venerdì 31 maggio 2024

Recensione a "Un regno di fuoco e destino" di Holly Renee

 


Genere: Fantasy
Serie: Stars and Shadows #4
Editore: Triskell Edizioni
Data d'uscita: 27 Maggio 2024
Pagine: 222
Prezzo: eBook 4,99 - cartaceo 15,90

 
 
 
 
 
 Sono tormentata dagli incubi, Sorin consuma ogni mio pensiero. All’indomani della guerra, l’intensità del nostro legame si accende più che mai. Mi fa visita, nel cuore della notte, sussurrandomi promesse di un futuro radioso. 

Indebolisce la mia determinazione e la paura di perderlo offusca tutto il resto. 

Quando arriva la notizia che il re degli uomini, probabilmente alleato con il padre di Evren, ha intenzione di indire un torneo per vincere la sua mano, a cui solo le Starblessed possono partecipare, decido di partire alla volta del regno nemico.

Sorin, feroce e incrollabile, si rifiuta di lasciarmi affrontare questo pericolo da sola. Rischia tutto per proteggermi. Insieme, navighiamo tra segreti e inganni, celando la mia vera identità mentre tentiamo di dipanare la rete contorta intessuta da re Henrick.

In un mondo in cui la linea tra amico e nemico si confonde e il pericolo è in agguato, ci troviamo di fronte a scelte che determineranno il nostro destino. 

Tradirò il mio cuore in nome di ciò che è giusto?

O mi lascerò andare al fuoco di un amore che potrebbe distruggere ogni cosa?
 
 
 
 
 

Per tutta la vita ero stata perseguitata dalla paura di perdere coloro che amavo, perché quella era l’unica verità che mi aveva sempre accompagnata. E la recente scomparsa di Jorah non aveva fatto altro che intensificare il terrore che provavo, rendendomi dolorosamente consapevole che un giorno avrei perso tutti. E, se mi fossi lasciata coinvolgere ancora di più, non sarei stata in grado di sopravvivere alla perdita di Sorin.

 

A volte, Amici Magnetici, mi chiedo perché. 

Non sto parlando della ricerca dei motivi che stanno addietro alle origini del mondo, visto che persone illustri vi si sono dedicate con genio e fortuna, ma pur restando umile non riesco a non pormi certe domande. Se riguardano i libri, allora di solito non è un buon segno. Direte che un incipit così non lo avevo mai tentato, e tutto sommato potrei anche darvi ragione, perché lo tenevo pronto per il momento giusto che alla fine è arrivato. Se avete questo romanzo tra le mani allora di certo avete letto la trilogia che lo precede, anche perché altrimenti avrebbe ancor meno senso leggerlo come stand alone. Se la suddetta trilogia aveva un world building interessante anche se non particolarmente approfondito e una storia, quella delle Starblessed, con un senso oltre che due protagonisti affiatati, qui siamo a un’impasse, su cui ragiono ancora mentre scrivo. Non amo le stroncature; non me le posso permettere e non voglio dimentichiate che recensire è sempre e comunque un fatto personale, almeno quando non vi sono elementi oggettivi che fanno gridare al miracolo o al disastro. Eppure, romanzi che sono piaciuti al grande pubblico mi hanno lasciata indifferente, mentre timide uscite fuori dal mainstream mi hanno spezzato il cuore e sono sempre lì che tento di farmene una ragione. Questo per dirvi, senza mezzi termini, di non scordare nemmeno per un attimo che le recensioni hanno a che fare col gusto, con la predisposizione del lettore e con il momento che sta vivendo, una serie quindi di fattori soggettivi che non possono non influenzarne il parere, che però non deve mai trasformarsi in un giudizio fine a se stesso. Quindi visto che alla fine siamo qui per divertirci, proverò a raccontarvi un po’ di questo libro, ma prima voglio spiegarvi la ragione della mia drammatica ouverture. Per farlo, dobbiamo tornare indietro agli albori della storia.

