Serie: Gli Eredi della Foglia #1
Editore: Hope Edizioni
Data d'uscita: 11 Giugno 2023
Pagine: 458
Prezzo: eBook 3,99 - cartaceo 14,15
C’era qualcosa che covava in lei da qualche tempo. Qualcosa che somigliava alla ribellione ma che lei preferiva definire come un moto d’indipendenza. Un bisogno di puntare i piedi ed ergersi oltre la sua naturale propensione a compiacere gli altri. Noan lo credeva più uno slancio di adolescenza retroattivo ma, qualunque cosa fosse, la faceva stare bene assecondarlo almeno un po’.
Ci sono libri che hanno titoli talmente intriganti che sai di doverli leggere a prescindere. Anche se non conosci l’autore e tantomeno la sinossi. È un modo come un altro per intraprendere un viaggio e di solito, salvo rare sfortunate eccezioni, ne esci migliore e felice. Ed è quello che è successo a me, amici Magnetici, quando sono entrata in questo mondo affatto meraviglioso, nonostante la protagonista si chiami Alice, sia stata trovata con un coniglietto bianco tra le mani, e i personaggi che lo popolano siano ben lontani dall’essere umani. Ma chi è Alice? Ha venticinque anni, lavora come cameriera alla Locanda del Morto in Piedi e vive con un vecchio Troll di nome Noan cui è stata affidata; ha un ragazzo licantropo e la sua migliore amica, ’Dhu, è una banshee. Al limite dei Bassimonti, conduce la sua vita senza scossoni apparenti, quasi annoiata.
Era terrorizzata all’idea di perdere quel poco che conosceva. Noan, ’Dhu, il pub, la serra… erano tutto ciò che aveva. Per anni aveva tacitato il desiderio di andare alla ricerca di se stessa, si era nascosta dietro mille scuse, ma la verità era che, se realmente avesse voluto, nulla avrebbe potuto fermarla dall’andarsene per cercare qualcosa del proprio passato. Era una vigliacca, ma soprattutto non desiderava scoprire che Noan le aveva mentito e che tutta la fiducia che gli aveva accordato era stata mal riposta.
Alice è il perno e il punto di rottura della storia. Questo è possibile perché è uno spirito in movimento, agitata dall’inquietudine di chi sa di essere in un luogo cui appartiene solo in parte, non solo per la mescolanza di sangue che le scorre nelle vene. Ma cosa è Alice? Non del tutto vampira, ma salvata dalla morte da un signore delle tenebre, non del tutto umana e con poteri straordinari cui le piante rispondono. È un tesoro da celare sotto le mentite spoglie di una ragazza qualunque, ignara delle cause che l’hanno condotta al presente che sta vivendo e con un buco nella memoria che ha cancellato quanto avvenuto prima degli ultimi cinque anni. Tutto scivola in una calma apparente fino a quando le carte vengono lanciate in aria con un colpo stizzito e alla locanda fa ritorno Alistair St. Clare; insieme a lui, quasi simultaneamente, compaiono Rain e Nair. Nulla di strano, direte voi, se non fosse che il primo è un potentissimo vampiro che di tanto in tanto si è fatto vedere in passato, mentre i gemelli sono fae dolorosamente belli a guardarsi, tanto affascinanti quanto restii a confidare il motivo della propria presenza.
Rain seguì con lo sguardo la ragazza dagli occhi preziosi: possedeva una luce naturale che ricordava l’essenza stessa della terra. Sembrava ne avesse smarrito la presa, ma la luce era lì. Era come se un pugno gelido la tenesse sottochiave, appena sotto la superficie, ma c’era. La sentiva con ogni fibra del proprio essere e anche Nair l’aveva percepita, visto che non staccava gli occhi da lei. Per quanto si sforzasse, non riusciva a capire quale fosse il suo retaggio: non era fae, non era umana, non era un vampiro.
Com’è possibile che qualcuno in cui la linfa della terra e delle rocce scorre così potente possa essere avvinta al tempo stesso dall’afflato della morte? Cosa la rende così duale davanti a un mondo che non sa spiegarne i poteri e la straordinaria unicità? Il sangue versato in un bozzolo di dolore, la tremenda consapevolezza di un tradimento che ha avuto luogo nelle regioni dei Sidhe, il rosso di quei capelli che adesso non c’è più… tutto quanto è ammantato dal segreto, da fasci che nervosi si stringono come il Rovo di Morte attorno alle membra di un corpo che vuole liberarsi da un giogo terribile. Impossibile descrivere gli avvenimenti che si succedono senza il rischio di dire troppo, perché tutto è ben concatenato nella logica d’insieme: tradire un singolo aspetto, significherebbe rovinare la lettura e i colpi di scena che si susseguono.
