Lei si meritava il sogno. Il paradiso. Il ............ principe azzurro. Si meritava il meglio. E non ero io. Se solo lo avesse saputo… Se solo avesse avuto anche la più vaga idea di chi ero, di ciò che ero sempre stato…
Cari Magnetici, vi è mai capitato di tenere un libro in libreria per un tempo indefinito sapendo che ancora non è arrivato il momento di leggerlo? È quello che è capitato a me con questo libro che ho con me sin da Settembre, avendolo acquistato al Rare, ma di cui ho sempre rimandato la lettura.
Non perché non ne fossi incuriosita, anzi, ma semplicemente perché sapevo che avrebbe avuto il suo momento e il suo spazio, e quindi eccoci qua.
Allye e Axton, i due protagonisti di questa storia apparentemente non hanno nulla in comune. Lei rimasta orfana con la cugina June, cresciuta in un istituto da cui entrambe sono riuscite ad emanciparsi grazie ad una borsa di studio che ora consente loro di frequentare l’università.
Isolata nel suo mondo fatto di musica e skateboard, con l’unico affetto rappresentato da June, Allye conduce una vita molto riservata.
Axton è l’osannato quarteback della squadra di football, ricercato dai talent scout per il suo talento nello sport e braccato dalle donne grazie alla sua bellezza, la sua vita è costantemente sotto i riflettori e pare destinato ad un luminoso futuro nell’NFL.
Era la ragazza più bella che avessi mai visto. Quella a cui non ero riuscito a smettere di pensare fin da quando avevo assistito alle sue acrobazie con lo skateboard, e che proprio quella mattina mi aveva sfidato. Alzai un angolo della bocca, prendendo un altro sorso dal mio bicchiere. Non sapevo cosa ci facesse lì, e non mi importava. Ma non avrei potuto sperare in qualcosa di meglio. Lei voleva che mi impegnassi per trasformare la sua vita in un incubo. E io avevo tutta l’intenzione di accontentarla.
Questi due personaggi così apparentemente diversi hanno però una cosa in comune: sono anime spezzate in modi talmente viscerali e contorti che inizialmente non si percepisce la profondità di questa ferita, ma se ne avverte solo la presenza. Pagina dopo pagina immergendoci nella storia, guidati dai pov dei due protagonisti cominciamo ad addentrarci in un mondo totalmente diverso da quello che inizialmente ci si era prospettato. La sensazione è quella di entrare in uno specchio d’acqua la cui superficie pare apparentemente calma, ma le cui profondità ribollono della forza distruttiva di una tempesta che prima o poi, si comprende, eromperà anche all’esterno.
Sapevo che c’era un motivo se Axton considerava quella una delle sue canzoni preferite, proprio come sapevo che dietro a quelle strofe c’erano gli stessi abissi che si nascondevano nei suoi occhi. Abissi pieni di ombre. Di ferite. Di demoni. Sospirai. Cosa gli era successo? Scuotendo la testa, mi girai e mi appoggiai con la schiena alla parete, esattamente davanti alla figura misteriosa. Come se volessi che mi sussurrasse all’orecchio i suoi segreti. Che mi mostrasse il paradiso… e che trascinasse la mia anima all’inferno.
La sensazione che ho avuto per tutto il romanzo è stata quella di aspettativa, come assistere impotenti ad un incidente stradale che sai accadrà e che non puoi impedire, ma solo fare la conta finale dei danni sperando che nessuno si sia fatto troppo male.
Comprendi come da parte di entrambi i personaggi ci sia un non detto che farà la differenza, una storia non raccontata con potenziali effetti distruttivi.
Il modo in cui Axton si rifugia nello sport, o nelle storie di sesso fine a sé stesse per spegnere le emozioni nella sua testa si capisce fin da subito che è un palliativo non destinato a durare. Anche il suo attaccamento ad Allye pare quasi morboso, come se lei fosse la panacea dei suoi mali, cosa che non è affatto, ma solo l’ennesimo tentativo di zittire le voci nella sua testa, di rispingere il passato sul fondo. La negazione non è mai una soluzione praticabile sul lungo periodo perché i problemi, grandi o piccoli che siano, hanno la spiacevole tendenza a ripresentarsi o, peggio ancora, ad ingigantirsi.
Axton comprende che il suo rifugiarsi in un mondo fatto di menzogne e negazione lo porterà alla distruzione, ma realisticamente non vede altre soluzioni praticabili, e la sua paura di coinvolgere anche Allye in questa sua spirale discendente si scontra con la consapevolezza di non riuscire a separarsi da quello che lei sta iniziando a rappresentare per lui.
Mi trovavo in bilico sul bordo di un precipizio, e il mio cuore continuava a dirmi di fare l’ultimo passo, di gettarmi nel vuoto, perché Axton sarebbe stato lì per me. Ma se mi stessi sbagliando? Se tutto ciò che avrei trovato fosse stata una caduta lenta e straziante? Volevo Axton. Lo volevo in un modo talmente intenso che solo pensare a lui mi toglieva il fiato. Ma ero davvero disposta a correre il rischio di precipitare, per lui?
Allye comprende il rischio dello stare con Axton ed è disposta a correrlo, la sua oscurità la attrae e la seduce, ma la spinge anche a voler diventare per lui un porto sicuro a cui tornare.
Non sa quanto lui sia spezzato, se possa essere effettivamente guarito da ciò che lo tormenta, il suo voler stare con Axton è un atto di fiducia cieca, sa che potrebbe perdersi nella sua oscurità oppure rappresentare per lui l’unica luce nel buio della sua anima.
La sensazione che ho avuto leggendo è che ancora Allye non abbia toccato il fondo dell’abisso che è l’anima di Axton e che prima di aver un qualche tipo di miglioramento le cose dovranno peggiorare ancora parecchio. Convinzione la mia rinforzata anche dal finale sospeso a cui l’autrice ci condanna e devo dire che la preghiera dell’autrice di non lanciare il kindle contro il muro l’ho trovata molto pertinente…
La verità era che il diavolo mi aveva marchiata. E adesso, che lo volessi o no, la mia anima era sua.
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