Si dipana così l’epopea della celebre contessa. Una storia inizialmente sciagurata, tra la prigionia insieme alla madre su ordine dell’imperatore Enrico III e il triste matrimonio con il fratellastro Goffredo il Gobbo, ma che cambia in modo decisivo quando l’ancora giovane Matilde decide di prendere in mano le redini della sua esistenza e di fare la Storia.
Tra nobili, papi, intrighi di palazzo, amori e ambizione sfrenata, Matilde racconta la sua versione dei fatti e di come ha cambiato il proprio destino e quello di molti altri.
«La vita alla fine ti pone davanti a prove continue, a volte atroci e ingiuste, che però hanno il solo, unico scopo di farti capire chi sei e cosa vuoi, ma soprattutto cosa non vuoi.»
Figura femminile di grande importanza nella storia del Medioevo europeo, Matilde di Canossa a soli sei anni si ritrova erede di un territorio vasto e strategico, perché punto di passaggio obbligato sia per i Pontefici che dovevano insediarsi a Roma, sia per gli imperatori che a Roma dovevano essere incoronati.
La vita sarà per lei proprio una serie di prove, di colpi, di rinascite, perché fin da subito capisce di dover subire le decisioni maschili, di dover dire e agire come le viene detto, perché chi la circonda ha paura di lei.
E davvero hanno paura di lei quel marito imposto, Goffredo il Gobbo; il suo precettore, Ildebrando, futuro papa Gregorio VII, e perfino Enrico IV, l’imperatore: uomini che la amano e che lei in parte ama e odia perché più di tutto ama la sua libertà.
Piena di vita, ma anche troppo sola, Matilde di Canossa non si perdona mai la sua stessa libertà di pensiero e azione, che la porta sui campi di battaglia, facendola somigliare così tanto a suo padre, guerriero sanguinario e senza scrupoli.
Ma di lei ricordiamo il suo ruolo di mediatrice nello scontro tra papato e impero, e dei suoi sentimenti, delle sue passioni tra Enrico e Ildebrando e che le farà perdere titolo e terre.
«Rinascere dalle ceneri sarebbe stato più faticoso del previsto. I colpi peggiori sono quelli inflitti volutamente da chi amiamo.»
Un ritratto appassionato e appassionante di una delle figure femminili medioevali più interessanti, con i caratteri di una donna moderna, indipendente, consapevole del potere femminile e del ruolo della donna ai suoi tempi.
Cinzia Giorgio si muove con la consueta precisione e fluidità all’interno del contesto storico, senza mai eccedere nella mera descrizione, e riuscendo a delineare un personaggio a tutto tondo, con uno stile che presenta prime e terze persone alternate, ma che, in poco meno di trecento pagine, riesce ad avvincere il lettore fino alla fine.
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