Per tutta la vita, Tessa ha vissuto nell’ombra del crudele re dei fae.
Quando ha provato a ribellarsi, ha fallito miseramente.
Ora, Tessa è intrappolata nelle segrete di Albyria e costretta a sposare Re Oberon. Sarà legata al
nemico per l’eternità se non riuscirà a scappare. Ma qualcuno di più pericoloso le dà la caccia nei
suoi sogni: il Re delle Nebbie. Pretende delle risposte, e lo stesso vale per lei.
Quando le nebbie cominciano a penetrare nel Regno della Luce, sembra che ciò che era ritenuto
impossibile sia appena accaduto. Le barriere protettive di Oberon si sono infrante. E questo può voler
dire solo una cosa: il Re delle Nebbie sta arrivando.
E ora la domanda è: sta venendo a salvarla o per vendicarsi?
«Gli dèi cercano ancora un modo per tornare in questo mondo. Non devi mai lasciarglielo fare, non importa chi si metterà sulla tua strada».
Ci sono voti come vincoli, che condannano l’esistenza di una persona per tutto il tempo che le è permesso di vivere. Se sei un essere umano, questo tempo può essere anche relativamente breve, ma se appartieni alla stirpe dei fae, può significare una condanna lunga centinaia di secoli. Abbiamo lasciato, alla fine de Il Re delle Nebbie, Kalen e Tessa separati. Quest’ultima è imprigionata ad Albyria con la madre, Nellie e Val, in attesa di subire nuovamente le sgradite attenzioni di Re Oberon, che non ha dimenticato, nemmeno per un istante, di averla scelta come nuova moglie allo scadere dei settantacinque anni trascorsi dall’ultimo Oidhe. Ma Tessa non è più la giovane che ha lasciato per la prima volta Teine; non è trascorso molto tempo, è vero, ma la sua fuga l’ha condotta oltre quel ponte, ad attraversare le nebbie, per conoscere un mondo che non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare. Se nel primo volume si rivela l’identità del capitano che le fa visita nei sogni e per cui lei raccoglie le pietre che possono indebolire il potere di Oberon, e insieme affrontano addirittura il Regno della Tempesta e l’incontro con una Dea, nel secondo molti punti interrogativi si sciolgono. Scopriamo l’origine della Frattura e scendiamo ancora di più nei dettagli della vita di quel misterioso principe che in tutto il mondo è conosciuto come lo spaventoso Re delle Nebbie. Ci viene raccontata, dolorosamente, la genealogia del suo nome, e con questa ricostruiamo gli avvenimenti occorsi centinaia di anni prima.
La nebbia oscurava le stelle quella notte, come la maggior parte delle altre. Era da tanto tempo che non riuscivo a passare una serata rintanato sui bastioni, a memorizzare le costellazioni. Tutti mi recriminavano di aver portato la rovina su di noi, il che era vero, ma pochi capivano che avevo distrutto anche la mia felicità. Mi mancava la luce delle stelle. Se solo avessi potuto controllare le nebbie, le avrei mandate via.
Finito il secondo volume, posso dire di certo che il primo, per quanto appassionante e ben scritto, svolga quasi una funzione introduttiva, perché il ruolo di Kalen, ma anche quello di Oberon e delle divinità, acquista la rilevanza che merita e soprattutto ci aiuta a comprendere il world building che lega ogni singolo elemento delle storie. Sappiamo che anni prima un evento drammatico è successo per cui due poteri così forti si sono scontrati tanto da creare la Frattura che ha diviso i regni; sono scese le nebbie inglobando il mondo nell’oscurità, mentre la bolla protetta da Oberon è un luogo di finta pace dove la malattia non esiste e il sole splende perenne. Che cosa ha causato uno squilibrio così preciso? Chi erano i contendenti che si sono affrontati stravolgendo l’asse dell’universo fino allora conosciuto? Perché Oberon ha indetto l’Oidhe? Sappiamo che le fate non possono riprodursi, e la scusa ufficiale è che il Re scelga donne umane a questo scopo; ma che cosa nasconde la Torre delle Vecchie Mogli che, si presume, siano ancora vive? Queste e altre domande si accavallano impietose e scivolando tra le pagine arrivano anche le risposte. Come il marchio che Tessa porta sulla schiena, il sale e il fuoco determinano ancora una volta la sua vita; mai arrendevole di fronte all’odio di Oberon, adesso è però sola, tradita da Kalen, nuovamente nelle segrete di un castello ammantato d’oro e di rosso, dove sa che il matrimonio avverrà a giorni mentre un fatto mai accaduto prima bussa alle porte del Regno di Albyria; le nebbie stanno varcando le barriere che, inspiegabilmente, hanno iniziato a cedere. Cosa accadrà ai cittadini inermi di Teine? La vita degli umani, ma anche dei fae, rischia di essere spazzata via mentre al tempo stesso questo permetterà a Kalen Denare di provare a riportare a sé Tessa, nonostante la spaccatura tra i due sembri insanabile; accompagnato dalla fedele Guardia delle Nebbie, entra in città quando ormai l’incendio scatenato