domenica 1 marzo 2020

Segnalazione a "Hate" di Ylenia Luciani




Genere: Contemporary Romance 
Editore: Self publishing
Data d'uscita: 1 Marzo 2020
Pagine: 305
Prezzo: e-book 2,99




Cambridge, Massachusetts 2000.

Los Angeles, California 2020.
Shirley Miller ha gli occhi più azzurri del cielo e i capelli biondi come il grano; potrebbe essere la ragazza più bella di tutta l’high school se non fosse che l’amore per il cibo l’ha portata a pesare centoquindici chili. Per questo motivo a scuola è isolata e derisa da tutti e più viene denigrata, più mangiare cibo spazzatura diventa il suo cuscinetto per non soffrire.
Nessuno è interessato a lei e quando Noah Larson, il ragazzo più bello e ambito della scuola, le chiede un appuntamento, lei capisce subito che potrebbe trattarsi di una squallida scommessa, ma, nonostante tutto accetta, perché da un anno è segretamente innamorata di lui e sarebbe disposta a qualsiasi cosa pur di baciarlo.
Quanto accadrà in quelle poche ore, però, lacererà la sua anima per tutta la vita e quando, vent’anni dopo, si rincontreranno, inizierà per lei una dura battaglia per annientarlo, esattamente come ha fatto lui.
Perché lo odia così tanto? Che cosa è successo di grave quella sera da non poter essere dimenticato?
Entrambi si troveranno di fronte a due sentimenti contrastanti che nemmeno il tempo trascorso è riuscito ad assopire e alla fine, Shirley, dovrà fare i conti con il suo odio e con la verità.
ROMANZO AUTOCONCLUSIVO.






PROLOGO
SHIRLEY

Sono seduta sulla solita panchina appartata all’esterno
della high school e sto fissando da dieci minuti il campo da
rugby.
I giocatori della squadra ufficiale si stanno allenando per
la partita, accerchiati come sempre da sexy cheerleader con
indosso magliette aderenti e gonne corte fino alle chiappe.
Sono tutte bellissime, ma credo siano le loro tette e i loro culi
perfetti a renderle popolari.
Pagherei oro per essere come una di loro e diventare
oggetto del desiderio di Noah Larson, il ragazzo più fico di
tutto il Massachusetts, ne sono certa. Le sue iridi nere sono in
grado di farti dimenticare la più brutta giornata di sempre…
così dicono… perché su di me, i suoi occhi, non hanno mai
osato posarsi. Non credo sappia neppure della mia esistenza,
nonostante non passi proprio inosservata.
Domani compirò quindici anni e l’unico regalo che vorrei
sarebbe quello di sparire… Però esisto, e devo farmene una
ragione.
Apro il sacchetto che mi ha preparato mia madre e
osservo, bramosa, i due sandwich con arrosto di tacchino,
burro di arachidi e cetriolini, e la doppia porzione di torta alle
mele. Sul fondo dello zainetto trovo anche una bevanda
zuccherata e una bottiglietta di acqua gassata.
Vorrei non anelare questo maledetto cibo, che più mangio
e più mi fa sentire in colpa, ma, inevitabilmente, più mi sento
in colpa e più ricomincio a mangiare, è un maledetto cane che
si morde la coda.

