un disperato bisogno.

Quando viene rapito dal principe della morte, Arlo si ritrova invischiato in una rete di segreti, politiche familiari e magia fuori controllo, trovandosi faccia a faccia con il suo destino imminente... e un amore che metterà a rischio il suo cuore.
 
 
 
 
 
 

Il mondo era cambiato quando uno stregone era stato inviato a Castel Terrore a uccidere la creatura che si aggirava fra le sue mura. Aveva fallito e, così facendo, aveva condannato il destino di Darkmourn e del mondo che la circondava. Jak, il cui nome era ancora un doloroso ricordo per tutti, era l’ultimo Rivendicato del vecchio mondo…

 

Torna la penna di Ben Alderson, amici Magnetici, e per quanto Jak e Magnus siano lasciati sullo sfondo di questa storia tutta nuova, le antiche leggende ne sfiorano le pagine, gridando a gran voce per non essere dimenticate. È Arlo il protagonista, giovane umano rinchiuso, come i suoi compaesani, tra le mura dorate di Thite, al sicuro dalla minaccia esterna rappresentata dai vampiri che infestano il mondo. Orfano dei genitori e legatissimo alla sorella Auriol, custodisce un tremendo segreto che, da subito, ci conduce a scavare nell’animo di questo giovane e inquieto protagonista. La stessa malattia che scorreva nelle vene dei suoi cari è intessuta nelle sue e l’unico modo per sopravviverle è bere il sangue dei non morti che è costretto a cacciare. È un essere umano come tanti, anzi per alcuni versi più fragile di molti, ma la promessa di proteggere la sorella e la strenua forza con cui si aggrappa alla vita lo rendono più vicino al lettore e lontanissimo da qualsiasi forma di eroe cui siamo abituati. La sua esistenza scorre tutto sommato tranquilla fino al giorno in cui Auriol decide di partecipare alla Scelta, evento speciale con cui esponenti del mondo elfico entrano a Tithe per scegliere un compagno o una compagna da condurre nel loro mondo; nessuno sa nulla di preciso sul destino a loro riservato, ma i compaesani sanno che quello è il prezzo da pagare per continuare a godere della protezione degli Immortali e mantenere erette le mura della città.

 

Ed era per questo che non avevo mai capito perché Tithe avesse dato un nome alle visite degli elfi e ne avessero fatto una festa cittadina: la Scelta. Non era diversa dalla vecchia Rivendicazione, reminiscenza dei racconti del vecchio mondo. La Scelta era semplicemente un modo di dare a una cosa terribile un nome carino nella speranza di nascondere la verità di quella giornata: un furto, elfi che rubavano ciò che non gli apparteneva, portando via persone care come pagamento per tenerci al sicuro dalla maledizione dei vampiri diffusa nel mondo esterno.

 

Diffidente per principio, Arlo partecipa alla cerimonia solo per evitare che sua sorella sia scelta, ma non fa i conti col destino. Cinque sono gli Immortali che attraversano il portale; Gildir, Haxton, Myrinn, Frila e un recalcitrante Faenier, il più possente e terrificante di tutti. Proprio quest’ultimo, nel momento in cui posa lo sguardo su Auriol, viene fermato da Arlo, che rifiuta di perdere la sorella nonostante le intenzioni di lei. L’affronto è enorme, l’imbarazzo anche, ma niente può prepararlo a ciò che ne consegue. L’incontro con Faenir a casa dell’amante Tom dove Arlo cerca rifugio dopo un furioso litigio con Auriol, è quanto di più lontano il giovane potesse immaginare. Perché quell’essere ammantato da ombre, che ha ancora il sangue dei suoi amici sulle mani, lo guarda come se avesse davanti a sé un miracolo? Arlo avrebbe capito una vendetta per gli accadimenti sulla piazza, ma non è pronto alla rivelazione che scivola fuori da quelle labbra bellissime e implacabili.

 

«Vedi cosa succede a coloro che tocco?» chiese Faenir, esaltando il tono di domanda. «Allora, dimmi perché sei ancora in piedi. Perché non sei morto come avresti dovuto, quando le tue dita mi hanno preso il polso per fermarmi? Arlo, cosa è che ti rende tanto diverso?»

 

Moderno Ade con tocco mortifero, Faenir è impossibilitato fin dalla nascita a sfiorare chiunque senza provocarne la morte immediata; come un vampiro di anime, è unico nel suo genere, per questo bandito dalla linea dinastica e dalle leggi imposte dalla Regina Ciara, sua nonna. È dovuto scendere a patti col compromesso di presentarsi alla Scelta, solo per dimostrare ancora di essere indegno di un Regno che si fregiq di fondare le sue radici sulla Vita stessa infusa agli elementi. Rapito Arlo dalla sua terra per condurlo presso la propria dimora, un palazzo circondato dalle acque dello Stige, Faenir è il perfetto contraltare per l’irrequietezza del giovane, prigioniero e carnefice al tempo stesso, incredulo davanti a quell’essere straordinario che pure sembra così fragile dinanzi a domande che paiono senza risposta. Perché Arlo è così speciale? 

