Beatrice è sempre stata la più riservata tra le sue coetanee, delicata ed eterea come una creatura divina capitata per sbaglio in un mondo corrotto. Ora è promessa in sposa a un altro uomo, ma l’ombra del passato la intrappola nelle trame di Dante. Un inferno in terra, un’oscura e sensuale prigione in cui lei trova la sua unica
ragione di vita.
Nel cuore di una città permeata da segreti, lussuria e tradimenti, Dante e Beatrice riscrivono la Divina Commedia, dando vita a una relazione proibita e pericolosa.
Tra le anime dannate, scoprono che le fiamme dell'amore possono bruciare più delle tormentate profondità dell'Inferno.
Laddove il destino di Dante e Beatrice è legato a filo doppio ai segreti inconfessabili di una famiglia che non perdona, riusciranno le stelle a illuminare il loro amore?
"Noi dominiamo. Non siamo stati creati per fare ammenda davanti agli altri. Siamo qui affinché siano loro a prostrarsi a noi, a seguirci, idolarci, dipendere da noi. Siamo stati noi a creare questa città dolente, e tutto ciò che c’è dentro di essa. Persino Dio sa essere crudele con i figli che gli disobbediscono e la sua vendetta è sempre stata implacabile. Un giorno renderemo conto a Lui dei nostri peccati e sconteremo la punizione che meritiamo. Ma, per adesso, l’unica vendetta che conta è la nostra."
Cari Magnetici, oggi vi porto tra le pagine di Inferno: un retelling in chiave dark mafia della Divina Commedia e già solo il titolo mi avrebbe convinto a leggere questo libro, amante come sono dell’opera dantesca.
Protagonisti della storia sono i Santacroce: al vertice della cosca mafiosa detengono il potere con il pugno di ferro, annientando sistematicamente ogni nemico che metta in discussione la loro leadership.
Capo della famiglia è il famigerato don Elia Santacroce, spietato e spregevole, al suo fianco nel ruolo di consigliere il figlio Virgil, nato da una delle sue tante amanti, ma l’unico vero e legittimo erede dell’impero Santacroce è Dante, figlio di Elia che ha preso il posto del gemello Samael, il cui destino non è noto… non ancora almeno.
Il mio compito era uno soltanto: essere un oggetto di Cosa Nostra, una pedina da spostare a piacimento sulla scacchiera a seconda dell’utilità. Del capriccio, del bisogno. Perché ero una donna.
Beatrice è una donna di mafia, educata ad essere sempre un passo indietro, essere compiacente e sottomessa. Allevata per garantire all’uomo al quale sarà destinata e sul quale ovviamente lei non avrà alcuna scelta, figli e obbedienza assoluta. Sarà da questa dimensione in cui l’hanno confinata, fatta di silenzio e sottomissione che Triss troverà il suo modo di dominare un mondo che la considera niente, dal basso della condizione in cui l’hanno relegata, ricaverà il suo posto in un sistema che la vuole bella e muta come un grazioso complemento nella vita di un uomo.
Lei sarà, in qualche modo, la donna angelicata che ritroverà Dante ormai perso nel buio della sua mente e
la loro storia seguirà un percorso tortuoso fatto di risentimento e vendetta, di malintesi e chiarificazioni.
E così, l’uomo che credeva di non saper più amare incontrerà la donna che non pensava le fosse concesso farlo.
Come un’ombra della notte incenerita dalla luce del sole. O come un angelo caduto nel posto sbagliato, stufo delle misere debolezze della carne. Un angelo nero deciso a lasciarmi sola, nell’inferno che lui stesso aveva creato. Non sono degna di lui. Non è degno di me. Tutti e due, divisi tra la perduta gente. Entrambi, nell’eterno dolore.
Dante ha il cuore di un poeta e la mente di un boss: non gli manca la capacità di essere spietato e risoluto quando la situazione lo esige, quando la famiglia lo chiama, ma nel cuore porta il ricordo di una vita fatta di altro, di un amore perduto, di una storia completamente diversa lasciata alle spalle. Fa quello che l’onore e il dovere gli impongono, ma come ogni personaggio di questo libro è un’anima dannata che vaga nel suo personale inferno. La sua redenzione, metaforica, perché è e resta sempre un boss, passa attraverso la purezza del legame che lo lega a Beatrice, è lei il suo tramite e la sua guida.
Avrei usato la loro nauseante avidità e il desiderio di controllo sulla città a mio vantaggio. Avrei scovato il mio gemello, ovunque fosse, e avrei dato finalmente una risposta a tutte le mie domande. Avrei preso il mio angelo, che lo volesse o meno, e le avrei strappato le ali lentamente, una piuma per volta, per poi frantumare dentro di lei anche i resti acuminati della mia anima. E infine avrei continuato il mio perverso viaggio all’inferno, con o senza Virgil al mio fianco, concludendolo nell’oblio eterno della morte.
Se Beatrice è colei che mostrerà la via del Paradiso a Dante, Virgil è chi lo affiancherà nella sua discesa all’Inferno, in quel mondo dannato che lui ha sempre rifuggito, ma che ora deve necessariamente dominare.
Sempre un passo indietro, sempre defilato, ma comunque presente nei momenti chiave Virgil è un personaggio che ancora molto avrà da dirci. Nel suo essere un’ombra che silenziosamente tira i fili di tutti gli attori in scena è forse anche l’unico ad avere una visione completa e chiara del quadro d’insieme.
Nel mistero resta anche la figura di Samael, enigmatica e sfuggente che spaventa e al tempo stesso incuriosisce con le sue future potenzialità.
Altro personaggio che sicuramente si fa notare è Charon, che in qualche modo rappresenta il traghettatore del mondo dei Santacroce, è colui che accompagna le anime prave al loro cospetto, prima che esse siano giudicate e perdute per sempre. Non ha “occhi di bragia”, ma la sua personalità è in tutto e per tutto una fiamma ardente che si piega alla volontà del padrone, ma non manca mai di ricordarci la sua pericolosità e penso che più di una tra noi si lascerebbe consumare volentieri nel suo fuoco.
La bellezza di questo libro si suddivide equamente tra una trama ricca di colpi di scena e una pletora di personaggi che con le loro qualità arricchiscono il racconto in un modo incredibile.
Ammiro il coraggio di questa autrice per aver messo mano ad un mostro sacro quale poteva essere l’opera dantesca per farne un libro dove si riconoscono sicuramente le caratteristiche di partenza, ma in cui troviamo anche una visione del tutto nuova e personale.
Non basta dare gli stessi nomi ai personaggi, occorre veramente piegare, passatemi il temine, e modellare la storia fino ad ottenerne qualcosa di nuovo ed è quello che l’autrice ha fatto in questo libro.
Sapientemente ci porta per mano fin sulle soglie della città dolente e ci lascia poi soli nella discesa in un Inferno da cui non c’è modo di risalire, ma in cui vi troverete perfettamente a vostro agio al punto da volerne prendere la residenza.
Aveva tormentato i miei sogni, i miei incubi, ogni pensiero. Aveva avvelenato il mio cuore. E adesso l’unica cosa che desideravo, prima di morirne, era depredare tutto di lei, come avrei fatto su un campo di battaglia, affinché nessun altro potesse mai prendere il mio posto. Né nella sua mente, né nel suo corpo, né nel suo cuore.
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