Genere: Contemporaneo/Erotico
Casa Editrice: Self Publishing
Prezzo: 3.49 ebook
Pagine: circa 300
Data d'uscita: 24 Aprile 2018
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Sono le quattro di notte e Hauke è sveglio. Ha ventinove anni e da tempo convive con l’insonnia, che gli impedisce di riaddormentarsi. Così si alza e, nel silenzio del suo appartamento vuoto, inizia a scrivere un diario − o una confessione – sull’anno appena trascorso, cercando di mettere in ordine i numerosi pensieri che continuano a tormentarlo.
Attraverso le pagine del diario, racconta la sua vita fatta di routine, solitudine, amici perduti, rapporti familiari difficili e insoddisfazioni per una laurea sprecata. Un’esistenza anonima, complicata da forti tendenze masochistiche e feticistiche che l’hanno sempre fatto sentire diverso e malato. Ed è proprio della sua malattia che comincia a parlare, non solo quella fisica che lo costringe a rivolgersi a un medico, Sergio, ma soprattutto quella dell’anima, che lo porta a essere irresistibilmente attratto da quell’uomo, riconoscendo nel suo sguardo e nei suoi modi un essere a lui complementare.
I due instaurano una relazione sessuale sadomaso, complicata e senza apparente futuro, poiché Sergio si dichiara da subito fidanzato e non interessato a Hauke se non come sottomesso.
Lungo il diario, passato e presente si alternano, ricordi dell’infanzia e dell’età adulta si richiamano a vicenda, e, a volte, risulta difficile distinguere ciò che è sogno da ciò che è reale. Ma, in un momento di lucidità, Hauke trova la forza di confessare a se stesso una verità scomoda, anche se incontestabile: “Io non sono mai stato lo schiavo di un altro uomo. Sono sempre stato schiavo di me stesso.”
Buongiorno magnetiche, oggi vi parlerò di “Dal profondo di me stesso” di Edoardo B., un romanzo che ho letto in anteprima per il blog e che mi ha stupito. Molto.
Ho finito di leggere questo romanzo in un giorno, non riuscivo a lasciarlo andare, a dormirci su.
Per tutta la lettura ho sentito un’oppressione sul petto e non mi vergogno a dire che ho pianto più volte. Non mi emoziono facilmente ma questo romanzo mi è entrato sotto pelle e, anche adesso, a mente lucida, se ripenso a delle scene mi si inumidiscono gli occhi.
Dopo aver letto “Nel nome del padre”, ero troppo curiosa di leggere questo nuovo romanzo. Adoro il modo di raccontare le emozioni di questo giovane autore. Forse la sua sensibilità e il suo bagaglio culturale influiscono, perché “Dal profondo di me stesso” è un libro colto, introspettivo, che fa riflettere su aspetti della vita che difficilmente ci soffermiamo ad analizzare: la depressione, il dolore, la meritocrazia dei sentimenti.
Il protagonista di questo romanzo è Hauke, che racconta in prima persona gli avvenimenti più importanti della sua vita, quelli che l’hanno fatto diventare il ragazzo che è. Hauke non è un ragazzo semplice, è chiuso, introverso, non socializza facilmente e il suo rapporto con la famiglia è altalenante. Si sente confinato in una via di mezzo, non capito, e tramite questo viaggio ci accompagnerà per mano alla scoperta della sua anima, dei suoi sogni e delle sue paure, mettendosi completamente a nudo davanti al lettore.
Racconterà la sua infanzia, dove tutto ha avuto origine: il rapporto con i genitori, con la sorella, con il suo migliore amico. L’Hauke bambino è un pozzo di desideri, ed Edoardo è stato molto bravo a rendere reale la sua fanciullezza tramite i pensieri, i dialoghi. Hauke è un bimbo vero, come poche volte mi è capitato di leggere.
Racconterà l’incontro con Sergio, il suo grande amore, la sua ragione di vita. Il suo Padrone.
E il declino, l’abbandono. Ho sentito tutto il dolore dell’addio, del distacco forzato che Sergio si è imposto di infliggere a entrambi. Ho sentito la disperazione di un ragazzo succube di se stesso, e il ritorno alla vita, all’amore ritrovato con Sergio, perché quando due persone sono destinate a stare insieme non esistono famiglie, ostacoli insormontabili. L’amore, come la più infima dipendenza, ti scava un cratere nel cuore, e non si torna più indietro.
La parte strettamente BDSM l’ho trovata spettacolare. Mai volgare. Mai ripugnante, anche nelle scene più estreme come quella dell’hotel. Edoardo, in quel pezzo mi hai fatto morire.
Questa scena l’ho adorata. Ho pianto come una fontana.
