sabato 27 aprile 2024

Recensione a "La guerra delle dieci regine" di Nisha J. Tuli

 


Genere: Fantasy
Serie: Urano #1
Editore: Newton Compton Editori
Data d'uscita: 5 Marzo 2024
Pagine: 389
Prezzo: eBook 5,99 - cartaceo 9,40

 
 
 
 
 
 La prigione di Nostraza è un luogo terribile, in cui la speranza è un miraggio e i detenuti sono disposti a tutto per sopravvivere. Lo sa bene Lor, che vi è rinchiusa da dodici anni per volere dello spietato Re di Aurora ed è consapevole che potrebbe finire i suoi giorni tra quelle mura. Ma il fato per lei ha in serbo qualcosa di diverso: mai infatti avrebbe immaginato di riassaporare la libertà, eppure, durante una sanguinosa rivolta, Lor viene prelevata da Nostraza per essere trasferita alla corte del Sole, dove dovrà contendere il ruolo di Regina ad altri nove Tributi, ragazze che, come lei, parteciperanno a quattro prove potenzialmente letali per conquistare il cuore del Re Atlas.
In principio, Lor è spaventata e sopraffatta all’idea di cimentarsi in una competizione mortale, ma poi comprende che quella potrebbe essere la sua grande occasione per vendicarsi del Re di Aurora e di tutto il male che ha fatto a lei e alla sua famiglia. Tra intrighi, pericoli e mutevoli alleanze, riuscirà Lor a ottenere il titolo di Regina e ad attuare i suoi piani di vendetta?
 
 
 
 
 

Nessuno possiede davvero niente qui, è tutto in prestito temporaneo, compresi i nostri corpi e perfino le nostre anime. L’unica cosa che non hanno ancora reclamato è la mia mente, ma anche questo è sempre meno vero a mano a mano che passano gli anni.

 

Ogni volta mi riprometto di non iniziare un fantasy, soprattutto se già so che si tratta di una serie. E ogni volta puntualmente i miei buoni propositi volano dalla finestra, mentre una vocina insistente sussurra “Cosa vuoi che sia, solo un altro…”. Quindi ci sono ricaduta, come un tossico che vuole un’altra dose di Fae, continenti divisi da guerre intestine, regni in parte avvolti da mistero e magia, protagoniste che si scontrano con uomini e pericoli da far tremare le vene. Ne consegue che io ve ne parli, e stavolta, come spesso accade, tolgo subito tutti i dubbi e assegno il voto più alto. Perché se è vero che da un lato pago il mio essere recidiva, dall’altro abbiamo tra le mani un romanzo corposo, con un wordlbuilding accurato nonostante ci sia ancora molto da svelare, e protagonisti di tutto rispetto. Oltretutto vi è una particolarità non da poco, che potrebbe risultare disturbante per qualcuno, ma che invece ho trovato perfetta. Il punto di vista soggettivo, dunque il narratore in prima persona, è la giovane Lor. Rinchiusa da dodici anni con i fratelli Tristan e Willow nella prigione di Nostraza, combatte ogni giorno contro soprusi e sofferenze. Di loro sappiamo che, alla morte dei genitori, sono stati relegati nel luogo di detenzione nel Regno dell’oscurità perenne, dove il cielo oscilla tra il grigio e il nero, e la notte è illuminata dalle scie luminescenti dell’Aurora da cui prende il nome. Lor non è una principessa in esilio, ma una sopravvissuta che usa la violenza per rispondere a quello che le viene fatto, costretta a usare il proprio corpo per limitare i danni di guardie senza scrupoli che la torturano al minimo accenno di ribellione. Attira i guai e ha ben chiare due cose nella mente; la prima è trovare un modo di uscire da quel luogo impenetrabile per vederlo un giorno raso al suolo, la seconda è proteggere l’unica famiglia che le è rimasta. Fino a quando avviene l’inaspettato. Gettata nuovamente in punizione nella Fossa, sta per perdere la vita quando improvvisamente si sveglia alla corte del Regno del Sole, prelevata per concorrere nella gara fra Tributi per la scelta della futura regina. È stato Gabriel a rapirla, l’imponente comandante della guardia che di gentile ha forse solo le ali che gli adornano la schiena, e che per la maggior parte del tempo la osserva con disprezzo; a ogni Tributo è legato infatti un guardiano, e quale disonore per lui, il più alto in grado, vedersi affidare quella reietta pelle e ossa da addestrare per le prove. Decisa a non lasciarsi abbattere dalla disparità con le altre contendenti, tutte meravigliose e soprattutto di lignaggio Fae, giorno dopo giorno Lor cerca di abituarsi alla nuova situazione, anche se tutto contribuisce a farla sentire fuori posto, dai capelli disastrosi agli occhi vuoti, dalle ferite che le dipingono il corpo all’entusiasmo con cui si getta sul cibo.

