sabato 22 luglio 2023

Recensione a "Come in un film" di Anna Nicoletto

 



Genere: Commedia Romantica
Editore: Always Publishing
Data d'uscita: 18 Luglio 2023
Pagine: 437
Prezzo: eBook 3,99 - cartaceo 15,71

 
 
 
 

A venticinque anni Cloe ha una vita da film: dopo essersi lasciata alle spalle la provincia italiana vive a Londra, frequenta la prestigiosa Goldsmiths ed è fidanzata con un fantastico...

 

STOP!

La rifacciamo, grazie.

 

A venticinque anni, la vita di Cloe fa schifo.

Si è trasferita nella città dei suoi sogni solo per ritrovarsi senza borsa di studio, fa la cameriera in un pub, vive in un appartamento infimo, frequenta senza troppo impegno il suo coinquilino... e, stando a quello che sostiene il suo avvocato, ha appena ereditato l'attività di famiglia, il vecchio cinema di paese a Schiforate, provincia di Milano.

Ora il piano è semplice: tornerà in Italia, si sbarazzerà dello scalcagnato cinema di cui la zia non vuole più sapere, dopodiché volerà a Londra con i soldi e si iscriverà all'università che ha sempre desiderato.

E pur di riuscirci, accetterà qualunque offerta. Qualunque... tranne l'unica che riceve: quella di Sebastiano Moro. Ventisette anni, carismatico, scontroso, Sebastiano è la nemesi adolescenziale di Cloe, nonché l'unico uomo che lei odia con tutta se stessa.

Stringere un accordo con lui è fuori discussione.

 

A costo di restare nel luogo che detesta, Cloe è disposta a rimettere in sesto l'attività zoppicante da sola.

Quello che Cloe non sa è che ora Sebastiano è diventato il tiranno regnante di un piccolo impero di provincia: tutti pendono dalle sue labbra, il paese è diventato il suo parco giochi.

Lui la marca stretta pregustando la sua disfatta.

Frame dopo frame e senza neanche accorgersene, Cloe riscriverà la sceneggiatura dei suoi giorni più felici, diventando regista e spettatrice di una storia nuova fatta di vecchie alleanze e patti mai dimenticati. Perché, per mantenere alcune promesse c'è bisogno solo del coraggio di lanciarsi nel secondo tempo della nostra storia.
 
 
 
 
 
 
 
Se c’è una cosa che i film mi hanno insegnato è che non è mai troppo tardi per far prendere un’altra direzione alla propria storia.
 
E se c’è una cosa per cui dovete essere pronti, amici Magnetici, è sedervi su una delle magiche poltroncine del cinema Aurora, insieme a me, per lasciarvi trasportare in un mondo dove la colonna sonora è fatta di parole che scivolano leggere, ma ti travolgono. Perché chi come la sottoscritta appartiene alla generazione cresciuta senza lo streaming e il facile accesso a qualsiasi contenuto grazie al semplice sfioramento di un
touchscreen, conosce la magia di un giorno di festa, in cui gli occhi si sgranano nel buio e nel silenzio carico di aspettative di una sala pronta a sussurrarti tutti i suoi segreti. A venticinque anni Cloe vive a Londra, lontana da quel paese della provincia italiana che senza troppo affetto chiama Schiforate, dalla zia Sole e dai ricordi, quelli legati ad una madre strappatale via troppo presto e a un amore adolescenziale che non ha mai trovato la giusta regia. Il ricordo di Sebastiano fa ancora male, insieme alla delusione del tradimento e dell’incomprensione, al punto che nemmeno la portata di un sogno infranto e il lavoro di cameriera sottopagata le rendono il respiro. Cloe vive sospesa in un attimo eterno, in una fuga che non è mai stata complice, ma condanna, allietata solo dall’amicizia con Isla e da una relazione senza impegno con il giovane coinquilino Colton.
 
Il regista di uno dei miei film preferiti una volta ha detto: Il mondo si divide in buoni e cattivi. I buoni dormono meglio, ma i cattivi, da svegli, si divertono molto di più. Io non sono né buona né cattiva; sono solo una che è scappata dal suo paese non appena ha potuto, per cercare fortuna fuori da un CAP di provincia dove difendere la privacy è una missione più impossibile di un film di Brian De Palma.
 
Cosa c’è di peggio del lasciarsi una vita alle spalle senza avere le forze per iniziarne un’altra? Poco importano i progetti e le miglia nel mezzo quando il tempo si riduce a una stasi. Com’è diversa quella ragazza rispetto alla diciassettenne che, complice un progetto ambizioso sul cinema e la letteratura, sentiva di poter prendere in mano il mondo per farne quello che voleva, nonostante il grave lutto: Cloe ha perso tanto e non riesce a riprendersi quello che le spetta.
 