«Io volevo averti più di ogni altra cosa. E ti ho avuto. E se un giorno non mi vorrai più, andrà bene così. Meglio che mi odi e che mi ricordi con cattiveria, che esserti indifferente. Perché poi… poi è il nulla. Abbiamo possesso solo del presente. Il passato è andato, mentre il futuro è un azzardo, e se lo si considera nella vita del singolo, ha una durata sempre più limitata.»
«Ci vuole tanto coraggio a pensarla come te.»
«Io non sono coraggioso. Senza di te sono quasi morto.»
Io non so che cosa aggiungere perché non voglio rivelare troppo, sarebbe veramente un peccato. Questo romanzo va letto, senza se e senza ma. Anche dai più scettici, da chi non apprezza il fetish, perché questo romanzo è tanto altro.
Cinque petali sono pochi. Ne meriterebbe molti, molti di più.
Buongiorno magnetiche, oggi vi parlerò di “Dal profondo di me stesso” di Edoardo B., un romanzo che ho letto in anteprima per il blog e che mi ha stupito. Molto.
Ho finito di leggere questo romanzo in un giorno, non riuscivo a lasciarlo andare, a dormirci su.
Per tutta la lettura ho sentito un’oppressione sul petto e non mi vergogno a dire che ho pianto più volte. Non mi emoziono facilmente ma questo romanzo mi è entrato sotto pelle e, anche adesso, a mente lucida, se ripenso a delle scene mi si inumidiscono gli occhi.
Dopo aver letto “Nel nome del padre”, ero troppo curiosa di leggere questo nuovo romanzo. Adoro il modo di raccontare le emozioni di questo giovane autore. Forse la sua sensibilità e il suo bagaglio culturale influiscono, perché “Dal profondo di me stesso” è un libro colto, introspettivo, che fa riflettere su aspetti della vita che difficilmente ci soffermiamo ad analizzare: la depressione, il dolore, la meritocrazia dei sentimenti.
Il protagonista di questo romanzo è Hauke, che racconta in prima persona gli avvenimenti più importanti della sua vita, quelli che l’hanno fatto diventare il ragazzo che è. Hauke non è un ragazzo semplice, è chiuso, introverso, non socializza facilmente e il suo rapporto con la famiglia è altalenante. Si sente confinato in una via di mezzo, non capito, e tramite questo viaggio ci accompagnerà per mano alla scoperta della sua anima, dei suoi sogni e delle sue paure, mettendosi completamente a nudo davanti al lettore.
Racconterà la sua infanzia, dove tutto ha avuto origine: il rapporto con i genitori, con la sorella, con il suo migliore amico. L’Hauke bambino è un pozzo di desideri, ed Edoardo è stato molto bravo a rendere reale la sua fanciullezza tramite i pensieri, i dialoghi. Hauke è un bimbo vero, come poche volte mi è capitato di leggere.
Racconterà l’incontro con Sergio, il suo grande amore, la sua ragione di vita. Il suo Padrone.
E il declino, l’abbandono. Ho sentito tutto il dolore dell’addio, del distacco forzato che Sergio si è imposto di infliggere a entrambi. Ho sentito la disperazione di un ragazzo succube di se stesso, e il ritorno alla vita, all’amore ritrovato con Sergio, perché quando due persone sono destinate a stare insieme non esistono famiglie, ostacoli insormontabili. L’amore, come la più infima dipendenza, ti scava un cratere nel cuore, e non si torna più indietro.
La parte strettamente BDSM l’ho trovata spettacolare. Mai volgare. Mai ripugnante, anche nelle scene più estreme come quella dell’hotel. Edoardo, in quel pezzo mi hai fatto morire.
Questa scena l’ho adorata. Ho pianto come una fontana.
«Io volevo averti più di ogni altra cosa. E ti ho avuto. E se un giorno non mi vorrai più, andrà bene così. Meglio che mi odi e che mi ricordi con cattiveria, che esserti indifferente. Perché poi… poi è il nulla. Abbiamo possesso solo del presente. Il passato è andato, mentre il futuro è un azzardo, e se lo si considera nella vita del singolo, ha una durata sempre più limitata.»
«Ci vuole tanto coraggio a pensarla come te.»
«Io non sono coraggioso. Senza di te sono quasi morto.»
Io non so che cosa aggiungere perché non voglio rivelare troppo, sarebbe veramente un peccato. Questo romanzo va letto, senza se e senza ma. Anche dai più scettici, da chi non apprezza il fetish, perché questo romanzo è tanto altro.
Cinque petali sono pochi. Ne meriterebbe molti, molti di più.
Anche qui ringrazio il blog - e Irene in particolare per la bellissima recensione al mio nuovo romanzo. :)
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