 

Erano tutte bellissime e tirate a lucido. Nessuna aveva le costole sporgenti. Nessuna sfoggiava orrende cicatrici in faccia. Erano prosperose e snelle nei punti giusti, dal colorito perfetto e la pelle di seta. Erano un roseto dalla fioritura incontaminata in una reggia d’oro in riva al mare, mentre io solo l’erbaccia che ci cresce in mezzo, che strilla e strepita per ottenere un raggio di sole.

 

Le schermaglie e le cattiverie cui le altre la sottopongono non sono niente rispetto alla durezza delle prove mortali che vengono approntate perché una sola abbia la possibilità di interrogare lo Specchio, unico a poter proclamare l’eventuale nuova sovrana. Mentre Lor cerca di ricostruire il corpo scheletrico provato da anni di stenti, e i guaritori lavorano sulla sua schiena martoriata dalle frustate, alcuni personaggi iniziano a staccarsi dallo sfondo dorato che pare inghiottire tutto il resto. Atlas, il Re e futuro consorte che ha indetto le prove, è come un miraggio di bellezza e potere, che sembra preferirla fin dal principio, nonostante sappia la sua provenienza e non abbia niente in comune con lei. Mag, la burbera governante, Callias che riesce a farla ridere, e Gabriel, ammantato di disaccordi e asprezza, iniziano a far parte del suo cerchio ristretto, pur se con tutti gli scrupoli del caso; mai, nemmeno per un attimo, deve dimenticare di essere stata comunque strappata alla sua casa, anche se il cambio appare essere decisamente vantaggioso. 

Come un faro nella notte più buia, lentamente si fa strada la consapevolezza che questa gara può essere un’opportunità; se riesce a superare le prove, forse c’è speranza di salvare i fratelli e compiere finalmente la vendetta cui aspira da sempre. 

 

 Lo sento fin nel midollo. Un giorno, uscirò da qui e mi prenderò la rivincita sul Re di Aurora per tutto ciò che ci ha sottratto. Per tutto il male commesso.

 

Mentre scivola nella vita di corte di Aphelion come un lupo sperduto tra sete e rose dorate, Lor si avvicina sempre più a quel sovrano bellissimo che però, in tutta la sua perfezione, non ha fatto altro che far risuonare campanelli di allarme nella mia testa, dove un nome si rincorreva impietoso quasi a schernirmi. Tamlin Tamlin Tamlin Avete capito vero? Non ho la necessità di coinvolgere la Maas ogni volta che recensisco un fantasy, ma il parallelismo è davvero evidente e vi sfido a dichiarare il contrario. C’è una cosa che ormai dovremmo aver imparato sui Fae, ma chissà come finiamo spesso per dimenticarlo come fa Lor, perché ci fa comodo immaginare che quello che stiamo vivendo sia il giusto riscatto per una vita di sofferenza. Nella maggior parte dei casi gli esseri fatati sono bastardi manipolatori, dediti al proprio piacere e unicamente interessati all’accrescimento del potere; il Re del Sole non fa eccezione, nonostante sia bravissimo a non farlo trapelare. A differenza di Tamlin, Atlas è davvero concentrato su Lor, ma come il primo ha bisogno di Feyre per spezzare una maledizione, il secondo ha bisogno di una regina per ascendere al grado più alto del proprio potere. Tolti i siparietti tra i due che sono una boccata daria fresca per i martiri mentali di Lor, l’azione si concentra sulle prove, mentre nel regno di Aurora un altro uomo, Nadir, è alle prese con il Re suo padre. Il principe non parla in prima persona, perché le parti a lui dedicate sono narrate in terza, e questa è la scelta azzeccata cui accennavo sopra, che non stona, ma ravviva il gioco dei contrasti tra inclusione e apparentemente freddo distacco con quanto succede. Incaricato dal padre di compiere ricerche sulla detenuta scomparsa, Nadir può contare sul fido capitano Mael e sulla sorella Amya, ma per il resto capiamo subito che vi è un enorme senso di vuoto in lui, accresciuto dalla consapevolezza di essere un mero strumento nelle mani del Re. Già la struttura del libro, dove i capitoli hanno i loro nomi, ci svela che non è Atlas, ma Nadir la controparte destinata a Lor, ammesso che l’autrice non sconvolga le carte in tavola nei romanzi successivi, due già pubblicati in lingua originale. Del regno di Aurora non sappiamo molto, così come poco sappiamo degli altri regni di Urano, ma siamo sicuri che molte spiegazioni verranno portate alla luce; quando parlo di worldbuilding solido, parlo di un elemento fondamentale che, soprattutto nel fantasy, deve costruire una struttura coerente che avvinca il lettore senza scuse. Il fantasy è il genere dove l’immaginazione ha briglia sciolta ed è anche, a mio avviso, uno di quelli in assoluto più difficili da scrivere. Per noi appassionati il mercato offre di tutto, ma troppo spesso rimaniamo in attesa di quel qualcosa in più che ci viene negato; in questo libro invece c’è una giusta dose di mistero e di violenza, mentre una pietra rossa nascosta da anni nasconde il proprio segreto e un inquietante Specchio rivela quello che forse immaginavamo almeno in parte. L’ambientazione, in tutte le sfumature di luce e oscurità, fa da cornice viva alle azioni che si snodano rapide verso una fine in cui dovrà esserci una sola vincitrice, ammesso che non periscano tutte nel tentativo. 

