“Le tue sorelle dovrebbero essere grate che tu mi abbia lasciato avvicinare, che tu mi abbia dato un assaggio. Se non l’avessi fatto, loro sarebbero rimaste a guardare mentre io avrei distrutto il loro impero, pezzo dopo pezzo.”
Poi ci sono i matrimoni, sontuosi ed eleganti, nel parco della residenza di famiglia e colorati come le foglie d’autunno che fanno da cornice. Ci sono un uomo e una donna, adesso, che per la seconda volta giurano di rimanere insieme davanti a Dio e a testimoni, stretti in un legame indissolubile che li vuole antagonisti e protagonisti nel loro sentire, graffiato da artigli che non perdono la memoria. Roth è riuscito, nell’arco di due mesi, a riprendersi quello che ha sempre voluto. Jasmine è al suo fianco, indossa un anello di valore inestimabile e si sforza di sorridere negli scatti che la fotografa professionista ingaggiata inventa per loro. Cosa può esserci di più bello di un matrimonio da sogno? Poche cose, è vero, se si esclude il fatto che subito dopo Roth abbia mostrato il suo volto crudele quando ha scoperto che Maximus ha lasciato alla figlia minore una lettera ben precisa, oltre a un patrimonio immenso da gestire. Le carte sono sul tavolo sparpagliate, ma tutte voltate dal lato giusto a mostrare il loro volto; Jasmine sa che suo marito ha segreti terribili da nascondere, per cui addirittura sembra pronto a uccidere. I ruoli di Maximus e di Kaia vengono portati alla luce, mentre lunghi flashback ci raccontano del loro primo incontro e di come la generosa ingenuità di Jasmine abbia segnato in modo indelebile tutti gli avvenimenti successivi. Belle sono le pagine in cui lei, a una serata di gala organizzata dalla Hennessy& Co per stringere le usuali e feroci alleanze mascherate sotto strati di perbenismo, alterna la fuga nella scrittura e l’osservazione del mondo che la circonda. Bellissimo il loro primo incontro, in cui gli universi all’apparenza agli antipodi e di certo solitari di entrambi entrano in rotta di collisione, per smontare secoli di tradizioni appannaggio di quell’alta società che gioca sporco e reputa le donne oggetto di scambio per fruttuose transazioni. Jasmine ha segnato il proprio destino nel momento in cui ha visto quel ragazzo da solo e fuori posto, tenuto a distanza da tutti, eppure giovane promessa dotata di un cervello geniale e pronto a scalare il successo alla velocità della luce. È lei quella che si avvicina per cercare di metterlo a proprio agio, come richiesto dal suo ruolo di figlia del padrone di casa; compreso il piano del padre, che l’ha invitato e poi ostracizzato, lo introduce con sapienza nell’ambiente permettendogli di incontrare esponenti importanti in quella cerchia ristretta di persone. La sua mano tesa sporca d’inchiostro, e tutto quello che poi si è preso dopo, Roth non lo ha mai dimenticato.
“Mi hai permesso di rivendicare ciò a cui non avrei dovuto avere accesso. Dovresti sapere che non bisogna dare da mangiare a un povero. Non ti lascerà mai più in pace.” Una lacrima schizzò sulla scrivania lucida.“Il povero è diventato ricco. Ora può permettersi di ingozzarsi, ma niente è all’altezza.” (…) “C’è un pozzo vuoto dentro di lui che nulla può riempire. Farà crollare aziende, distruggerà relazioni, pagherà milioni per rivendicare ciò che una volta aveva ottenuto gratuitamente.” Nascose il viso tra i suoi capelli. “Non si era reso conto di essere ancora affamato.”
