Nello stesso momento, a ottocento miglia di distanza, un’anima ribelle e sconsiderata di nome Nile Bankston, con occhi freddi come il ghiaccio e una bellezza in grado di spiazzare chiunque, riceve una scatola con l’unica cosa che abbia mai desiderato. Ma, come dice la lettera che sta leggendo nella lussuosa suite di un albergo, per ottenerla deve fare qualcosa: bussare alla porta di una casa in Michigan alle nove di sera in punto.
Elsie e Nile hanno dieci anni di differenza e niente in comune. Lei è una forza della natura che non si arrende mai e lui, invece, sembra aver rinunciato a tutto. Non riescono a stare nello stesso spazio senza litigare furiosamente o desiderarsi. L’istinto li porta a tracciare dei confini ma qualcosa di più potente li unisce. Scoprire chi ha inviato loro le lettere e offerto quei doni diventa di cruciale importanza, ma non è l’unica ragione per cui entrambi iniziano a non poter fare a meno l’uno dell’altra, in un crescendo di sentimenti che credevano sopiti, e nonostante il rischio di distruggere quel che resta del loro cuore.
Gli atomi sulle vostre labbra e quelli sulle labbra di qualcun altro potrebbero provenire da due stelle diverse che sono nate, cresciute e morte insieme in una coppia stellare binaria; si sono perse nel tempo, per poi toccarsi e ritrovarsi per la prima volta dopo cinque miliardi di anni grazie al primo bacio tra voi.
E tu… contro le leggi insondabili dell’Universo, cosa puoi fare? È la storia bellissima di genitori scomparsi troppo presto, che hanno lasciato tre figli piccoli che, nel giro di pochi anni, hanno dovuto imparare a cavarsela da soli. C’è quella sorella più grande, nemmeno ventenne, che lotta con le unghie e con i denti, mescolando due lavori e un sorriso, e riesce a creare una casa per i gemelli Jeremy e Sookie e la piccola Georgia. C’è un piccolo paese, Wakshi, sperduto sulla costa orientale del Lago Michigan, che non ha attrattive se non la quieta serenità in cui scorrono le vite dei suoi tredicimila abitanti. C’è l’alternanza delle stagioni e un lavoro in un negozio di dischi dove se non sai cosa scegliere non devi preoccuparti, perché la musica alla fine sceglierà te, e poi misteriose scatole che vengono recapitate in modo inaspettato. Una, sul davanzale di quella sorella grande, che ha il nome di una Cometa, Elsie Halley, e la forza di un uragano. L’altra, a un trentenne ubriaco mentre ancora smaltisce i postumi di una sbornia in un hotel di lusso ad Atlantic City. Ci sono dieci ore di distanza e due costellazioni che non dovrebbero incontrarsi mai e invece finiscono per farlo, in una rete creata dalle abili mani di due anziani coniugi che, nelle lettere che accompagnano le scatole, scrivono chiaramente quello che ai due giovani è richiesto di fare. Nile Bankston è un ex pilota di rally di fama mondiale; ha soldi e successo, ma si aggira per il mondo come uno spettro, attraversando cose e persone con deliberata noncuranza. Non si nega risse, donne, alcool e qualsiasi mezzo utile a farlo disconnettere da quel poco di coscienza che gli è rimasta. È un cyborg che si definisce morto in più di un’occasione, quando gli viene recapitata una lettera con l’invito a presentarsi in un determinato giorno alle nove di sera in punto e suonare alla porta di una certa casa. Charlie, l’angelo custode imbranato che gli è assegnato come compagno di viaggio, è uno dei personaggi più ben delineati del libro, e con la sua timidezza e perseveranza risulta il perfetto incastro con gli spigoli di Nile. E come succede alle stelle binarie, che non possono restare lontane troppo a lungo, alle nove in punto di una determinata sera, Elsie apre la porta di quella nuova casa che la sua lettera le ha promesso, dove da poco si è trasferita con i fratelli. Il mistero delle lettere deve essere svelato, ma i protagonisti inconsapevoli di questo libro ben presto si trovano a scontrarsi come avversari su un ring. I patti sono chiari. Entrambi otterranno quello che c’è nelle rispettive scatole solo se saranno insieme; Nile si trasferisce nella dependance, mentre Elsie cerca di mandare avanti la propria esistenza mettendo in primo piano il benessere dei fratelli come ha sempre fatto. Ora, si potrebbe pensare che Jeremy, Sookie e Georgia siano dei meri comprimari, e invece no. Loro, ma anche Sasha e Xander, senza dimenticare Charlie ovviamente, sono quei colori impazziti spennellati con maestria ovunque, che fanno breccia in quel gioco di luce e ombra rappresentato da Elsie e Nile. Gli scontri verbali tra questi ultimi sono tra i migliori che abbia mai letto, arguti, precisi, chirurgicamente finalizzati affinché i due non possano che irritarsi a vicenda.
