Genere: Romanzo storico
Editore: Leone Editore
Data d'uscita: 21 Ottobre 2021
Pagine: 439
Prezzo: cartaceo flessibile 14,16
Amiens, Francia, 1193. L’abate Guglielmo di Eskill riceve una visita inaspettata. È Aroldo di Coventry, una vecchia conoscenza, appena tornato dalla Terrasanta. Aroldo porta con sé due doni per Guglielmo: un involto contenente qualcosa che lascia Guglielmo senza parole e diciotto rotoli di papiro, che narrano la vita del suo signore Rodolfo Arnesen Dristig, il terribile Lupo del fiordo. L’amicizia con Rodolfo risale a molti anni prima, in circostanze singolari, ma è da molto tempo che Guglielmo non ha sue notizie, e soprattutto non riesce a capacitarsi di come sia entrato in possesso di quell’involto. Si accinge così a leggere i rotoli per scoprirlo. Nakkebølle, Danimarca, 1147. Rodolfo ha solo dieci anni quando il suo mondo va in pezzi. Il padre, partito per la Terrasanta, non fa più ritorno e il perfido zio Frode s’impadronisce della tenuta dei Dristig, esiliando la madre e rinchiudendo Rodolfo nel monastero di Esrum, alla mercé dei disumani monaci neri. Anni dopo, divenuto cavaliere, Rodolfo desidera soltanto una cosa: la vendetta. Non gli importa cosa dovrà fare per ottenerla, non gli importa quanto sangue si ritroverà sulle mani. Tuttavia, presto Rodolfo si renderà conto che, quando scendi a patti con il Male, il Male prima o poi esige la sua ricompensa. E solo il dolore per ciò che ha fatto, per ciò che è diventato, e per ciò che ha perso, può avere il potere di redimerlo.
Guglielmo è un abate francese, ben introdotto sia alla corte di Francia che in quella di Danimarca: proprio in occasione delle nozze tra i principi ereditari, riceve diciotto papiri da parte di Rodolfo di Fionia, sua vecchia conoscenza. La lettura dei rotoli risveglia in lui non solo la curiosità, ma anche l’interesse del bibliotecario, dell’amanuense, dell’uomo di cultura quale lui è. Inizia così un viaggio nel racconto della vita di Rodolfo, dalla partenza di suo padre per le Crociate, alla chiusura in un monastero da parte dello zio usurpatore, fino alla fuga e a quell’incontro così particolare.
«Invece, il lupo si comportò come non avrei mai immaginato. Mi girò intorno e mi annusò con insistenza, soprattutto sul collo e sul petto.
……………..
Ero esterrefatto. Lentamente, sentii sciogliersi nell’animo un calore indicibile, come se lo scampato pericolo avesse appiccato il fuoco alle mie vene, che ora bruciavano come sterpaglia.»
Da quel momento per Rodolfo inizierà una sorta di cammino di rinascita che lo porterà sì a diventare un cavaliere, ma anche a non aver paura del suo futuro e dei suoi cambiamenti improvvisi. Parallelamente alla storia dell’uomo, del cavaliere, del difensore della Terra Santa, è come se leggessimo non solo una cronaca storica, ma piuttosto lo spaccato avvincente di un’epoca, molto spesso relegata al mnemonico studio scolastico di date e battaglie. Rodolfo è un cavaliere del pieno periodo crociato, che ricorda molto nel suo cammino personale il Ramingo Tolkiano nel suo prendere coscienza di sé e di ciò che davvero è, nel suo rapporto con la fede e la vita in generale. La sua è un’esistenza dove si alternano periodi di grande felicità a dolori immensi, a calunnie e tradimenti inattesi, e questo lo porta a ribellarsi sempre al suo destino in un continuo non rassegnarsi e trovando sollievo proprio in quelle battaglie cruente contro i pagani o nei tornei, altrettanto violenti.
«Lottavo come un lupo inferocito e azzannavo la preda per dilaniarla, dimentico delle leggi della cavalleria e dell’onore.
…………….
Sta di fatto che, nel volgere di pochi giorni, divenni per tutti il Lupo del Fiordo. E tutti tennero per detto che nutrissi verso la vita un rancore che mi rendeva sanguinario e implacabile, come non ero mai stato prima della morte di Virginia.»
Bellissimo il rapporto di Rodolfo con sua figlia, a cui mostra davvero il suo animo, la sua capacità di capire le esigenze degli altri e la sua sensibilità,
«All’improvviso mi folgorò un’intuizione. Era la saggezza che cercavo, pur non essendone consapevole? Forse mi illudevo di camminare su strade o sentieri che conducono sempre da qualche parte, ma in verità avanzavo nel deserto.»
Fino all’incontro con Guglielmo, che lo cura non solo per la lebbra, ma soprattutto nell’animo, facendolo avvicinare alla vita monastica. Soprattutto nelle parti dedicate alla vita nel suo fiordo, l’autore rivela una particolare attenzione e sensibilità nella descrizione dei sentimenti e delle azioni dei vari personaggi, senza mai però cadere nello scontato o superficialmente riempitivo. Una storia corposa per il numero di pagine, ma che scorre via in modo avvincente e fluido, poiché fin da subito ci trascina in una visione guerriera e mistica al tempo stesso: la precisione dei dettagli, storici e descrittivi, spiegano in modo scorrevole l’intreccio narrativo, affascinando il lettore fino all’epilogo.
«In lui, tuttavia, non c’era più nel il rimpianto né la rabbia che avevano tormentato il suo cuore e reso il suo passo nervoso. Si era come pacificato con se stesso e aveva smesso di lottare contro i fantasmi del passato.»
Il libro è al momento disponibile nella sola versione cartacea, che permette di apprezzare una splendida e indovinata cover: speriamo quindi che la CE renda disponibile anche la versione digitale.
Ringraziamo l'autore per averci fornito il cartaceo
La trama sembra molto interessante :)
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