Se è giusto dare risalto alla corte, alle descrizioni dei giardini e al paragone con Nostraza, lo è altrettanto soffermarsi sul corollario di personaggi che gravitano attorno a Lor, emarginata e con seri problemi a relazionarsi. Alcune delle concorrenti si distinguono in un modo o nell’altro, pensiamo a Marici e Halo con cui la protagonista riesce a stringere un legame, mentre il rapporto con Gabriel ci lascia l’amaro in bocca. Dopo Lor, è lui a mio avviso il personaggio maggiormente delineato, il cui carattere si scontra di continuo con quello di colei che deve proteggere e educare nell’arte del combattimento, offrendoci schermaglie più o meno pesanti cui nessuno dei due ha intenzione di sottrarsi. Eppure in lui c’è molto più di una cieca obbedienza verso Atlas, quasi una sofferenza latente, una prigione che vuole aprirsi, ma resta congelata in quello sguardo così implacabile ogni volta che si posa sull’Ultimo Tributo che gli è stato assegnato. Credo che Gabriel ci riserverà molte sorprese nei prossimi libri, non ultima quella di avere conoscenze interessanti oltre la Corte del Sole, come scopriamo durante il Ballo della Terza Prova. Lui è di certo custode di segreti, ma Lor non riesce a penetrare la corazza che lo avvolge, come non riesce a porre ad Atlas tutte le domande che le passano per la mente. Tra legami che si stringono e legami che si spezzano, il pensiero è sempre rivolto al regno dell’oscurità, dove le persone più importanti per lei sono prigioniere e non hanno idea del perché sia sparita. Mentre le corti si riuniscono e celebrano le prove dei Tributi, i troni e i loro regnanti sembrano sfidare le giovani incaute, che vedono solo l’oro della superficie, ma non i meccanismi addietro a determinate scelte. Tutti loro concorrono, in un modo o nell’altro, a creare la struttura di Urano stessa, spalancando le porte sui regni che spero avremo modo di conoscere meglio nei prossimi romanzi.

 

So che il continente comprende sei regni, tra cui Aphelion, che confina a est con le Woodlands, a ovest con Alluvion e a nord con Aurora che, a sua volta, confina con Tor e Celestria. Un tempo esisteva anche un settimo regno, proprio nel cuore del continente, ma è estinto ormai da tempo. 

 

 E mentre i popoli continuano a sperare che quest’ultimo rinasca, stando a quanto riportano le spie di Nadir, una gemma rossa si scalda davanti a una profezia, anche se avvolta in lacere stoffe sbiadite che non comprendono il valore di ciò che celano. I ricordi si rincorrono mentre le parole che Lor ha sentito da bambina, oltre alle urla dei genitori uccisi nel tentativo di proteggere i figli, sono ancora un ricordo vivido mai cancellato dagli orrori della prigione cui Re Rion li ha condannati senza motivo. Quel pulsare vivo e costante le fa battere il cuore, anche adesso che sa di poter lottare per essere libera, oltre la gabbia apparente in cui è costretta. Non ci resta che aspettare il resto, Amici Magnetici, con la speranza che i prossimi volumi siano tradotti in tempi brevi così da poterci immergere nuovamente in questo splendido viaggio, alla ricerca di verità dolorose, ma intriganti, con un’eroina che sa il fatto suo e vuole emergere come le spetta di diritto.

 

Aphelion non è diversa da Nostraza. Gli ambienti possono anche essere ricoperti d’oro, ma è e resta una prigione, esattamente come l’altra.

 


 
 
 
 
 
 
Grazie alla CE per averci fornito l'eBook
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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