Sono alta un metro e settanta e peso centoquindici chili;
non ho memoria di essere stata magra e non ho memoria di
essere stata desiderio di un ragazzo.
Scarto il primo sandwich e lo addento provando un
meraviglioso senso di benessere dentro di me, perché il cibo è
la droga in grado di assopire ogni mio tormento.
«Ehi, Shirley, ricordati che il sacchetto non è
commestibile!» Ridacchiano due idioti che mi passano
accanto. Non importa, ci sono abituata.
Ignoro la loro ironia e continuo ad affondare il mio dolore
nell’arrosto di tacchino inondato di burro, tenendo il mio
sguardo incollato sul metro e ottanta di muscolatura che sta
correndo lungo il campo con la palla sotto il braccio.
Credo di amare Noah.
Non ho mai avuto un ragazzo e non conosco molto bene il
significato di questa parola, ma penso a lui giorno e notte con
il batticuore. Passerei ore intere seduta su questa panchina a
fissarlo o a spiarlo dietro l’anta del mio armadietto, quando si
sofferma a chiacchierare lungo i corridoi della high school,
venerato da galline starnazzanti.
Lui ha diciassette anni, è il figlio del Sindaco di
Cambridge, sua madre è il presidente dell’associazione
Salvaguardiamo l’ambiente e la sua villa è grande quanto il
parco dove sono seduta adesso. Nemmeno se fossi magra e
sensuale potrei avere speranze con lui.
Appallottolo la carta vuota del primo sandwich e la getto
nel cestino che si trova di fianco a me, poi prendo il secondo
che, a prima vista, sembra ancora più ricco di ingredienti. Mi
bastano cinque bocconi per finirlo, butto l’involucro e afferro
la lattina sul fondo dello zainetto. Lo schiocco della linguetta
accompagna l’odore di Coca Cola fino alle mie narici e,
subito dopo averne ingollato quasi tutto il contenuto, sento gli

zuccheri prendere vita nelle mie vene. L’appoggio sulla
panchina e srotolo la carta che avvolge la torta di mele.
La mia bocca si spalanca famelica come una voragine,
sembro un’affamata in astinenza di cibo da settimane, ma,
nonostante ogni morso sulla frolla croccante mi trasporti in
un mondo onirico di beatitudine, il mio sguardo rimane fisso
su di lui.
Sta facendo il playboy, come sempre, pavoneggiando il
suo fisico perfetto, strizzato dentro alla divisa da rugbista. La
sua mano si muove leggiadra nell’aria per salutare le ragazze
sedute sugli spalti, venute esclusivamente per lui, e più
guardo quella scenetta più mordo in fretta, fino a ingozzarmi
come un maiale.
Ho finito. Le mie tremila calorie per il pranzo sono
esaurite; termino la bevanda e richiudo lo zainetto per tornare
a lezione. Mi alzo a fatica dalla panchina e do un’ultima
occhiata al ragazzo dei miei sogni, ma ciò che vedo mi fa
mancare il respiro.
Noah sta discutendo a bordo campo con alcuni amici, il
casco stretto sotto il braccio e lo sguardo indirizzato verso di
me, così come quello di tutti gli altri ragazzi della squadra.
Mi volto all’indietro per vedere quale sia l’oggetto del loro
interesse, certa di non essere io, ma alle mie spalle si trova
soltanto la vecchia quercia che mi sta riparando dal sole di
fine maggio.
Torno con gli occhi su di lui e deglutisco quando lo vedo
oltrepassare il cancello del campo per dirigersi a passo
spedito nella mia direzione.
Mio Dio, quanto vorrei essere desiderabile in questo
momento! Indossare un abito così aderente da non riuscire a
respirare e sentirmi bellissima nelle mie forme perfette.
Invece abbasso gli occhi e vedo solo un paio di jeans taglia

cinquant’otto e un golfino così stretto da farmi apparire un
cannolo.
Provo a ritirare la pancia, ma, a parte rischiare di morire
soffocata, non ottengo nessun risultato, quindi mi arrendo alla
mia maledetta obesità.
Ormai si trova a pochi passi da me, mi sento ingoiare dal
prato fino alle viscere dell’inferno, non posso fuggire, non
posso ignorarlo e nella mia testa riecheggia una sola cosa in
grado di placare i miei tormenti in questo difficile momento:
cibo.