Rispetto al primo volume il livello di tensione sale in modo notevole. Non solo Roth parla, poco e solo quando costretto, ma quando lo fa svela minuscoli pezzetti della storia che ancora non siamo riusciti a inquadrare del tutto. Jasmine dall’altro lato non è pronta ad ascoltare, spezzata dal turbinio degli avvenimenti che scorrono veloci; è diventata zia, Colette e Ariana si sono avvicinate, si è sposata per la seconda volta con lo stesso uomo. Iniziano i viaggi d’affari e la scoperta di città meravigliose; colpita da Copenaghen e Lisbona, Jas riesce a tornare umana almeno per un certo periodo di tempo, in cui il conforto di vecchi e nuovi amici la spingerà a cercare di trovare uno stabile compromesso nel vortice incarnato da Roth. La penna è sempre lì, insieme ai suoi quaderni e al portatile, ma è difficile dare nuova voce agli alter ego letterari che spingono per avere il loro lieto fine. Eppure concederlo a Julie e Rex significherebbe alzare bandiera bianca e farlo anche con Roth, che non le ha mai impedito di perseguire la sua passione e anzi l’ha sempre incentivata. Ci sono momenti teneri tra i due, quasi sempre interrotti da Jasmine che non sa come interpretarli; non sa nemmeno cosa provare, ma lo prova e decide anche di viverlo con serenità come se entrambi fossero persone normali. Questo nonostante la mente le sussurri che non è davvero così, perché la posta in gioco insita nella domanda è altissima e richiede una risposta che non è sicura di riuscire a dare. Come è possibile abbandonarsi al sentimento quando suo marito svela qualcosa di inaspettato ogni volta in cui è tentata di lasciarsi andare? Per assurdo la presa fisica e mentale di Roth è forte, ma è quello di cui lei ha bisogno per muoversi in un mondo che l’ha sempre rifiutata. Nascondersi dietro uno pseudonimo non basta più, perché comunque ha una carriera di cui occuparsi e migliaia di lettori che vogliono da lei la giusta conclusione per la serie di libri che l’ha portata al successo. La scrittura, che si incastra come una sfida e non più come un’oasi di pace nella vita reale, è solo la spinta per nuovi drammi e nuove ricerche, mentre viaggiano per mezza Europa e il jet-lag contribuisce a far sì che il piano onirico e quello della veglia talvolta si confondano; eppure proprio grazie a questo Jasmine avrà la possibilità di conoscere meglio le persone di fiducia che costellano la vita del marito e riscoprire nuovi contatti umani. Non ci sono solo le guardie del corpo a lei assegnate, Mo e Johan, ma anche Sarai, efficientissima assistente personale di Roth che, caso vuole, sia anche una grande fan della sua opera e abbia spinto il proprio datore di lavoro a leggerla. È proprio lei una delle cause scatenanti e consapevoli del loro nuovo incontro, perché ha riconosciuto nello stile della famosa Thalia quello della firma meno conosciuta con cui Jasmine, giovanissima, firmava altri lavori. Le troppe assonanze con Roth e con alcuni avvenimenti l’hanno infine convinta a consegnare al proprio capo proprio quei romanzi, che lui ha divorato riconoscendo la mano dell’ex moglie. Ed è sempre Sarai a pronunciare, davanti a una Jasmine attonita, le parole più accalorate nei confronti dell’uomo, quando le racconta come si sono conosciuti e di come lui l’abbia salvata da una situazione difficile.
“Mi ha accompagnata fuori da lì. Mi ha offerto un’altra strada e io l’ho colta al volo.” La donna agitò le mani prima di stringere il tavolo. “Lui non si lamenta mai, non si arrabbia mai. Lavora tutto il giorno, tutti i giorni. Non ho mai visto nulla di simile.” Rivolse a Jasmine un sorriso tremante, mentre gli occhi le brillavano di lacrime. “Merita di essere felice. Voi due mi date la speranza che il vero amore vinca davvero su tutto.”
