Enorme e irascibile, Jamie Donovan è senza ombra di dubbio il peggior elemento che abbia mai attraversato i corridoi della Kent. Non importa se è un componente fondamentale della squadra di basket: tutti hanno paura di lui e cercano di non incrociare il suo sguardo.
Tranne me.
Più lo osservo, più mi affascina.
Più mi respinge, più desidero avvicinarmi.
Ma stare con lui non è come osservarlo da lontano.
Non mi permette di fingere, né di nascondermi.
Uno alla volta, i miei segreti vengono a galla.
Il problema è che lo fanno anche i suoi.
Ho sempre pensato che a Jamie non importasse di nulla e nessuno.
Che non gli importasse di me.
Mi sbagliavo.
«Non ci si tatua per gli altri, ma per se stessi. Ti avevo detto che stavo aspettando soltanto di trovare il disegno giusto, no?»
Ci sono libri che sono come carezze e protagonisti indelebili come tatuaggi.
E poi ci sono le parole che scorrono sulla pelle come acqua frizzante e ti lasciano lì, a desiderare di averne di più, perché vorresti che una storia non finisse per non sentirti orfana, perché ne hai bisogno e lo sai. Perché le osservi scivolare come una vecchia moto che provi a riparare da anni, finalmente libera su quella strada assolata, mentre due ragazzi si abbracciano e per loro sembra che il mondo non esista. Le parole sono di Jamie e Katie, il viaggio si chiama “Marked in his heart”.
Jamie Donovan è un gigante, difensore nella squadra di basket della Kent; è taciturno, spesso coinvolto in risse, soffre di attacchi di rabbia improvvisi ed è quanto di più lontano possa esistere dalla vita perfettamente inquadrata e tranquilla di Katie Winter. Fin dal primo incontro ravvicinato fuori dalla presidenza, la sua presenza silenziosa scava un vuoto inspiegabile nello stomaco, come se un pugno fosse arrivato a destinazione senza neanche avere avuto il tempo di vederlo arrivare. Distante da tutti, come un’ombra in un contesto cui non appartiene, Jamie si muove con la grazia di un attento predatore, incutendo timore nelle persone che lo circondano. C’è un alone di mistero intorno a lui, ma i suoi scarsi risultati accademici, la propensione a creare problemi e l’assenteismo in classe sono la chiave di volta per un cambiamento non voluto, ma necessario. Dovrà avere un tutor, che in qualche modo sopperisca allo psicologo scolastico, che gli dovrà fornire almeno un supporto nei mesi a venire, pena il rischio di vedere sfumare in un battito di ciglia una promettente carriera nel basket. Che cosa succede se la persona scelta per l’arduo compito è proprio la principessina che non ha avuto timore di rivolgergli la parola due anni prima e che adesso lo guarda con aperta sfida, restia a farsi condizionare dalla fama che lo precede?
C’è qualcosa, in lui, che non mi fa sentire a mio agio. Non penso che sia dovuto all’aspetto trasgressivo; ai tatuaggi che sbordano da sotto la camicia o ai piercing. Credo piuttosto che si tratti di qualcosa di più profondo; legato al modo che ha di muoversi e porsi. Il suo comportamento non rientra in alcuno schema. Potrei guardarlo per ore, e non riuscirei comunque a prevedere le sue azioni.
Jamie è l’antitesi di quello cui Katie è abituata. Cresciuta in una famiglia anaffettiva, con una madre assente, ma con manie di controllo e protagonismo, è diventata remissiva per amore del quieto vivere. Eppure è tutto tranne che debole e lo dimostra in più occasioni non facendosi intimorire da quella montagna silenziosa che la guarda con occhi di ghiaccio, insofferenti con lei come con qualsiasi altra persona. Jamie non fa distinzione, non ha preferenze; ha scelto il distacco ed è geloso del suo mondo, di quel padre che vuole proteggere e della carrozzeria di famiglia dove trascorre la maggior parte del tempo. Ama la musica, ma non parla, ama la moto che sta riparando, ma non sa se mai la guiderà, certo è che non vi porterà nessuna donna. Le dinamiche iniziali tra i due sono lente, quasi fossero due avversari che si studiano prima di dare il via all’incontro vero e proprio, con Katie che pressa per avere attenzione e considerazione del ruolo che le è stato assegnato. Il modo in cui cerca di relazionarsi con lui denota il vero carattere che tiene imbrigliato per compiacere gli altri; come il mare impetuoso da cui è attratta e a cui ritorna sempre nonostante ne conosca i pericoli, ogni passo verso Jamie è un salto nell’ignoto, necessario per combattere le proprie paure e insicurezze. Che fare quando il muro contro cui ti scontri sembra impenetrabile e risponde a monosillabi nonostante le provocazioni? Puoi scegliere di arrenderti o puoi iniziare una battaglia a suon di battute mordaci, spensierati approcci e sottintesi nemmeno troppo velati; qualsiasi arma è lecita pur di scatenare una reazione.
