L’indimenticabile Sky credeva nelle favole: Red ha spezzato ogni suo sogno, frantumandolo in mille pezzi come uno specchio scivolato a terra.
Ora è una donna adulta, è un Giudice ed è sposata con Christopher, l’uomo che l’ha resa madre e che cerca, in ogni modo, di farsi amare da lei.
Sky, però, non è mai riuscita a dimenticare il suo primo amore: Red è rimasto l’unico punto fermo della sua vita che ha continuato a spostarsi, anno dopo anno, fino a diventare troppo lontano. È il suo punto debole. È il suo Tallone d’Achille. Non dovrebbe amarlo, lei vorrebbe solo odiarlo.
Chris è entrato nella vita di Sky in un mattino qualunque, durante un esame universitario. Ha da subito amato quella ragazza dallo sguardo spento, dal cuore indurito; ha desiderato solamente che fosse sua, e quando, dopo poco tempo dal primo saluto, lei gli annuncia di essere incinta, non può che realizzare quel sogno.
Una coppia consolidata e potente, con una figlia bellissima e una vita perfetta.
All’apparenza.
Christopher cela un segreto che lo tormenta, e pur di non perdere l’unica donna che abbia mai davvero amato, decide di tacere. Tutto crolla, però, quando un avvenimento inaspettato spezza l’incantesimo ed entrambi si ritrovano davanti alla cruda realtà.
“Last Snow” è l’inaspettato ultimo capitolo della serie Lovers. Dopo la storia di Marvin e Blue, tocca proprio a Sky chiudere il cerchio: l’avevamo lasciata che, coraggiosamente, decideva di dare una seconda possibilità a Red. Innamorata, poi abbandonata. Ora disillusa. In mezzo, diciassette anni di rabbia e risentimento che l’hanno trasformata nella donna dura che è adesso.
C’è chi cerca una carta da parati anche scadente per non sentirsi osservato da un muro bianco e asettico, pur di non avvertire un peso sul petto e un nodo in gola. C’è chi si accontenta delle tendine tirate, di una porta ben chiusa a chiave o di un non disturbare appeso al pomello. C’è chi vorrebbe solo una calda coperta di Linus, convinto che possa risolvere ogni problema, sciogliere ogni dubbio o semplicemente coprire ogni vergogna. C’è invece chi accetta di entrare in quella stanza 639. Si accontenta di una tendina tirata. Del doppio giro di chiave alla porta, nessun messaggio per i camerieri, di un muro bianco e di nessuna carta da parati. C’è chi è qua dentro solo per cercare altro, perché non se ne fa niente della calda coperta di Linus.
Ci sono libri, amici Magnetici, che ti chiamano anche se a malapena hai letto la trama. Li apri, scorri le prime pagine, e ti blocchi. Talvolta io mi blocco già alla dedica, e da lì capisco che sarà un viaggio diverso dal solito, che in un modo o nell’altro non dimenticherò. Il preambolo vuole che io sia molto onesta, con me stessa e con voi. Non avevo mai letto niente di quest’autrice, ma sbirciando in modo nemmeno troppo approfondito la sinossi, mi sono incuriosita. Una parte di me sentiva che l’avrei pagata, e il risultato è che questo libro si annovera tra quelli che hanno lasciato l’ennesima sfilacciata cicatrice nella moltitudine di quelle che annodano i miei pensieri, scavandosi un posto nel cuore, dove trovano spazio le cose belle e difficili che ogni tanto qualche autore in stato di grazia ti regala. Quando entriamo in quella stanza 639 il tempo fuori si mette in pausa, anche se non del tutto. Lì, tra le braccia del suo primo amore Red che odia quanto ama, Sky non dimentica nemmeno per un attimo che sta vivendo un’altra vita, adesso moglie, madre e giudice in carriera. Non dimentica di avere un marito, Chris, che ha conosciuto all’università e che dopo poco ha sposato, sempre con l’unico scopo di salvarsi, mettendo un’enorme pietra tombale sull’uomo che invece l’ha spezzata in mille modi diversi. E se la storia con Red è rimasta un incubo cui aggrapparsi per il bisogno di sentire ancora quel sentimento che la vesta nella sua disperazione, con Chris ha costruito un mondo dalle macerie, stemperate da quegli occhi che sanno parlarti, sanno trasformare ogni sguardo in qualcosa da dire.