dalla giovane, letterale e metaforico, ha liberato il potere distruttivo di Oberon. È qui, nel freddo dell’acqua cristallizzata e in mezzo alle grida di coloro che fuggono dalle creature d’ombra, che i protagonisti s’incontrano nuovamente. Ed è su quelle scale che giurano a se stessi e l’uno all’altra, quasi senza parole, che il loro compito sarà tentare di abbattere definitivamente Oberon e tutti coloro che intendono riportare in vita quegli Dei che hanno distrutto i mondi e che, lo sanno, farebbero lo stesso se venissero nuovamente liberati. Nonostante il senso di tradimento dopo la confessione di Kalen avvenuta in un sogno, Tessa non può fare a meno di guardarlo e avere la certezza che davanti a lei non vi sia il mostro delle leggende, ma un uomo coraggioso e leale che più volte l’ha salvata e non l’ha mai abbandonata al suo destino. Eppure lei è umana, e così tutta la sua famiglia; come tale, dopo aver subito un’intera esistenza di soprusi da parte dei fae, trova la forza di ergersi come un fiore prezioso nella fiducia che elargisce a colui che è sempre stato rappresentato come il nemico. Nel farlo si scontra contro tutti i pregiudizi, che non possono fare a meno di sgretolarsi innanzi all’unione di due anime talmente distanti tra loro.
Ma la mamma non sapeva tutto ciò, ovviamente. Non lo aveva mai incontrato. Non aveva guardato i suoi occhi di zaffiro e visto il modo in cui brillavano. Non come la lama assassina di una spada, ma come le stelle. Le afferrai la mano. «Non è il nostro nemico».
Questo è, cari Magnetici, un aspetto molto importante che vorrei sottolineare. Tutto contribuisce a disegnare come impossibile la storia tra Kalen e Tessa. Lui è nebbia immortale, con secoli di battaglie e orrori alle spalle, oltre che risvolti familiari terribili di cui lui stesso racconta, spalancando la porta sulla comprensione di alcune dinamiche tra i regni che definirei fondamentali. Ci fa conoscere la propria infanzia e il rapporto con i fratelli e la madre Bellicent, figura che a mano a mano diventerà sempre più centrale in questa storia, come un burattinaio che sa esattamente dove piazzare i fili delle esistenze con cui ha deciso di giocare. E poi c’è Tessa, che è forse un po’ più forte e spavalda del normale, ma sente il dolore, soprattutto quello inflittole da Oberon, e alla fine è solo una ragazza interessata a tenersi lontano dai fae e a proteggere la madre e la sorella minore. Eppure, in tutto questo, c’è un’ombra che spinge ai margini della sua memoria, come se qualcosa fosse vicino a volersi rivelare, ma troppo forti fossero le costrizioni mentali autoimposte; il cervello ha un modo tutto suo di proteggersi dal dolore, ma quello che Tessa avverte sbattere con insistenza contro le pareti della propria coscienza è il pungolare continuo di un passato remoto che non ricorda e che invece vuole essere riportato alla luce in tutta la sua crudele rivelazione. Bellissimi i momenti di introspezione della protagonista, così come quelli in cui la sua controparte maschile confessa gli orrori con cui si è macchiato le mani. Tanto Tessa è umana, quanto Kalen talvolta sembra più vicino di lei alla condizione di fragilità, soprattutto quando riflette sulla portata immensa del potere distruttivo su cui non ha il completo controllo. Se Tessa è spirito combattivo, Kalen è senso di colpa, ma entrambi trovano in questo una sorta di equilibrio che li può condurre alla morte o alla ricerca della salvezza, insieme. Lentamente i pezzi di quello che hanno sempre ritenuto scontato si sfaldano, mentre forze più grandi si mettono in moto per ristabilire il dominio sui regni, mortali e non. Chi è davvero Tessa? E chi è quella bambina che nei sogni le appare mentre corre disperata nelle nebbie scappando da mostruose creature?
Per tutta la vita avevo desiderato solo un’esistenza nella media. Meno che nella media, in realtà. Sarei cresciuta, avrei faticato nei campi, avrei tenuto la testa bassa e non avrei fatto nulla di rilevante. I mortali di Teine vivevano e morivano proprio come gli insetti della foresta. Nessuno ricordava i nostri nomi una volta scomparsi. Non eravamo niente. Era così che avevo sempre visto la nostra piccola fetta di mondo. Ma mi sbagliavo. I nomi venivano ricordati. Erano stati scritti in quel libro. Il mio era uno di quelli. Non avevo ancora capito cosa significasse tutto ciò. Mi sembrava impossibile che potesse avere un senso. Mio padre aveva perso il controllo della realtà negli ultimi anni della sua vita. Quella era l’unica spiegazione logica. Eppure... non potevo fare a meno di pensare alle parole di Val. Ero più forte della maggior parte dei mortali. Ero sopravvissuta diverse volte quando non avrei dovuto. E la Dea della Morte mi aveva chiamata più di una volta. Siamo così simili, io e te, aveva detto.
