Sylar Wallace, tredicesimo Marchese di Hawkland, è l’esatto contrario di un principe. Infallibile e spietato come il falco che campeggia nello stemma del suo casato, dalla morte dell’odiato padre ha condotto alle stelle l’impero di famiglia. In realtà, il suo unico scopo è soffocare il proprio nome nell’aridità di una vita fatta di vizi e perversioni, per poi guardarlo morire, lasciando che la stirpe si estingua con lui.
Ashley Grey, cameriera nel castello del Duca di Highfield, ha ventun anni, e non ha mai vissuto. Anni prima, i malvagi fratellastri l’hanno costretta a rinchiudersi in una prigione dalla quale non può fuggire. Dolce e coraggiosa, si rifugia nella relativa sicurezza di Blackwood Castle e nell’affetto dei suoi abitanti, spettatrice impotente di un mondo che le è precluso. Vive di sogni, anelando alla libertà.
Fino al momento in cui il Falco si accorge di lei e decide di farne la sua preda.
Cinico, oscuro e spietato, il potente Marchese di Hawkland rappresenta tutto quello da cui lei fugge da sempre. Costretta a trasferirsi a Hawkland Castle, tra gli artigli del Falco, la piccola Cenerentola si trasforma in una donna; la forza e la debolezza perdono i loro contorni, in un gioco crudele che rischia di distruggere entrambi.
O di essere la loro salvezza.
Cinder’s Flame è il sesto volume della The Blackwood Castle Series, composta da 7 libri autoconclusivi.
Ogni singola storia riguarda la rivisitazione in chiave moderna di una tra le fiabe più amate.
Forse da qualche parte, in ognuna di noi, è nascosta una Cenerentola che aspetta un principe… Ma cosa succede se quel principe si rivela nero come la notte e con artigli pronti a spezzarti le ali? Ed è con questa domanda, amici Magnetici, che iniziamo un altro meraviglioso viaggio. Questa volta non scendiamo in un tunnel inseguendo un Bianconiglio e ci lasciamo alle spalle gli arazzi di Blackwood Castle. No, questa volta i nostri occhi spaziano su paesaggi infiniti, luoghi di incanto e un nuovo castello, pronto ad accoglierci e metterci alla prova lontani dalle mura amiche che ormai conosciamo.
Ashley Grey vive a Blackwood da quattro anni e da due è la cameriera personale di Alice Lennox: tutta la sua vita è legata al castello e alle persone che lo abitano, un microcosmo in cui si sente al sicuro. La sua storia è all’apparenza tutta lì, nelle parole di Wolf sussurrate all’orecchio del Marchese di Hawkland, quando si accorge dell’interesse dell’amico nei confronti della giovane dagli occhi color cenere.
Ashley è un cuore puro. A ventuno anni non ha quasi nessuna esperienza, se non un passato difficile da custodire come un segreto e la volontà di realizzare il sogno, un giorno, di essere libera e intraprendere la professione di veterinaria. Nonostante il divario sociale rispetto ad un nobile, è fiera pur rimanendo al proprio posto, terrorizzata dagli uomini e inconsapevole che ciò che brilla negli occhi del marchese sia una luce predatoria, che non sa riconoscere come desiderio. Ashley “si piegava senza spezzarsi, come un tenero ramoscello ancora verde”, ed è una sfida che mette a repentaglio il tracciato completamente piatto dell’esistenza di Sylar. Comprendere entrambi significa conoscere il loro passato perché in modi diversi, ma paralleli, l’ambiente in cui sono cresciuti li ha costruiti: entrambi hanno perso la madre da bambini. Proprio come nella fiaba che tutti conosciamo, il padre di Ashley, a poco più di un anno dalla perdita, si risposa portando nella vita della figlia di sei anni una matrigna e due fratellastri che per i successivi dieci la vesseranno a livello fisico e soprattutto mentale, complici le prolungate assenze del capofamiglia per motivi di lavoro. Alla morte di quest’ultimo, verrà inviata a Blackwood come cameriera, privata del diritto alla propria parte di eredità, alla casa, al nome, creando un vuoto di identità. Le viene imposto di sparire, per sempre. È soprattutto il maggiore, Victor, ad innescarle quel profondo malessere che spesso trapela dal suo sguardo; nonostante cerchi di nasconderlo, Sylar riconosce subito quella paura che le accende gli occhi, perché è la stessa che da bambino ha visto in quelli della madre, per colpa del marito.