Ma Sky ha un desiderio dentro, che da quattro mesi la porta a incontrarsi con Red: è la necessità vivida di premere forte con le dita sui lividi di un passato incastrato, che non è mai rinato perché mai davvero morto, forse per prendersi quella vendetta che mette Red al tappeto, ma che distrugge anche i pochi pezzi di lei rimasti integri.
È come essere rivestita da una corazza appuntita che impedisce a chiunque di potermi fare del male: nessun odio, mai, è stato più forte di questo amore così perverso e malvagio che riesco a provare per lui. Sapere che soffre. Sapere che mi vuole. Sapere che non può.
Attraverso il suo punto di vista, sprofondiamo nel dolore che le attanaglia le ossa: ha una vita perfetta, ama ed è riamata da un uomo potente, ma non riesce mai a lasciar andare né Red né la ragazza diciannovenne che si è annullata per lui.
Red non smetterà di esistere. Chris non se ne accorgerà e posso smettere quando e come voglio. Anche ora.
Eppure non smette in un gioco al massacro più grande di lei, di fronte a chi la stringe disperato per il rimorso infuocato di non averla saputa tenere, di non averla saputa amare abbastanza soprattutto in uno dei momenti più difficili della sua vita, la malattia della sorella Shadir, quando lei avrebbe avuto solo bisogno di una spalla su cui piangere.
Red riesce a far paura a quella parte di me che lo ha accantonato con tanta fatica in un angolo, in attesa di una vita migliore; è come uno spauracchio che riappare, da dietro a una tenda spessa che faccio sempre di tutto per richiudere. E mi fa piangere–da sempre: pochi sorrisi, tanto dolore. Troppa speranza, che ha finito per sbranarsi quello che di buono poteva esserci tra di noi.
È consapevole di quello che desidera e soprattutto che merita, ma una parte di lei ha un legame imperituro con chi l’ha trattata male e tradita più volte, completamente inconsapevole del tesoro che stringeva tra le mani. E in tutto questo non sono gli scontri i protagonisti, non sono le parole al veleno che si scambiano, ormai combattenti sul lato opposto della sopravvivenza. Sono i pensieri, le emozioni, le sensazioni che Sky ci dona a spingerci sempre di più dentro quel baratro fatto di consapevole autolesionismo che è il voler cercare, per forza, di fare sempre la cosa giusta. Nonostante questo il romanzo è ricco di azione, che si intreccia in modo armonico con un flusso di coscienza continuo, anche nel caso in cui sia Chris a prendere la parola. A differenza di quello che potrebbe apparire, non abbiamo tra le mani una semplice storia dove la protagonista ha una tresca con un uomo e poi lo lascia perché capisce di non voler distruggere la propria famiglia, o il marito lo scopre e tutto finisce con un divorzio velenoso. Nemmeno per un attimo ho colpevolizzato Sky, nemmeno per un attimo ho compatito Chris. E forse è successo perché tutte, almeno una volta nella vita, abbiamo affogato le nostre certezze in un mare di “se” che ci hanno portate sull’orlo del baratro. Red è più di un’immagine ridente su una vecchia foto ed è anche più di un uomo. Incarna quella parte di lei che non tornerà più, così profondamente interconnessa con nervi, muscoli e cuore da essere impossibile staccarsene e sopravvivere. Il dubbio è potente quando si chiede se potrebbe essere davvero pronta, adesso, a perdere tutto ciò che ama per una parte di sé che ha sepolto molti anni fa.
O che, forse, non è neppure mai esistita. O che ho amato con così tanta forza da volermene solo dimenticare: come mi era stato sempre raccontato, il primo amore resta quello che fa soffrire, lascia cicatrici, rischia di ucciderti. C’è stato un periodo della mia vita in cui, sì, ho amato immensamente Red, ero accecata dall’amore per lui, lo amavo con tutta la mia anima; con quella stessa anima, però, che mi è stata strappata dal corpo con una tale brutale violenza, per poi venirmi restituita a pezzi, da mio marito.