NOAH

Una scommessa.
Una stupida scommessa persa che mi costerà la
reputazione per tutta la vita.
Sapevo che Zac era un bastardo, ma che mi costringesse a
un appuntamento con Shirley Miller, la cicciona, non l’avrei
mai immaginato. Per quanto l’idea mi faccia rabbrividire non
posso sottrarmi o le ragazze penseranno che sono un
perdente, quindi uscirò con lei e cercherò di pensare alle tette
di Ava.
Mi sto avvicinando alla sua imponente figura con passo
deciso e provo una certa soddisfazione nel vedere i suoi occhi
riempirsi di terrore. Forse avrebbe preferito ciucciarsi una
stecca di cioccolato, be’, dovrà accontentarsi.
«Ciao» la saluto sfoggiando un falso sorriso.
Lei non risponde, ha la bocca spalancata e lo sguardo fisso
su di me, come fossi un fantasma.
Faccio cadere gli occhi sulle sue labbra e noto che sono
ricoperte da un velo di burro di arachidi, scendo ancora più in
basso, sulle tette gigantesche e, con disgusto, vedo che il
golfino da quattro soldi che indossa, è cosparso di briciole.
Calo le palpebre per qualche secondo pensando a quanto
sia stato coglione ad aver accettato di uscire con lei, lontana
anni luce dalle ragazze che mi porto a letto.
Scuoto leggermente la testa in segno di dissenso mentre le
volto le spalle senza aggiungere altro, sicuro di voler fuggire
da questa situazione inverosimile, ma appena scorgo i miei
amici sghignazzare, imitando grottescamente un atto sessuale
tra di loro, capisco che se non andrò fino in fondo mi costerà
caro. Faccio un grosso respiro e mi giro nuovamente verso di
lei.

«Sai parlare?» domando quasi infastidito.
«Io… sì, certo…» risponde intimidita.
«Bene, allora potrai dirmi se domani sera ti andrebbe di
uscire con me.»
Le sue gote paffute si colorano di rosso, incredula almeno
quanto me della domanda.
«Quindi?» la pungolo, frettoloso di ritornare dalle mie
ragazze.
«Sì.» Si limita a dire senza aggiungere altro.
«Bene, ci vediamo qui, nel piazzale della scuola, alle
nove.» Non aggiungo altro, è tutto quello che deve sapere.
Quando raggiungo gli altri faccio una gran fatica a tenere a
bada le loro frecciatine.
«Diciamo definitivamente addio al nostro amico Noah
Larson, che sarà ingoiato dal corpo ciccioso di Shirley
Miller!» Ridacchia, Zac, il mio migliore amico.
«Piantala, coglione, sarà solo un’uscita, dopodiché il mio
debito per aver sbagliato il tiro sarà saldato.»
Lui si avvicina con aria sorniona. «Credi di cavartela con
così poco?»
«Poco? Uscirò con la ragazza meno desiderabile di tutto il
pianeta compromettendo la mia reputazione e ti sembra
poco?» Deformo la bocca in una smorfia.
Grant fa schioccare la lingua così forte da farmi sussultare.
«Un lungo giro di lingua e sarai a posto.»
«Non ci pensare nemmeno, idiota!»
«Grant ha ragione, che scommessa sarebbe senza un
minimo di sacrificio?»
Mi passo la mano sulla banda laterale e sospiro. «Siete due
coglioni del cazzo!»
«Un limone e poi potrai riportarla a strafogarsi su quella
dannata panchina, ma il tutto dovrà essere dimostrato dal

video che farai con la tua nuova, innovativa e costosissima
videocamera.»
Li odio così tanto in questo momento che potrei prenderli
a calci nel culo fino a domani. Butto lo sguardo su Ava, la
ragazza più ambita della scuola, e i miei ricordi mi riportano
a quando urlava la parola “ancora”, mentre il suo corpo nudo
saltava come una gazzella su di me; saranno solo un paio di
ore, mi basterà pensare a come mi ricompenserà lei dopo, per
dimenticarmi completamente della figura di Shirley.
«D’accordo» ringhio tra i denti, prima di avviarmi verso
gli spogliatoi.