 

«Cosa desideri?» chiesi. «Mi hai rapito da casa mia e per cosa… perché?» «Per sentire», sbottò Faenir. «Il mio desiderio è di sentire finalmente una parvenza di contatto, senza subirne le conseguenze. Una cosa che chiunque altro può sperimentare con tanta facilità da non rendersi nemmeno conto di come esserne privati possa condurre a compiere gesti di cui non ci si immaginerebbe capaci.» 

 

Il castello di Faenir ricorda Castel Terrore, bellissimo e silenzioso, dove nessun essere vivente cammina, eppure al contempo scrigno prezioso di anime che sono a metà strada tra i mondi. Lo Stige, come da tradizione, raccoglie coloro che sono rimasti intrappolati, mentre un muto e severo Caronte compie il proprio dovere di traghettatore per i pochi che sono ammessi al cospetto del Sovrano della Morte. Stante il suo ruolo, e la solitudine immensa che ne è derivata per eoni, Faenir dovrebbe essere gelido, distaccato, ma in realtà è come un neonato che si approccia a scoprire cose che non ha mai potuto sperimentare. Non ha mai avuto una famiglia, ha ucciso i suoi genitori appena venuto al mondo, e i cugini sono solo fastidiosi promemoria di una scalata al potere che non gli interessa. È abituato alla solitudine e perfettamente incastrato nel proprio personaggio; Arlo è il disturbatore, colui che mette in dubbio tutte le certezze e soprattutto stravolge un ordine prestabilito terribile, ma quantomeno confortante. Le dinamiche tra i due si fanno presto roventi mentre i cugini, con l’eccezione di Myrinn, vorrebbero solo vedere la fine sia del principe che del compagno che adesso ha trovato. Arlo è una mosca bianca in un mondo di intrighi, dove a poco a poco inizia a comprendere di potersi fidare solo dell’uomo che ha imparato a conoscere. Mentre il tempo scorre implacabile e rammenta ad Arlo che il male si sta espandendo nel suo corpo, nulla può distoglierlo dal compito che si è prefissato. Scoperto che il regno degli elfi deve essere mantenuto per garantire la protezione agli umani, i fili della vita passata e presente si intrecciano, restituendo un guerriero che forse non avrà né particolare forza né certo il potere dell’immortalità, ma che usa il sentimento che sta nascendo dentro di lui come faro per discernere il giusto da ciò che è sbagliato. Sue sono le parole di conforto per chi non ne ha mai ricevute, e cadono come macigni su un’esistenza votata al vuoto più assoluto, oltre che sul lettore.

 

«Come faccio a governare un mondo che non posso toccare? Un re o una regina dovrebbero ispirare amore nei loro sudditi. Io incarno l’esatto opposto dell’amore.» «Non c’è bisogno che tocchi fisicamente un cuore per avere un impatto su di esso. L’amore non è fisico; vorrei solo che tu questo lo capissi.»

 

Arlo ha la capacità di guardare “oltre” in quanto essere umano empatico, e ogni pezzo del puzzle che ricostruisce il passato di Faenir contribuisce a creare un quadro complesso, dove il sostegno che dimostra al compagno è la spinta per cercare un modo di ribaltare leggi immutabili decise da una persona sola, la Regina in carica. Mi fermo qui, amici Magnetici, perché altrimenti rischierei di togliervi il piacere della lettura. Se avete amato Marius e Jak e le dinamiche che hanno animato il precedente volume, del tutto autoconclusivo nonostante gli echi in questo, di certo amerete anche Faenir e Arlo. I temi ricorrenti del diverso da sé, del coraggio oltre il terrore, della comprensione e dell’accettazione sono modernissimi e possono essere plasmati in qualsiasi forma, ma trovano nel fantasy, almeno a mio modesto avviso, una nuova linfa e una modalità d’espressione perfettamente adatta. Rispetto al primo volume questo è più corposo; vi sono maggiori sfumature e relazioni più complesse, soprattutto per il maggior numero di comprimari e antagonisti con cui scontrarsi. Ne risulta una trama più articolata dunque, oltre a un sottotesto che si lega perfettamente alla storia di Jak e Marius. Lo stile fluido, accattivante, veloce, è adesso più maturo, come se l’autore avesse compiuto un balzo avanti rispetto alla precedente opera. Tutto sommato un libro che si legge d’un fiato, con una splendida storia d’amore e vendetta dove rabbia, compassione e tormento giocano una mano vincente nella partita della vita. I colpi di scena che ci riserva il finale ci danno modo di pensare che altre storie giungeranno a parlarci di Darkmourn, di vampiri, stregoni ed elfi, in una girandola di avventure che di certo ci terranno col fiato sospeso fino all’ultima pagina. E insieme a questi ultimi conosceremo altri uomini che combatteranno per la propria identità, sia demoniaca che non, pronti a ricordarci che l’apparenza spesso trae in inganno e ciò che conta davvero si trova nel profondo, oltre le domande, oltre le illusioni, oltre un fiume di anime inquiete o giardini ammantati di nebbia.

 

«Disponiamo di un tempo limitato, lo riconosco, ma non voglio che tu te ne vada senza sapere che, al mio fianco, ci sarà sempre un posto per te. Scolpirò un’eternità solo perché tu possa stare con me.»

 



 
 
 
 
 
 
Grazie alla CE per averci fornito l'eBook
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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