Ma il deserto non dimentica le sue prede.
Sono fuggita dalla vita che mi ha rovinata e sono arrivata nell’unico posto più selvaggio del mio passato: il territorio dei Savage Howlers. E i loro Cacciatori mi stavano aspettando.
Dicono che sono loro.
Il Rituale della Rivendicazione è tra sette giorni, un rito vincolante di corpo e sangue che può finire solo in un modo. E il passato che pensavo di aver superato è qui. Nemici i cui proiettili sussurrano il mio nome. Lo sento nella presa di Cain. Nel calore dello sguardo di Diesel. Nel dolore quando Trick mi tocca nel modo giusto. Nella maniera in cui Ash ascolta ogni mio respiro come fosse una scintilla.
Vogliono possedermi.
Ma per sopravvivere a tutto questo, forse, dovrò prima possedere loro.
«Profumi di sfida. Come il crepuscolo sul sangue. Mi guardi come se volessi scappare, mentre con gli occhi mi implori di darti la caccia. La tua voce trema, ma non ti pieghi mai. Ho inseguito la guerra, gli uomini, ma tu…» Premo la fronte contro la sua, reverente. «Sei la prima cosa che abbia mai voluto tenere.»
Il deserto è il vuoto in cui l’anima si annulla, è una distesa sempre uguale di sabbia in cui ogni forma di vita sembra spegnersi, un posto in cui il silenzio fa eco alla disperazione di un’anima che sceglie di smarrirsi nella sua immota immensità. Eppure, è nel deserto che Eden si rifugia, sulla soglia di un luogo in cui, forse la mano del destino, o forse la sua volontà l’hanno guidata, nel territorio dei Savage Howlers, nelle mani di quelli che saranno i suoi carnefici, oppure i suoi salvatori.
Sarò questo il suo posto? la sua collocazione, il termine della ricerca di un qualcosa di cui neppure lei conosce la natura. C’è un luogo dentro di lei dove la sua anima si rintana come fa una preda al sentore di un predatore, in attesa di venir trovata dal cacciatore più veloce o da quello più meritevole.
Lei è senza alcun dubbio una preda. Ma non del tipo che si rannicchia e aspetta misericordia. È quella che morde fino all’ultimo respiro e che preferirebbe correre dritta in mezzo a una tempesta, piuttosto di inginocchiarsi. E io non riesco a smettere di guardarla. Cain vede il bagliore in lei. Diesel la spina. Trick la lince. Io scorgo la crepa. La frattura sottile nelle fondamenta che nessun altro ha ancora notato. Quella che lascia uscire la paura in soffi gelidi, quando pensa che nessuno la stia guardando. È tenuta insieme da filo spinato e rabbia, niente di delicato. Ecco perché so che è nostra. Nemmeno noi lo siamo.
Eden vive sulla pelle il suo essere stata per tutta la vita una creatura non senziente, esposta ad un controllo che esula dalla sua volontà senza altrascelta se non scappare o soccombere. L’incontro con questi cacciatori le dimostrerà come una preda non è sempre un essere arreso ad un destino che non può controllare, ma può esercitare una scelta. La vera caccia è la ricerca della consapevolezza del proprio ruolo, della propria posizione, l’inseguimento diventa una scoperta dell’altro, attraverso le sue debolezze, ma anche dei suoi punti di forza, e la conquista non è possesso ma accettazione.
Non credo di voler fuggire. Credo di voler cadere. Solo per vedere se mi prenderanno. Solo per scoprire se mi spezzerò, perché Trick è luce, fuoco e pericolo avvolti in carezze provocanti. Diesel è fame selvaggia, pronta in agguato, che già mi assapora con ogni sguardo. Ash è un sussurro di cui non sapevo che la mia anima avesse bisogno, un silenzio che vede. E Cain? Cain è la tempesta prima della scelta, la quiete prima della resa. Non mi inseguirà. Aspetterà che sia io ad andare da lui. E quando lo farò… si assicurerà che non scappi mai più.
I cacciatori rappresentano le varie sfaccettature dell’animo umano, luce e tenebra, calma e tempesta
Sono l’umanizzazione degli istinti primordiali che spingono l’uomo alla ricerca di una preda, nel modo selvaggio e libero di chi è cresciuto senza regole o vincoli, oppure nel modo più edulcorato o imbrigliato di chi ha accettato di essere definito dalla società civile.
Trick, Diesel, Ash e Cain non hanno nessuna appartenenza se non a loro stessi e al gruppo di cui fanno parte, non professano nessuna lealtà o fede se non alla vita che hanno scelto, svincolata da ogni obbligo sociale e dove istinto e natura giocano un ruolo fondamentale.
Nonostante ciò, mai privano Eden del diritto di scelta, nel rispetto di lei come donna e come preda designata del gioco che per loro rappresenta la loro vera natura.
Traspare la consapevolezza di ciò che sono, scevri da ogni sovrastruttura, quasi animaleschi nel modo di percepire gli imput esterni, gerarchicamente organizzati quasi fosse un branco di lupi, ma assolutamente consapevoli della loro natura, cosa che cercheranno di far comprendere anche ad Eden, che pur ancora non cosciente, si incastrerà perfettamente nella vita che loro le mostreranno.
Qualcosa dentro di me sta cedendo. O si sta liberando. Premo una mano sul petto. Il cuore batte troppo veloce. Come quello di una preda consapevole che i lupi si stanno avvicinando, solo che non ho paura dei lupi. Mi spaventa il voler ululare con loro.
È difficile parlare di un libro nel quale il filo della storia non viaggia sulla trama del racconto ma sulle emozioni di chi legge, perché queste sono personali e assolutamente soggettive. Ci sono tante chiavi di lettura di questa storia quante sono le persone che la leggeranno, e ad ognuna di loro darà qualcosa e prenderà altrettanto. Nella vita di ogni giorno il ruolo cacciatore e preda ha confini molto sfumati, c’è chi prova ad esercitare un controllo che si rivela mera illusione e chi subisce un dominio che in realtà è solo nella propria mente, schiavi come siamo di apparenza e pregiudizio, di paure e timori nel mostrare la nostra vera natura. La tensione che lega i vari componenti del racconto è viva e presente ad ogni pagina è la sensazione del battito di un cuore impazzito che trova la sua calma alla fine della corsa, il suo riposo alla fine della fuga, la sua pace nel posto che può chiamare casa.
Non sta solo scegliendo di restare. Lei lo sta diventando. Essere una regina non significa essere sicura e intoccabile. Significa costruire il proprio trono nel cuore del fuoco e sfidare chiunque a raggiungerlo. Non è più una preda. È nostra.






Nessun commento:
Posta un commento