Genere: Fantasy/Distopico
Editore: Fanucci Editore
Data d'uscita: 16 Novembre 2017
Pagine: 672
Prezzo: eBook 4,99 - cartaceo 25,00
“È quasi impossibile catturare la vibrazione di un’intera città in un solo romanzo, ma Kim Stanley Robinson riesce a fare questo e molto di più.”
Newsweek
Il livello delle acque del mare si è alzato, sommergendo improvvisamente l’intera città di New York. Ogni strada si è trasformata in un canale, ogni grattacielo in un’isola a sé stante. Ma per i residenti di un edificio di Madison Square, la New York del 2140 è ben lontana dall’essere una metropoli isolata e perduta, e tutto sembra procedere esattamente come prima del disastro climatico. Il commerciante riesce a trovare occasioni dove tutti gli altri vedono solo problemi; per il detective il lavoro sembra non mancare mai; la star di internet continua ad ammaliare milioni di persone con le sue avventure su un dirigibile; e, infine, l’amministratrice di un grattacielo continua a essere rispettata per la sua frenesia di controllo e la cura maniacale dei dettagli. Ma la minaccia adesso sta giungendo dall’alto, dai programmatori, residenti temporanei sui tetti, la cui scomparsa darà avvio a una catena di eventi che influenzeranno per sempre l’esistenza dei newyorkesi e metteranno in pericolo le fondamenta della città stessa. Una visione distopica e audace di una New York postapocalittica che affronta le devastanti conseguenze del riscaldamento globale. Un’umanità che ha perso tanto, ma non la speranza.
Una visione distopica e audace di una New York postapocalittica che affronta le devastanti conseguenze del riscaldamento globale. Un’umanità che ha perso tanto, ma non la speranza.
Di pubblicazione recentissima (novembre 2017), questo romanzo di genere fantascientifico, distopico e post apocalittico si apre con la breve introduzione di due personaggi che daranno il via a tutti gli accadimenti del libro.
Ma prima di parlarvi della storia bisogna focalizzarsi un attimo sulla realtà che lo scrittore ci presenta: il riscaldamento globale ha raggiunto livelli drammatici, innalzando le acque e sommergendo completamente, o quasi, tutte le zone litoranee, anche New York. Dico quasi perché la città non è sprofondata del tutto. I grattacieli e gli edifici più alti hanno perso solo i primi piani, resi completamente inagibili e di conseguenza gli abitanti della città si sono adeguati alla nuova planimetria, abitando tutti i piani più alti, ingegnandosi per sopravvivere al disastro e al conseguente collasso della società esistente fino ad allora. È nata così una fitta rete di palazzi/isole; ognuna delle quali ospita una vera e propria mini città dotata di Amministrazione e Gestione a se stanti: abitazioni, fattorie, coltivazioni. Ogni “isola” si collega all’altra tramite ponti aerei, vaporetti e barche al posto delle auto, per permettere comunque ai cittadini di spostarsi abbastanza facilmente.
Ma prima di parlarvi della storia bisogna focalizzarsi un attimo sulla realtà che lo scrittore ci presenta: il riscaldamento globale ha raggiunto livelli drammatici, innalzando le acque e sommergendo completamente, o quasi, tutte le zone litoranee, anche New York. Dico quasi perché la città non è sprofondata del tutto. I grattacieli e gli edifici più alti hanno perso solo i primi piani, resi completamente inagibili e di conseguenza gli abitanti della città si sono adeguati alla nuova planimetria, abitando tutti i piani più alti, ingegnandosi per sopravvivere al disastro e al conseguente collasso della società esistente fino ad allora. È nata così una fitta rete di palazzi/isole; ognuna delle quali ospita una vera e propria mini città dotata di Amministrazione e Gestione a se stanti: abitazioni, fattorie, coltivazioni. Ogni “isola” si collega all’altra tramite ponti aerei, vaporetti e barche al posto delle auto, per permettere comunque ai cittadini di spostarsi abbastanza facilmente.
“E tuttavia… New York ha continuato ad andare avanti zoppicando, come meglio poteva. La gente ha continuato a viverci, per quanto siano brutte le condizioni, e soprattutto la gente continua a viverci nonostante sia una cosa di una stupidità suicida, l’equivalente dell’andare volontariamente all’inferno.”
Ora, mettiamo insieme Mutt e Jeff, Gen, Charlotte, Franklin, Vlade, Amelia, Stefan, Roberto e Mr Hexter e abbiamo la nostra storia!
