(rivisitazione in chiave moderna) DI “ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE”
Cosa cerchi, Alice?
Alice Lennox vive di attese.
Figlia illegittima del Duca di Highfield, è costretta fin dalla nascita a fare i conti con una rara malformazione cardiaca che le impedisce di avere un’esistenza normale. Al sicuro tra le mura di Blackwood Castle, amata dai fratelli e dalla sorella, si rifugia nella passione per il disegno, lasciando che i sogni prevarichino la vita. Immersa nel proprio mondo imperfetto, osserva da lontano quello che desidera e che non potrà mai avere: l’amore.
Thomas Hatter ha ventotto anni e cova da tempo un odio profondo verso la famiglia Lennox. Artigiano di talento, irriverente e dalle mille risorse, porta avanti l’attività di famiglia con orgoglio, perché creare cappelli è tutto ciò che ama. Il The Hatter è tutto: l’unica barriera che lo separa dall’autodistruzione. Eppure, un grosso debito ereditato dal padre rischia di fargli perdere ogni cosa.
Poi, un giorno, in un caldo pomeriggio di giugno, una ragazza bellissima e fragile si presenta nel suo negozio.
Uno sguardo. Un sorriso. Una semplice casualità.
Una Lennox.
La vittima ideale per raggiungere la sua vendetta.
Doveva essere solo un’abile mossa di poker al tavolo della vita.
Ma quando Alice incontra il Cappellaio, il destino rimescola le sue carte, portando ancora una volta al caos.
Sarà pazzia o forse amore?
Potrà un cuore malato salvarne uno che sanguina?
In un paese dove la Meraviglia è vanto,
Dove sognando passano i giorni ma non l’incanto
Dove sognando muoion le estati e il loro manto.
Eternamente allor sulla corrente scivolate via…
La vampa dorata che su voi indugia è pur la mia…
La vita, se non è sogno, sai che sia?
L. Carroll
Ed alla fine siamo giunti al quinto capitolo, cari Magnetici: il castello di Blackwood riapre le sue porte per invitarci in stanze sontuose e corridoi infiniti… per incantarci con i suoi giardini e le sue torri, ma forse… forse no! Cancellate e riavvolgete per favore, mi sono sbagliata! Era un inganno, perché stavolta le porte non si aprono, ma dobbiamo cadere giù, giù per un lungo tunnel, inseguendo un Bianconiglio ansioso mentre un gatto tigrato si lecca i baffi osservandoci curioso. Questa volta precipitiamo insieme, miei compagni di viaggio, per finire ad una tavolata imbandita oltre lo Specchio, dove ci accolgono i dubbi e il dolore di chi, attraverso quello stesso Specchio, ha guardato il proprio riflesso e ha trovato la sua essenza.
Per fare meglio questo salto e differenziandosi dalla narrazione in terza persona che caratterizza i precedenti romanzi, Alice e Thomas alternano i punti di vista, permettendoci di entrare in modo invasivo nel loro universo. Alice, così diversa e speciale, è una giovane di quasi ventitré anni il cui cuore, malato, salta i battiti in un vortice di tempo sospeso. Sin dai libri precedenti ne conosciamo la dolcezza, l’abilità di disegnatrice e la passione per la lettura. Attraverso l’arte riesce a vivere quello che nella realtà le è precluso, mera spettatrice delle vite dei fratelli che la amano, ma che tengono sempre in mano le chiavi di una prigione dorata. Poco importa che su quelle chiavi vi sia scritta la parola “Amore”.
Io vivevo una vita di attese, nutrendomi del riflesso delle vite altrui.
Nata da un tradimento, non si sente una vera Lennox. Nonostante la condizione di perenne soffocamento (letterale e non) i suoi monologhi interiori sono potenti e lucidi: tutta la forza che le manca a livello fisico è compensata dal coraggio e dalla volontà di fare quel salto, di attraversare lo Specchio della paura e vedere, finalmente, quello che c’è al di là. Il tema del viaggio dell’Eroe si ripropone in un’accezione tutta nuova e, soprattutto, moderna: la condizione di immobilità non preclude alla protagonista lo slancio feroce verso un nuovo bosco, un nuovo Castello, stavolta errante e non blasonato.
Tutto quello che Alice fa, lo fa con convinzione, spogliandosi davanti a chi rappresenta per lei solo una minaccia. L’innocenza incontra la follia, nelle vesti di un uomo congelato nel rancore e nell’odio, rivolti proprio alla famiglia che lei rappresenta. Più volte Thomas si definisce pazzo. Pazzo perché annega nel ricordo e perché sente, di continuo, una voce che gli sussurra all’orecchio. Tutte le sue scelte sono messe in discussione da quella voce che, con ogni probabilità, avrebbe voluto che lui si comportasse in modo diametralmente opposto. Subentra il tema del Doppio come compagno di viaggio, mentre nella realtà Thomas è completamente solo. È il tessitore di un intero mondo di magiche creazioni che irretiscono la protagonista come un incantesimo di Miyazaki. È il mago che sente in modo assoluto e vede in modo chiarissimo oltre le apparenze, pur muovendosi come un accordo dissonante. E proprio questa sua musica tutta particolare ce lo fa amare.
Nonostante Alice sia un faro (“La vita è una piccola luce che brilla nelle tenebre.” Questa frase era una delle mie preferite del maestro Miyazaki.), Thomas la vede prima che lei stessa se ne renda conto.
Sei strana lì in mezzo, principessa. Risalti sopra ogni cosa, sei una nota stonata nella musica folle che ho in testa. Non riesco a staccarti gli occhi di dosso, ti guardo, ti vedo.
Siamo spettatori di un’interazione incantata tra due protagonisti in stato di grazia.
Uno dei momenti più alti è uno scambio permeato di ironia, che ci dice molto sui loro caratteri. Mi ha fatto sorridere e mi ha stretto il cuore, ve lo lascio nella speranza che tocchi anche il vostro:
«Non creperai nel mio letto» la voce gli si ruppe. Le mie lacrime salirono subito.
«Peccato, dopo tutta la fatica che ho fatto a cambiare le lenzuola. E poi è molto comodo.»
Thomas scosse piano il capo, inserì le dita nei capelli e li tirò indietro. Lottava contro la commozione.
«Sei macabra da far paura.»
«Decontestualizzo.»
«Non verrò al tuo funerale.» Passò nervoso i palmi sugli occhi per togliere le lacrime. Io invece le lasciai cadere a fiumi.
Siamo trasportati in un negozio e poi in un prato, inseguiamo lo spettro di un coniglio nelle corsie degli ospedali, mentre assistiamo alla trasformazione di una stella. Thomas è il Cappellaio Matto, ma anche Howl, mentre Alice è Alice, vecchia dentro come Sophie.
Trovate i fili che si intrecciano sui vari livelli narrativi, amici Magnetici, e finirete a saltare tra le nuvole o a bere tè insieme ad un bruco gigante. Riderete ad una tavola apparecchiata dove qualcuno è sempre in ritardo e forse, ad un certo punto, diventerete piccolissimi e le regine vi faranno ancora più paura.
The Wonderment non può prescindere dalla storia di Carroll, ma ne usa la tessitura come il Cappellaio ordisce le sue trame. Il tema straziante del Diverso da Sé e dell’inesauribile lotta per riappropriarsi della propria identità attraverso l’altro ci conducono in un viaggio dal sapore meraviglioso. È un viaggio che profuma di talco e di cuoio e che, restituendoci il valore delle nostre lacrime e della pace che possiamo fare con noi stessi, ci rende al tempo stesso di nuovo bambini per trasformarci in adulti più consapevoli.
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