«Tu sei mio figlio, Sylar. Sei un principe. E i principi non piangono. Mai.»
Sylar Wallace, tredicesimo Marchese di Hawkland, era un uomo temuto e potente, spietato negli affari come nella vita, impermeabile alla pietà. In tutto e per tutto simile al falco che campeggiava nello stemma di famiglia, non aveva rivali nella velocità, nella precisione e nell’assoluta mancanza di scrupoli con le quali calava in picchiata a ghermire le sue prede. Molti scambiavano per crudeltà quella totale assenza di sentimenti e di emozioni, ma si sbagliavano: lui era quello che era, il frutto di un’intera vita trascorsa a plasmare se stesso esattamente all’opposto di come suo padre avrebbe desiderato il suo prezioso erede. Nel segreto del suo cuore sfregiato, aborriva il proprio nome, il proprio titolo.
Sylar sopravvive per negazione. Ogni gesto che compie, ogni traguardo raggiunto, il potere che incarna, hanno un unico scopo: ottenere tutto, per poi dargli fuoco, quello stesso fuoco che alimenta la sua perdizione, dove sa che Lucifero alla fine lo attende. I suoi trentasei anni sono una vita intera trascorsa a perseguire l’obiettivo di “ricordare che annichilire se stesso e il proprio nome era l’unico strumento che possedeva per distruggere il retaggio dell’uomo che odiava”.
… il castello, con le sue torri puntate verso il cielo, le guglie, le decorazioni, le decine e decine di finestre e i muri di mattoni in parte ricoperti di rampicanti rosso sangue, pareva fissarla. Lei non avrebbe saputo dire se con benevolenza o con ostilità, se il maniero la considerasse la benvenuta o un’intrusa da scacciare. Ma di una cosa era certa, lo sentiva sulla pelle, nella mente e nel cuore: Hawkland Castle la stava aspettando.
Le antiche mura sono intrise del dolore passato e della rabbia di Sylar e, come lui, anche il castello pare in attesa sull’orlo di un sospiro davanti alla nuova arrivata.
Erano simili, lui e Hawkland Castle: entrambi ostentavano una facciata di illusoria perfezione, che nascondeva un’anima nera, ferita, corrotta dal vizio e del tutto priva di speranza. Le torri rotonde, sormontate dai tetti appuntiti, conferivano all’edificio un’aura fiabesca che non era altro che apparenza: le guglie erano lance sguainate a dilaniare il cielo, le innumerevoli finestre occhi ciechi che celavano misteri, fantasmi, sanguinose leggende e realtà altrettanto dolorose. Il castello da fiaba era a tutti gli effetti il castello degli orrori, proprio come la nobiltà del suo proprietario copriva una menzogna lunga un’intera vita.
Nonostante al principio Sylar decida di trascorrere meno tempo possibile nella residenza, e con Ashely, è tanto impossibile starle vicino, quanto inimmaginabile esserle lontano. Le passeggiate a cavallo, il perdersi nei possedimenti che dovrebbero rendere felice un uomo che ha tutto, le prime volte della giovane, tutto contribuisce a creare un legame che unisce due anime cosi distanti, ma affini. La luce di Ashley fa a pugni con le ombre di Sylar in un’altalena di contraccolpi: è possibile amare qualcuno che non ti è destinato, che rappresenta quello da cui cerchi di fuggire perché è spaventoso?