No… Non sono impazzita non preoccupatevi, vi ho elencato tutti i protagonisti di questo libro; eh già… perché le vicende narrate rendono partecipi in egual modo tutte le persone elencate precedentemente in uno Slice of Life veramente ben strutturato e ben riuscito.
Dieci vite totalmente differenti, dieci modi di affrontare gli strascichi che la calamità naturale ha lasciato dietro di sé. Entreremo nella loro quotidianità, nei loro sogni, nei loro passati, nei loro diversi modi di sopravvivere al logoramento del pianeta. Dieci completi sconosciuti con un unico solo comune denominatore: il palazzo in cui vivono. E proprio in quel luogo comincia a delinearsi la trama: l’ispettrice di polizia Gen Octaviasdottir, viene contattata dall’avvocato Charlotte Armstrong in merito all’improvvisa scomparsa di due programmatori e abitanti del Met Life Tower, di cui entrambe sono inquiline. Fin qui nulla di straordinario, se non fosse che, pur non notando niente in apparenza, le telecamere sembrano aver avuto problemi proprio nell’arco temporale che precede la sparizione e i due uomini, venuti a vivere in quel complesso tre mesi prima, sembrano spariti nel nulla senza lasciare traccia e senza alcun motivo logico. Da qui si dipanerà un’indagine che legherà impercettibilmente persone fino a quel momento estranee fra loro. Che fine hanno fatto i due programmatori e chi voleva la loro scomparsa?
Vite che si incroceranno, per coincidenza o per destino, in uno sfondo drammatico quanto crudele.
Il modo in cui l’autore descrive con naturalezza la “normalità” in uno scenario così tragico è magistrale. Ti sembra proprio di essere catapultata accanto ai protagonisti e quello che più stupisce è che, in un certo senso, non trovi il mondo creato dalla sua penna poi così improbabile. I temi trattati sono gli stessi che ci troviamo ad affrontare ogni giorno nella società odierna (droga, immigrazione, povertà e degrado sociale, divario fra ricchi e poveri), ovviamente in chiave post apocalittica. Ma c’è poi così tanta differenza?
“Ovviamente, non è facile, ma potrebbe andare meglio se prestaste un po’ più di attenzione a certi dettagli, come per esempio il vostro pianeta.”
“Siamo qui in questo splendido mondo, sempre che non siamo morti e in un limbo, e loro ci stanno strappando la testa dal corpo, fingendo che ci siano carenze alimentari e terroristi, e mettendoci gli uni contro gli altri mentre si intascano il novanta per cento di tutto. Mentre riducono in miseria le stesse persone che li tengono in vita.”
“Molte cose non possono essere comprate. Il denaro non è tempo, non è sicurezza, non è salute. Non potete comprare nessuna di quelle cose, e neppure una comunità. O la sensazione di essere a casa.”
Gli esseri umani sono da sempre causa del loro male, ma la forza che dimostrano nel rialzarsi sempre non è da sottovalutare.
In questo libro c’è tutto: dramma, speranza, distruzione e ricostruzione. Un appunto devo farlo: in alcuni tratti sicuramente risulta un po’ lento nella narrazione e un po’ troppo descrittivo (mi riferisco a terminologie finanziarie, politiche etc...), non risultando sicuramente di semplice lettura, ma altrettanto vero è che i significati che queste pagine si portano dietro ti fanno veramente riflettere sul significato che attribuiamo alle parole: vivere e sopravvivere. Per tutti questi motivi dò a questo libro 5 petali e lo consiglio come lettura a chi non spaventano mole, scenari “dipinti” nei minimi particolari e profondità di espressione e significato; che rendono la storia di base (il rapimento dei due programmatori) secondaria rispetto al vero significato nascosto in questo libro. Vi lascio con questa frase e buona lettura!
“Non siate ingenui!! Non c’è un lieto fine. Perché non c’è una fine. Ed è possibile che non ci sia neppure felicità. Tranne forse in qualche momento casuale, l’alba sulle strade lavate di fresco, la mezzanotte sul fiume, o più probabilmente nel contemplare qualche momento passato, qualche istante intrappolato in una cisti di nostalgia, intravisto nello specchietto retrovisore mentre si vola via da esso. E’ possibile che la felicità sia sempre in retrospettiva e quindi probabilmente inventata e perfino di fatto sbagliata. Chi lo sa.”
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