Evren e Adara, protagonisti dei romanzi principali, hanno una costruzione logica definita, risultante di dolori e tragedie; pur appartenendo a fazioni nemiche, sono predestinati solo ed esclusivamente perché combattono per esserlo. Tutto ciò che li riguarda, a partire dai soprusi fisici e mentali che hanno subìto fino ai segreti che sono costretti a nascondere, li hanno resi quello che sono, legati oltre ogni ragione, guerrieri che si sostengono l’uno con l’altra anche quando il resto del mondo vorrebbe il contrario. I giochi di potere che animano la prima trilogia sono chiari e il nemico è ben definitonon servono certo le cicatrici di Adara o Thalia per dimostrarlo. La condanna insindacabile di chi è benedetto dalle Stelle è quella di essere asservito per alimentare gloria e potere dei principi che vogliono governare il mondo, mentre è un sollievo sapere che, in parallelo, nel temutissimo Regno del Sangue si possa invece trovare un rifugio e iniziare una nuova vita. Nella famiglia che qui Adara trova, alcuni personaggi spiccano più di altri; Thalia, Sorin e Jorah sono i tre fidati compagni di Evren, col quale costituiscono il nerbo della forza strategica e militare di tutto il paese. Dall’ultimo capitolo de Un Regno di Veleno e Promesse, quando la guerra con Gavril è vinta, sappiamo che Jorah è caduto. A lui sono sopravvissuti Thalia e Sorin, protagonisti del romanzo di cui andrò a parlarvi, che al pari degli altri non riescono ancora a riprendersi dalla perdita dell’uomo. Thalia soprattutto prova un fortissimo senso di colpa, perché conosceva i sentimenti di Jorah nei suoi confronti e che lei purtroppo non ha mai ricambiato. Quell’amico fidato, compagno d’arma e di avventure, adesso non c’è più, mentre rimangono le emozioni insieme a Sorin, con cui Thalia ha trascorso una sola notte molto tempo addietro e che lei tiene a distanza in modo feroce. Sorin ama Thalia da sempre proprio come la amava Jorah e, con questa realizzazione, entra in gioco il secondo livello di senso di colpa tutto declinato al maschile; nessuno dei due uomini si è mai fatto avanti col timore che la loro amicizia potesse essere compromessa da una donna che, per inciso, rifiuta entrambi in modo diverso. Stante la premessa, avremmo potuto avere un approfondimento interessante su questa triade, ma la volontà dell’autrice ha voluto che Jorah morisse, lasciandoci ad assistere solo agli sviluppi di una quasi coppia, laddove il quasi è praticamente d’obbligo. Se Sorin è piuttosto lineare, Thalia di contro è più complessa perché la sua insofferenza è triplice: soffre per Jorah, si sente in colpa per lui, ha il terrore di perdere un’altra persona cui tiene e, per questo motivo, non vuole legami. Non che Sorin non affronti lo stesso tipo di problemi, intendiamoci, ma avrei voluto di più per un personaggio che nei libri precedenti ho intuito avesse davvero molto da dire. Thalia infatti, per assurdo, l’ho preferita nelle vesti di comprimaria, forse perché la breve storia di questo quarto capitolo avrebbe potuto essere, a mio avviso, semplicemente evitata. Tutto quello che l’ha costruita è già stato detto in modo anche abbastanza chiaro nei primi tre volumi, qui ho trovato ben poco di nuovo.

 

Non ero più la stessa ragazza che Gavril aveva torturato. La ragazza che ero un tempo, e che ricordavo a malapena, era ormai lontanissima. Non l’avrei riconosciuta nemmeno se l’avessi vista riflessa nello specchio. Gavril l’aveva spezzata e io avevo usato ciò che era rimasto per plasmarmi in qualcosa di nuovo, una persona che non sarebbe mai più stata vittima di uno come lui. Per quanto volessi dimenticare il dolore, non avrei mai potuto cancellare ciò che mi aveva insegnato. 