I tempi della consapevolezza di Sky, ma anche dei due uomini che fanno parte della sua vita, sono scanditi dagli eventi, dal rancore, dalla colpa e soprattutto dalla voglia di pareggiare i conti perché si amano moltissimo e devono trovare una via per sopravvivere all’amore stesso. Tutti e tre, a loro modo, sono personaggi potenti che ci intrigano e scuotono nel profondo. Red forse lo sentiamo all’apparenza meno vicino, perché alla fine è comunque l’elemento di disturbo nella quiete perfetta di una famiglia che ha ingranaggi collaudati e dove marito e moglie, non dimentichiamolo, si amano davvero. Chris non è mai stato, nemmeno all’inizio, un ripiego. È l’uomo che Sky ha guardato onestamente negli occhi, durante la prima uscita insieme dopo essersi conosciuti ai lati opposti della cattedra durante un esame, ammettendo fin da subito la propria condizione:
«So che dopo stasera non ti farai sentire più. Ma ho il cuore rotto a metà e voglio tu lo sappia», aveva preannunciato. L’unica cosa che ero riuscito a dire io, alla fine del suo racconto? «Come diavolo si fa a tradire una come te, Sky?» «Non mi ha guardato abbastanza negli occhi e lo ha fatto. È facile, per chi un cuore non ce l’ha, Chris».
Dall’altra parte dei ricordi, di una famiglia che si era creata al Polaroid, di tutte le lacrime versate, c’è questo: una donna che combatte contro se stessa e contro quello che prova per chi ha scelto una vita di autodistruzione. Lei sa che non può salvarsi se non in parte, perché non può esistere in un mondo dove sia Chris che Red non sono reali. Davanti ad una scelta non si fa mai odiare e davanti all’inevitabile mano beffarda servita dal fato non arricciamo le labbra e non la giudichiamo. È una macchina da guerra che si è costruita da sola: anche se non dimentica mai chi l’ha aiutata a rimettere insieme i pezzi, sa altrettanto bene che sono proprio questi singoli pezzi taglienti come cristalli sbeccati a renderla tale, unica e indivisibile. A mio avviso ama totalmente entrambi, in modo diverso, come se scegliesse ogni volta la versione di se stessa più facile da colpire e sacrificare. Quando Chris vede una foto di lei diciannovenne, abbracciata a colui che adesso, vent’anni dopo, è tornato come una minaccia palpabile nelle loro esistenze, non può non notare un particolare che invece ha sempre sentito sfuggirgli dalle mani. Lei, così malinconica e con occhi bellissimi e tristi, ha avuto un tempo in cui era gioia, un tempo in cui lei è giovane, qui, bellissima, con i capelli ancora più lunghi di adesso e un sorriso indimenticabile che non ha mai tirato fuori con me. Era il sorriso inconsapevole di chi non sapeva quanto e come avrebbe sofferto.
E se gli occhi divorano le pagine e il cuore si stringe un po’, pazienza, amici Magnetici. Ho pianto come non piangevo da anni, per tutti, anche per i personaggi che li hanno toccati marginalmente, ma che sono protagonisti di storie precedenti. Avevo il cuore sommerso a causa dell’empatia totale che mi avevano tirato fuori con la forza, restii a farsi mettere da parte, anche quando si sono palesati in tutti i loro misteri. Leggetelo perché aprirà la mente a un modo di amare che forse avete sperimentato e magari mai accettato fino in fondo. Quella follia di gioventù davanti alla quale vecchi brontoloni storcerebbero il naso è tutta qui, in queste vite stropicciate che trovano il modo di sfiorarsi eppure si fanno male lo stesso. Ha un gran brutto vizio, l’amore, quando ti arriva alla giugulare e ti strattona quasi a volerti strappare la trachea: fa quello che vuole, sempre, fregandosene in modo miserevole delle vittime che lascia dietro di sé. Perché potranno esserci mille chiavi di lettura, amici miei, ma sempre, sempre, Sky tonerà ai suoi cieli e ai suoi fiori. Giusto il tempo di un saluto, e nulla più.
Ho vissuto i migliori momenti della mia vita al suo fianco, tuttavia non gliel’ho mai detto: mi ha reso felice, ma non sono stato bravo a tenerla lì, dove sarebbe dovuta rimanere per sempre. Al mio fianco. Con il mio anello al dito. È stata colpa mia, semmai. Dille anche questo. L’ho amata tanto, Doug. Non c’è mai stato un “prima” di lei, né un “dopo”: l’ho amata come non ho mai amato nessuna. L’amerò per sempre perché non ho saputo darle abbastanza quando era il momento di tenermela stretta.
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