giovedì 16 febbraio 2023

Recensione a "Tempesta" di Camilla Ghiotto

 


Genere: Narrativa Contemporanea
Editore: Salani Editore
Data d'uscita: 17 Gennaio 2023
Pagine: 320
Prezzo: eBook 10,99 - cartaceo 17,10

 
 
 
 

 Renzo e Camilla non sono un padre e una figlia qualunque. Novantadue anni lui, diciassette lei, una vita intera li divide, o anche più d’una. Di quest’uomo che aveva già i capelli grigi quando è nata, che non ha mai visto giovane e forte come i papà delle sue amiche, Camilla si è sempre un po’ vergognata. E così, quando Renzo si ammala gravemente e viene ricoverato in una clinica dalla quale è presto chiaro che non tornerà più a casa, Camilla ha l’inconfessabile sensazione di potersi finalmente tuffare verso il futuro, senza voltarsi indietro. Mala malattia del padre la mette davanti alla consapevolezza che non si può costruire niente senza aver prima fatto i conti con le proprie radici, che non puoi perdere qualcuno senza aver provato a conoscerlo, e che forse le rimane ancora un po’ di tempo per essere davvero sua figlia. Così inizierà a cercare nel passato per scoprire il ragazzo che Renzo è stato tanti anni prima, quando la guerra infiammava l’Italia, i giovani salivano in montagna, sparavano, soffrivano la fame e il ghiaccio, cercando ogni giorno e ogni notte di dare un senso alle loro azioni. Il tempo in cui Renzo era ‘Tempesta’, comandante di una brigata partigiana. Per Camilla, riappropriarsi della storia familiare e di una memoria collettiva che non ha smesso di vibrare significherà trovare una nuova prospettiva per aprirsi al mondo, agli altri e all’amore. Con una scrittura di inconsueta sensibilità, capace di tendere agguati e rivelare sempre nuovi angoli dell’essere, Camilla Ghiotto dà voce a una generazione consapevole di dover combattere battaglie diverse da quelle del passato, ma non meno decisive. Perché la libertà non si conquista mai una volta per tutte.
 
 
 
 
 

 Raccontare di guerra e soprattutto raccontare degli ultimi due anni vissuti al termine del conflitto mondiale non è mai semplice: è facile cadere nella critica storica o nell’eccessivo schierarsi per l’una o l’altra parte. La storia di Tempesta è però un racconto dove non solo conosciamo meglio il coraggio dei gruppi partigiani su quelle stesse montagne oggetto del Primo conflitto mondiale, ma anche del suo rapporto quotidiano con la figlia, figlia a sua volta dei nostri di tempi, in un incrocio di destini che viaggiano su binari diversi, in un linguaggio delle anime che non si incrociano e che trovano la vicinanza in momenti improvvisi.

«Andare in Argentina è stato per mio padre porre fine al combattimento. Io ci vado per scovare la culla della sua pace, con la tacita speranza di trovarci anche la mia.»
 
Suo padre, quel giovane arruolato nell’Accademia Navale, era scappato gettandosi in una vita fatta di incertezza e isolamento, in una sorta di ribellione: quella stessa ribellione che l’autrice, adolescente, vive nei suoi confronti, non capendo il suo attaccamento alla lettura, al silenzio, alle abitudini ripetute quasi ossessivamente.
Quel silenzio tra padre e figlia, che lei ricerca in quelle montagne da lui amate e vissute nella lotta clandestina, è il ricordo di lui, indefinibile, sfumato e labile come un incantesimo, e che non porta quell’assoluzione che lei cerca.

«Questo posto senza di lui ha perso la sua magia, ne resta soltanto lo scheletro. I luoghi di per sé non hanno anima, sono le persone a renderli familiari.»
 
Quando Renzo diventa definitivamente Tempesta, l’essere capo di quel gruppo di partigiani lo fa divenire ancora più consapevole non tanto di quella loro lotta per libertà, quanto della povertà, del cibo che manca costantemente, delle armi, che sono sempre più prive di proiettili, degli aiuti che non arrivano neanche da quelli che combattono come loro, i cosiddetti “badogliani”.

«Desiderò tornare tra i suoi, toccarli, sporchi e pidocchiosi, ma veri, affamati, ma sani e reali, col loro desiderio di rivoluzionare quei metodi che vedeva lì, ancora resistenti.»

In un perfetto bilanciamento di passato, presente e ricordi, il rapporto padre-figlia viene esplorato con grande delicatezza e profondità, e permette al lettore di capire quella sorta di studio a vicenda che c’era tra i due, così lontani per età, ma anche per la paura di conoscersi, per la timidezza di scoprire forse un linguaggio che potesse avvicinarli e così scoprire per davvero l’altro.

«Alcune cose bisogna pure amarle per vivere, lasciare che persistano, che compongano la realtà e così la vita stessa.»

I loro mondi non si incontreranno se non nella scoperta di quei fogli, di quelle mappe ripiegate, di quel racconto, di quel coraggio che lei scopre nascosto in quel panama, in quel camminare ingobbito dal tempo e che le rivela un uomo capace delle sue stesse grandi passioni.
Un racconto che ci parla di noi, della nostra storia, delle nostre emozioni e che, grazie ad una scrittrice giovane, riesce a dare un tocco di particolarità alla narrazione: sottolineando le diversità generazionali e caratteriali, Camilla Ghiotto ci mostra che il coraggio non ha tempo o luogo, perché vivere ogni giorno è il nostro coraggio.




 
 
 
Grazie alla CE per la copia cartacea.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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