In seguito, Cameron torna alla sua vita di provincia e io torno a casa per informare mio padre che non ci sarà nessun matrimonio d'affari. Come punizione, lui mi spedisce a Sisters, in Oregon, e mi ordina di ricavare un buon profitto da una proprietà messa maluccio.
Capisci dove voglio arrivare? La riservata ragazza di città bloccata in un paesino assume un costruttore locale per aiutarla, il quale si rivela essere il sexy sconosciuto dell'ascensore. A quanto pare, ho un debole per il bravo ragazzo dalle spalle larghe che non è così bravo a porte chiuse. Più a lungo rimango a Sisters, più diventa difficile tenere le cose sul professionale, finché l’unica lezione che mi resta da imparare è come evitare che i nostri cuori si spezzino.
Chi è Cameron Wilder? Non il figlio maggiore, non quello che ha fatto il college o è il campione sportivo, non quello che è scappato via dinanzi alla lenta e inevitabile malattia di suo padre, no: lui è quello solido, che gestisce con successo l’impresa edile di famiglia con sua sorella, che supervisiona i lavori, che ha le mani con i calli e lo sguardo buono.
È un uomo normale, di quelli che hanno costruito la propria vita intorno alla famiglia e con la famiglia: è l’esatto contrario di Ivy Lynch, che invece la sua di vita è stata costruita sempre e solo nella convinzione di succedere a suo padre alla conduzione degli affari.
«Non potevo esse troppo loquace. Non potevo essere troppo intelligente. Non potevo essere troppo decisa, ma guai se ero tenera.»
Quella corazza che Ivy si è costruita non cade per Cameron, ma per tutto ciò che accade in quella piccola cittadina dell’Oregon, per i saluti e i buongiorno, per i sorrisi, per gli abbracci, per quello che lei non ha mai saputo che si potesse avere, anche se non ci sono legami di sangue.
«Quest’uomo non aveva idea di chi fossi. Il che mi sembrava molto simile alla libertà. Non c’era bisogno che tenessi il coperchio ben chiuso su chi ero. Per una volta, potevo essere semplicemente me stessa.»
Un bel personaggio Ivy, di quelli che nelle pagine prendono coscienza dei propri errori, delle proprie debolezze e sbagli, che ammettono di darsi una possibilità perché la persona che ci ama vede del buono in noi.
«C’era di più in lei. Molto di più. E volevo sapere tutto. Forse sarebbe stata qui solo per un po'. Un po' era meglio di niente. Era qualcosa. E potevo farmi bastare qualcosa.»
Le parti spigolose di Ivy diventano complementari per Cameron, che non deve più preoccuparsi di essere il fratello buono, quello perfetto: ci sarà lei a tenergli la mano nel momento più difficile, senza chiedergli altro.
La caratteristica della Sorensen è quella di darci delle storie che ci raccontano della famiglia, quella vera, quella dove si accettano e condividono non solo i sentimenti quanto soprattutto i difetti dell’altro, e in questo volume viene evidenziato benissimo nel rapporto tra Cameron e i suoi fratelli, che pure non essendo tutti dello stesso sangue, hanno trovato gli uni negli altri la “famiglia”.
Per questo, quando arriva il momento più doloroso della storia, che sappiamo esserci, ma che non ci aspettiamo, tutto viene affrontato insieme, in parti diverse, ma complementari, permettendo al dolore di emergere, ma anche di essere assorbito.
La parte “hot” qui è quasi in secondo piano, perché, come già sottolineato, sono altri i temi affrontati nella storia, e per questo risulta ben inserita e sviluppata, con momenti anche di grande dolcezza e condivisione.
Non ci resta che aspettare anche le storie degli altri fratelli (siamo a pochi mesi di distanza dall’uscita in lingua, e ci fa ben sperare nei tempi), ma se non lo avete letto vi consiglio di recuperare anche il primo volume.
Nessun commento:
Posta un commento