domenica 30 aprile 2023

Recensione a "Terra madre" di Mariangela Tarì

 



Genere: Narrativa
Editore: Mondadori
Data d'uscita: 2 Maggio 2023
Pagine: 196
Prezzo: eBook 9,99 - cartaceo 17,10

 
 
 
 

 

"Nell'estate del 2017, da sola, sotto il pergolato dell'uva fragola che resiste, sorseggiavo un bicchiere con acqua e orzata e tre cubetti di ghiaccio. Quel giorno ho inseguito una nuvola che cambiava forma e la sera finalmente ho dormito, voglio dire che ho dormito tutta la notte, senza incubi, nel letto al primo piano della masseria Favale, a dieci chilometri dallo stabilimento Ilva. La masseria che è stata la mia casa per sempre, il periodo infinito della felicità. La mia casa del tempo contento." È con queste parole che Emma, la protagonista di Terra Madre, ci introduce nella sua storia, in cui i ricordi di un'infanzia felice e di una giovinezza spensierata si impastano con la verità. La sua Taranto, la polvere bianca della Fabbrica che fa ammalare l'uva e la terra, la crisi dell'azienda agricola di famiglia, lo sprofondare prima di Anna, la mamma di Emma, poi della stessa protagonista nel buio di una malattia senza nome ma capace di spegnere e ammutolire anche l'amore verso un figlio. Un figlio nato lontano dalla sua terra - a Verona, dove Emma ha sposato Martino -, un figlio che dovrebbe essere sostenuto da molte braccia, non solo dalle sue. Dovrebbe poter vivere l'infanzia che ha vissuto lei, tra i campi e le vigne, circondata da una famiglia con i suoi riti, con il cibo a tenere uniti intorno a una tavola. Invece Emma è una madre sola, in bilico. La nostalgia si fa sempre più crudele e lo strappo subìto sfilaccia i lembi della sua vita al punto che sembra impossibile ricucirli. Diviene forte il bisogno di tornare. In quella masseria dove sua nonna Francesca spianava la pasta fresca per fare a mano le orecchiette, Emma avrà a disposizione il tempo per rileggere il passato, le contraddizioni e le opacità dei sentimenti. E insieme alla sua storia personale dipanerà quella di una città offesa dalla promessa di una ricchezza che sputa veleni.

 
 
 
 
 
 
 

 Le persone che partono, la maternità come mancanza, la casa come sede del tempo che scorre in noi: Emma, la protagonista, vive in sé tutte queste emozioni. E le vive talmente profondamente da assorbirle nel suo corpo e, al tempo stesso, le rifiuta, creando un miscuglio che la distrugge. È giovanissima Emma, quando sua madre le impone da andare via da quella città che sta iniziando a mostrare il suo veleno: siamo infatti a Taranto, proprio in quegli anni quando si abbandonavano le campagne perché i fumi dell’ILVA promettevano un futuro sicuro, nascondendo invece la morte.
Ma quella partenza, tuttavia, segnerà per Emma l’inizio di una nostalgia melanconica che la risucchierà continuamente verso il passato, verso sua nonna e quelle mura della masseria con l’ulivo piantato al centro dell’aia.
 
«Dov’ero già stata – luoghi, amicizia, amore – era sicuramente il posto più bello.

…….

Quel resto che perseguita tutti noi quando perdiamo il passato è la mia zavorra.»

 
Diventerà lei stessa madre, ma una madre che soffre, silenziosa, ma con un urlo che imperversa nel suo cuore: quel silenzio la spingerà in un abisso in cui coinvolge suo marito e il piccolo Nicola in una tragica spirale distruttiva, senza forza, senza coraggio.

«Bisogna amarsi tutti, però, senza sospiri o raggiri o segreti. Perché voler bene così tanto da provare a chiudere il male fuori, sperando che arrivi poi soffice e smussato, vuol dire in verità concedergli una forza dirompente.»

In una struttura a puzzle, Mariangela Tarì ci porta attraverso i sentimenti di una donna, madre e sorella, in una storia che riunisce i tanti aspetti della vita, con uno stile narrativo fluido e intenso, che ci coinvolge e ci lascia senza fiato fino all’ultima pagina.

 

 

 
 
 
 
 
Grazie alla CE per averci fornito la copia cartacea
 
 
 
 
 
 

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