Trapiantarti in un luogo dove non ti conosce nessuno è catartico. Puoi guardarti dentro, scomporti in pezzi e decidere quali tenere e quali lasciare indietro, senza che nessuno ti rinfacci la loro assenza quando ti parla o quando ti guarda. Ti puoi reinventare in qualche modo, ed è quello che ho fatto io. Ho stravolto scenografia, sceneggiatura e regia della mia vita.
 
Sebastiano, perfetto comprimario, è il deus ex machina di questa storia, che si srotola lieve tra battute irriverenti, momenti esilaranti e personaggi di tutto rispetto, che donano colore a un paese che almeno sulla carta è quanto di più lontano possa esistere dalla vivacità di una metropoli come Londra. Cosa succede se, all’improvviso, arriva una telefonata che ti stravolge la vita? Un aereo preso di fretta e una zia con cui affrontare un chiarimento, ed ecco che Cloe fa un tuffo nel passato a otto anni prima, incontrando sul portone di casa vicino al cinema appartenuto da generazioni alla sua famiglia proprio lui, Sebastiano, nemesi e motivo principale della sua fuga.
 
Se trovarmelo di fronte dopo tanti anni è strano, parlargli lo è milioni di volte di più. Non sono abituata a conversare con i miei incubi, tantomeno a guardarli in faccia. L’ho sepolto nella scatola dei ricordi indesiderati, dove è rimasto per anni. È quello il suo posto. Il passato ha dimostrato che, quando lui supera quel confine, io non lo so gestire.
 
Le interazioni tra loro sono veloci, spontanee e grondano sarcasmo mentre le battute si susseguono dando vita a un copione di tutto rispetto, arricchito da citazioni di film famosi e libri che entrambi hanno amato.
Perché questo romanzo non è altro che un enorme tributo all’amore per l’arte, dolcissimo anche se a tratti doloroso, chiaro a tutti tranne che alla protagonista. Sebastiano è il partner perfetto, un Oscuro Signore che di Darth Vader ha il costume, ma con il cuore pulsante come la spada laser del Jedi che era destinato a diventare. Cloe è la Giulietta di Di Caprio, meno ingenua e non troppo ammaliata da un acquario pieno di pesci colorati, con la testa rivolta alla razionalità e il cuore e la pancia troppo attorcigliati per ammettere i propri sentimenti. Sono bellissimi, questi due, come i titoli di coda che scivolano sullo schermo con in sottofondo la canzone che sicuramente sarà candidata agli Oscar, perché sanno di fine e al tempo stesso portano con loro tutte le emozioni del viaggio che ti hanno regalato le due ore sul grande schermo.  
«Le tue ali sono ingombranti.» «Le mie ali restano.» «Certo che restano, angelo.»
 
Ogni parola è scelta con accuratezza e questo trasmette l’immenso amore che l’autrice ha messo nel raccontare la loro storia, che non è solo quella di due persone che provano a ritrovarsi, ma anche quella di un piccolo paese arroccato nella propria peculiarità, che non si arrende davanti all’avanzata dei multisala e mantiene vive le tradizioni. Tutti si conoscono, bastano pochi passi per arrivare da un luogo all’altro, ma è davvero così sbagliato in fondo? Dove è scritto che dobbiamo essere per forza frettolosi cittadini del mondo in una metropoli dove nessuno si prende neanche il disturbo di guardarti negli occhi e ogni uomo è un’isola? Eppure è da questo, dal dolore della perdita e dalla delusione del suo primo amore, che Cloe è scappata, per ritrovarsi adesso, adulta, con un enorme lascito da gestire e la responsabilità di comprendere se investire il proprio tempo in un progetto a termine. Le convinzioni si scardinano quando due donne diversissime e meravigliose entrano in gioco: da una parte Ortensia, l’anziana tuttofare amica di zia Sole, dall’altra Thea, giovanissima influencer con mezzo milione di followers che potrebbe decretare la fine delle iniziative di Cloe con un solo clic. Ma è proprio nella diversità che si crea la magia e allora eccolo quel progetto rispolverato che portava la firma sua e di Sebastiano, che forse è l’azzardo più grande della sua vita e che proprio per questo deve essere tentato, anche solo per dare una possibilità sia alla versione adolescente, ma già disillusa sia agli adulti che sono diventati, possibilità che vada oltre la logica del denaro e delle grandi masse.
 
