Il viaggio di Hakon e Miriam prosegue alla ricerca di indizi riguardanti la profezia che sembra legarli in modo indissolubile. Dopo essere venuti in possesso dell’antico amuleto del berserker, i due partono alla volta dell’Italia.
Intanto a New York, Tisha, una dei Guardiani rimasti ancora fedeli all’Ordine, continua insieme alla squadra le ricerche per stanare la setta di Elon. Ma quando Goliath – il vampiro più temuto in circolazione – si mostra incline a offrire loro aiuto, dovrà accettare le sue condizioni, scendendo a patti con lui. Il mostro che anni prima ha giurato di uccidere.
L’Eterno, ignaro del motivo di tanto disprezzo, cercherà in tutti i modi di soggiogarla, piegandola al suo volere.
Ma la vendetta sarà solo il preludio a qualcosa di ben più pericoloso e inaspettato. Qualcosa che li travolgerà, annientando ogni loro certezza.
Voleva essere il padrone del suo corpo, della sua mente e della sua anima. Voleva tutto da lei.
Cari Magnetici, oggi riprendiamo il racconto di questa fantastica serie, e ho scritto riprendiamo non a caso perché, come già detto nelle recensioni precedenti, ogni libro non rappresenta una storia a se, ma è parte di un racconto che inizia dal primo volume e prosegue via via nei successivi, aggiungendo elementi e personaggi.
La coppia di questo terzo capitolo è quella rappresentata da Tish e Goliath: lei umana appartenente ai guardiani è un personaggio che sino ad ora era stato abbastanza defilato, non avevamo molte notizie su di lei o la sua storia. Goliath è il vampiro millenario che abbiamo conosciuto in Furor ha un conto in sospeso con Miriam e Hakon, che è deciso a farsi saldare, e in questo libro offre il suo aiuto contro la Setta, ma pretende in cambio che Tish, alla quale ha salvato la vita, diventi la sua garanzia restando suo ostaggio.
Era viva per miracolo. E quel miracolo aveva un nome. Goliath. L’unico essere che aveva giurato di trovare e uccidere, finché avesse avuto un briciolo di vita in corpo. Colui che le aveva rovinato la vita, ora gliel’aveva salvata. Tisha non se ne capacitava. Così come faticava a ravvisare in quella sua terrificante bellezza il mostro che odiava da anni.
Tish odia i vampiri, ma in particolare Goliath, responsabile della morte della sorella gemella, l’unico scopo della sua vita è annientare il mostro, per questo da anni si allena allo scopo, per questo ha trasformato sé stessa in una arma, il pegno che dovrà pagare sarà la sua vita, lei lo sa ed è comunque pronta a morire pur di vendicarsi. E quale occasione migliore per avvicinarsi a Goliath di essere sua prigioniera?
Goliath era diventato una figura leggendaria, nel senso più negativo del termine. Per secoli aveva sterminato uomini di ogni rango ed etnia. Tuttavia, con l’avvento dell’era moderna si era rintanato in qualche losco antro buio da cui tirava i fili dell’intera razza. Uccideva per noia, per divertimento, per il sadico piacere di giocare con la fragile vita umana. Il mondo non credeva più nei mostri, eppure lo spauracchio dell’Uomo Nero era rimasto. E l’Uomo Nero era lui.
Goliath, il gigante Golia della mitologia, il guerriero invincibile mutato in un essere ancora più terribile e portatore di devastazione. Ha scelto la via delle tenebre quando il suo mondo gli è stato strappato e ha attraversato i millenni uccidendo qualunque cosa, anche la sua anima.
Ma ora, in presenza di questa misera umana, questa Guardiana disposta a morire per ucciderlo, che lo guarda negli occhi senza paura e lo sfida, che non si sottomette a lui come un qualsiasi servo lui abbia mai soggiogato, sente qualcosa rinascere dentro di lui, un qualcosa a cui forse non è nemmeno più in grado di dare un nome.
Non riusciva neanche a respirare. «Guardami e dimmi cosa vedi» sussurrò atterrita. Lui le prese il viso con una dolcezza disarmante. «La mia stessa tenebra.» Le accarezzò una guancia. «Solo che a te dona di più» aggiunse con un sorriso sghembo.
Sono fatti di tenebra i personaggi di questo libro, ognuno con il suo grado di oscurità differente da quello degli altri, per Goliath è stato il cedere l’anima per una nera eternità di oblìo, per Tish è la vendetta che la porterà all’annientamento di sé stessa, per Miriam è l’accettazione dell’oscurità e ora anche della luce che porta in sé, ed infine per Hakon è il nero terrore di perdere un qualcosa di appena conquistato e così infinitamente fragile.
E così era quello l’amore. Ossessione, ma anche speranza; condivisione, ma anche paura. Un’accecante e ............ paura di perderla. Ma l’amore era anche stupida e indefinita gioia, carezze e tenerezza. Era la luce che rischiarava le tenebre, il tepore che riscaldava il gelo che aveva sempre avuto attorno al cuore. A quanto pare, l’amore era anche sacrificio. Era mettere il bene dell’altro al primo posto, a tutti i costi.
Miriam e Hakon in questo libro toccheranno davvero i cuori dei lettori per diversi motivi, probabilmente ne spezzeranno anche parecchi.
La loro storia, la profezia che li riguarda è il filo conduttore di tutta l’opera e l’autrice qui ci fa penare e non poco.
La scrittura di questa autrice ha la capacità di catapultarci dall’intimità di un’alcova alla brutalità di un campo di battaglia dove i nemici giacciono straziati, descrivendo entrambe le cose in maniera così vivida da farci sentire sulla pelle tutte le sensazioni provate dai protagonisti (personalmente mi fermerei solo a quelle dello scenario numero uno, ma tant’è…)
È facile che i capitoli centrali di una serie perdano un po’ di mordente, essendo appunto parte di un processo creativo più ampio devono a volte solo “traghettare” il lettore verso il gran finale, questo non è assolutamente applicabile a questa serie dove ad ogni libro l’asticella viene spostata un po’ più in alto. Amo davvero come l’autrice riesce a portarci in empatia con i suoi personaggi, a farceli vivere davvero, mettendo a nudo ogni loro qualità o portando alla luce i loro difetti.
Ho amato sia Tish che Goliath, nella loro imperfezione, nella loro oscurità e nel loro infinito dolore: hanno totalmente scardinato la prima opinione che avevo avuto di loro nei libri precedenti, e sono felice quando questo accade perché significa che chi scrive è riuscito a trasmettermi qualcosa.
«Non è sbagliato. Noi due. Non è sbagliato voler tornare a sentire qualcosa. Qualsiasi cosa.» In quell’occasione la linea di confine tra giusto e sbagliato se n’era andata decisamente a ........ Ma non avrebbe commesso mai più quel tragico errore. «Che tu lo ammetta o no, io ho riempito il tuo vuoto.» Aveva riempito ogni singola cellula, ogni respiro. Aveva riempito anche il suo dolore.
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