Per questo motivo ho deciso di soffermarmi sul viaggio e sul cambiamento che ne consegue, perché ci aiutano ad aprire uno spiraglio sull’incredibile forza di questa protagonista che vive, letteralmente, senza memoria del passato, conoscendo solo il circolo ristretto della Locanda. Alice è a tutti gli effetti una neonata impreparata, venuta al mondo da una manciata di anni, totalmente immersa in un presente sospeso. Ma quando il sangue e il retaggio chiamano, le paure devono essere affrontate, perché infidi sono i pericoli nascosti nelle ombre, tra gli scheletri di arbusti morenti. Attorno a lei personaggi magistrali si alternano come alleati e controparti. Mojheardean innanzitutto, che trova in stato semicosciente nella serra dietro la locanda, coperto di lividi e ferite: chi è quel fae distrutto nel corpo e nello spirito, che parla una lingua antica e solenne e sembra conoscerla? Davanti a lui riesce a piangere lacrime di frustrazione e vergogna, tanto è lacerante il non sapere niente di se stessa.
Per questo motivo ho deciso di soffermarmi sul viaggio e sul cambiamento che ne consegue, perché ci aiutano ad aprire uno spiraglio sull’incredibile forza di questa protagonista che vive, letteralmente, senza memoria del passato, conoscendo solo il circolo ristretto della Locanda. Alice è a tutti gli effetti una neonata impreparata, venuta al mondo da una manciata di anni, totalmente immersa in un presente sospeso. Ma quando il sangue e il retaggio chiamano, le paure devono essere affrontate, perché infidi sono i pericoli nascosti nelle ombre, tra gli scheletri di arbusti morenti. Attorno a lei personaggi magistrali si alternano come alleati e controparti. Mojheardean innanzitutto, che trova in stato semicosciente nella serra dietro la locanda, coperto di lividi e ferite: chi è quel fae distrutto nel corpo e nello spirito, che parla una lingua antica e solenne e sembra conoscerla? Davanti a lui riesce a piangere lacrime di frustrazione e vergogna, tanto è lacerante il non sapere niente di se stessa.
Mo si portò l’indice affusolato alle labbra e con un fuggevole passaggio della lingua lo leccò.
«Il tuo dolore ha il sapore del mare quando è in tempesta» le disse pensoso.
«Il tuo dolore ha il sapore del mare quando è in tempesta» le disse pensoso.
Se il giovane ha molto da nascondere e piani da realizzare, Alistair, cupo e malinconico, ha ancora di più da temere, sia da lei che dagli eventi. Uno dei pochissimi vampiri superstiti, la cui forza è leggenda tra i mondi, la guarda e percepisce come se fossero animati dalla stessa essenza, riconoscendola come sua progenie di diritto. Alistair rappresenta sia la via di fuga che il fulcro di ogni nuova esperienza, ed è forse il legittimo antagonista di Alice; la spinge oltre i limiti e spazza via ogni briciola di pazienza di cui non è certamente ben fornita. I loro scontri sono appassionati, ironici, talvolta rabbiosi: nonostante questo, proprio a lui spetterà l’arduo compito di rivelarle parte della storia. È Alistair a riconoscerla esattamente per quello che è, sia nelle parti spezzate che come intero confuso e inconsapevole.
Alice era forte come lui non poteva sperare di essere mai. La sua era forza venata di una dolcezza spietata, di quelle che sembrano poter curare tutto il male del mondo. Di quelle che ti prendono il cuore e non lo lasciano più. Di quelle dalle quali tenersi lontano è facile come amputarsi un braccio con un cucchiaio.
Si assume totalmente la responsabilità della vita di Alice, perché donandole il proprio sangue ha impedito che lo scempio fatto del suo corpo ne decretasse la fine. Il racconto dell’incontro nel bosco, dove l’ha trovata esanime, è una delle pagine più alte dell’intero romanzo, e ci mostra i lati che questo potente vampiro ha nascosto al resto del mondo. Lui ha scelto in modo consapevole di portare un fardello enorme nel momento in cui ha sentito di dover preservare quel mistero di grazia e bellezza dalla morte. E nonostante i suoi motivi siano in parte egoistici, rappresenta l’essenza stessa del dolore sfibrante di chi si è messo alla prova sacrificandosi per il bene di chi ama, ben prima di conoscere i propri sentimenti.
Poi, come un fulmine a ciel sereno lei aveva sorriso. Con quello che poteva essere il suo ultimo respiro sulla terra, l’ultimo scampolo di forza, gli aveva sorriso. Non aveva avuto più scampo, nessun tentennamento. Avrebbe cancellato tutto quel dolore, la violenza, avrebbe allontanato a calci la morte. Alistair si era portato un polso tra i denti e aveva reciso una vena con precisione chirurgica: il suo sangue denso e scuro era sgorgato copioso. Per lei.