SHIRLEY

Domani è il mio compleanno.
Domani uscirò con Noah Larson.
Domani, probabilmente, morirò.
Mi butto sul letto e chiudo gli occhi cercando di far
smettere di battere forte il mio cuore. Non posso credere a
quello che è successo, se avessi una migliore amica
probabilmente penserei a una grossa somma di denaro offerta
da lei a Noah per obbligarlo a uscire con me, ma non ho
amici, sono sola con i miei centoquindici chili e il cibo, che
mi accompagna in ogni momento della mia giornata.
Mi domando che cosa possa essergli passato per la testa
per avermi chiesto un appuntamento, non credo di essere
oggetto del suo desiderio, ma, sinceramente, è poi così
importante?
Nessun ragazzo mi ha mai guardata, nessun ragazzo mi ha
mai desiderata e, sono sicurissima, nessun ragazzo mi
chiederà mai di uscire e, improvvisamente, quello che invade
i miei sogni da circa un anno mi propone un appuntamento e
a me dovrebbe interessare il motivo per cui l’ha fatto?
Due colpi alla porta mi distolgono dai miei pensieri.
«Shirley, tesoro, stai bene?» Mia madre entra e si siede
accanto a me. «Sei tornata a casa, a malapena hai salutato e ti
sei rinchiusa qui dentro.» Le sue dita passano delicate sul mio
viso. «Hai fame? C’è ancora della torta di mele.»
«Adesso no, grazie.»
«Non hai fame?» indaga con gli occhi sgranati.
So che mia madre mi ama da morire, ma le sue espressioni
certe volte sono come lame affilate.
«Strano, ma vero…» Fingo di ridacchiare.

«Va bene, parliamo allora del tuo regalo di compleanno, io
e papà abbiamo pensato di regalarti nuovamente un
abbonamento annuale per il cinema, cosa ne pensi?»
Adoro andare al cinema, sono un’appassionata di film,
conosco molte battute a memoria, oltre a tutte le date di
uscita, curiosità su attori, registi e location, ma domani sarà la
giornata più bella della mia vita e io non ho niente da
mettermi. Non posso chiedere ai miei genitori due regali, non
navighiamo nell’oro, perciò mi trovo davanti alla scelta più
difficile della mia vita.
Sospiro almeno tre volte prima di rispondere. «Quest’anno
vorrei qualcosa di nuovo da indossare.»
Mia madre increspa la fronte. «Pensavo che il cinema
fosse la tua più grande passione.»
Certo che sì, ma anche Noah, vorrei dirle.
«Sono anni che non mi compro niente, ho sempre pensato
di rifarmi l’armadio una volta che sarei dimagrita, ma a
quanto pare ogni anno ingrasso sempre di più.»
«Bambina mia.» La mano di mia mamma ricomincia a
scivolare sulle mie guance paffute. «Tu sei bellissima anche
con qualche chilo di troppo.»
Ignoro il suo modo distorto di vedere la realtà,
probabilmente è l’amore incondizionato che prova per me a
parlare al posto suo, ma, forse, se fosse stata più obiettiva e
meno protettiva nei miei confronti, adesso sarei meno grassa
e più felice.
«Voglio fare shopping» ribatto decisa.
«E va bene, allora preparati, andiamo al centro
commerciale» risponde sorridendo, prima di andarsene.
Rimpiangerò i fine settimana al cinema e mi mangerò le
mani per aver barattato più di cento giorni di
programmazione per uno solo con Noah, ma non posso
presentarmi con indosso un golfino striminzito e vecchio.

Mi alzo, mettendomi di fronte allo specchio, e sospiro. Mi
hanno sempre detto tutti che ho un viso bellissimo, ma
deformato dal grasso non riesco nemmeno più a vederlo.
Domani Noah mi dedicherà un po’ del suo tempo e,
qualsiasi sia il motivo per cui ha deciso di farlo, spero che la
sua attenzione possa andare oltre i molteplici chili che mi
circondano.

NOAH

Sono nervoso e questo stato d’animo non mi rappresenta.
Quando arrivo davanti scuola lei è già lì che mi aspetta.
Fortunatamente a quest’ora non c’è nessuno, non a caso le ho
dato l’appuntamento qui.
È seduta sulla solita panchina dove quotidianamente si
ingozza come un maiale e ha l’aria pensierosa. Il grosso
lampione illumina la sua figura proiettando sul prato
un’ombra più esile della sua reale stazza. Indossa una
camicetta bianca e un paio di pantaloni neri, ha lasciato
sciolti i lunghi capelli e ha messo un filo di trucco.
Si è fatta carina per l’occasione e io riesco a scacciare via
un po’ dei pensieri negativi che mi hanno accompagnato per
questo lungo giorno.
Sistemo la videocamera vicino al cruscotto per averla
pronta all’uso e la nascondo sotto le pagine di Capitan
America, cercando di lasciare fuori l’obiettivo, poi tiro giù il
finestrino.
«Sali» le ordino con tono poco amichevole…


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