Il suo corteggiamento era un pericolo mortale, perché lui aveva ragione: se avesse continuato, sarebbe riuscito nel suo intento. E lui era ossessionato da un’altra ragazza. Ed era una rockstar. Ed era il mio capo. Ed era un disastro totale. E inoltre tra tre mesi ci saremmo separati.
Esiste un prima e un dopo nella vita di Indigo, Indie, Bellamy, il prima è rappresentato dalla vita felice del passato dove i suoi genitori erano ancora vivi, in cui il fratello ancora non aveva ceduto alle lusinghe dell’alcool e in cui il suo mondo era una stanza piena di stoffe colorate da trasformare in estrosi abiti. Il dopo è rappresentato da un misero appartamento in cui vivere con la cognata e il fratello, un nipotino malato che necessita di cure costanti e una mancanza cronica di mezzi che la costringe ad accettare un lavoro come baby-sitter della famosa, e quanto mai fuori controllo rock star che risponde al nome di Alex Winslow
Disgustoso. Bellissimo. Maleducato. Sexy. Incasinato. Spiritoso. Cupo. Insopportabile. Problematico. Problematico. Problematico. Alex Winslow era tutto questo e anche di più, ma non era il caso che la mia famiglia lo sapesse.
Alex Winslow è un problema: per la sua addetta stampa che cerca di dominare il caos che le sue uscite pubbliche e quanto mai inopportune provocano, per il suo manager che cerca inutilmente di tenere le redini di una situazione al collasso, per i suoi compagni di band e amici che lo vedono imboccare ogni giorno la via dell’autodistruzione…e ora è un problema anche per Indie che deve controllare ogni sua mossa durante il lungo tour europeo che li aspetta.
Alcolista e drogato, disintossicato alla meno peggio ma con ancora il desiderio di farsi Alex ha anche un morboso attaccamento alla sua ex fidanzata ora compagna del suo rivale per eccellenza. La sua volontà di autodistruzione cozza con la ferrea volontà di questa ragazzina dai capelli blu improvvisamente comparsa nella sua vita con la sola missione di tenerlo sobrio e possibilmente produttivo.
Avevo bisogno delle sue parole, dei suoi pensieri e del suo temperamento. Volevo succhiarle l’anima e riversarla sulle pagine, le mie pagine, ottenere il massimo dalla mia babysitter. Perché era innocente. E forte. E così esasperante che frugarle nel cervello mi sembrava una necessità.
Alex vive in un suo mondo fatto di rabbia, eccessi e dipendenze, Indie diventa inizialmente questo, una cosa da cui non riesce a separarsi, la droga delle sue serate prive di ogni altro stimolo alcolico o chimico, un bersaglio su cui sfogare le sue frustrazioni, un obiettivo su cui concentrare la sua attenzione, ma anche una fonte di ispirazione per la sua musa. Il suo modo di essere lo incanta contro la sua volontà, lo seduce quasi senza che lui se ne accorga, piega la sua volontà in un modo a lui sconosciuto. La rende una dipendenza tanto quanto la droga e l’alcool lo sono state per lui in passato, ed è qui che il loro rapporto scricchiola, nel suo non capire che l’amore è tante cose ma non prigioniero dei bisogni altrui, che può crescere solo se siamo in grado di lasciarlo libero, se siamo disposti a sacrificarci oltre il nostro egoismoper garantire la felicità dell’altro.
La vedevo come un libro aperto, desiderosa di essere macchiata da inchiostri di diversi colori. Ovunque andassimo, voleva sempre fare un giro in bicicletta per le strade principali e mangiare il cibo del posto. Altri uomini avrebbero forse trovato bella la sua voglia di vivere, ma per me era solo deprimente. Era molto più felice di me, e io avevo molto più di lei.
Ci sono due modi, a mio parere, di affrontare la lettura di questo libro, la prima più superficiale è leggere quello che ci trovi scritto, seguire la storia del bad boy, a volte anche eccessivamente pesante ,che per amore trova la sua redenzione e della ragazza, a volte anche eccessivamente ingenua, che, tramite la riscoperta dei sentimenti trova la strada di un futuro felice. Semplice e lineare. Poi c’è il modo più difficile, quello che parla di debolezza, di paura, della facilità con cui a volte cedere ai nostri istinti sia più semplice che lottare. Di come a volte arrendersi sia più dolce che dover continuamente combattere contro una natura che ti porta all’autodistruzione, di come sia più facile diventare quello che gli altri pensano di noi piuttosto che impegnarsi ad essere qualcosa di meglio. E poi c’è il dolore della perdita, quello che strazia e fa male e da cui puoi uscire in due modi: decidendo di vivere comunque la tua vita oppure lasciandoti sopraffare dal dolore…e a volte non è nemmeno una scelta che puoi compiere, dipende anche dal saper trovare una forza che non tutti hanno.
«Tu sei felice, Alex?» «Sono un artista. Il mio lavoro non è essere felice. Il mio lavoro è provare emozioni, soffrire e suscitare le stesse emozioni negli altri.» Volevo dirgli che si sbagliava. Che poteva creare grandi cose pur essendo felice.






Nessun commento:
Posta un commento