Neanche nelle sue fantasie più sfrenate Izzy McBride avrebbe mai potuto immaginare di ereditare un giorno un vero castello. E invece, grazie al prozio Bill, eccola qui: regina indiscussa di uno splendido maniero tra i monti della Scozia, immersa in un’atmosfera natalizia a dir poco perfetta. Il suo sogno è trasformarlo prima o poi, con dedizione e amorevoli cure, in un albergo di design. Ma non ha fatto i conti con la sua eccentrica madre che, presa dall’entusiasmo, affitta subito una camera al loro primo ospite ufficiale: l’enigmatico e affascinante scrittore Ross Strathallan. Da quel momento, la lista delle prenotazioni per Natale inizia ad allungarsi ogni giorno di più! È una corsa contro il tempo: tra mille inciampi, peripezie e palpiti del cuore, Izzy è vicina a realizzare il suo progetto. Mentre gli ospiti iniziano ad arrivare, la neve già imbianca il castello come pasta di zucchero su una torta: bisogna affrettarsi a sistemare tutto prima di restare bloccati dalla bufera. Ma Izzy ha accettato la sfida: sarà un Natale indimenticabile per tutti… e forse per qualcuno un po’ di più.
Guardò con un misto di orgoglio, eccitazione e terrore le pareti grezze del castello di Kinlochleven, che emergevano tra le chiome brune, gialle e rosa pallido degli alberi. Oltre il castello, le colline color ruggine, disseminate di felci, proteggevano la linea dell’orizzonte, e la meraviglia di quello scenario era raddoppiata dal suo riflesso sulle acque immobili del Loch Leven.
Ci sono libri, amici Magnetici, che ti avvolgono come una coperta di morbida lana in una fredda giornata di Novembre, rassicuranti come una tazza di cioccolata calda, dolci come biscotti al burro appena sfornati. Ci sono libri di cui non sai di aver bisogno fino a quando non li tieni tra le mani, e ti trovi a sorridere come davanti a un vecchio amico che non vedi da tempo ed è emozionante scoprire insieme quante cose avete da raccontarvi. Questo è proprio uno di quei fortunati romanzi che leggi per caso e finisci per sprofondarci dentro perché non ne hai abbastanza. Ti ritrovi con Isabel Margaret Mary McBride ad affrontare l’eredità di un castello in Scozia e a progettare di trasformarlo in un hotel per poterlo mantenere. Non importa che vi siano spifferi, tinteggiature da fare e un immenso bagaglio di oggetti da riportare all’antico splendore. Non importa nemmeno che tua madre, troppo giovane per essere chiamata se non per nome dalla stessa figlia, si aggiri come il fantasma del Natale futuro avvolta in paillettes e piume a dettar legge su ogni dettaglio, come acquistare una carta da parati da centinaia di sterline quando non si è nemmeno sicure di trovare i soldi per sistemare il tetto.
Izzy ha quasi trent’anni, ha appena terminato un corso di cucina in Irlanda ed è tornata in Scozia, sulle Highlands; qui la attende la madre Xanthe per intraprendere la nuova avventura al castello di Kinlochleven, affidato saggiamente dal prozio Bill a quella nipote semisconosciuta che però ha fatto della praticità una regola di vita. Izzy compila liste, cerca di tenere a freno l’entusiasmo della madre, ma si trova ad affrontare fin da subito le scelte impulsive di quest’ultima. La prima sorpresa le si para davanti appena arrivata, quando incontra un uomo burbero e affascinante in cucina a scaldarsi la cena. Xanthe ha dimenticato di informarla che un docente universitario di storia, Ross Strathallan, ha preso un anno sabbatico per scrivere un libro e si è rifugiato al castello come ospite pagante in cerca di pace e silenzio per alcuni mesi. Non solo, ma grazie allo stravagante spirito imprenditoriale che la contraddistingue, ha anche accettato prenotazioni durante la settimana di Natale, noncurante dell’immensa mole di lavoro di cui il castello ha bisogno, dall’apertura delle camere da letto, passando per i saloni di rappresentanza, fino agli spazi di uso comune più disparati. Eppure, nonostante lo strepitio delle sue immancabili disposizioni, non riusciamo a non sorridere con Xanthe, forse come caratterizzazione il miglior personaggio del libro, nel quale si percepisce l’affetto che l’autrice ha voluto riversarvi. Persino Izzy le perdona quasi tutto, anche perché è davvero geniale nel trovare soluzioni per ogni cosa, dalle decorazioni al confezionamento delle tende, fino alla creazione di un account Instagram con cui cimentarsi nel social marketing. E se alla figlia rimprovera la mancanza di spirito artistico, è proprio il connubio tra le loro diversità il nodo su cui si fondano gli ingranaggi della macchina dei lavori. Aiutate da Duncan, il vecchio guardiano rimasto, anche se ormai in pensione, e da un’insospettabile coppia di campeggiatori, Jeanette e Jim, Izzy si ritrova con una squadra di persone pronte a sostenerla nella realizzazione di un sogno, mentre il numero degli ospiti previsti aumenta e con essi anche la certezza che le riparazioni più urgenti potranno finalmente essere prese in considerazione. È lo spirito di comunità che permea tutto il romanzo, ad accenderlo di calore; la cura con cui l’autrice assegna a Xanthe il ruolo di direttore d’orchestra è la stessa infusa nell’attenta ricerca da parte di Izzy dei prodotti perfetti per la sua cucina. Le gite allo spaccio per sceglierli, il suo interesse profuso per opzionare quelli a chilometro zero e stagionali, l’accuratezza degli abbinamenti studiati per infondere amore alle pietanze, sono tutti elementi che ci trasportano dentro le pagine. Riusciamo a sentire il profumo del pane fatto in casa, mescolato a quello delle torte alle noci e dei biscotti, mentre l’aroma di pino e avena tostata invade l’aria e la neve copre ogni superficie di un candore abbagliante. Al pari di ingredienti che trovano il modo di amalgamarsi in modo perfetto, i caratteri si scontrano e incastrano, cercando il proprio equilibrio per esaltare il gusto di un insieme giocoso e saporito.