Ci troviamo a metà sala, nel silenzio tombale della notte fonda. Ci siamo seduti qui per via dell’abitudine, credo. Rifare gesti simili a quelli che abbiamo condiviso in passato è naturale e impossibile allo stesso tempo. Forse, da qualche parte in mezzo ai nostri errori, sono rimaste sepolte le coordinate dei ragazzi che eravamo.
 

È la magia a essere presente, che richiama a frotte chi vi crede ancora e ha bisogno di sapere che esisterà sempre un luogo dove il tempo può essere messo in pausa per una buona ragione. Eppure in questo libro c’è molto di più. Ci sono i sogni, è vero, ma anche la dura realtà con cui si scontrano. Ci sono gli amici, i familiari, le persone che per la prima volta si presentano per capire se davvero l’Aurora potrà sopravvivere, mentre lo specchio di una vendita aleggia imperterrito nello stomaco dei protagonisti e di coloro che hanno investito le loro forze per vedere un sogno rinascere. C’è quella poltroncina speciale, uno sgabello che li ha visti vicini e il profumo di popcorn e caffè fresco che aleggia nell’aria e abbraccia chiunque voglia trascorrere qui la serata. L’Aurora è come un circo dove nessun animale è sfruttato, ma tutti gli acrobati si muovono in sincrono, sia quelli di adesso sia quelli di un passato che non può tornare. Bellissimo il modo in cui Cloe combatte con se stessa prima che con tutti gli altri, salda nel suo imperterrito credo di dover odiare a tutti i costi sia il paese che l’uomo da cui è fuggita. Non voglio togliervi il piacere della lettura, per questo non vi dirò di più. Ma se amate le storie ben scritte, dove i personaggi crescono, sbagliano e riescono a capire che ogni cosa non deve andare necessariamente come a un certo punto delle nostre vite ci siamo prefissati che vada, allora questo libro fa per voi. Se credete nelle possibilità, nelle seconde e nelle terze e in tutte quelle che servono affinché possiate trovare il vostro posto felice, allora questo libro fa per voi. Se amate il cinema, le citazioni, i libri e i botta e risposta serrati, i segreti e il dolore che questi portano con sé, allora non potrete che essere felici tra queste pagine.
 
«Devi ricordare alla gente che il biglietto del cinema è una promessa. Qualcosa che grida: Sei qui perché vuoi provare emozioni forti, ti prometto che quando uscirai da quella porta la tua anima sarà arricchita di un grammo in più.»

E così è stato anche per me, amici Magnetici; appena chiuso con l’ultima scena tagliata, ho voluto scriverne col calore delle emozioni che ho provato ancora ben chiaro. Schiforate e l’Aurora mi hanno presa per mano come da bambina una domenica pomeriggio, per portarmi su quella poltrona magica col naso all’insù a gioire persino dei trailer che adesso purtroppo non esistono più, sostituiti da insulse pubblicità che hanno tolto colore all’attesa. Vi sentirete come se, davanti a un cuore spezzato, una persona gentile vi offrisse una fetta di torta alle fragole e una tazza di tè, desiderando solo di poter condividere qualcosa di bello e assurdamente raggiungibile.
Tutto quello che avrebbe potuto essere, tutte le occasioni mancate, tutti i rimpianti, si montano in automatico in una lunghissima pellicola pronta per essere proiettata nella mia testa.
Ma quella trama non deve per forza seguire il copione, soprattutto se i personaggi decidono di fare di testa propria. Come nei migliori film ci aspettano i cambi di prospettiva, gli imprevisti e il dolore delle rivelazioni svelate nel modo sbagliato al momento sbagliato. Cosa devo dirvi ancora per convincervi a comprare il biglietto e accomodarvi in poltrona? Ci saranno Thea e Samuele sul palco, a dare brio a un dibattito sui pro e i contro della trasposizione cinematografica di un libro, mentre Ortensia sarà impegnata ovunque e un ragazzo bellissimo e vestito di nero armeggerà in sala di proiezione. Mi raccomando però, quando entrate, prestate particolare attenzione alla ragazza bionda e con gli occhiali che vi farà il biglietto e probabilmente vi passerà anche una ciotola gigante di popcorn. Perché sarà forse sempre un po’ smarrita, ma avrà due occhi grandi, luminosi e spalancati sul mondo che le si è rivelato davanti come un immenso regalo, uno splendido film di cui non vorremmo mai leggere la parola “Fine”.
 
A dirla tutta, nonostante non sia il mio essere umano preferito per alcune cose, per altre è da sempre l’unico dal quale io sia stata attirata a livello viscerale. Mi sa che ha ragione Frank Darabont: in circostanze straordinarie, le regole ordinarie non valgono. 



 
 
 
 
 
 
 
Grazie alla CE per averci fornito l'eBook
 
 
 
 

Nessun commento:

Posta un commento