Come lui, un altro personaggio rifulge, scalpitando col suo carattere tutt’altro che semplice in cerca di attenzione. I gemelli fae sono cacciatori di taglie e speculari nei colori così come nel modo di essere: se Rain è posato e pronto a discutere in modo pacato degli eventi che si stanno per abbattere su tutti loro, Nair, con la sua continua voglia di provocare, è fuoco puro. Eppure proprio lui, come Alistair, nasconde un tormento senza fine. Alice lo intuisce e vede in quegli occhi di ghiaccio il dolore trattenuto, macchiato da un antico e lacerante senso di colpa: la narrazione in terza persona, seppur non facendoci addentrare nelle menti dei personaggi, riesce comunque a rendere perfettamente l’angoscia di Nairnering, regalandoci uno dei personaggi più belli e complessi del romanzo. Per molteplici aspetti Alice è profondamente connessa con ognuno di loro, oltre che con le stirpi che da secoli si sono avvicendate, guadagnandosi il diritto di ergersi come fiera, seppur talvolta recalcitrante, protagonista di un fantasy a tutto tondo. Gli elementi di genere si incastrano in una storia scorrevole che si legge d’un fiato: mentre intrighi scorrono silenziosi nelle corti, il male si annida dove meno te lo aspetti, intagliato in una pietra preziosa come un Palanthir e altrettanto pericolosa. Non ci sono draghi né unicorni, ma la Madre di tutte le cose sa parlare in modi chiari e le sue dimostrazioni non possono essere messe in dubbio, nemmeno da coloro che non sono votati al suo volere. Guerre civili sono sul punto di scoppiare e tutto deve essere tentato per evitare che l’equilibrio si spezzi con la perdita totale di un regno.
Il viaggio di Alice è un viaggio in un paese senza meraviglie, forse, ma meraviglioso nel suo svolgimento.
Dentro di lei, donna, fata, vampira o mezzosangue, scorrono fluide le incertezze di una giovane disperatamente alla ricerca di uno scopo, oltre che di risposte che possano permetterle di liberarsi dall’oscurità del non sapere. Perché se è vero che il presente e il futuro sono nelle nostre mani, è il passato a determinarci anche se non vogliamo, anche se non ci appartiene più. È il motore violento che ci rende in grado di attingere a piene mani dal nucleo del nostro potere, come esseri umani e non, e ci libera dalle paure quando infine le accettiamo. Solo quando saremo padroni di noi stessi, saremo in grado di usare questo dono come strumento per salvare una vita, far rifiorire un mondo distrutto, guarire un cuore gelido e senza apparente speranza. Quando gli strappi si ricuciranno, seppur in un disegno inaspettato, le antitesi troveranno il loro fronte comune: Alice lo sa, lo comprende ad altissimo prezzo nel momento più difficile che è costretta ad affrontare. Graffiati dai rovi e nascosti agli occhi altrui, protetti o prigionieri, la guardiamo con tenerezza perché è il nostro specchio. Alice è splendida nella sua imperfezione e, come noi, cerca il coraggio per compiere quel salto terribile verso l’ignoto e verso la consapevolezza che quest’ultimo, in modo brutale e inevitabile, porta sempre con sé.
Il viaggio di Alice è un viaggio in un paese senza meraviglie, forse, ma meraviglioso nel suo svolgimento.
Dentro di lei, donna, fata, vampira o mezzosangue, scorrono fluide le incertezze di una giovane disperatamente alla ricerca di uno scopo, oltre che di risposte che possano permetterle di liberarsi dall’oscurità del non sapere. Perché se è vero che il presente e il futuro sono nelle nostre mani, è il passato a determinarci anche se non vogliamo, anche se non ci appartiene più. È il motore violento che ci rende in grado di attingere a piene mani dal nucleo del nostro potere, come esseri umani e non, e ci libera dalle paure quando infine le accettiamo. Solo quando saremo padroni di noi stessi, saremo in grado di usare questo dono come strumento per salvare una vita, far rifiorire un mondo distrutto, guarire un cuore gelido e senza apparente speranza. Quando gli strappi si ricuciranno, seppur in un disegno inaspettato, le antitesi troveranno il loro fronte comune: Alice lo sa, lo comprende ad altissimo prezzo nel momento più difficile che è costretta ad affrontare. Graffiati dai rovi e nascosti agli occhi altrui, protetti o prigionieri, la guardiamo con tenerezza perché è il nostro specchio. Alice è splendida nella sua imperfezione e, come noi, cerca il coraggio per compiere quel salto terribile verso l’ignoto e verso la consapevolezza che quest’ultimo, in modo brutale e inevitabile, porta sempre con sé.
Sai, ero piena di domande, prima. Alcune le ponevo senza aspettarmi realmente una risposta, perché ero convinta che nessuno ce l’avesse. Invece l’unica a non sapere ero io. E comunque… ero felice, nel mio stupido finto mondo. Ora so parecchie cose e sono molto infelice.».
Grazie alla CE per averci fornito l'eBook






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