 

L’escamotage narrativo per questo quarto libro è una nuova guerra all’orizzonte, corroborata da un editto con cui un Re umano cerca pretendenti Starblessed per trovare tra di esse la propria regina. Non dimentichi di quello che è successo con Gavril, anche se gli umani non possono assorbire i poteri come fanno i Fae, è indispensabile che il Regno del Sangue faccia la sua mossa, in quanto un’eventuale alleanza tra questi e gli esseri fatati potrebbe sovvertire il precario equilibrio tra le specie. Chi è l’incaricato di infiltrarsi a corte per tentare la sorte con il giovane Re Henrick? Teoricamente Sorin, ma in pratica Thalia che, quantomeno, ha le doti per candidarsi come futura sovrana. Dopo un breve viaggio giungiamo al castello dove, innanzi a un probabile consorte di certo affascinante, Thalia mette in mostra le proprie arti e parte dei propri poteri per ottenerne la fiducia. Il tutto condito da siparietti espliciti con Sorin, qualche deviazione col Re che lei reputa sopportabile solo perché nel mentre immagina il capitano che prima di allora ha a malapena tollerato, beata incongruenza, e qualche sprazzo di femminile capriccio durante le sfide con le altre contendenti. Insomma, un ennesimo contest da vincere a tutti i costi, dove ogni cosa sembra ammantata d’oro e finisce per rivelarsi ottone malridotto. Tralasciando le evoluzioni della trama, poche, e la caratterizzazione dei protagonisti, scarsa, il libro scivola veloce, senza grossi intoppi e sorprese, verso un finale abbastanza scontato e prevedibile, come il mio laconico incipit aveva dato da intendere.

 

«Vi presento Sorin Keir, del Regno del Sangue, intermediario del principe Evren Achlys.» La guardia si inchinò profondamente davanti al re e io lo imitai. Mi piegai, mostrando il mio rispetto, ma non feci altro. Non ero uno dei suoi servitori e c’era solo un uomo davanti al quale mi inginocchiavo. Un solo principe di cui riconoscevo l’autorità. Anche se mi sarei inginocchiato volentieri al cospetto della donna che amavo, se me lo avesse permesso. L’avrei fatto per tutta l’eternità, per lei.

 

Quindi eccoci qua, Amici Magnetici, con un libro tra le mani che avrebbe potuto essere molto di più, ma di certo non peggiore di altri che ho letto. Thalia e Sorin, in potenza, avrebbero potuto avere una storia complessa, angosciante e frammentata. L’attrazione fisica è dirompente per quanto imbrigliata, ma manca tutto quello che avrebbe potuto essere e che, purtroppo, non è. Jorah è morto, e il senso di colpa che entrambi provano per questo e per il sentimento che legava tutti e tre non è sviscerato nelle sfumature quanto basta per essere credibile. Non voglio che un romance sia un trattato di psicologia ed elaborazione del lutto, ma ritengo indispensabile entrare nell’animo dei personaggi, oltretutto quando viene utilizzato il punto di vista alternato che però, in questo caso specifico, fallisce il proprio compito e non apporta assolutamente nulla alla narrazione. Tutto è abbastanza frettoloso, senza approfondimento, senza margine di aperture a quelle crisi che sono così importanti anche nel fantasy. 

Quindi torniamo all’inizio e alla domanda scomoda: perché? Sono sincera quando vi dico che credo davvero non vi fosse bisogno di questo libro; avremmo lasciato Sorin e Thalia come compagni di battaglia e saremmo stati contenti lo stesso, anzi, ci avrebbe donato quel gusto dolceamaro che avrebbe gettato un’ombra consapevole sulla felicità delirante e in parte fastidiosa di Adara e Evren, i nuovi sovrani. Avremmo compreso il loro fare un passo indietro e il legame imperituro col ricordo di Jorah e, ripeto, avrebbe avuto un senso. 

Invece si è voluto cavalcare il filone della trilogia e aprire un capitolo che, almeno per mio gusto personale, non apporta niente a quanto già dettolasciando me tutt’altro che entusiasta e voi con un voto medio, giustificato solo dalla speranza di non leggere più nulla che abbia a che fare con questa storia.

 

Temevo quello che lui stava già pretendendo da lei. Quello che tutti noi pretendevamo. Ma l’avrei aspettata, avrei aspettato Thalia finché ogni stella del cielo non si fosse trasformata in polvere. Avrei adorato ogni parte di lei, l’avrei venerata con le mie labbra. Non esisteva un mondo in cui non avrei provato per lei una disperazione tale da mangiarmi vivo.

 



 
 
 
 
 
 
Grazie alla CE per averci fornito l'eBook
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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