«Sono in coma, e tu e tutto il resto siete il mio incubo personale. Tu sembri proprio qualcuno che avrebbe potuto creare la mia mente.»
«Non mi sembri così creativo.»
«Sei una storia a quattro mani fra Charles Dickens e Louisa May Alcott.»
«Sembra una roba triste.»
«Solo a Natale.»
Questi due mondi opposti devono trovare un modo di convivere, eppure, chi li obbliga a farlo? Nile è ricco, non ha bisogno di quello che c’è nella scatola a lui destinata, eppure non se ne va, anche se impone una scadenza al suo tempo con questa nuova famiglia. Elsie è in una posizione diversa; ha dovuto rinunciare a diplomarsi, Sookie vuole arruolarsi, Jeremy tira su soldi come modello e la piccola Georgia contribuisce come può alla famiglia, eppure non può rinunciare alla bellissima casa che si è vista piovere tra le mani, col rischio che gli assistenti sociali le facciano visita e le portino via quello che ha di più caro. Mentre il mondo intorno a loro continua a muoversi, Elsie e Nile si scoprono agli antipodi e complementari. Nel momento del bisogno sono sue le braccia dove lei, che non piange mai e che affronta il mondo legandosi i capelli, va a rifugiarsi. Perché se Elsie è una cometa acchiappa fantasmi che riesce a riscrivere le regole della propria vita, Nile è un guscio vuoto alla deriva, pieno solo di rabbia e rancore, senza un porto fisso, senza più un navigatore che lo guidi sulle curve della vita, sia metaforica che reale.
«Wow, sei una bambina.»
«Tu quanti anni hai? Duecento?»
«Ventinove.» Lo dice come se gli pesassero tutti sulle spalle. «Non sono ancora sicuro.»
«Di cosa?»
«Di essere vivo. Potrebbe ancora trattarsi di un incubo. Perché sono vivo se non respiro, non dormo e non mangio?»
E in tutto questo, con la vita che s'incastra e i problemi che diventano future soluzioni, il loro rapporto cambia. Gli occhi si cercano anche se non dovrebbero, anche se i confini di quei limiti sono troppo pericolosi da attraversare. Perché Elsie sa che dovrà restare, mentre lui se ne andrà, nuovamente inghiottito da quel mondo che solo per un attimo lo ha risputato fuori forse impietosito. Chi li osserva vede quello che loro stessi non riescono ad ammettere. C’è una possibilità, forse solo una, che i loro atomi si siano incontrati prima e che abbiano fatto il giro più lungo per incontrarsi ancora; anche se ci sono dieci anni di differenza, status sociali diversi, e soprattutto un modo completamente opposto di intendere la vita. E poi c’è la poesia delle stelle che si incanala tra le parole sarcastiche che si rivolgono, che segnano le battute a effetto che veloci determinano i loro scambi mordaci; Elsie risponde colpo su colpo, e così fa anche Nile, che alla fine deve realizzare che quello che ha davanti è qualcosa che non avrebbe nemmeno mai immaginato fosse possibile sulla terra, tantomeno per lui.
So che, se avessi un milione di cose da vedere, i tuoi occhi si incastrerebbero comunque su di me. Perché per me è lo stesso. E ha meno senso di quelle lettere, di quelle scatole, della nostra differenza di età, di possibilità, di destino.
