La vita lavora in modi misteriosi...
Quattro anni fa sono diventata famosa come la “ragazza con il tumore”.
Mi rifiuto di piangere. E mi rifiuto di arrendermi.
Una relazione con un uomo è l’ultima cosa che cerco in questo momento, ma una notte d’amore con Parker cambia tutto. È tenace e sa cosa vuole. Me.
Non mi tratta come se fossi fragile. Ma lui non sa ancora della malattia e non sono pronta a dirglielo.
E se saperlo cambiasse tutto?
Ho conosciuto la tragedia a diciassette anni. A ventuno, ho conosciuto l’amore.
Mi chiamo Aundrea McCall e questo è il mio viaggio.
Il cancro. Può spezzarti. O può renderti più forte. Io scelgo la forza. Scelgo di sopravvivere.
Aundrea ha diciassette anni quando, per la prima volta le diagnosticano il cancro, un linfoma di Hodgkin al quarto stadio che le stravolge totalmente la vita. Ora che di anni ne ha ventuno la malattia è tornata e Aundrea dovrà nuovamente combattere con tutte le sue forze.
La sua più grande paura va oltre la malattia, il suo rimpianto è nel doversene andare senza aver mai davvero vissuto, per questo decide di passare una serata con le amiche, di accantonare il pensiero della malattia e delle pesanti cure che l’aspettano. Per una volta sarà una normale ragazza della sua età che si diverte ad andare per locali con le amiche.
Quell’azzurro mi fa pensare all’oceano dei Caraibi. Noto che ha i capelli biondo sabbia sparati con il gel in tutte le direzioni, e l’aspetto sexy e disordinato di chi è appena sceso dal letto, che si abbina alla perfezione alla sua pelle abbronzata. Ha la barba ben curata e, con ogni probabilità, è l’uomo più bello che abbia mai visto in vita mia. Mi correggo, è di sicuro l’uomo più bello che abbia mai visto.
Ed è proprio in questa serata che Aundrea incrocia lo sguardo di un ragazzo bellissimo, che la affascina immediatamente e con cui trascorre la più bella notte della sua vita.
Il mattino però la riporta alla sua situazione, quello di una ragazza malata che non ha niente da offrire perché non nemmeno sa se avrà un futuro.
Ma il destino non ha finito con loro, e Aundrea scopre che Parker, così si chiama il ragazzo, è il nuovo tirocinante nella clinica veterinaria del cognato.
Ora lei è combattuta tra la voglia di portare avanti questa relazione, e la paura di rivelare al ragazzo la natura del suo male, perché teme che per lui dopo non sarà più Aundrea, ma solo una ragazza malata da compatire.
Voglio aprirmi a lui. Ho bisogno di farlo. Ma come si fa a dire a qualcuno che si ama una cosa del genere? Che stai pian piano scivolando via? Che il tuo corpo si sta allontanando da te? Non esiste il momento giusto. Non c’è. Non ci sono parole adatte. Parole che devo pronunciare. Parole che devo formare, ma che non riesco a far uscire.
Parker è attratto da questa ragazza bellissima e a tratti sfuggente, cerca di approfondire il loro rapporto, ma incontra la resistenza di Aundrea, non ne comprende il motivo, fino al giorno in cui, anche per lui sarà chiara la situazione della ragazza. Aundrea è terrorizzata all’idea di perderlo, ma ancora di più forse dal fatto che lui possa sacrificarsi decidendo di restarle accanto, che assista in prima fila a tutto lo sfacelo e il dolore che la malattia porta con sé.
Ho bisogno che veda. Che capisca quello che sto passando. Nessuno sa o cerca di capire. Tutti non fanno altro che dirmi che gli dispiace e che andrà tutto bene. Che vedrò i risultati a tempo debito. Beh, ....... il tempo! Non ha fatto altro che ferirmi. Il tempo è il mio nemico.
I libri ci colpiscono per molti motivi, perché ci riconosciamo nelle caratteristiche di alcuni personaggi, oppure perché ci rimandano alla mente cose che abbiamo vissuto.
Non lo nego, per me leggere questo libro è stato un pugno allo stomaco, perché ho vissuto le situazioni che vengono descritte, non da protagonista, ma da familiare. Assistere una persona che sta lottando per la sua vita è straziante, perché vedi con quanta forza un malato si attacca alla vita, quanto impegno e speranza vengono riposti in cure, che spesso sono più devastanti della malattia stessa.
Quello che la gente non comprende e tende a minimizzare è l’impatto che le cure hanno sui malati, specie se donne. Quante volte ho sentito dire: non ti preoccupare per i capelli, ricrescono… ma lo strazio di perderli voi l’avete mai vissuto?
Vedere una persona che ami umiliata da questa condizione che la connota non più come donna, ma come malata, perché credetemi è così che si sentono, è un male al cuore da cui non guarisci mai.
Io auguro ad ogni donna malata di avere un Parker nella sua vita, perché la malattia spesso spaventa e allontana, ma invece dovrebbe farci tenere più vicino le persone che amiamo, anche se ci costa dolore, anche se siamo consapevoli che potremmo perderle.
Ho davvero amato questo libro, in tutte le sue parti, anche le più dure perché davvero quello che viene descritto è reale e tangibile e va oltre il romanzo. Mi è piaciuto che alla vita della protagonista non sia stato tolto niente, nemmeno il suo rapporto fisico con Parker, tutto concorre a farci capire che il cancro non annulla ciò che siamo, è una cosa brutta che capita in mezzo a tante altre, e non deve farci sentire diversi o sbagliati, e nemmeno lasciarci soli o spaventati.
Ho pensato tante volte a una vita diversa, ma forse è così che dovevano andare le cose per me. Forse questa è la vera strada che devo percorrere nella mia esistenza. Ero destinata a intraprendere questo viaggio.
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