Helen Zhang è una scrittrice di successo, e lo è al punto che i suoi libri stanno per diventare una serie televisiva: è contenta sì, a Los Angeles per lavorare con gli sceneggiatori, lontana da New York.
E grande sorpresa, dunque, quando si ritrova in quel gruppo di sceneggiatori proprio Grant Shepard: perché Helen e Grant hanno un passato tragico che li lega.
In effetti iniziando la lettura di questo libro, subito alle primissime pagine entriamo nella parte dolorosa della storia, che resta come un filo rosso per tutta la narrazione: i due protagonisti sono cresciuti, si sono laureati, hanno avuto la carriera che desideravano, ma quel dolore, quella eredita è rimasta sempre lì.
Helen ha scelto di andare via dalla sua famiglia, di origine cinese, legata alle tradizioni e al formalismo, e in cui lei non ha mai potuto vivere e sentire quel dolore fino in fondo, lasciandolo come una cicatrice indelebile.
Grant è diventato uno sceneggiatore affermato, ma combatte con gli attacchi di panico e conduce una vita solitaria.
Due persone diversissime per sentimenti e sensazioni, che però devono in qualche modo lavorare insieme, con quella ferita, che sembra riaprirsi più dolorosa.
Lei all’apparenza fredda, pianificatrice, non bella né sexy, in quell’ambiente così diverso dalla sua vita a New York, per la prima volta riesce ad accettare di essere così e che gli altri la accettino così.
«Le pare una risposta abbastanza sincera, ma forse “emozioni” non è il termine adatto per definire i pensieri aggrovigliati che le passano per la testa. Ha bisogno che le cose le vadano bene.»
Grant è l’elemento stonato, che non le chiede nulla e al tempo stesso la vuole, lei così permalosa e particolare, così suscettibile, ed è disposto a prendere qualsiasi cosa arrivi, duri quel che duri.
Il loro trovarsi così particolare, sarà messo alla prova dal loro passato e dal loro presente, perché entrambi avranno difficoltà ad accettare quello che vivono.
Insomma un vero e proprio viaggio nelle emozioni questo libro, di cui non possiamo dirvi di più, perché il messaggio che lancia è chiaro: a volte ci portiamo dentro i sensi di colpa per qualcosa di cui non siamo responsabili, ma che il destino, la casualità, la vita ha deciso per noi.
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