Perché l’uomo che ha visto tutto, che ha perso il suo centro e che ha iniziato ad attraversare la vita degli altri come uno spettro muto, lei riesce a vederla davvero, ma soprattutto da lei è visto. Oltre lo scudo che ha innalzato, quella cometa irritante, così piccola da poterla quasi immaginare stretta in una mano, lo sfida a imparare a muovere nuovamente quel muscolo atrofizzato che ha al posto del cuore. E lo fa inconsapevolmente, così come è inconsapevole di tutti quei gesti nascosti che lui compie per i suoi fratelli, che vedono un Nile diverso, disponibile, pronto ad aiutare nel momento del bisogno. Ma le truppe non sono in pericolo, quando i generali non si sopportano. E quindi ci sono i silenzi, tanti, interrotti da furiosi scambi che paiono risuonare a tempo di rock, con un crescendo di batteria che ti sale lungo la spina dorsale per poi esplodere. C’è la battaglia di un uomo che è assolutamente consapevole della propria essenza e quella di una ragazzina che, anche se ha il cuore spezzato, sa che ci saranno altre possibilità nel suo futuro, perché le merita, perché arriveranno. Eppure quegli occhi grigi che si allontanano restano posati fino all’ultimo su di lei, sui suoi capelli impossibili e le lentiggini mai coperte dal trucco; sono gli occhi di un’Aquila Reale che potrebbe fare a pezzi in un solo momento il collo di quel corvo nero piccolo e nervoso.
Lo vedo che lei è come un angelo. Ma io sono in guerra e, quando sei sul campo di battaglia, sarà la tua determinazione a salvarti, non gli angeli. La guardo mentre è assorta nei suoi pensieri e mi chiedo come faccia a essere sempre così forte. Se il mondo stesse crollando, lei legherebbe i capelli, solleverebbe le braccia e lo terrebbe su per tutto il tempo necessario. Non è una ragazza, ma la colonna di un tempio dove un’anima persa può finalmente fermarsi a riposare.
Potrei scrivere per ore di questo libro, ma non lo farò, quindi rassicuratevi Amici Magnetici. Non voglio farlo perché ridurrei la magia delle pagine in niente, e invece voi ve le dovete leggere, dovete sentire quelle scosse elettriche e vedere le particelle atomiche che danzano come pulviscolo in un cielo troppo scuro che non fa sconti. Dovete rannicchiarvi su una poltrona e innamorarvi di questi due, amanti nati sotto stelle binarie e non contrarie, che tengono i fili del loro mondo come se fossero pittori improvvisati, ma testardi, uno così pronto ad andarsene, l’altra strenuamente attaccata a quella vita che le ha portato via fin troppo. La storia è così perfetta da accartocciarti il cuore, mentre ti chiedi chi siano gli autori delle lettere, perché abbiano scelto proprio loro da far incontrare su un ring di emozioni che esplodono all’improvviso. Il ritmo è sincopato come i dialoghi tra Elsie e Nile, ogni parola posizionata con perfezione all’interno di un lunghissimo racconto fatto di risate, lacrime, ricordi dolorosi e angeli con fattezze di vichingo che prendono decisioni strane mentre fumano una sigaretta seduti su un cornicione. Ci sono il successo di Nile e il silenzio rumoroso di Elsie, l’allegra famiglia che la supporta e la feroce solitudine di chi è conosciuto in tutto il mondo, ma non ha nessuno con cui fare un albero di Natale. Ci sono gli opposti e gli estremi, in una girandola continua di domande e risposte, convinzioni e musiche che si piantano lì e non ti lasciano andare, neanche davanti all’epilogo. Kat Sherman per l’ennesima volta scivola nella quotidiana inquietudine di persone normali e ci restituisce la poesia che il destino ha messo in gioco per loro, con colpi di scena che non ti aspetti e rimescolando le carte che finiscono scomposte sul tavolo da gioco. È un dono speciale, quello che ha quest’autrice, che conferma la profondità della sua penna, l’indagine nella lucida consapevolezza di cosa significhi lottare con forza quando il resto del mondo sembra fregarsene, la capacità di costruire con precisione millimetrica una trama che non fa una piega, nemmeno per finta, nemmeno per sbaglio.
Mi sei entrata così tanto dentro che non ti trovo più. Non riesco ad acciuffarti per tirarti fuori dal mio petto. Non hai visto tutto il filo spinato che c’era intorno? Ci hai tessuto fili di margherite al suo posto, mi hai reso un idiota che ha messo insieme due graffette perché mi sembrava la cosa più simile all’amore che avessi mai visto. Tu sei la cosa più simile all’amore che abbia mai visto.
Nessun commento:
Posta un commento