«No, non lo è. È spaventoso, come me.» Ashley si raddrizzò e si voltò verso la roccia. Anche lui si era alzato: in piedi a qualche metro da lei, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, la fissava con uno sguardo penetrante, che la fece arrossire.
«Hai paura di me, Ashley?» le chiese a voce molto bassa. Lei non prese neanche in considerazione la possibilità di mentire. «Sì.»
«Pensi che potrei farti del male? Fisicamente, intendo.»
«No, non credo.»
«Allora perché ti faccio paura?»
Lei ci pensò su per qualche secondo, anche se conosceva già la risposta. «Perché lei è bellissimo e
spaventoso, come questo posto.».
Raccontare l’evolversi della loro storia è difficilissimo perché sono due personaggi complessi, entrambi feriti dalle persone che avrebbero dovuto amarli e all’apparenza diametralmente opposti: hanno entrambi cicatrici che riprendono a sanguinare quando perdono la speranza. Ashley è forte e reagisce nonostante lo specchio si sia rotto e l’abbia ferita in più punti: prende il controllo della propria vita ed è pronta a intraprendere il viaggio verso il luogo dei suoi sogni, ma per Sylar è più difficile. Troppi sono gli anni di differenza, e sono stati tutti anni permeati dall’odio e dal rancore. Ma a cosa servono gli angeli se non ad indicarci la via? Puoi ferire un angelo, ma quello non ti abbandona. Puoi sporcare un angelo, ma niente impedirà alle sue ali di aprirsi e spiegarsi in una notte di stelle. Ed è il perdono che scorre nelle anse del tempo a dover trovare il proprio posto. Chi perdona è libero, ed è questo uno dei massimi insegnamenti che ci porta Ashley, con i suoi capelli di fiamma e quegli occhi di tempesta. Lei, che per dieci anni ha vissuto l’inferno, porta la pace a chi invece un inferno lo ha dentro.
Nonostante non siano Lennox, i due protagonisti sono perfettamente inseriti nella famiglia che ce li ha fatti conoscere. Sappiamo che Ashley è intimamente connessa con Alice e Rose e che Sylar è cresciuto a Blackwood quasi come un fratello per Wolf e Alistair. Gli occhi del Lupo vedono tutto, come sempre: insieme ad Alice, Wolf è una presenza marcata, architetto che osserva nell’arco di tutta la serie. Accanto ai personaggi che già abbiamo imparato ad amare, ve ne è uno nuovo che risplende e pretende la scena: la fata madrina, una strega bella come una dea, talmente distante dal mondo mortale da apparire ad Ashley come una visione. Imperfetta e spezzata, Yvonne osserva e mette in guardia colei che rappresenta tutto quello che avrebbe potuto essere lei stessa, non fosse così lontana l’innocenza perduta:
Credo che sia uno dei comprimari più interessanti dell’intera serie e, a mio modesto avviso, meriterebbe un libro tutto suo.
E quindi, cari Magnetici, spero di avervi un po’ incuriosito. Non ho detto niente, forse dicendo troppo, ma il viaggio è bellissimo e io non trovo le parole giuste. E allora lasciamole da parte le mie inutili parole. Voi alzate gli occhi e sentite la pioggia, galoppate con Ares nei boschi fino a perdervi, non abbiate timore di infilare la vostra vita in uno zaino e percorrere una lunga strada verso il vostro luogo del cuore. Perché anche se non ci siete mai stati davvero vi appartiene, e forse proprio lì, intirizzita davanti ad un camino, troverete una Cenerentola che aspetta un principe. Non per essere salvata, no, perché lei si è salvata da sola. È lì seduta con quei capelli di fiamma e gli occhi di cenere ad aspettare il mostro nascosto dietro ad un uomo tormentato, per accoglierlo e dargli quella speranza che lo faccia finalmente risplendere.
Perché come le anime che si trovano oltre il tempo e il dolore, il “C’era una volta” è ancora per sempre.
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