Mentre Tessa cerca di ricordare, gli avvenimenti si srotolano veloci, in un ritmo costante come il passo di marcia dei soldati che scelgono di lasciarsi alle spalle il sollievo momentaneo di Endir per andare a cercare Oberon, di cui si sono perse le tracce dopo la fuga di Tessa. Insieme ai fidati compagni Fenella, Niahm e Alastair, Kalen è deciso a smascherare il ruolo del Re della Luce e della propria madre, scomparsa da secoli. Anche Tessa parte con loro, in un viaggio che segna il culmine verso quello che sarà il cliff hanger definitivo prima della chiusura del libro. Perché ci sono poteri che, imprigionati, lottano per venire fuori; l’oscura presa mentale su Oberon lo ha in parte trasformato, così come tutti quelli che hanno avuto a che fare con gli dei si sono dovuti rassegnare a divenire spettri privi di volontà, gusci vuoti di fronte ad una forza distruttiva arginata solo per miracolo. Ma cosa succede se il voto che ti stringe il cuore e porta la mano sulla spada deve trovare adesso il bersaglio che, volontariamente o meno, ha frantumato pietre che sarebbero dovute rimanere intatte? Come una collana forgiata nell’ossidiana che cade a terra e si rompe, adesso anche tutte le certezze sono andate in pezzi; solo una è rimasta e si erge solida come un’enorme cometa che spacca il cielo in due, presagio di nefasti eventi e della fine del mondo fino allora conosciuto. Il voto impone a colui che lo ha stretto di cercare e annientare chiunque abbia tentato di riportare in vita i Distruttori. Kalen è vincolato da esso, ma se il bersaglio di questa furia cieca fosse cambiato?
Che dirvi di più, amici Magnetici? Se avete letto il primo volume non potete lasciarvelo scappare, perché Il Regno della Luce è, a mio avviso, ancora migliore. Il linguaggio deciso, spesso esangue, riflette la lucidità dei personaggi, tutti, sia primari che non. Kalen e Tessa, ma anche Oberon, Bellicent, Nellie e tutta la Guardia, si muovono tra le pagine come soldati che conoscono quale assetto assumere per svolgere il proprio compito. La debolezza apparente di Tessa dura una frazione di secondo: la scrittura è pragmatica come lei, che non ha tempo di crogiolarsi nel dolore, ma cerca sempre un modo per fuggire alle situazioni di pericolo, soprattutto quando possono coinvolgere le persone che ama. Eppure non è una macchina senza sentimenti, così come Kalen non è l’immortale sprezzante dell’umanità di cui le storie raccontano. Entrambi trovano il giusto ritmo come in una danza di cui talvolta non conoscono i passi, perché tutto è nuovo per loro, e nel farlo sbagliano come sbagliano tutti. A prescindere dal modo vivido in cui sono caratterizzati tutti i personaggi, oltre ai protagonisti non posso non citare Oberon, Nellie, Morgan e Toryn, l’autrice dipinge con chiarezza l’ambientazione, facendoci sprofondare nel freddo del Regno delle Tempeste o accecandoci con l’oro del palazzo di Albyria in modo magistrale ed efficace. Sentiamo la nebbia morderci il viso e scendere in gola, mentre le grida disumane dei pooka risuonano in un tempo sospeso che non è buio, ma nemmeno luce. La resa visiva è eccelsa, così come il modo in cui i simboli e i marchi ci permettono di sentire il dolore dato dall’imposizione di una finta pace sotto un sole perenne che, già di per sé, è uno scherzo che la natura fa a se stessa. In tutto questo, due apparenti opposti trovano la propria ragion d’essere, almeno fino a quando è loro permesso;
«Quando ti guardo negli occhi, vedo la verità di chi sei. Capisco perché hai fatto quello che hai fatto e non posso odiarti per questo. Non siamo poi così diversi, io e te. Tu faresti a pezzi il mondo per salvare le persone che ami. Lo farei anch’io».
La voce che risuona sperduta e si spacca in echi negli anfratti della montagna è l’unica testimone di una nuova consapevolezza. Chi ha dato inizio alla battaglia dovrà anche porvi fine, ma quanto alto sarà il prezzo da pagare da entrambe le parti? Cosa rimarrà dei regni mortali e fae, quando la mano fredda delle divinità scenderà per punire quei figli reietti che li hanno scacciati? Sarà ancora possibile dormire e sognare di lui, quando nessuna voce risponde alle grida disperate di Tessa, sola in mezzo al nulla creato dalla consapevolezza di aver dato una mano involontaria a un destino crudele?
«Finché i sogni restano, restano anche le stelle» sussurrai, fissando il mare avvolto dalla nebbia.
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