Genere: Narrativa Storica
Editore: Newton Compton Editori
Data d'uscita: 7 Febbraio 2023
Pagine: 417
Prezzo: eBook 5,99 - cartaceo 9,40
Ispirato a una commovente storia vera
È il 1943 e Ana Kaminski varca i cancelli di ferro di Auschwitz accanto alla sua giovane amica Ester Pasternak, spinta dalla violenza brutale delle guardie naziste e quando le due raggiungono la prima fila, Ana dice di essere un’ostetrica, Ester la sua assistente. Una volta tatuate con il numero di riconoscimento dei prigionieri del campo, sono assegnate al capannone dove le donne incinte vengono fatte partorire. Mentre tiene in braccio un neonato venuto al mondo in quell’inferno, Ana si rende conto che il destino di tantissimi bambini potrebbe essere nelle sue mani, e giura a sé stessa che farà il possibile per salvarli. E così quando, pochi giorni dopo, le SS strappano a una madre la figlia, Ana è distrutta dal dolore, ma mentre consola la donna sconvolta, le viene in mente che forse potrebbe esserci un modo per preservare quel legame. In fondo, si dice che le guardie portino via i bambini più sani per affidarli alle famiglie tedesche, e si mormora che la guerra sia quasi finita... Ana, con un coraggio che neppure lei sapeva di avere, prende una decisione che cambierà la vita di centinaia di persone: lei ed Ester cominciano a tatuare di nascosto ogni neonato con lo stesso codice identificativo della madre, così che possano, un giorno, ritrovarsi. Ma proprio mentre il piano sembra stia funzionando, una mattina Ana si accorge che l’uniforme a righe di Ester sta cominciando ad andarle stretta…
È il 1943 e Ana Kaminski varca i cancelli di ferro di Auschwitz accanto alla sua giovane amica Ester Pasternak, spinta dalla violenza brutale delle guardie naziste e quando le due raggiungono la prima fila, Ana dice di essere un’ostetrica, Ester la sua assistente. Una volta tatuate con il numero di riconoscimento dei prigionieri del campo, sono assegnate al capannone dove le donne incinte vengono fatte partorire. Mentre tiene in braccio un neonato venuto al mondo in quell’inferno, Ana si rende conto che il destino di tantissimi bambini potrebbe essere nelle sue mani, e giura a sé stessa che farà il possibile per salvarli. E così quando, pochi giorni dopo, le SS strappano a una madre la figlia, Ana è distrutta dal dolore, ma mentre consola la donna sconvolta, le viene in mente che forse potrebbe esserci un modo per preservare quel legame. In fondo, si dice che le guardie portino via i bambini più sani per affidarli alle famiglie tedesche, e si mormora che la guerra sia quasi finita... Ana, con un coraggio che neppure lei sapeva di avere, prende una decisione che cambierà la vita di centinaia di persone: lei ed Ester cominciano a tatuare di nascosto ogni neonato con lo stesso codice identificativo della madre, così che possano, un giorno, ritrovarsi. Ma proprio mentre il piano sembra stia funzionando, una mattina Ana si accorge che l’uniforme a righe di Ester sta cominciando ad andarle stretta…
Ad Auschwitz c’era l’ordine di uccidere i
piccoli appena nati solo i più sani e belli venivano strappati alle
madri ebree e dati in adozione a ricche famiglie tedesche. Ispirato all’incredibile e coraggiosa storia dell’ostetrica Stanislawa Leszczynska
Ma l’amore non può essere devastato dalle armi e dai blindati, né dalle ideologie più assurde. L’amore non può essere spezzato dalla distanza o dall’assenza, e neppure dalla fame o dal freddo, dalle botte e dalle umiliazioni. E l’amore è in grado di propagarsi al di là del sangue, nonostante il pensiero dei nazisti, e creare connessioni che valgono un milione di quelle ideologie malate.
Ana è polacca e nella vita lavora come ostetrica, deportata come prigioniera politica nel campo di Auschwitz assieme ad Ester giovane infermiera ebrea sua amica.
La loro professione consente loro di scampare alla prima selezione per ritrovarsi a lavorare nell’ospedale del campo per assistere le partorienti.
Ma da subito capiscono che, in un luogo creato per dare la morte, non c’è vita possibile per le creature che aiutano a venire al mondo. Ana ed Ester non si arrendono all’inevitabile destino che qualcuno ha deciso per loro, devono sopravvivere.
Ma che lavoro era, il suo? Levatrice all’inferno. Eppure, il miracolo della vita la meravigliava e commuoveva ogni volta; portava ancora luce nell’oscurità e speranza nello sconforto. Finché nascevano bambini, c’era un futuro.
Per i bambini ebrei il destino è di essere uccisi appena nati, devono essere eliminati come tutta la "razza" a cui appartengono. L’unica tenue speranza di vita è rappresentata dal progetto Lebensborn: i bambini con caratteristiche ariane verranno sottratti alle madri e inviati in adozione in Germania o in altri paesi occupati per essere cresciuti da zelanti famiglie sostenitrici del Reich.
Questo è anche il destino della bambina partorita da Ester.
Le due donne vogliono dare una possibilità a questi bambini “perduti” di essere riconosciuti dalle loro madri quindi in segreto tatuano sui loro corpi il numero di riconoscimento della madre, per far sì che in futuro possano ricongiungersi.
Le venne da piangere al pensiero di mesi cupi e interminabili, forse anni, che la aspettavano senza sua figlia, ma tatuare lo stesso suo numero sotto l’ascella di Pippa era il solo esile modo che aveva per stringere un nodo tra loro, per superare quell’orribile futuro prossimo fino a un altro tempo, più luminoso, che le attendeva. Era giunto il momento.
Affrontare la lettura di una storia come questa è già di per sé straziante, di più se sei una donna e se hai visitato i luoghi che ne vengono descritti, perché sai che aldilà della storia romanzata tutto questo è successo davvero e in alcuni casi in maniera anche peggiore di quanto descritto.
Visitare Auschwitz e Birkenau è una esperienza che ti cambia per sempre, un viaggio che non si conclude mai perché, anche a distanza di tempo senti ancora sulla pelle e nel cuore la pesantezza e la tristezza che ti ha trasmesso.
«Che senso ha?», le domandò Ana, gli occhi castani pieni di afflizione. «A cosa diavolo serve, anche se ci proviamo?» «Perché se non ci proviamo gliela daremo vinta», replicò Ester, accovacciandosi accanto a lei. Ana appoggiò la fronte a quella della giovane. «Hanno già vinto», disse piano. «No, non ancora», ribatté Ester, convinta.
La forza di queste donne traspare in tutto il libro: nel combattere per dare alla luce i loro figli in un luogo dove tutto è morte, nella dignità della madre che si avvia alla camera a gas con il figlio al seno, nella disperazione di chi, come Ana e Ester ha fatto il giuramento di curare e guarire e si ritrova impotente ad assistere ogni giorno ad atti di crudeltà ed efferatezza. È una forza che ritrovi negli occhi di chi è sopravvissuto, di coloro che quasi provano vergogna nell’essere tornati quando milioni di altri non sono riusciti a farlo.
La memoria è qualcosa che, forse, impedirà che nel futuro la storia possa ripetersi.
Là dentro, la loro vita era scandita dai treni che arrivavano da una parte e dal fumo che usciva dai camini al capo opposto; tutto ciò che stava nel mezzo era come in un limbo.
Grazie alla CE per averci fornito l'eBook.
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