Tritare le cipolle e sapere che si doreranno cuocendole a lungo e a fuoco lento, friggere le spezie perché sprigionino tutto il loro aroma o mescolarle alla panna per rendere la pietanza ancora più ricca. Qualsiasi cosa veniva meglio, se era fatta con cura e attenzione. Amava immergersi in quei rituali e non dover pensare a nient’altro. Era il suo momento.
È questo il potere di Izzy, dedicare alle persone la stessa cura di cui necessita la cucina per essere un gesto d’amore, quello che lei non ha ricevuto perché per anni ha cercato di ottenerlo da un uomo, Philip, che non l’ha mai trattata come avrebbe meritato. Eppure questo non l’ha inaridita, ma le ha dato la spinta per aprire ancora di più il proprio cuore a quell’inaspettato gruppo di persone che adesso la circondano e vogliono aiutarla a realizzare un progetto che pare impossibile. Duncan, che cerca di fuggire la pazzia di Xanthe, ma finisce per assecondarla nelle sue lucide follie, diviene per Izzy quasi una rassicurante figura paterna, lei che il padre l’ha perso da bambina e a malapena lo ricorda. Jeanette e Jim, salvati dalla furia della tempesta, nonostante sembra abbiano qualcosa da nascondere trovano rifugio sotto il tetto malconcio del castello, diventando un aiuto indispensabile seppur giovanissimi. Ross, che prima trascorreva le giornate rinchiuso nella propria stanza a scrivere, esce dalla tana e interagisce con gli altri, finendo per essere un ospite pagante, ma tuttofare, con accetta alla mano pronto a tagliare abeti per l’allestimento dei saloni. I due mesi di preparativi scorrono veloci mentre la settimana fatidica si avvicina; l’ansia di Izzy cresce, ma le sorprese sono dietro l’angolo, i colpi di scena pure mentre le liste così accuratamente preparate verranno spuntate una per una e post it colorati voleranno da ogni parte. E se le tempeste della Scozia, che ci regala quadri meravigliosi e scorci di una Edimburgo da sogno, imperversano ad ammantare il paesaggio di ulteriore magia, dentro il castello un’aria di festa e complicità accompagna i lavori estenuanti e la ricerca della perfezione nei dettagli, perché tutto possa essere all’altezza delle aspettative più elevate. Il rischio del fallimento è dietro l’angolo eppure nemmeno per un attimo pensiamo che questo gruppo, che si arricchirà di ulteriori elementi a mano a mano che il tempo trascorre, non possa riuscire a portare a termine l’ambizioso progetto. La narrazione in terza persona è perfetta per il romanzo dove le descrizioni, mai noiose o banali, sono essenziali e contribuiscono a creare un ritmo gioioso e instancabile; il castello prende vita, togliendosi quella patina di polvere austera per crogiolarsi nel calore e nel profumo della legna appena tagliata, sfavillante grazie agli addobbi che paiono studiati dalla mano di una fata. Non abbiamo bisogno dell’introspezione legata al punto di vista univoco o alternato cui il romance ci ha abituato, perché le azioni parlano per i personaggi, la cui essenza si rivela nella cura che mettono nel portare avanti uno scopo comune. E i preziosi camei del loro passato, così come le confidenze inaspettate che scaldano il cuore, bastano a coinvolgerci, lasciandoci sognanti come bambini davanti all’albero di Natale più bello. Come se non bastasse, tutti si muovono in una perfetta coreografia, ognuno col suo bagaglio di esperienza, facendo in modo che non vi sia mai una pecca in uno stile narrativo fluido e accattivante come pochi. Quindi, amici Magnetici, questo è il mio consiglio; sedetevi in poltrona, calatevi nell’atmosfera anche se siamo appena a metà Novembre, e accendete una candela aromatizzata. Non volendo invogliarvi all’uso di alcolici direi di evitare il whiskey e il porto, con sommo orrore di Duncan e Ross aggiungerei, quindi vi consiglio di versarvi una tazza di the bollente senza dimenticare il latte e i biscotti. Prendete il libro e immergetevi nella storia, mentre fuori queste infinite giornate di pioggia e cielo buio paiono spegnersi troppo presto dopo il cambio dell’ora; respirate e rilassatevi. Farete un viaggio di cui sentirete il bisogno ancora e ancora, immaginando un Natale dove cimentarvi con nuove ricette e soprattutto da passare con le persone che si amano, da sempre oppure da poco tempo, dono di cui non dobbiamo nemmeno per un attimo dimenticare di essere grati.
Ci rifletté un momento, contemplando le colline innevate in lontananza e un uccello rapace che volava all’orizzonte, mentre il sole faceva scintillare il paesaggio coperto di bianco. «Non penso di potermene andare adesso. Amo stare qui. Mi sembra di aver trovato il mio posto. Amo avere la cucina piena di persone. Con Jim, Jeanette e Duncan, è come avere una nuova famiglia. Ho scoperto cosa voglio fare nella vita». Aveva trovato uno scopo, e le piaceva prendersi cura degli altri.
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