Mentre la notizia del loro matrimonio fa il giro del mondo, entrambi devono fare i conti con le reticenze familiari e con i segreti che aleggiano nel passato. Roth non ha mai parlato troppo di sé e delle sue scelte, preferendo dimostrare le proprie capacità attraverso il duro lavoro e il sacrificio, e Jasmine deve accettare di non conoscerlo davvero; gli spiragli che lui apre non rivelano le sue motivazioni, ma entrambi sono consapevoli dell’indissolubilità delle loro anime. Il saliscendi emotivo che già nel primo libro permeava in modo deciso le pagine adesso raggiunge livelli del tutto nuovi. Jasmine guarda dentro una sfera l’immagine della sirenetta di Andersen e spera che vi sia un lieto fine almeno per lei, anche se quella giovane intrappolata dentro il vetro le ricorda la prigione in cui ha deciso di rinchiudersi per salvare la propria famiglia. Ma è davvero una vittima alla fine? Ha capacità dialettiche non indifferenti, oltre che di analisi e critica, eppure scivola nel dubbio e nell’autocommiserazione come qualsiasi altra donna. E quando Roth, in un modo tutto suo e di certo discutibile, prova a farle intendere che vi è altro oltre a quello che lei pensa di vedere, Jasmine lo rifiuta, innescando ogni volta una serie di azioni e reazioni che forse avrebbero potuto essere evitate. Manca il dialogo e mancano le certezze, per questo si muovono in bilico su un burrone pericoloso; insieme a loro il lettore è travolto, ansioso, perché ha necessità di sapere che cosa succederà dopo. Vuole essere testimone di un riavvicinamento o di una rottura definitiva perché lo stillicidio, pur se trasmesso con grazia, alla lunga deve cessare. Lo fa nei momenti di apertura, quando il romanzo rischiara le proprie tinte, e loro due abbassano i muri per pochi minuti prima di trincerarsi nuovamente dietro barriere molto più sicure.
“Ti ha ferita.” Jasmine strinse le labbra mentre si sforzava di mantenere un’espressione neutra. “Molte persone mi hanno ferita.” Non era preparata al fatto che lui le prendesse il mento e le sollevasse il viso verso di sé.“ Nessuno può farti del male.”
“Tu mi hai fatto del male” sottolineò lei dolcemente. Lui le sfiorò la guancia col pollice, una carezza morbida che la indusse a sbattere rapidamente le palpebre per trattenere le lacrime. “Non posso sempre proteggerti da me stesso, ma il resto del mondo non può toccarti.”
E quindi, Amici Magnetici, che altro dirvi? Ho letteralmente divorato il secondo volume, scivolato via in un lampo anche se sono circa cinquecento pagine. Ho apprezzato moltissimo l’evoluzione di Roth e i tormenti di Jasmine, oltre che la caratterizzazione precisa dei personaggi secondari che già avevamo trovato nel primo libro, adesso accompagnati da new entry davvero vivide e interessanti. Ho amato gli attimi di “pausa”, quelli in cui entrambi sono scivolati in una sorta di tregua indispensabile, mentre il mondo impazziva per rincorrere l’ennesimo scoop sulla coppia del momento. I lunghi flashback ci aiutano a costruire l’inizio del loro rapporto, mostrandoci due persone molto diverse, ma legate dalla stessa passione; non li ho mai trovati fuori luogo, anzi, alleggeriscono i toni quando questi diventano troppo cupi nella linea temporale del presente. Mi è piaciuto tutto, lo ammetto, fino all’amaro finale. Perché amaro, direte voi? Niente spoiler, ve lo prometto, ma devo almeno dirvi che il romanzo non è autoconclusivo, bensì solo il secondo di una trilogia. L’autrice sta editando il terzo volume (la corsa a vedere il suo profilo Instagram me l’ha confermato) e non vedo l’ora che sia pubblicato, con la speranza che questi due trovino un po’ di pace e che lui rimanga il cattivo che abbiamo conosciuto finora, coerente fino in fondo con la storia e soprattutto con se stesso.
Roth l’aveva costretta a quell’accordo, ma lei non avrebbe accettato se non avesse provato qualcosa per lui. Erano due pezzi rotti che, in qualche modo, si sentivano un po’ più integri quando stavano insieme. Non erano perfetti, nemmeno lontanamente, ma forse quello era quanto di più vicino alla perfezione potessero avere due persone incasinate come loro.
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