«Sai, se la smettessi di dispensare giudizi e scendessi dal piedistallo, forse la gente la smetterebbe di giudicare anche te.» «La gente non mi giudica.» «La gente non ti parla» lo correggo. «Tu mi stai parlando.» «Soltanto perché non hai ancora trovato il modo di zittirmi.» Jamie scuote la testa. «Temo non esista un modo di zittirti.» Tiro una gamba contro il petto, voltandomi verso di lui. «Oh, esiste. Eccome. Per esempio, potresti chiedermelo con gentilezza.» «Ovvero?» Piego il capo di lato. «“ Per favore”, Jamie. Hai mai sentito qualcuno pronunciare questa parola?»
I loro dialoghi sono veloci, talvolta sincopati, aiutati dai messaggi più o meno brevi che si scambiano via cellulare. Entrambi vivono a velocità che non sempre dipendono dalla loro volontà, quanto piuttosto dalle aspettative che gli altri riversano su di loro. Se i genitori di Katie decidono di essere presenti solo quando fa comodo per mantenere le apparenze, Jamie lotta costantemente contro le correnti che lo spingono a ricercare una via di fuga da una situazione troppo difficile per un ragazzo così giovane.
Questo avrebbe potuto essere solo un altro romanzo dove il bello e immorale della situazione fa perdere la testa alla giovane di turno, e dove gli status sociali sono talmente diversi da porli agli antipodi; magari avrebbe anche potuto esserci un po’ di bullismo e sana cattiveria, ma la realtà è che questa storia è delicata come la penna di chi l’ha gettata su carta. Se gli avvenimenti scivolano in modo ben articolato e perfettamente in sincrono, le lotte interiori riflettono un crescendo di emozioni che lascia il lettore con il desiderio di continuare a leggere fino alla fine, senza interruzioni. Perché i sentimenti ci sono, ma soprattutto vi è il mettersi a nudo di fronte a se stessi e all’altro, in un gesto di puro coraggio e altruismo che non è scontato e che non sempre viene raccontato così bene. Diversi, ma simili, Jamie e Katie si muovono come in una bolla, distaccandosi a poco a poco dal contorno che deve essere asservito a loro che imparano a conoscersi e, facendo questo, crescono. Hanno ben chiaro quello che provano e agli altri deve semplicemente andare bene così.
Jamie Donovan incarna tutte le mie paure. Ma anch’io incarno le sue. Non siamo solo diversi: siamo complementari. «Potrebbe non essere un male» considero. Jamie scuote la testa. «O potrebbe essere un disastro.»
Katie è la scommessa perfetta, quella che ti tenta anche se sai che hai pochissime possibilità di vincere. È determinata, lucida, quasi ossessiva nel compito maniacale di trovare una risoluzione a quel cubo di Rubik vivente che le è stato affidato. Umana e fragile nelle sue imperfezioni, ha l’enorme pregio di non farsi schiacciare da esse, che riconosce e prova ad affrontare a modo suo. Ricordiamoci che stiamo parlando di una coppia di giovanissimi, da cui non ci possiamo certo aspettare che tutto possa essere spazzato via con una consapevolezza più matura, eppure proprio per questo ci danno la possibilità, soprattutto grazie al punto di vista alternato, di entrare nella loro testa e capirne i meccanismi, riportandoci immediatamente indietro, affogati dentro quell’età così spaventosa e meravigliosa che stanno vivendo. Li guardiamo interagire e li sentiamo come se fossero vicini a noi, immagine di quello che siamo stati o magari avremmo voluto essere; bellissimi e coraggiosi, con gli occhi spalancati su un mondo che prova ad affossarti a qualsiasi età e non deve riuscirci. Sono gli sguardi che si scambiano, aperti e onesti, perché lo sanno loro e lo sappiamo noi che gli occhi sono davvero lo specchio dell’anima, perché in quelli di Jamie leggo una verità profonda e spaventosa. Piuttosto che farmi soffrire, brucerebbe il mondo intero. E tutto quel mondo potrebbe bruciare davvero e forse non se ne accorgerebbero nemmeno, presi da quello che hanno creato, pronti a difenderlo come difendi la palla quando hai un solo punto di vantaggio allo scadere del quarto tempo.
Come sempre la penna di quest’autrice ci regala storie che meritano di essere lette, che siano dark o meno, perché la decisione del tratto è una pennellata sicura su una tela grezza che finisce per esplodere in colori magnifici. I personaggi secondari si fanno notare, ma pochissimi sono quelli positivi, su tutti Amy e il Signor Donovan; per la maggior parte, infatti, ricoprono ruoli da antagonisti. Cade rappresenta l’onnipresente ingerenza nella vita di Katie, al pari della madre che vorrebbe ridefinire la figlia in modo del tutto nuovo, mentre la squadra di basket e in generale i compagni di scuola si muovono come ombre restie a rubare il palco alla coppia principale. Che dirvi di più, amici Magnetici? Prendete questo libro e immergetevi nella sua corrente. Amerete i protagonisti e la loro storia, riderete delle schermaglie infinite e leggendo i loro messaggi; immaginerete post-it ovunque, e magari vi troverete a camminare lungo una spiaggia deserta chiedendovi se sia il caso di azzardare un tuffo o meno. Avrete paura del salto, ma, se sarete fortunati, là sotto ci sarà qualcuno pronto a prendervi per mano, ricordandovi che forse è vero che «Non tutte le storie sono belle o sono destinate a finire bene.», ma che comunque «siamo ancora qui a raccontarle e a raccogliere le emozioni che quelle storie ci hanno lasciato.»
Nessun commento:
Posta un commento